mercoledì 17 maggio 2023

SERGIO E IL CALCIO. L'allenatore. Giampietro detto Gigio

 



Tra le persone che assistono sempre alle partite interne vi è un ragazzo taciturno, amico di Massimo, uno dei due portieri.
Si chiama Giampietro, detto Gigio, che è rimasto orfano del padre  da poco tempo.
Provo tenerezza verso il ragazzo, la cui madre Sandra è stata mia compagna all'asilo e alle scuole elementari. 
Gigio ha un carattere schivo e la perdita del genitore deve aver accentuato questa sua caratteristica. Non attratto dalla pratica sportiva, avendo un fisico minuto, ha stretto amicizia con Massimo, più giovane di un anno, e lo segue nella sua attività calcistica.
Per aiutarlo ad uscire dal suo isolamento, gli chiedo di darmi una mano e Gigio accetta, a patto che gli sia concesso di arbitrare la partitella finale dell'allenamento. Vuole così impratichirsi per poter poi iscriversi al corso di formazione per giovani arbitri, che si terrà in primavera. Gli dò il mio consenso, condividendo le sue aspirazioni.
Questo autunno sta portando molta pioggia e il presidente mi pressa in  continuazione affinché salti qualche allenamento, evitando così di peggiorare  le precarie condizione del rettangolo verde di gioco.
Il problema è la mancanza  di un campo di allenamento e quindi partite di campionato e allenamenti si svolgono sull'unico terreno comunale esistente, il quale incomincia a mostrare preoccupanti segnali di usura, non assorbendo più l'abbondante pioggia in alcune zone.
Per il presidente è logico che la squadra di 3 cat. non abbia restrinzioni nell'utilizzo del campo, mentre degli allievi non gli importa granché e possono saltare qualche allenamento, visti anche gli scarsi risultati nel campionato.
Io tengo duro e non voglio far saltare le esercitazioni ai miei ragazzi: vi è quindi qualche attrito tra noi due.
Questo sabato pomeriggio la nostra partita di campionato si svolge in casa  e negli spogliatoi distribuisco le magliette.
A Marco, terzino sinistro dal fisico da scricciolo, dò quindi quella con il numero tre e mi accorgo che ha un grosso buco sulla spalla. Il ragazzo si mette a ridere, dicendo che è stato un topo.
Io, invece,  mi arrabbio di brutto e dico: "Siamo poco stimati e tutte le attenzioni vanno verso la squadra di 3 cat., ai cui giocatori sono riservate le tute e le maglie nuove, mentre noi non abbiamo  ricevuto nulla all'inizio del campionato, neppure la borsa per gli indumenti. Le maglie che sto distribuendo hanno almeno dieci anni. Sono stanco di questa situazione e vi prometto che tra quindici giorni avremo sacche, tute e maglie nuove. So a chi rivolgermi per avere tutto questo".
                             
                                     continua



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