domenica 26 aprile 2020

ROMANZI. Lo zaino sulle spalle di Loris Finazzi.1


Loris è il nostro secondogenito, nato nel 1978, laureato in Scienze dell'educazione.
Lavora con i disabili e ha una mente letteraria, mentre Gabriele ne ha una tecnica.
Nel tempo libero si diletta a scrivere romanzi.
Pubblicherò a puntate  bisettimanali il suo romanzo
LO ZAINO SULLE SPALLE
(ovvero la storia di due eterni studenti)
MARTEDI' 8 GIUGNO 2006, ORE 11:00
Verona. Deve andare a Verona. Finalmente la lettera di convocazione è arrivata, portando con sé la fatidica convocazione.
Il Servizio Civile Nazionale ha deciso di mandarlo in Veneto per dodici lunghi mesi. Farà l'obiettore di coscienza a Verona.
Ezio rilegge quell'unico foglio quattro, cinque volte prima di ripiegarlo e metterlo sulla mensola.
Una grande città come Verona gli fa un po' paura. Lui è abituato al suo paese. Circondato dalle colline. Millecinquecento abitanti. Neanche un cinema o una piscina. O un pub. O qualsiasi altro tipo di locale per giovani.
Ma a lui piace un casino. Gli piace il silenzio che regna la sera. La via più antica strettissima e coi lampioni vecchio stile. Il piacere di andare a fare una passeggiata sui colli senza incontrare anima viva.
La paura va via in un attimo. Ezio ha bisogno di cambiare aria. Un bisogno estremo. Se resta rischia di scoppiare.
Deve dimentica lei, Gloriana. Per tre bellissimi anni sono stati insieme e poi lei è cambiata. Lei lo ha lasciato. E lui è andato via di testa.
Un dolore atroce, proprio il giorno dopo la sua laurea.
Che puttana.
Quella giornata ce l'ha ancora perfettamente stampata nella mente.
META' APRILE 2006, ORE 9:30.
Si era alzato leggero quella mattina di metà aprile. Stava benissimo. Porca miseria il giorno prima aveva concluso il suo percorso universitario, si sentiva un ragazzo felice. Aveva venticinque anni e il mondo gli si apriva davanti con le sue infinite possibilità. Sin da piccolo aveva avuto passione per lo sport e ora il sogno si era realizzato: il signor Pievani Ezio era diventato dottore in Scienze Motorie. Che bello trovarsi davanti a una classe di studenti e coinvolgerli nello sport. Ezio se lo sentiva dentro che sarebbe stato capace di far divertire i suoi ragazzi. Di far conoscere loro un casino di attività sportive. Di farli partecipare con dignità e impegno alle competizioni studentesche. Per lui lo sport era una cosa fondamentale.
Stava facendo colazione in stato di quasi beatitudine, quando il suono del cellulare disturbò i suoi sogni di professore. Lo schermo segnava il nome di Gloriana, il suo amore.
Una punta di inquietudine si insinuò nella sua mente, ma non ci fece caso. Schiacciò il tasto che apriva la comunicazione e disse: "Bongiorno Gloriana!". Quando parlava con lei si sentiva felice, sempre. Era follemente innamorato, anche dopo tre anni di fidanzamento. Ezio volava quando stava con lei.
"Ciao Ezio. Oggi ci vediamo?"
Aveva un tono di voce strano, sembrava preoccupata.
"Ehi Gloriana, c'è qualcosa che non va? Mi sembri strana". Lei riparò subito: "No amore, stai tranquillo, è che ti devo vedere per dirti una cosa. Dai tra un'ora ti passo a prendere e andiamo a fare un giro in collina, ok?" Lui aveva risposto affermativamente, ma la gola gli si era seccata. Quando chiuse la comunicazione si lasciò andare a brutti pensieri.

Che cosa vorrà dirmi? Qua la storia puzza, c'era del gelo nelle sue parole. Dai Ezio non pensare a delle cazzate, magari vorrà farmi un regalo, no no impossibile qua c'è qualcosa che non va se mi lascia come farò ad andare avanti?

Pensieri vorticosi e neri che si insinuavano nel suo cervello e non se ne andavano via.
Cercò di ripigliarsi e si preparò all'appuntamento.

Speriamo non sia l'ultimo.

Si era messo la sua maglietta preferita, quella dei Green Day e i pantaloncini dell'Atalanta, la sua squadra del cuore. Ai piedi rigorosamente le sue mitiche Adidas che non si decideva mai a buttare, anche se ormai erano ridotte ai minimi termini.
Aspettò Gloriana seduto in giardino. Faceva caldo, e lui incominciò a sudare: un po' per il caldo, un po' per la tensione. Vide spuntare dall'angolo della strada la macchina rossa della sua ragazza e subito nervoso si spettinò i suoi rossi capelli. Amava portare i capelli cortissimi ai lati e sparati in  mille direzioni sopra. Una pettinatura decisamente punk, che rispecchiava alla grande i suoi gusti musicali.
Chiuse il cancello di casa e si buttò tra le braccia della sua fidanzata. Voleva sentirla vicina, voleva sentire il suo sapore buonissimo. Lei si divincolò un po' troppo in fretta, ma Ezio non ci fece caso.
O non volle farci caso.
"Dove mi porti di bello?" le chiese. Gloriana lo guardò in modo strano e gli rispose che sarebbero andati a fare un giro sui colli, lì sopra. Il territorio di Grena, il paese di Ezio, comprendeva due colline. Erano due oasi di pace: alte cinquecento metri e percorse solamente da una stretta strada sterrata e piene di prati fatti apposta per rilassarsi. O  per fare all'amore, come facevano spesso Ezio e Gloriana. Erano in provincia di Bergamo, ma sembrava di essere in Toscana.
Percorsero in silenzio la stradina. Parcheggiarono la macchina in una rientranza. Tirarono fuori dal baule l'immensa coperta cucita dalla nonna di lei. Si inoltrarono nel fitto bosco, per raggiungere quello spazio erboso nascosto che avevano eletto a loro nido d'amore. Il silenzio che regnava in quel posto sorprendeva sempre Ezio. Era il Paradiso: lontano dai rumori della civiltà, dalle macchine, dai problemi. E poi quel prato lo condivideva sempre con lei. Coi suoi lisci capelli biondi, gli occhi verdi, i denti bianchissimi, il suo fisico pieno e formoso. La domanda "Come ho fatto a trovarne  una così bella?" rimbalzava spesso nel suo cervello.
Questa volta però era diverso.
Il Rosso se la sentiva.
Gloriana non era spontanea come al solito,  aveva uno sguardo triste. Non le lasciò neanche il tempo di sedersi sulla coperta giallo-verde. A bruciapelo le chiese: "Che cosa hai? Sei troppo tesa! Spara tutto quello che hai da dirmi".
Gloriana non esitò un attimo. Proprio come quando si ha un grosso peso da confessare e decisi lo si sputa fuori. Per sentirsi più leggeri. Per non stare male. Erano ormai due mesi che la ragazza si sentiva così. Era ora di sputare il rospo.
"Ezio, da un po' di tempo mi vedo con un altro".
Bum.
La bomba era stata sganciata.
Il Rosso ebbe come un mancamento. La prima cosa che gli venne in mente era che non poteva essere vero, che la sua Gloriana gli stava tirando un bello scherzo. Poi la osservò bene, e si accorse che la sua faccia era seria, non c'era neanche un'ombra di sorriso sul suo volto. Fu come ricevere un pugno nello stomaco.
"Che cazzo stai dicendo?".
Gloriana si tirò dietro le orecchie i suoi folti capelli biondi, si sedette a gambe incrociate sulla coperta e incominciò a raccontare. Con un tono piatto, che metteva i brividi.
L'altro si chiamava Roberto, aveva trentaquattro anni, faceva l'avvocato, abitava nella sua stessa via ed era proprietario di quel macchinone che vedevano lì parcheggiato la sera. Lui l'aveva abbordata una sera. Ezio l'aveva riportata  a casa e si erano incontrati per strada e il bastardo bellimbusto lampadato così a bruciapelo le aveva chiesto se voleva salire da lui a bere un caffè e lei aveva accettato. E non era stato preparato nessun caffè, lui l'aveva baciata e lei non si era tirata indietro, anzi avevano fatto l'amore sul tappeto del divano, sì perché a lei l'avvocato era sempre piaciuto e da piccolina lo inseguiva di nascosto. Lo adorava, ma non aveva mai avuto il coraggio di conoscerlo e crescendo aveva accantonato il pensiero, anche perché lo vedeva sempre attorniato da belle ragazze e ora da due mesi si vedevano spesso sia in "seconda serata" sia in serate in cui il Rosso pensava che la sua adorata ragazza fosse a casa a studiare e ora non ce la faceva più a tenersi dentro tutto questo ed era giunto il momento di dire le cose come stavano.
Ezio voleva piangere. Gli veniva da vomitare.
Porco schifo ora si spiegavano molte cose.
Negli ultimi due mesi Gloriana guardava troppo spesso il cellulare. Le continuavano ad arrivare messaggi, anche in tarda serata.
E io povero ingenuo credevo che fossero le sue amiche dell'università.
Il suo modo un po' freddo di fare l'amore. Quasi automatico.
I suoi troppi frequenti lamenti sullo stato della macchina del Rosso, vecchia e scoppiata. Ma lui i soldi per cambiarla non ce li aveva. Era uno studente. E la maggior parte degli studenti ne hanno poca di moneta in tasca.
Lei che voleva a tutti i costi passarlo a prendere con la sua macchina, e poi tutte le cazzo di volte verso le undici si inventava che aveva sonno ed era stanca per lo studio e voleva andare a letto a dormire.
Invece a andava a scoparsi quello là. Che tristezza.
Il Rosso voleva urlare, insultarla, correre via. Ma non gli riusciva  di fare nessuna di queste cose. Era paralizzato. Gloriana lo guardava, aspettandosi una tempesta di parole.  Ma dalla bocca del suo ormai ex ragazzo uscirono poche parole, che le fecero male più di mille discorsi.
"Se proprio una zoccola. Mi hai rovinato la vita. Per sempre."
Detto questo Ezio si incamminò nel bosco.
Se ne tornava a casa a piedi.

LUNEDI' 21 GIUGNO 2006, ORE 7:00
Ventun giugno. L'inizio dell'estate e il giorno della partenza di Ezio.
Sono le sette del mattino e fa già un caldo tremendo. Il Rosso si sente la fronte sudata e gli torna in mente quella maledetta attesa in giardino, quando aspettava lei per l'ultimo appuntamento della loro storia. Con uno sforzo tremendo riesce a scacciare via il ricordo.
L'arrivo del treno è preceduto da un fischio e la voce metallica dell'altoparlante gli rimbomba nelle orecchie: "Stazione di Montello-Gorlago, il treno delle 7:05 per Brescia è in arrivo al binario uno".
Il ragazzo, piegato dall'enorme peso del suo zaino, sale in carrozza. E' ancora il vecchio, consunto ed enorme zaino che l'ha accompagnato per tre estati in Europa. Lui e Gloriana avevano visitato un casino di città: viaggi  in treno, discese in stazioni sconosciute, ricerche spasmodiche di un ostello e via per le strade affollate delle metropoli.
Bellissimo.
Ma con lui c'era lei.
Adesso basta con questi ricordi!
Si siede e chiude gli occhi, per lasciarsi cullare dal movimento regolare del treno. Il sonno lo avvolge subito. E' la mano del Controllore a svegliarlo.
"Biglietto per favore".
Ezio glielo mostra, ancora un po' intontito. La voce dell'uomo brizzolato è dura e arrogante:
"Guardi che il suo biglietto non è timbrato bene, è proprio sicuro di averlo obliterato oggi? Oppure sta cercando di fare il furbo?"
Al Rosso iniziano a formicolare le mani per il nervoso.
Che cosa vuole questo?


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