FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 28/02/20.
Articolo: "Studenti-spacciatori i presidi ora denunciano" di CATERINA PASOLINI.
Quasi novecentomila teenager hanno fumato hashish e nell'ultimo anno 70 mila hanno sniffato cocaina.
A 14 anni in media il primo incontro con la droga; talora consumano più sostanze, dal fumo all'alcol, all'eroina ai calmanti, spesso a scuola.
Ma ultimamente diversi presidi hanno denunciato chi spacciava. Come al liceo artistico Candiani-Bausch di Busto Arsizio, dove gli agenti dopo la segnalazione hanno pedinato uno studente scoprendo chi lo riforniva.
A Sarzana sono stati il preside e gli insegnanti a chiamare i carabinieri.
Giorni fa è toccato a due scuole del Valdarno; e cani antidroga sono entrati negli istituti superiori di Carpi, nel Modenese, in aule scelte a campione.
"E' giusto ed è un obbligo denunciare chi spaccia. Noi presidi siamo pubblici ufficiali e poi negli istituti non si dovrebbero fumare neppure sigarette elettroniche. Ma il compito della scuola è educare e quindi aiutare a cambattere le dipendenze di cui soffrono i giovani, dalle ludopatie all'alcol". Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, parla di quelle attività di prevenzione che si organizzano nel 51 per cento delle superiori (e in tre istituti su dieci sono previsti percorsi dedicati anche ai genitori. Mentre l'iniziativa del ministero chiamata Scuole sicure in un anno ha portato al sequestro di quasi 15 chili di stupefacenti e a 31 arresti attorno a 598 istituti.
"Ci sono studenti che usano la scuola come un mercato per spacciare e vano denunciati" conferma Alessandra Francucci presidente dell'Emilia Romagna dell'Associazione nazionale dirigenti scolastici. "Ma bisogna distinguere tra consumatori e venditori. Molto è cambiato negli anni. Una volta i ragazzi si facevano una canna a fine lezioni, insieme; ora fumano per strada già prima di arrivare, come se ne avessero bisogno per affrontare la giornata. E' una generazione fragile. Ma non credo a una scuola militarizzata. Credo nel dialogo professori-famiglia, negli incontri con esperti, meglio se quasi coetanei, come quelli che da noi all'intervallo cercano di comunicare con gli studenti".
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