I suoi grandi occhi neri erano lucidi adesso. Erano ancora più belli così. Lei improvvisamente gli prese le mani tra le sue. Lo guardò dritto negli occhi. Con un filo di voce gli disse:
"Sei tu il ragazzo con cui vorrei iniziare una nuova storia. Mi sei sempre piaciuto, fin dal primo momento che ci siamo visti. Quando salgo sul treno e so che ci sei tu ad aspettarmi io sono una ragazza felice. Le poche volte che sei mancato mi aveva preso la voglia di tornarmene a casa. Andare a Milano senza di te non aveva senso."
Il Rosso non sapeva più dove guardare. Ma le sue mani stavano bene nelle mani calde e morbide di Federica. Però iniziava a sentire la rabbia crescergli dentro.
Poi lei aveva sganciato la bomba:
"Ezio io penso di amarti!"
Fede non riusciva a credere a quello che aveva appena detto. Le veniva da piangere per la disperazione.
Che cosa ho fatto? Che cosa ho nel cervello? E adesso?
Si rendeva conto di essersi messa in una situazione più grande di lei. Ma erano mesi che le covava dentro questo desiderio. Ora non voleva più tornare indietro. Era giusto così.
Ezio era incredulo. Cercava di parlare, ma le parole gli morivano in gola. E la rabbia aumentava di secondo in secondo.
Federica non capisci niente. Proprio adesso mi vieni a dire certe cose? Adesso che io sto insieme a Gloriana e che tu ti devi sposare? Ti sei proprio bevuta il cervello!Ma un tarlo lo rodeva dentro. Sì, perché Fede gli piaceva un sacco. Fede gli era sempre piaciuta. Per un attimo si sentì disposto a lasciare Gloriana.
Ma sì, avrebbero fatto un bel sacrificio tutti e due.
Lui avrebbe sacrificato la sua bionda da paura. Quella che tutti gli invidiavano.
Fede avrebbe sacrificato il suo storico ragazzo. Con cui era insieme ormai per abitudine.
Una volta laureati si sarebbero sposati loro due.
Ezio era giunto a questa conclusione.
Fede gli si stava avvicinando. Molto vicino. Le sue labbra ormai sfioravano quelle del Rosso.
Improvvisamente ad Ezio si formò nel cervello un'immagine ben precisa. Nitida e piena di dettagli. Il suo cane Boz che rincorre un gatto nei boschi di Grena. Lui e Gloriana che lo inseguono divertiti. La radura che appare loro improvvisa. Loro due che si stendono. E si spogliano. E fanno l'amore per la prima volta.
E' un ricordo che lo colpisce come una frustata. E che risveglia Ezio dal suo torpore.
Che cosa sto combinando?Un nanosecondo prima che le loro labbra avessero un contatto, Il Rosso si tirò in piedi. Oltre i capelli, anche le sue guance erano rosso fuoco in quel momento.
Con voce tremante disse:
"Mi dispiace Fede. Ma io amo Gloriana. E non potrei mai farle del male."
Poi aveva distolto il suo sguardo da lei. Perché Fede stava incominciando a piangere.
Il Rosso raccolse il suo zaino e se ne andò in un altro vagone, veloce come una saetta. Perché, se fosse rimasto, l'avrebbe insultata. Avrebbe sfogato la sua rabbia contro quella ragazza dolce che un tempo l'aveva fatto innamorare. E di cui, forse, era innamorato ancora adesso. Quella ragazza che aveva sbagliato i tempi per dichiararsi a lui.
Da allora non si erano più visti. Lei lo evitava. Sistematicamente. Si sedeva sempre nei vagoni ultrapieni, quelli centrali. Non si era più seduta nel vagone di coda, quello in cui lei e il Rosso si sedevano sempre, quello sempre vuoto.
Ezio per due o tre volte l'aveva cercata. Poi si era reso conto che lei non lo voleva più vedere. E allora triste si dirigeva subito nell'ultimo dei vagoni. E si faceva il viaggio da solo.
Fino a giugno non si erano più visti. Né sentiti. Ezio era triste, ma nello stesso tempo felice di non aver tradito Gloriana. Era innamorato alla follia di lei.
Una mattina di giugno era in università a dare un esame. L'aveva superato. Si stava dirigendo con alcuni amici vero la mensa. Aveva sentito dei cori. La canzone più dolce che un universitario possa sentire. La canzone che ti fa capire che ti sei laureato:
"Dottore, dottore del buco del cul, vaffancul, vaffancul!"
Il Rosso improvvisamente si ricordò che Federica doveva laurearsi proprio in quel periodo. Se lo sentì dentro che l'avrebbe rivista.
Andò esattamente così.
Federica era attorniata da parenti, amici e molta altra gente. Aveva in mano una bottiglia di spumante e stava tracannando a più non posso.
Ezio si voleva congratulare. Aveva una voglia matta di parlarle dopo tutti quei mesi.
Partì deciso verso il capannello di persone. Le arrivò alle spalle. La sfiorò e lei si girò. Gli occhi della ragazza, per un attimo, furono pieni di gioia. Poi si oscurarono e la voce che uscì dalla sua bocca era gelida.
"Ciao Ezio, è un po' che non ci vediamo. Finalmente oggi ce l'ho fatta, hai visto? Giovanni, questo è Ezio, un mio compagno dell'università. Ezio, questo è Giovanni, il mio fidanzato. A settembre ci sposeremo!"
Le descrizioni di Fede sul suo fidanzato erano veritiere. Giovanni non era né bello, né carino. Ezio lo analizzava sotto un finto sguardo noncurante.
Complimenti Fede, mi hai descritto come un semplice compagno dell' università. Non hai mai detto al tuo Giovanni tutti i viaggi insieme che ci siamo fatti. Tutte le telefonate che mi facevi di nascosto. E non gli avrai mai parlato di quella sera di gennaio in cui volevi baciarmi. Ciao, ciao Fede. Ora me ne vado, che è meglio.
Ma fu lei ad anticipare le sue intenzioni. Disse:
"Adesso dobbiamo proprio andare. Mi ha fatto piacere rivederti. Ciao Ezio."
Lui avrebbe almeno voluto darle un abbraccio. Invece niente. Lei si era girata subito verso l'ora di parenti e amici.
Il Rosso si era incamminato verso i suoi amici, ma poco prima di raggiungerli ebbe l'impulso di girarsi. Fede lo stava guardando.
Per un attimo i loro sguardi si incrociarono. Per un attimo la loro vecchia intesa tornò intatta come un tempo. Fu un'ultima scarica elettrica piena di nostalgia per quello che avrebbe potuto essere e che non sarebbe mai stato.
Poi più niente.
Lei fu sommersa dai cori e dagli abbracci del suo Giovanni e dei parenti festanti.
Gli amici di Ezio gli stavano chiedendo chi fosse quella ragazza. Lui ci mise un po' a rispondere. Continuava a pensare che a settembre Federica si sarebbe sposata. Con un ragazzo che non amava.
Ma allora perché lo fa? Non ti capisco proprio, Fede.
I tempi dei ricordi svaniscono. Lui e Corrado sono davanti alla porta del professor Turati, insegnante di Pedagogia Speciale all'università di Scienze dell'Educazione.
Il bergamino e il bresciano si guardano. Adesso sono un po' tesi. Entrambi rivivono i momenti di tensione prima degli esami. E' come un viaggio nel tempo. Corrado sorride e dice:
"Coraggio, atalantino. Dobbiamo fare bella figura con questo luminare di professore. Come minimo ci squadrerà da capo a piedi e ci farà un interrogatorio con tortura."
Il Rosso sorride anche lui, ma sente nel cuore una tristezza che non riesce a cacciare via.
Sta pensando ancora a Federica. Sta pensando che quella dannata sera di gennaio avrebbe dovuto baciarla. Che era lei la donna giusta per lui. Che avrebbe dovuto intuirlo che Gloriana era troppo per uno come lui. Che le piaceva troppo mettersi in mostra. Che l'aveva sempre saputo, sin dal loro primo incontro, che prima o poi l'avrebbe lasciato. Invece Fede era fatta di un'altra pasta. Era umile, sensibile. Senza desideri di soldi. E aveva trovato il coraggio per dichiararsi. Gliel'aveva fatto capire che avrebbe lasciato il suo fidanzato storico per lui.
Ma lui non era stato capace di scegliere lei. Era accecato dall'amore della sua bionda. E non aveva colto l'attimo.
Ho sbagliato alla grande. Ma adesso c'è Mara. Speriamo che con lei vada bene.
Ora ha la solita inquietudine dentro. La paura di stare con la donna sbagliata. La paura di incontrare, casualmente, la donna della sua vita e lasciarsela scappare senza neanche conoscerla.
Insomma la paura di scegliere una donna. E stare con lei per tutta la vita.
E' questa la più grande paura del Rosso temerario. Anche se forse dentro di sé non riesce ancora ad ammetterlo.
Poi Corrado bussa ed Ezio si concentra su quel difficile colloquio.
SABATO 25 SETTEMBRE 2006, ORE 14:30
E' giunto il grande giorno per i ragazzi disabili del Centro Terre di Mezzo. Il giorno delle finali di atletica.
Ezio e Corrado sono emozionati. Vedono la tensione negli occhi dei ragazzi. Patrick gliel'ha detto:
"Sono anni che i ragazzi non partecipano alle finali di atletica. Voi li avete allenati alla grande quest'estate. Vedrete come saranno tesi prima di gareggiare. Per loro lo sport è importantissimo, come per noi."
Il Rosso osserva i ragazzi.
Porca miseria Patrick aveva proprio ragione. Guarda che facce hanno. Sembra che debbano partecipare alle Olimpiadi. E' proprio vero che lo sport è universale!"
Persino Aristide, il ciccione sempre sorridente, si è fatto serio. Lui deve partecipare alla gara in carrozzina.
Giacomo è accanto alla sua bici a tre ruote. Ogni tanto la tocca, per accertarsi che sia ancora lì. Lui ci vede molto poco, e quando gareggerà Ezio gli correrà di fianco per dargli la giusta direzione.
Cesare indossa la sua solita tuta dell'Hellas Verona. Lui sì che ha un fisico atletico. Magro e tonico. Lui ha buone possibilità di vincere i cento metri. I suoi occhi azzurri sono belli concentrati.
Gianmaria non riesce a stare fermo. Come sempre. La sua gobba spunta dalla sua polo rossa, come un piccolo zaino nascosto. Se ne va in giro a chiedere l'ora a tutti. Si potrebbe pensare che non veda l'ora che la gara dei cinquanta metri cominci. Ma Ezio sorride mentre lo osserva: Gianmaria l'ora la chiede sempre e comunque, in qualsiasi occasione. Anche se le ore non le conosce!
Egidio invece sta gironzolando in cerca di nuove prede femminili. Con le sue orecchie a punta da Star Trek emette strani versi, come di godimento. Il Rosso lo guarda mentre si ferma davanti alla sua ennesima preda: le chiede se vuole fare l'amore con lui e poi si tocca mimando un gesto sessuale. Non sta pensando minimamente alla corsa in bici che dovrà affrontare tra poco.
Egidio è il disabile più pazzo di tutti. E' un vero e proprio maniaco sessuale!
L'ultimo concorrente per il Centro Terre di Mezzo è Beppe. Ha la pelle abbronzatissima che non nasconde le sue origini calabresi. I suoi capelli corti sono neri e lucidi. Ovviamente indossa la canottiera, per mettere in evidenza le sue braccia muscolose. Ezio sorride mentre ripensa agli estenuanti allenamenti di pesi a cui Beppe si sottopone al Centro. E alla sua fissa delle gare di Braccio di Ferro. Il Rosso e Corrado ci hanno provato a batterlo. Missione impossibile. Beppe ha la forza di un bisonte. Ezio crede nella sua vittoria oggi.
Con quelle braccia oggi straccerà tutti. Lancerà il peso lontanissimo. Anzi lui potrebbe gareggiare con un peso normale, non con questo di gommapiuma!
Beppe ora è una maschera di concentrazione. Ha quarantacinque anni. E' una vita che vive in un Centro Residenziale. Ma in tutti questi anni nessuno gli ha mai dato la possibilità di gareggiare a una vera gara sportiva. Oggi è giunto il suo momento.
Si comincia con la gara dei cinquanta metri. Tocca a Gianmaria, il gobbo inquieto. Ezio si guarda in giro per chiamarlo. Ma dove finito? Il Rosso inizia a sudare.
Dove è andato quello stordito? Sarà meglio trovarlo subito, non ho voglia di fare un'altra figuraccia con Patrick! Il mio credito è finito quando Rubens si è schiantato con la carrozzina. Ma ora calma e sangue freddo. Devo imparare da Corrado. Porca vacca non l'ho mai visto una volta perdere le staffe.
Ezio si guarda in giro. Di Gianmaria neanche l'ombra. Poi gli scappa l'occhio in tribuna. Lo vede sui gradoni, a parlare con un signore.
Come al solito starà chiedendo l'ora.
Ezio corre come un razzo sulle tribune. Preleva Gianmaria e lo accompagna sulla pista di atletica. Si parte con la batteria di qualificazione. Gianmaria si qualifica senza problemi per la finale.
E' il momento della verità. Gianmaria è sulla riga di partenza. Il Rosso tenta di caricarlo.
Non l'ho mai visto così concentrato. Lui si fa distrarre da qualsiasi cosa. E' incredibile a quanto ci tenga a vincere la gara.
Ma gli altri concorrenti sono dei giganti in confronto a Gianmaria. Le speranze di vittoria sono poche.
Infatti arriva quarto. E' comunque un grande risultato. Il Rosso è felice come una pasqua. Lo abbraccia e lo solleva da terra. Gianmaria sorride. Alza le braccia al cielo. Poi se ne va felice a chiedere l'ora ai suoi avversari.
Adesso è il momento di Aristide, che è fermo sulla linea di partenza. Ezio si inginocchia al suo fianco e gli accarezza il viso. Il Rosso si ricorda ancora perfettamente il suo primo giorno al Centro Terre di Mezzo. E' stato proprio lui il primo che ha incontrato. Lui con il suo sorriso contagioso.
Ezio tenta di rimanere serio per un attimo. Guarda fisso negli occhi il ragazzo e gli dice:
"Non è il momento di ridere adesso. Appena sentirai il via partirai a razzo, ok? Con le tue braccia puoi mangiarteli tutti gli avversari."
Non ha ancora finito di pronunciare l'ultima parola che il ciccione gli dà un pizzicotto. Poi scoppia ridere. Ezio ride a suo volta.
Ma cosa gliene frega a questo qua della gara? Lui è perso nel suo mondo fatto di scherzi. Di tutto il resto non gli importa niente!
Parte la gara. Aristide comincia bene. E' un razzo rispetto agli altri. A metà gara è in netto vantaggio. Ezio si illude che possa vincere. Lo incita:
"Dai Aristide spingi fino alla fine!"
Il ragazzo sente la voce amata del Rosso. Si ferma, si gira e lo guarda. Poi fa una grossa pernacchia. E scoppia in una risata cristallina. Intanto gli avversari lo raggiungono e lo sorpassano.
Il Rosso non crede ai suoi occhi. Ormai tutti sono arrivati. Aristide riprende la gara e taglia il traguardo. E' arrivato ultimo! Era in netto vantaggio ed è arrivato ultimo!
Ezio vorrebbe arrabbiarsi, ma non ce la fa. Come si fa ad arrabbiarsi con quel faccione sempre sorridente?
Adesso è il momento di Giacomo ed Egidio. Sono già in sella alle loro bici. Corrado è in mezzo ai due ragazzi. Oggi non ha messo una delle sue maglie metal. Oggi indossa la T-shirt del CDD Terre di Mezzo e si sente fiero di portarla. Si guarda in giro e respira a pieni polmoni il clima di quelle miniolimpiadi. Tanti sorrisi. Sentimenti genuini. Nessuna recriminazione. Competizione zero.
Quando inizierò a lavorare a scuola sarà così? Ho i miei dubbi. Mi sa che lì la competizione regna sovrana. Dovrò essere bravo a non farmi prendere. A restare sereno e a pensare ai ragazzi a cui insegnerò. Penserò a loro e ai colleghi a cui non interesserà eccellere per forza.
Non c'è nessuna batteria di qualificazione. Subito la finale. Egidio si concentra facendo gesti osceni con la sella della bici. Corrado gli dice di smetterla, ma è inutile. Egidio si comporta sempre come un maniaco sessuale. Giacomo invece è teso. E' seduto rigido sulla sua bici e ha lo sguardo fisso davanti a sé. Corrado lo dovrà affiancare durante la gara, dato che Giacomo ci vede pochissimo.
E' il momento di partire. Egidio scatta subito in vantaggio. Lui è un vero razzo. Invece Giacomo perde terreno già nei primi dieci metri. Corrado lo incita, ma sa benissimo che finirà ultimo.
Speriamo che arrivi almeno al traguardo. Tutti gli altri ci vedono benissimo, mentre lui poveretto è costretto a strizzare gli occhi.
Siamo a metà gara. Egidio è primo e staccatissimo. Con le sue orecchie a punta da Star Trek fila che è un piacere. Corrado lo osserva ed è fiero di lui.
Probabilmente sta già pensando a che gestacci fare quando arriverà al traguardo.
La pedalata di Giacomo è sempre più lenta. Il giro di pista è quasi terminato. Corrado vede Egidio tagliare per primo il traguardo. Un vero trionfo. Ha stracciato tutti! Star Trek si mette a saltare come una molla. Poi vede un'educatrice piuttosto bella. Con un bel seno. Si avvicina e le sorride. Poi con uno scatto felino le piazza due manate sul seno prosperoso. L'educatrice rimane allibita. Arriva Ezio come un fulmine. Si scusa con la ragazza e si carica il manico sulle spalle.
Corrado scoppia a ridere. Ripensa alla faccia sorpresa dell'educatrice e non riesce più a smettere. Mentre Giacomo affronta l'ultima curva l'obiettore sta ancora ridendo. Dovrebbe avvisare il povero ciclista che deve girare a sinistra. Ma mentre le parole tentano di uscirgli dalla bocca, fa l'errore di alzare lo sguardo verso le tribune. Là c'è Egidio che corre come un pazzo. In mutande! Si è denudato e adesso sta mostrando il suo fisico piuttosto flaccido a tutti.
Corrado non ci sta più dentro, ormai ha una vera e propria crisi di riso. Si dimentica che deve fare da navigatore a Giacomo. All'improvviso sente un rumore strano. Si gira allarmato e la risata gli si blocca all'istante. Giacomo non ha fatto la curva! E' andato dritto! Il cordolo della pista gli ha fatto perdere l'equilibrio. Adesso Giacomo è a terra dolorante. La sua bici di fianco a lui, ribaltata come un insetto morente.
Corrado corre dal suo povero ragazzo.
Sono nella merda. Sono nella merda. Sono nella merda. Sono nella merda.
Giacomo ha la faccia rivolta verso il cielo. Appena sente arrivare Corrado domanda serio:
"Ma ho tagliato il traguardo?"
Il bresciano scoppia ridere. E' una risata liberatoria, perché si è reso conto che Giacomo non si è fatto niente. Con tono calmo, risponde:
"Certo che l'hai tagliato! Anzi hai fatto una grande gara!"
Lo aiuta a rialzarsi, e abbracciati se ne vanno in tribuna a raccogliere l'abbraccio dei compagni.
E' il momento di Cesare. Gara dei cento metri.
L'uomo dagli occhi di ghiaccio e dai baffi alla sparviero si toglie la tuta dell'Hellas Verona. Con movimenti lenti e calcolati. E' teso come una corda di violino. Ezio lo guarda, e ripensa alla sua storia di vita.
Cesare ha trentacinque anni. Solo da un anno vive al Centro Terre di Mezzo. Il padre non l'ha mai conosciuto, è scappato prima ancora che lui nascesse. La madre non gli ha mai fatto frequentare nessun centro per disabili. Non voleva ammettere a se stessa e al mondo che lei aveva un figlio con ritardo mentale. Così lei se ne andava a lavorare, lasciando a casa tutto il santo giorno da solo il povero figlio.
Risultato: Cesare si intossicava di televisione. E il suo ritardo mentale è andato peggiorando con il passare degli anni.
L'anno prima la madre era morta. Cesare era finito al Centro Terre di Mezzo. Lì era seguito dagli educatori e qualche miglioramento l'aveva fatto. Certo per la maggior parte del tempo sembrava perso nel suo mondo, ma qualche lampo di lucidità passava nei suoi occhi azzurri. Era in quei momenti che si vedeva il vero Cesare.
Ezio depone la tuta del Verona su una panchina. Si accorge di una piccola macchia marrone sui pantaloni, ma non ci fa caso. E' concentratissimo anche lui.
Porca vacca, Cesare è una scheggia e ha ottime possibilità di vincere!
Poi arriva di fianco del suo atleta e sente un odore strano.
Domanda a Cesare:
"Ehi ragazzuolo, hai per caso scoreggiato?"
Lui risponde:
"Non sono stato io!"
Ma ha uno strano tono di voce. E non guarda negli occhi Ezio. L'obiettore inizia a sospettare, anche perché l'odore sembra aumentare. Non è odore di scoreggia. E' qualcosa di più corposo. Ora è un odore fortissimo, che ti aggredisce. Poi lo vede. Il fagotto. Cesare ha un bel fagotto proprio in zona sedere. Ezio capisce tutto.
Si è cagato addosso per l'emozione! E adesso che faccio? Non può correre con la cacca nelle mutande!
Tutti gli altri scattisti sono già sulla linea di partenza. Il Rosso va dall'educatore addetto al via e gli spiega tutto. Poi con Cesare se ne va negli spogliatoi.
Arriva di corsa Patrick. Sente l'odore e capisce tutto. Dà una pacca sulle spalle a Cesare e gli dice che non fa niente. Che vincerà l'anno prossimo. Ma gli occhi del giovane sono tristi, umiliati.
Il coordinatore e l'obiettore lo aiutano a cambiarsi.
Cesare non dice una parola. I due giovani tentano di tirarlo su di morale, ma non c'è niente da fare. Gli anni passati a casa da solo si sono fatti sentire. Alla grande.
Le mini olimpiadi son quasi finite. Manca solo il lancio del peso, o meglio il lancio del vortex. Il vortex è un peso più leggero, in gommapiuma. Sembra una palla da rugby in miniatura, con l'aggiunta di una coda che dà al tutto una forma aerodinamica.
Beppe è una pura maschera di concentrazione. Patrick è al suo fianco e gli sussurra parole di incoraggiamento:
"Con le due braccia che ti ritrovi oggi batterai tutti. E ti potrai tenere la coppa nella tua cameretta, ok? Dai Beppe, oggi stracci tutti!"
Corrado osserva Patrick. Il coordinatore è speciale con i ragazzi. Si vede lontano un chilometro che i disabili gli vogliono un sacco di bene. Porca miseria sembra quasi che lo venerino. Anche quando succede un casino, arriva lui e sa trovare le parole giuste. Arriva lui e i ragazzi si calmano. Vedi spuntare i suoi riccioli e la sua barba sfatta e capisci che tutto andrà bene.
Quest'uomo è un grande. Solo a stargli vicino mi sento bene. Tranquillo.
Corrado pensa a tutte queste cose e non capisce che lui ha lo stesso effetto sulle altre persone. Anche lui ha un potere calmante. Ezio lo sa bene.
Beppe non parla più. Lui che di solito ti stordisce con mille discorsi oggi non parla più. E' troppo teso e carico.
I concorrenti del lancio del vortex sono dieci. Ognuno ha a disposizione due tiri. Beppe è il quinto.
I primi quattro fanno dei lanci discreti. Ma nessuno fuori dalla norma.
Ora tocca lui. Beppe prende in mano il vortex. Se lo passa di mano in mano, con movimenti lenti. Poi se lo accosta alla bocca e inizia a parlarci. Un discorso serio con un peso di gommapiuma!
Corrado e Patrick tentano di capire cosa sta dicendo, ma Beppe sta parlando a bassissima voce. Il suo è un lungo sussurro. Dopo un minuto buono Beppe accarezza il peso e si prepara al lancio.
Corrado e Patrick vorrebbero ridere, sono tutte e due rossi in faccia a forza di trattenere le risate. Ma sanno benissimo che non possono farlo. Beppe si offenderebbe a morte.
L'atleta del Centro Terre di Mezzo porta il braccio destro all'indietro. Tutta la folla presente si aspetta un gran lancio da lui. La concentrazione, le braccia muscolose, il discorso privato col vortex. Tutto fa presagire a un lancio da paura.
Il lancio di Beppe delude tutti. Da ultimo posto. Corrado e Patrick si guardano allibiti, temendo una reazione inconsulta del loro atleta. Invece Beppe corre a raccogliere il vortex. Senza dire niente si posizione sulla linea di lancio. Porta il braccio all'indietro e lancia. Il vortex compie una parabola prodigiosa e va a finire lontanissimo.
E' un lancio da record.
Applausi e urla da parte della folla. Il coordinatore e l'obiettore abbracciano il loro Beppe.
Ma la gara deve riprendere, si sono altri cinque concorrenti. Nessuno di loro, però, riesce a eguagliare Beppe. Il suo lancio è stato troppo devastante.
Quando l'ultimo atleta scocca il suo secondo lancio, forte ma non a sufficienza, Beppe inizia a saltare di gioia. Poi schizza sulla pista e corre impazzito. Si toglie la canotta e la lancia ai numerosi tifosi sulle tribune.
E' il suo momento di gloria. Patrick lo osserva divertito e decide di lasciarglielo vivere fino in fondo. Corrado è felice. Si mette a posto la lunga coda di cavallo e si guarda in giro.
Il centro sportivo è pieno di gente. Disabili, educatori, genitori e parenti vari. C'è davvero un bel clima. Di festa. Nessuno in quel momento pensa ai problemi della vita. Oggi il bresciano non ha visto in giro un genitore o un parente dei ragazzi con lo sguardo triste. La disabilità è stata sconfitta, anche solo per poche ore.
Corrado sorride. Per lui inguaribile ottimista queste giornate sono linfa vitale. Poi però un pensiero gli trafigge il cervello. Ultimamente questo pensiero gli arriva senza preavviso. E gli rovina la giornata.
Cosa ne sarà di me e Zoe quando dovrà tornarsene in Francia?
A Corrado muore il sorriso sulle labbra.
MERCOLEDI' 13 OTTOBRE 2006, ORE 15.00
Ezio sta bene. E' alla guida del pulmino grigio: al suo fianco c'è Carla, dietro un gruppetto dei suoi adorati disabili. Il pulmino bianco, guidato dal capellone Corrado, cerca di non perdere troppo terreno. Stanno andando al centro commerciale a fare la spesa per i ragazzi.
E' un compito ingrato per il Rosso. Quanto odia i centri commerciali! Tutte quelle luci, i mille negozi, la fiumana di gente che caracolla come zombie. Quando era piccolo non esistevano questi mostri di cemento. Il sabato pomeriggio se ne andava con suo padre in una piccola bottega di Grena.
Era piccolissima: due stanzette quadrate. Era sempre semivuota e non c'erano luci abbaglianti. E poi suo padre gli comprava il cremino. Porca miseria, la vecchietta della bottega aveva un super pezzo di cremino sul bancone, lo vendeva a peso. Ezio si pappava il pezzetto acquistato appena fuori in strada. Mentre suo padre gli accarezzava i capelli. Il Rosso sente le lacrime che spingono su fino agli occhi.
Perché te ne sei andato papà?
Con uno sforzo sovrumano caccia via il ricordo dell'agonia di quell'uomo buono. I mesi di sofferenza e poi la morte inesorabile.
La voce di Carla interrompe i suoi pensieri.
"Ehi ragazzo, cos'è quella faccia triste? Lo so che odi i centri commerciali, ma purtroppo oggi ci tocca andarci. E poi magari là vedi qualche bella ragazzina. Vabbè che adesso sei perso per quella Mara, ma anche se guardi qualcun'altra non è mica la fine del mondo."
E giù una risata cristallina.
Il bergamino è felice di sentirla così serena. E' proprio un'altra donna rispetto alla Carla che aveva conosciuto all'inizio. Niente più musi lunghi o arrabbiature con i ragazzi. Addirittura due giorni prima gli aveva detto che aveva voglia di trovarsi un uomo. Un vero e proprio miracolo!
Sono arrivati ormai. Ezio mette la freccia ed entra nella smisurata area parcheggio. Come al solito non c'è un posto libero. Pieno all'inverosimile. Cartelloni dappertutto con le scritte 3 per 2. A Ezio girano le palle in un nanosecondo.
Proprio oggi dovevamo venire? Chissà che casino c'è dentro. Adesso però calmati. Non fare le tue solite figure isteriche davanti ai ragazzi.
Era un po' di tempo che non perdeva il controllo. La presenza di Mara e di Corrado gli faceva bene.
Chissà se Mara è già arrivata. Di solito è puntuale. Ah, eccola là all'ingresso.
Suona il clacson per salutarla. Lei risponde al saluto, la faccia sorridente da cerbiatta.
Ezio continua la sua ricerca di un posto libero. Tutti i parcheggi per disabili sono occupati da pulmini simili al loro. Tutti, tranne uno.
Nel posteggio disabili più vicino all'ingresso c'è parcheggiato un suv. Ezio lo vede e istintivamente si arrabbia. Lui odia i suv. Ne vede sempre più in giro. Così ingombranti e così inquinanti.
Ezio si è fermato ora. Proprio dietro a quel macchinone nero. E' nervoso. Molto nervoso. Carla se ne accorge e dice:
"Ehi ragazzo, cosa c'è che non va? Anche se quello è un macchinone, di sicuro avrà il segno dei disabili sul cruscotto. Su, non farti guidare dai tuoi pregiudizi!"
Ma l'obiettore non è per niente convinto.
Adesso scendo e vado a controllare.
Scende veloce dal furgone e si porta davanti al suv. Carla vede il suo viso aprirsi in un ghigno. Poi lo vede tornare a grandi falcate. La guarda e con voce decisa dice:
"Avevo ragione io! Nessun simbolo dei disabili. L'idiota ha parcheggiato nel primo posto disponibile che ha trovato!"
Ezio sente il formicolio alle mani. La rabbia comincia a impadronirsi del suo cervello. Sente una mano sulla spalla. E' Corrado.
Il Rosso si gira e vede che il bresciano sta sorridendo. Quel viso sereno ha un effetto calmante su di lui. Come sempre ormai.
Il capellone parla con voce tranquilla:
"Dai bergamino, non arrabbiarti. Ne troviamo un altro di parcheggio. Adesso ci facciamo un altro giro e vedrai che il problema si risolve. L'importante è che tu mantenga la calma però."
Corrado guarda l'amico negli occhi. Ha capito che il Rosso è arrabbiato. E quando si arrabbia lui, non capisce più niente e perde totalmente il controllo.
E' buono come il pane, ma quando si arrabbia fa paura.
Ezio non sa cosa fare. Ma come al solito, davanti agli occhi buoni del bresciano, si sente disarmato. Sale sul pulmino e ingrana la prima.
Dieci minuti e non si libera un posto. E quel cacchio di suv è ancora parcheggiato là. Il formicolio nelle mani del ragazzo aumenta. Anche perché Mara è ancora vicina all'ingresso e gli dispiace farla aspettare.
Dopo l'ennesimo giro l'obiettore decide di fermarsi. Lo fa proprio davanti all'odiato suv. Si gira verso Carla e le dice:
"Adesso vado dalla direzione del centro commerciale e le dico di far spostare questa cazzo di macchina. Non mi va di continuare a girare per colpa di uno sfigato che non rispetta le regole!"
Corrado intanto ha trovato il parcheggio. Lui la pazienza non l'ha persa. Con calma ha continuato a girare in tondo e improvvisamente un posto si è liberato.
Pino, l'educatore di fianco a lui, si era animato all'improvviso:
"Guarda che quella macchina se ne sta andando, infilati veloce!"
Il bresciano guarda stupito quell'uomo, che sembra tanto Babbo Natale, con quei capelli e barba bianca.
Ma è un Babbo Natale spento purtroppo. Parla solo a monosillabi e i suoi occhi sono sempre tristi.
Patrick gliel'aveva detto. La moglie di Pino era morta quattro anni prima. Tumore alle ossa. Non avevano figli e quell'uomo era rimasto solo come un cane. Adesso ha cinquantacinque anni e nessun sogno che lo aiuti a vivere. Bella sfortuna.
Corrado parcheggia. Scende dal pulmino e alza lo sguardo, in cerca di Ezio. Lo vede che cammina verso l'ingresso. La sua camminata è nervosa.
Ma dove sta andando da solo?
Il capellone avvisa Pino e poi si mette a correre verso il bergamino.
Il Rosso avanza deciso verso l'ingresso. E' vicino a Mara e lei lo abbraccia. Lui contraccambia, ma si stacca subito. Lei sente che c'è qualcosa che non va. Sorride e lo guarda con quegli occhi da cerbiatta indifesa:
"Ehi Ezio, cosa c'è? Mi sembri arrabbiato."
Intanto al Rosso gli si è annebbiata la vista. Il formicolio alle mani è fortissimo. Una crisi isterica sta arrivando e lui non la saprà arginare. Come sempre.
Non davanti a Mara. Non devo fare figure di merda davanti a lei. Se assiste a un'altra delle mie crisi di rabbia come minimo mi lascia.
Tenta di darsi una calmata. Mara l'aveva perdonato quando il Rosso aveva preso per i capelli quel ragazzo al cinema. Nei giorni successivi aveva fatto finta di niente. Ma Ezio non può sbagliare un'altra volta davanti a lei. Sarebbe troppo.
Con voce quasi calma spiega la situazione alla sua ragazza. Lei non smette di guardarlo con quegli occhioni così avvolgenti. E lui si sente diminuire il formicolio alle mani. La vista si stabilizza e non è più annebbiata. Arriva pure Corrado, che gli mette una mano sulla spalla. Ezio riesce persino a sorridere.
Poi li vede uscire.
Al Rosso muore il sorriso. La bocca si deforma in una smorfia rabbiosa.
Sono in due. Lui e lei. Sono pieni di borse, sembra che abbiano svaligiato interi negozi.
Lui avrà più o meno cinquantacinque anni. Abbronzatissimo, con i capelli lunghi brizzolati. Jeans di tendenza e maglione griffato. Occhialoni scuri da star.
Lei sui venticinque anni. Gnocca da paura. Con i capelli neri fluenti sulle spalle. La pelle liscia e morbida. La minigonna che le arriva a malapena sotto l'inguine. Le tette esplosive in bella vista dalla super scollatura. Potrebbe essere la figlia dell'uomo brizzolato e invece è la sua ragazza.
Si baciano proprio davanti a Ezio, Mara e Corrado.
Il Rosso se lo sente dentro. E' troppo sicuro.
Questi due sono i proprietari del suv. Guarda un po' che razza di stronzi. Sembrano usciti dalla copertina di Vanity Fair.
Il formicolio è tornato. Più forte di prima.
Ezio blocca il passaggio alla coppia. Li guarda con occhi decisi. Poi chiede:
"E' vostro quel suv nero parcheggiato nel posteggio per i disabili?"
Con la mano indica il macchinone. Là c'è anche il pulmino grigio fermo con le quattro frecce accese e Carla, che è scesa con i ragazzi. In più c'è anche tutto il gruppo di Pino.
L'uomo griffato risponde, senza guardare negli occhi il bergamino. Ha una certa arroganza nella voce:
"Sì, è il mio. Ma guarda che quello è un parcheggio normale. Sei tu che ti sbagli."
Questa testa di cazzo arrogante vuole avere anche ragione. Calmati Ezio, c'è qua Mara che ti guarda.
Il Rosso tenta di darsi una calmata, ma è un'impresa troppo grande per lui.
Risponde al brizzolato:
"No, no, quello è un parcheggio per disabili. Non prendermi in giro! Adesso chiamo i vigili e ti faccio mettere una bella multa!"
L'uomo griffato è arrabbiato adesso. Gli sono venuti gli occhi cattivi. Inoltre quella oca della sua ragazza lo stuzzica:
"Caro, di qualcosa a questo ragazzino!"
Ragazzino, mi ha chiamato ragazzino! Lei che forse non ha neanche la mia età!
Ezio sente la rabbia che straripa dagli argini. Ormai non la può più fermare. Le parole del brizzolato sono come un pugno in faccia:
"Senti straccione, io adesso me ne vado e tu parcheggi, va bene? Non è il caso di rompere i coglioni!"
Il Rosso è un fulmine. Con un movimento velocissimo afferra l'uomo per il colletto. Avvicina la sua faccia a quella dell'uomo, i due nasi sono quasi a contatto. La voce del ragazzo è un sibilo rabbioso:
"Sposta veloce la tua macchina del cazzo altrimenti chiamo i vigili, hai capito? Ma prima vai dai ragazzi disabili laggiù e chiedi scusa a tutti!"
L'uomo lampadato ha perso tutta la sua arroganza ora. E' paonazzo. E' livido di paura. Risponde all'obiettore, con voce tremante:
"Io ti denuncio, testa di cazzo. Io ti mando in prigione, morto di fame!"
Ezio è pazzo di rabbia. Non è più in sé. Corrado se ne accorge e tenta di staccare l'amico da quell'uomo.
Ma Ezio ha già staccato una mano dal colletto del brizzolato ed è pronto a colpirlo con un pugno.
Adesso ti faccio saltare un po' di denti! Vediamo se piacerai lo stesso alla tua signora!
Corrado è disperato. Si rende conto che se il bergamino colpisce quell'uomo andrà in guai seri. Con la forza della disperazione dà una spinta bella forte all'amico e lo fa quasi cadere.
Il Rosso è sorpreso e si arrabbia con Corrado.
"Che cazzo fai? Ti metti a difendere questo imbecille adesso?"
Corrado mantiene la calma. Come al solito. Abbraccia l'amico e gli sussurra di calmarsi. Il tocco delicato del bresciano è fondamentale per Ezio.
Gli viene da piangere. Pensa alla figuraccia che ha appena fatto davanti a Mara. Lei è lì, a un metro di distanza. Con lo sguardo impaurito. Per la seconda volta ha conosciuto il lato oscuro di Ezio. Errare è umano, perseverare è diabolico.
Il Rosso si vergogna da morire. Intanto il brizzolato tenta di ridarsi un contegno. La sua gnocca non lo consola. Resta immobile e stringe forte la sua borsetta griffata. Il suo uomo sente che il pericolo è passato e si mette a urlare:
"Ti porterò in tribunale ragazzino. Ti pentirai di avermi messo le mani addosso!"
Ezio non risponde.
Ci pensa Corrado a replicare. Il suo tono è calmo, ma nello stesso tempo deciso:
"Adesso la smetti di fare il pagliaccio, hai già fatto troppi danni. Fammi il piacere di spostare la tua macchina e di andartene il più veloce possibile. E quando passerai davanti ai ragazzi, non dire niente, perché la tua bocca arrogante potrebbe ferire anche loro."
L'uomo è spiazzato da queste parole. Non trova neanche la forza di rispondere a quel ragazzo dai capelli lunghi. Prende per mano la sua donna e si dirige verso il suv. Con gli occhi bassi.
Arrivano davanti a Carla, a Pino, ai ragazzi disabili. I due educatori li guardano male. E' Carla a parlare:
"Complimenti! Grazie per averci fatto cercare il parcheggio per mezz'ora!"
Il brizzolato vorrebbe replicare, ma è ancora scosso dalla rabbia del ragazzo rosso. E dalle parole di quello con i capelli lunghi. Col suo tono calmo l'ha fatto sentire un verme.
La sua donna gli sussurra:
"Rispondi a quella stronza!"
Ma lui non dice niente. Tira fuori le chiavi del suv e aziona l'apertura centralizzata. Stanno per entrare in macchina quando succede una cosa strana.
Cesare va verso l'uomo. Indossa la sua immancabile tuta del Verona. L'uomo abbronzato non sa come comportarsi. Non ha mai parlato a un ragazzo disabile in tutta la sua vita.
Cesare gli punta addosso i suoi occhi azzurri e con aria timida dice:
"Hai un adesivo del Verona anche per me? Così lo attacco sul nostro pulmino."
Per un momento l'uomo è spaesato. Non sa di cosa sta parlando quel ragazzo coi baffetti da sparviero. Poi improvvisamente si ricorda. Quel piccolo adesivo sulla targa. Dell'Hellas Verona. L'aveva attaccato suo nipote.
La sua donna lo guarda e lo strattona per un braccio. Gli parla ad alta voce, senza curarsi della presenza di Cesare:
"Dai, andiamocene via. Ne ho piene le scatole di tutta questa gente qua!"
Il brizzolato la guarda un po' seccato. Si libera della sua stretta e si gira verso il ragazzo coi baffetti da sparviero. Gli sussurra in tono gentile:
"Mi dispiace, ma non ne ho un altro. Quello me l'ha regalato il mio nipotino. Ma se ne avessi un altro te lo darei volentieri."
Cesare sorride. Un grande sorriso innocente.
"Grazie lo stesso. E forza Verona!"
Poi se ne torna tranquillo verso i suoi amici.
L'uomo abbronzato sorride a sua volta. Si sente rilassato ora. Prima di entrare in macchina guarda verso l'ingresso. Là c'è ancora il ragazzo rosso, il capellone e la ragazza carina e dall'aria delicata.
Si sente un verme per quello che ha fatto. Per l'arroganza nelle sue parole, mentre urlava contro quel rosso.
Poi ripensa al ragazzo coi baffi e salta in macchina.
Un sorriso fa capolino nuovamente sul suo viso.
LUNERDI' 4 NOVEMBFRE 2006, ORE 21:00
Ezio è nell'appartamento di Mara e Zoe. Zoe però non c'è, è uscita con Corrado.
Lui dovrebbe essere contento di godere della compagnia della sua ragazza, ma non lo è.
Sta tentando di leggere un romanzo che lei gli ha dato, ma il Rosso non si sente adatto per la lettura. Dopo tre pagine vorrebbe richiuderlo e scagliarlo contro il muro. Invece Mara è persa nel suo libro.
Guardala, lì persa nel suo mondo di parole scritte. Potrei anche non esserci che non se ne accorgerebbe nemmeno.
Ultimamente si sente di cattivo umore con lei. A volte pensa di non sopportarla. Lei è sempre così tranquilla. Calma e sorridente. In pace con il mondo. Con lui non si è mai arrabbiata, neanche l'ultima volta al centro commerciale, quando aveva preso per il collo quel burino.
La guarda, così innocente sulla sua poltrona sgualcita. Così carina nel suo poncho peruviano e nei suoi pantaloni colorati.
Ma come fa a non arrabbiarsi mai? Per me a volte finge.
Eccolo qua un altro pensiero bastardo su di lei. Ezio non ce la fa proprio a non prendersela con lei.
La sua vecchia inquietudine. La sua antica rabbia. Stanno tornando. Quando inizia a star bene, eccola che si ripresenta. Puntuale come un esattore delle tasse.
Anche quando stava con Gloriana, periodicamente la rabbia tornava. La voglia di fuggire dai legami stabili si insinuava in lui, rischiando di farlo annegare. Ma con Gloriana era sempre riuscito a tornare a galla. Era talmente innamorato di lei che riusciva a sconfiggere il suo desiderio di fuga.
Ma ora è in piena crisi. E l'amore per Mara è ancora troppo esile per resistere ad un fiume in piena.
Ezio chiude il romanzo che ha in mano. Con un tono brusco.
"Ne ho piene le palle di questi libri!"
Mara lo guarda, un po' stranita. Ma il suo tono di voce si mantiene dolce:
"Dai, inventiamoci qualcos'altro da fare."
Poi si alza, con passi silenziosi si avvicina a lui e gli si siede sopra.
Inizia a baciarlo sul collo. Lui la lascia fare, ma non si sente eccitato. Anzi gli viene un pensiero strano. Pensa a Vanessa, la tirocinante dell'università. Lei è da una decina di giorni che frequenta il Centro Terre di Mezzo. E' simpatica. E' brillante. E soprattutto ha uno sguardo smaliziato che ti inchioda al pavimento.
Quando è nelle sue vicinanze, Ezio sente gli ormoni salire. Non è bella, ha i tratti del viso troppo marcati. Ma quelle labbra carnose, quel seno piccolo, ma sodo, quella pelle abbronzata lo fanno impazzire.
E lei sin dal primo giorno che si sono conosciuti gli lancia delle battutine strane. Ammiccanti. E lui a far finta di niente, perché c'è Mara nella sua vita adesso.
Appunto, Mara. In questo momento lo sta baciando sulla pancia. E una mano l'ha fatta scivolare nelle mutande.
Ma il pensiero di Vanessa è troppo forte. Il Rosso non riesce a schiodarselo dal cervello.
Che bella storia se ci fosse lei al posto di Mara ora. Sentire le sue labbrone sulla mia pelle.
Subito dopo si pente del pensiero. Che squallore pensare a un'altra mentre sei in intimità con la tua ragazza. Il Rosso fa uno sforzo, ma Vanessa proprio non se ne vuole andare dal suo cervello.
Ma allora che cosa ci sto a fare qui?"
Proprio mentre Mara gli sta abbassando le mutande, lui si alza. Lei non capisce. A bassa voce gli chiede:
"C'è qualcosa che non va?"
Ezio ha già preso la direzione della porta. Senza neanche girarsi le risponde:
"Sono io il problema. E' meglio che me ne vada."
In un batter d'occhio scende le scale e si trova fuori, nell'aria fredda della sera.
Anche questa volta è riuscito a scappare.
E' fuggito da una brava ragazza di nome Mara. Dalla sua calma. Dalla sua dolcezza. Dai suoi libri. Dalla sua capacità di farlo star bene.
Ezio respira a pieni polmoni. Si dirige verso il centro della città. Ha voglia di camminare e di dimenticare la cazzata che ha appena fatto.
Mara è frastornata dal comportamento del suo ragazzo. Sale i gradini di legno del soppalco. Si butta sul letto e piange.