FONTE: "Bergamo salute" n° 84 maggio/giugno 2025.
Articolo: "Connessioni (dis)connesse" di IVANA GALESSI.
Le relazioni tra i giovani stanno cambiando con l’avvento dei social network. Quali sono vantaggi e svantaggi di questa trasformazione dal punto di vista psicologico?
Il fenomeno della nostalgia digitale – il desiderio di tornare a un’epoca pre-social o di rivivere esperienze passate attraverso i ricordi online – può avere un impatto sulla salute mentale? Come gestirlo?
Social come Facebook, Instagram, lo stesso smartphone ripropongono regolarmente ricordi del passato in cui si è catapultati senza alcuna intenzionalità. Questo può creare un “effetto nostalgia” per cui lasciarsi andare al sano e naturale oblio delle cose diventa talvolta complesso, così come elaborare in modo lineare il distacco emotivo al termine di una relazione significativa. Questa esposizione forzata legata all’iperconnessione che caratterizza la tecnologia in un ponte continuo tra presente e passato, può rendere più difficile vivere il qui ed ora rispetto a quando l’accesso ai ricordi aveva inizio con l’atto intenzionale di sfogliare un vecchio album fotografico. Può essere quindi d’aiuto rimettersi in una posizione attiva, cancellare quella chat, decidere di non essere inondati improvvisamente da contenuti indesiderati, preservando confini e imparando a coltivare l’arte del “lasciare andare” quando necessario.
I social network influenzano la percezione dell’amore e delle relazioni? In che modo alterano aspettative, dinamiche di coppia e autostima nei più giovani?
Ghosting, orbiting, breadcrumbing: sono solo alcune delle nuove dinamiche relazionali nate nell’era digitale. Come impattano sul benessere psicologico e come affrontarli?
Il ghosting è l’ultima frontiera della non comunicazione: implica l’azione di scomparire come un fantasma interrompendo in modo improvviso ogni tipo di contatto con l’altro, negando completamente un possibile confronto. Anche l’orbiting è sempre più comune: la persona che ha deciso di interrompere il rapporto continua a orbitare nella propria sfera social seguendo updates, mettendo like, senza mai dare inizio a una conversazione diretta. Nel breadcrumbing invece si richiama l’attenzione attraverso messaggi ambigui e sporadici senza l’intenzione di impegnarsi ad andare oltre, ma nel tentativo di mantenere l’altro agganciato in una speranza che viene puntualmente disattesa. È facile immaginare come queste dinamiche possano generare sentimenti di confusione, ansia, tristezza, senso di inadeguatezza e abbandono. Riconoscerle è fondamentale per porre confini e comprendere come tali comportamenti dicano qualcosa della persona che li attua e non del proprio valore o amabilità.
L’iperconnessione può portare a una dipendenza emotiva? Come distinguere un uso sano dei social da una dipendenza affettiva digitale?
Assolutamente si, l’uso eccessivo dei social media può creare a tutti gli effetti una vera e propria dipendenza. In questo caso la persona arriva a farne un utilizzo compulsivo e incontrollabile, aspetto che può influenzare negativamente la propria vita personale, professionale e sociale. Nonostante gli effetti negativi vi è l’incapacità di porre un limite a tale comportamento, dal momento che l’astinenza può tradursi in uno stato di irritabilità, tristezza, forte ansia o malumore generalizzato.
Oggi quali consigli pratici darebbe a un giovane per costruire relazioni sane e autentiche?
Coltivare un uso equilibrato e consapevole della tecnologia è un aspetto chiave per poter costruire relazioni autentiche nell’era social. Per farlo è importante stabilire dei limiti di utilizzo incrementando il tempo dedicato alle attività legate alla disconnessione digitale per promuovere interazioni con gli altri in uno spazio fisico condiviso e in uno stato di piena presenza. Fondamentale è garantirsi tempo relazionale di qualità in cui la distratta istantaneità di una conversazione su Whatsapp possa essere sostituita dall’ascolto pieno in una conversazione fatta di sguardi, suoni, odori e sfumature che non possono trapelare da uno schermo.
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