giovedì 11 maggio 2023

SERGIO E IL CALCIO. L'allenatore. La panchina bassa

 




Ad ottobre inizia il campionato e fin dalle prime partite noto il divario tecnico con le squadre avversarie, molto più esperte della nostra formazione. La logica conseguenza è una serie senza fine di sconfitte, ma i ragazzi si divertono ugualmente ed è raro che qualcuno diserti gli allenamenti.
L'unico problema è il ruolo del portiere, in cui nessuno vuole cimentarsi, a causa delle numerose reti incassate in ogni partita. E così in questo ruolo si alternano Fabio e Massimo.
Io, Cochise fiero capo pellerossa, subisco le sconfitte come se fossero pugnalate alla schiena e in panchina dò spettacolo, ora prendendo a calci la rete di recinzione per un errore della difesa, ora dando un pugno alla panca per una rete sbagliata da Thomas, mio nipote, il centravanti, che si impegna allo spasimo per regalare al povero zio la soddisfazione di un gol.
Durante una partita in trasferta, in quel di Tagliuno, il risultato rimane in parità fino a metà del secondo tempo. Thomas  ha colpito ben due volte la traversa con dei magnifici colpi di testa e sembra proprio che sia la volta buona per portare a casa almeno un punto.
Nell'azione del secondo colpo di testa sulla traversa sono schizzato in piedi gridando alla rete, ma in modo beffardo la palla è ritornata in campo e l'unico risultato è un taglio in fronte procuratomi dal tettuccio troppo basso della panchina. I ragazzi sorridono alla comica scenetta, che rimarrà nella loro memoria per molti anni a venire.
Tuttavia il destino è in agguato e a un minuto dalla fine il più giovane dei due fratelli Martini, Michele, colpisce in modo stupendo il pallone con la fronte, deviandolo all'incrocio dei pali. E' veramente una bellissima......autorete!
I ragazzi zandobbiesi escono dal campo contenti per la bella partita disputata, persa solamente per quella maledetta autorete ed io mi consolo vedendo la serenità dei ragazzi, che mi canzonano per la zuccata data al tetto della panchina.
Durante le partite i giocatori in panchina sorridono della mia intensa partecipazione al gioco e cercano di calmarmi, temendo che il cuore ceda.
In campo Gabriele  e compagni non si arrendono mai, anche quando gli avversari sono in vantaggio di molte reti e cercano di segnare almeno il gol della bandiera. Quando riescono è un tripudio come se avessimo vinto.
Le continue sconfitte non fiaccano il mio morale, anzi raddoppio l'impegno nell'allenare i ragazzi. Vedendo che alcuni mancano di grinta introduco nell'allenamento delle partitelle di rugby, sport che educa a un leale scontro fisico.
La società non possiede nemmeno i più elementari attrezzi come i paletti da slalom e i cinesini: chiedo inutilmente al presidente l'acquisto. Allora mi rivolgo a Mimmo, l'amico falegname, che mi taglia i paletti.
E' risaputo che la necessità aguzza l'ingegno, spremendo le meningi invento nuovi esercizi. Anni dopo scopro che alcuni di essi sono applicati da allenatori professionisti.
Così, per la prima volta nella mia vita, mi sento coinvolto in modo totale in un progetto di volontariato.
                                  continua


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