Ad un certo punto Ezio, il leader del gruppo, appoggiò per terra le carte. Si sentiva bene. In pace con se stesso. Con un sguardo deciso li fissò, uno a uno. Poi disse:
"Ragazzi, dobbiamo prometterci una cosa. A settembre inizieremo tutti l'università. Conosceremo un ambiente totalmente nuovo per noi e soprattutto conosceremo un sacco di ragazze. Magari ci saranno periodi in cui noi cinque avremo tutti la ragazza, cosa che fino adesso non è mai successo. Mi dovete promettere che, se le nostre morose per qualche motivo non dovessero andare d'accordo tra loro, noi non ci lasceremo coinvolgere. Non ci lasceremo allontanare. Dobbiamo essere forti come sempre! E se litigheremo e ci terremo il muso lungo, faremo in modo di venire quassù, in mezzo ai boschi, e metteremo le cose a posto con una bella partita a carte, ok?"
Calò il silenzio tra di loro. Il frinire delle cicale era sempre più forte. Il Rosso prese la mano di Paolo e Maurizio, che a loro volta strinsero quelle di Claudio e Antonello. Non si dissero niente. Si limitarono a rimanere in quella posizione per trenta secondi, con gli occhi chiusi. Ognuno perso nei propri pensieri. Ognuno consapevole della grande forza che si sprigionava da quel cerchio di giovani vite.
Anche nel pub si sedettero in cerchio, attorno a una grande botte riciclata come tavolo.
Erano passati tre anni e quel patto era stato mantenuto alla grande. Ma questo era un periodo di magra riguardo alle ragazze. L'unico che aveva piazzato il colpo era Ezio.
Mentre il Rosso quella sera non faceva altro che guardare la sua biondina, gli altri si guardavano attorno in cerca di qualche sguardo interessato.
C'era Antonello, appena uscito da una storia di due anni che gli aveva succhiato tutte le energie.
Lei, sua compagna a Scienze della Comunicazione, lo aveva lasciato senza un apparente motivo e lui era andato in crisi. Stava malissimo. I suoi amici facevano di tutto per tenerlo su di giri, ma i suoi occhi azzurri quella sera restavano segnati dalla tristezza.
C'era Maurizio. Con i suoi capelli sparati e tinti di blu non passava mai inosservato. Caratteristica principale: era il buffone del gruppo. Frequentava il Dams a Bologna e voleva diventare sceneggiatore. I suoi amici non l'avevano mai visto insieme a una tipa, ma lui non sembrava preoccuparsene. Stava bene così.
C'era Paolo. Amava gli animali. Aveva un rapporto speciale con loro. Non per niente faceva veterinaria a Milano. Fino a quel momento aveva dato tutti gli esami nei tempi giusti, con la media del trenta. Uno schiacciasassi. Quando si presentava all'orale i professori erano scettici. Si trovavano davanti un bestione di uno e novanta, rasato e pieno di orecchini. Poi però, ascoltando la sua parlantina sciolta, la passione che trasudava dalle sue parole, i docenti superavano i loro pregiudizi e gli stringevano la mano entusiasti. Paolo non aveva mai avuto una lunga storia d'amore. Massimo una settimana e poi volava in un altro nido.
Infine c'era Claudio. Il cappellone. Aveva una chioma foltissima, che raccoglieva in una coda. Il suo guardaroba comprendeva solo jeans a zampa e felpe e maglioni dai colori psichedelici. Era un cultore degli anni settanta. Studiava lettere. Il suo sogno era insegnare alle superiori. Poter trasmettere ai ragazzi la sua smisurata passione per la letteratura. Leggeva un casino, i libri di divorava. Aveva tentato di iniziare alla lettura i suoi amici, con scarsi risultati. Ma lui non mollava. Ogni mese si presentava con dei libri e li prestava ai quattro. Dopo pochi giorni questi libri tornavano nelle sue mani, senza essere stati degnati della minima attenzione.
Claudio era insieme da tre anni a una ragazza di Grena, ma era un continuo tira e molla. Si lasciavano per settimane e si riprendevano. Quella sera ufficialmente non aveva vincoli affettivi. Ma i suoi amici sapevano che quella storia non sarebbe mai finita.
Quei cinque insieme erano uno spasso. Gloriana si stava divertendo. Anche se era l'unica ragazza del gruppo, non si sentiva a disagio. Anzi, sembrava li conoscesse da tempo.
Questo Ezio le piaceva un sacco. Era un tipo deciso ed era pure simpatico. Finalmente aveva trovato un tipo che sapeva cosa fare della vita. Ne aveva piene le scatole di ragazzi zerbino che si sottomettevano a lei, disorientati dalla sua bellezza. Sentiva che con il Rosso avrebbe potuto costruire una storia importante.
Ormai era mezzanotte passata. Si erano alzati e stavano uscendo dal locale. Appena fuori dalla porta i ragazzi salutarono un tipo di Grena, che non vedevano da molto tempo. Si fermarono a chiacchierare e Gloriana sfruttò quella pausa per andare in bagno.
"Vai mia bella biondina" le disse Ezio. La seguì con lo sguardo. Quanto era bella. Stentava ancora a credere che fosse sua.
Erano passati cinque minuti e lei non era ancora tornata. Il Rosso iniziava a preoccuparsi.
"Ragazzi vado a vedere dove è finita Gloriana".
Appena rientrò la vide attorniata da quattro, cinque ragazzi. Subito sentì una fitta lancinante nello stomaco.
Come una scheggia si catapultò vicino a lei. Uno le stava chiedendo il numero di cellulare.
Gloriana aveva lo sguardo molto seccato. Aveva già tentato di andarsene, ma quegli allupati le avevano sbarrato la strada.
Il Rosso si incazzò come una bestia.
"Il numero di cellulare chiedilo a tua sorella!" rispose al ragazzo. E lo trafisse con uno dei suoi sguardi decisi.
Quello non replicò, perché ebbe paura di quel tipo con i capelli rosso fuoco. Aveva uno sguardo che inceneriva.
Ezio prese la mano di Gloriana e se la portò fuori. I marpioni arretrarono.
La serata tornò nei binari giusti. Il Rosso salutò gli amici e lei lo invitò a salire in casa.
"I miei non li svegli neanche con le cannonate!" gli disse con uno sguardo pieno di desiderio.
Fecero l'amore sul divano del salotto. Lui si perse nel suo corpo. Ma una cosa gli rodeva dentro.
Ci pensò continuamente. Mentre la baciava per salutarla. Mentre si lavava i denti. Mentre si infilava nel letto.
Continuava a pensare ai mille marpioni che ci avrebbero tentato con Gloriana quando lui non sarebbe stato al suo fianco.
Essere insieme a una ragazza così bella aveva anche un rovescio della medaglia.
21 GIUGNO 2006, LUNEDI' 13:15
La musica è ad alto volume e i ragazzi si stanno divertendo.
Pino e Pierangelo sembrano due persone rinate. La loro usuale tristezza è lontana.
Ezio e Corrado sono felici. Si conoscono da poco, ma sembra che siano amici da una vita.
All'improvviso entra Patrick.
Gli obiettori sono tesi, hanno paura del suo giudizio. Il coordinatore si apre in un grande sorriso: è così che vorrebbe sempre vedere i suoi ragazzi. Urlando per sovrastare il rumore della musica punk, dice:
"Mi dispiace interrompere questo momento, ma è l'ora dei cambi!"
Il Rosso e lo Smilzo si guardano. Che cosa vuol dire l'ora dei cambi?
Patrick li chiama di fuori. Si accorge che i due ragazzi hanno l'aria preoccupata. Assume un tono di voce che vuol essere confortante.
"Ehi, che cosa sono queste facce angosciate? Lo so benissimo che è la prima volta che cambiate un disabile, ma non c'è niente di preoccuparsi. I ragazzi da cambiare sono solo tre, quelli in carrozzina: Aristide, che vedo avete già eletto a vostro idolo, e poi Rubens e Alan. Oggi vi farò vedere io come si fa, mentre Pino e Pierangelo staranno qua con gli altri ragazzi e li accompagneranno in bagno. Dai, prendiamo i nostri tre baldi giovani e andiamo al secondo piano. Coraggio ragazzi, niente paura!"
Ognuno accompagna un ragazzo in carrozzina con l'ascensore. Arrivano davanti a una porta gialla.
Patrick la apre e appare un lettino verde. Di fianco un water e uno spruzzino dell'acqua. Sopra una mensola piena di pannoloni. In un'altra parete sono appese tre salviette molto grandi e sull'appendino c'è scritto il nome del ragazzo da cambiare.
Ezio guarda la stanza e la prima impressione non è buona. Il tutto gli puzza di ospedale. Lui ha sempre odiato gli ospedali.
Corrado sta pensando proprio la stessa cosa.
Ma il cappellone come al solito riesce a mantenere la calma. Vede negli occhi del suo nuovo amico panico e voglia di fuggire. Gli tocca il braccio e gli dice:
"Coraggio bergamino, se superiamo anche questa passeremo dodici mesi fantastici!"
La leggera pressione delle sue dita sul gomito hanno un effetto calmante sul Rosso, come era accaduto in mattinata.
Corrado ha una forza incredibile. Riesce a trasmettere calma e tranquillità. E' una fortuna essere capitato con lui.
Patrick stende la salvietta di Rubens sul lettino. Si gira e guarda il bergamasco. Con la sua voce profonda lo incita:
"Dai Ezio, adesso solleviamo Rubens e lo mettiamo sul lettino. Prendigli il braccio e la gamba destra e, al mio via, lo tiriamo su. Pronto? Viaaaaa!"
Rubens è sul lettino. Il Rosso segue alla perfezione quello che fa Patrick. Nel giro di due minuti impara quello che dovrà fare per un anno.
Togliere il pannolone. Mettere sotto il sedere la padella. Usare lo spruzzino per bagnare le parti intime dell'utente. Insaponarlo. Risciacquarlo. Togliere la padella ormai piena d'acqua. Asciugare il ragazzo. Rimettergli un pannolone nuovo. Rivestirlo. Sollevarlo e rimetterlo in carrozzina.
Il cambio di Rubens è già finito, ma il Rosso non si sente affatto bene.
Corrado gli dà il cambio e lui va a prendersi una boccata d'aria sul terrazzo. Porco schifo non sta bene per niente. Che brutta sensazione violare le parti più delicate di Rubens. E toccarle anche! Durante il cambio il ragazzo rideva, divertito dalle battute di Patrick, ma Ezio fingeva di ridere, ma dentro di sé era un ribollire di panico e angoscia. Dal terrazzo del secondo piano riesce a vedere l'ingresso dell'università. C'è un via vai continuo di giovani.
Chissà quante belle ragazze là dentro. Spero di riuscire a trovarne una che mi faccia dimenticare lei. Gloriana, puttana che non sei altro; tu non sai quanto male mi hai fatto!
D'istinto dà un pugno alla ringhiera. Il dolore lo fa ritornare alla realtà. Si gira e i suoi occhi acquistano la solita grinta. C'è il cambio di Aristide da affrontare. Deve concentrarsi su quello.
Non devo più pensare a Gloriana. Non devo lasciarmi rovinare la vita dal suo ricordo!
Patrick lo vede arrivare e gli sorride. Gli mette una mano sulla spalla e gli dice:
"Vedrai che già da domani ti sentirai molto meglio durante il cambio. E' solo una dannata questione di abitudine. Fidati di me!"
Aristide non è da stendere sul lettino. Mano male, perché sollevare novanta chili avrebbe spezzato la schiena a chiunque.
Ezio e Corrado lo fanno alzare, sorreggendolo per le braccia. Patrick abbassa il lettino in modo da far sedere Aristide. Poi il coordinatore lascia fare ai due obiettori.
I due ragazzi se la cavano alla grande. Le paure del bergamasco sono scomparse, le brutte sensazioni sono allontanate.
Sono le quindici. I cambi sono finiti!
Il coordinatore è soddisfatto dei suoi due nuovi obiettori e non fa nulla per nasconderlo. Stringe la mano ad entrambi e dice:
"Bravi ragazzi! Vi siete meritati una pausa. Le attività riprendono tra mezz'ora. Andate pure a bervi un caffè. Io vi consiglio di andare alla mensa dell'università. Vedrete, c'è da lustrarsi gli occhi!"
Entusiasti, i due venticinquenni si incamminano verso l'ateneo. L'esame dei cambi è stato superato.
Ora vogliono soltanto pensare a qualche bella ragazza con cui parlare.
GIUGNO 2003, DOMENICA ORE 11:30
Era passato un mese da quando avevano fatto la loro prima camminata sui colli di Grena. Quando Boz si era lanciato all'inseguimento del gatto e loro due per caso avevano trovato quel piccolo prato tra gli alberi. E avevano fatto l'amore.
Era una domenica mattina ed Ezio stava lanciando la sua macchina scassata per le strade della bassa bergamasca. Al suo fianco c'era Gloriana e lui era il ragazzo più felice del mondo.
Stavano raggiungendo una vecchia cascina, dove vivevano i nonni di lei. Ma ad aspettarli non c'erano solo loro, bensì tutto il parentado di Gloriana. Ogni domenica d'estate si riunivano in quella vecchia casa, pranzando e cenando insieme.
Erano le undici e mezza e il sole scottava già. Ezio sudava, ma non per il calore. Era in panico perché non aveva voglia di affrontare una massa urlante di parenti.
Gli avrebbero fatto il terzo grado, se lo sentiva.
Non aveva potuto rifiutare, perché Gloriana ci teneva un sacco a presentarlo ai suoi.
"Siamo quasi arrivati, ora gira a destra in quella stradina sterrata" disse il suo angelo biondo.
Quella zona della provincia bergamasca il Rosso non l'aveva mai vista. Campi di granoturco dappertutto. Nessuna collina all'orizzonte. Nessun punto di riferimento. Lui che era abituato a Grena , dove bastava alzare lo sguardo per vedere i verdi colli. Anche qua comunque c'era un sacco di verde e questo bastava per fargli apprezzare questi luoghi a lui sconosciuti.
La strada sterrata non sembrava finire mai. A destra e a sinistra non c'era l'ombra di una casa. Solo granoturco. Il silenzio era totale. La rumorosa civiltà lontana.
Poi lo vide. Un fantastico cascinale disperso nel verde. Con un favoloso terrazzo di legno. E una veranda spaziosa, dove campeggiava un tavolo già apparecchiato.
Davanti alla casa un prato enorme, ben curato. Al centro un platano molto alto.
Sembrava la casa nella prateria ed Ezio rimase folgorato dalla bellezza di quel posto.
Il buon umore di Ezio sparì subito: non fecero in tempo a scendere dalla macchina che una massa vociante di parenti si precipitò fuori dal casolare e li assalì.
Donne, uomini, bambini e in testa una coppia molto anziana.
Il Rosso sentì il sudore scendergli lungo la schiena. Porco schifo avrebbe voluto correre per quelle enormi distese di campi e mimetizzarsi nel verde. Ma non poteva. I suoi occhi assunsero il consueto sguardo deciso ed il ragazzo si sentì pronto ad affrontare quella marmaglia.
"Ciao, noi siamo i nonni di Gloriana. Che bel giovanotto che sei!"
La nonna dimostrava più di ottant'anni, ma si vedeva lontano un miglio che aveva ancora molte energie da spendere. Lo prese per mano e lo guidò fino alla tavola imbandita.
Quella mano lo stringeva in una stretta ferrea e non dava segni di cedimento. Arrivati in veranda, con la mano ancora congiunta a quella del ragazzo, l'anziana signora fece la presentazione ufficiale al pubblico:
"Silenzio per favore! Questo è Ezio, il ragazzo di Gloriana. Viene da Grena e presto diventerà un professore di ginnastica".
Momento di silenzio, interminabile. Poi partirono gli applausi.
Il Rosso Avrebbe voluto sprofondare. Non si era mai sentito così imbarazzato. Tre secondi di panico, fino a quando tutto il parentado si concentrò sul posto a tavola e gli sguardi deviarono da lui.
Gloriana stava ridendo come una pazza. Il ragazzo avrebbe voluto arrabbiarsi con lei e farle capire il grande imbarazzo che aveva provato. Non c'era proprio niente da ridere.
Ma non si incazzò. Era troppo bella, persino quando lo prendeva in giro. Pensò che non sarebbe mai riuscito ad arrabbiarsi veramente con lei. Pensò che sarebbe stato prigioniero del suo fascino. Per sempre.
Il pranzo era iniziato. La tavolata strapiena. Erano almeno una ventina.
Il Rosso si rese conto che non gli dispiaceva trovarsi immerso in tutta quella umanità. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, quando la domenica tutte le famiglie italiane si riunivano.
Lui era seduto tra Gloriana e la nonna, che l'aveva preso in simpatia. Di fronte a lui c'era un uomo coi baffi, completamente calvo tranne per un ridicolo codino che gli spuntava dalla nuca. Ezio lo osservava divertito.
Ma guarda un po' che tamarro.
Lui si presentò:
"Ciao. Io sono il padre di Gloriana".
Il suo sguardo non era per niente benevolo. Il ragazzo si sentì trafitto da due occhi pieni di rancore. Quasi di disprezzo. Il Rosso credette che il tutto fosse solo frutto delle sue paranoie. Ma le parole del baffo lo colpirono come un a pugnalata.
"E' un miracolo che con quella macchina siete arrivato fin qua. Non è ora di cambiarla?"
Ma che cazzo vuole questo?
Ezio aveva sentito il familiare formicolio salirgli dalle mani fino alla spalla. Il viso cominciava ad arrossarsi. Provò un desiderio irrefrenabile di insultarlo pesantemente. Di urlargli nelle orecchie di farsi i cazzi suoi. E di tagliarsi quella ridicola coda da tamarro.
Ma Gloriana gli toccò la mano e gliela strinse. Il contatto con quella mano calda e accogliente fece dissolvere tutto il veleno che era pronto a sputare.
"La cambierò quando avrò preso la laurea. Comunque, anche se ha tanti anni, non mi ha mai dato particolari problemi".
Gloriana gli teneva ancora la mano e lui riuscì a pronunciare queste parole con un tono calmo e distaccato.
Le parole dell'uomo, invece, lo ferirono al cuore.
Guardando con occhi sprezzanti il ragazzo disse:
"Voi universitari iniziate a lavorare troppo tardi. E' ridicolo entrare nel mondo del lavoro a quasi trent'anni. Siete dei lazzaroni. Vi manderei tutti a zappare la terra!"
Io adesso mi alzo e gli tiro un cartone a quest'uomo di merda! Mi ha già rovinato il pranzo. Ma perché mi odia? Non mi ha mai visto e spara a raffica i suoi giudizi taglienti.
Occhi imploranti di Gloriana. Il calore della sua mano. Il Rosso sente svanire la rabbia. Subito.
"Guardi che io d'estate ho sempre lavorato. E l'università me la sono sempre mantenuta da solo, senza chiedere i soldi a mia mamma. Da quando sono iscritto prendo i soldi della borsa di studio e non devo chiedere aiuti economici a nessuno."
Ezio guardò l'uomo dritto negli occhi, con il suo sguardo deciso.
Quello non riuscì a sostenere lo sguardo e lo abbassò sul piatto.
Uno a zero per il Rosso.
Il pranzo andò avanti tranquillo per un po'. Al ragazzo piaceva sempre più trovarsi in mezzo a quella ciurma vociante e allegra. Riusciva quasi a sentirsi parte di loro.
E poi la nonna era fantastica. Aveva preso Ezio sotto la sua ala protettiva e lo metteva completamente a suo agio. Era lei che comandava tutta quella gente. Si vedeva lontano un chilometro che tutti i componenti di quell'enorme tavolata le volevano un gran bene. Nessuno di loro era venuto costretto a quel pranzo.
Alla cascina di nonna Felicina ci andavano tutti volentieri.
L'unica cosa che non capisco è come abbia fatto a uscire da una donna così dolce un uomo rozzo come il papà di Gloriana.
Il baffo era quello che rideva di meno. Sembrava quasi un corpo estraneo alla tavolata. Mangiava come un maiale e ogni tanto lanciava un'occhiataccia a Ezio. E mentre il giovane stava spiegando alla nonna che sin da piccolo lui correva nei boschi, che la corsa per lui era troppo importante, che suo papà lo aveva instancabilmente accompagnato ad allenarsi per anni, il baffo aveva voluto dire la sua.
"Io odio lo sport. Per voi giovani è una scusa per non lavorare. Io faccio il caporeparto in fabbrica e lì è pieno di ragazzini che non fanno gli straordinari perché devono allenarsi. Voi ragazzi siete dei lazzaroni! Io alla tua età lavoravo dodici ore al giorno! Tuo padre avrebbe dovuto insegnartelo sin da piccolo. Evidentemente non è un gran lavoratore neanche lui."
Formicolio alle mani. Calore in faccia.
Questo imbecille ha insultato mio padre. Il mio povero padre. Io adesso gli tiro un cartone!
Gloriana sapeva che Ezio era orfano e sapeva pure quanto il ricordo del padre fosse doloroso per il suo ragazzo. Guardò schifata il padre, che ancora una volta non aveva saputo tenere a bada la sua lingua sputa sentenze. Poi guardò allarmata il Rosso e capì che sarebbe successo qualcosa di grave.
Ezio si alzò. Si sporse sul tavolo per avvicinarsi al panzone. Piantò i suoi due occhi neri in quelli porcini dell'adulto. Vi lesse arroganza, ma anche paura.
Il Rosso avrebbe voluto spappolargli quel suo grosso naso a patata pieno di venuzze rosse.
A questo imbecille piace bere il vino. Spero solo che quello che dice sia per colpa dei vapori dell'alcool.
Riuscì a darsi una calmata. Lo prese per il colletto della camicia bianca e lo tirò ancora più vicino al suo viso.
Tra lo stupore di tutti i parenti, il papà di Gloriana non fiatò.
Con voce resa rauca dalla rabbia Ezio disse:
"Tu mio padre non lo devi neanche nominare. Era un grande uomo e tu neanche a vivere duecento anni riusciresti a farti amare così dai tuoi familiari. Tu sei solo un pover'uomo che vive per compiacere il proprio datore di lavoro."
Detto questo. il giovane si rimise a sedere al suo posto. Il pranzo durò ancora un'ora e in tutto quel tempo il baffo non pronunciò parola.
Tutti i parenti di Gloriana guardavano ammirarti quel rosso dall'aria decisa. Al primo colpo era riuscito a zittire quell'odioso di Aldo. Cosa che non era mai riuscita a nessuno di loro.
21 GIUGNO 2006, LUNEDI' ORE 14:05
I due obiettori sono felici. Stanno bene, la mensa universitaria è una favola. Aveva ragione Patrick, c'è veramente da lustrarsi gli occhi.
Pieno di gnocche. A destra, a sinistra, davanti, dietro, è un unico pullulare di belle ragazze.
Ezio ripensa ai suoi tempi da universitario e un'ondata di nostalgia lo sommerge. Prova quasi un dolore fisico. Quanto ci stava bene in quel mondo.
Cercherò di tornarci spesso qua. Respirare ancora un po' di atmosfera universitaria mi farà bene.
Il capellone si gira verso di lui e fa:
"Ehi bergamino, non sai quanto mi manca la vita da studente".
Il rosso lo guarda stupito. Porca vacca lo conosce da appena una giornata e gli sembra di conoscerlo da una vita.
"Pensavo anch'io la stessa cosa! Farei carte false per poter tornare indietro nel tempo. Ero super squattrinato, con un futuro incerto, ma essere studente ti fa sentire fiero. La condizione di studente ti rende più forte, ti insegna a non mollare mai".
E non mollerò neanche adesso che quella puttana mi ha lasciato e mi ha devastato la vita.
Improvvisamente Ezio vede una ragazza di una bellezza devastante. E' seduta ad un tavolino a pochi metri da loro. Sta parlando con un'amica.
Capelli corti, nero carbone. Una carnagione mulatta, esotica. Due occhi dolci che ti leggono dentro. Un nasino alla francese.
E questa da dove spunta?
"Corrado. Non guardare là subito, altrimenti si accorge che la stiamo fissando. A quel tavolino vicino ai videogiochi. Non ho mai visto una ragazza così bella!"
Corrado non resiste e gira subito lo sguardo. E appena la inquadra dà una gomitata al suo compare. Poi si rigira e spara tutto d'un fiato:
"Ma che è una modella?"
Ezio non capisce più niente. Si sente intontito, come quando aveva visto per la prima volta Gloriana.
Tutto rosso in faccia propone al bresciano:
"Dai che andiamo là a conoscerla. Basta una qualsiasi scusa ed il ghiaccio è rotto!"
"Ehi bello, guarda che io sono fidanzato da sette anni. Quella sarà pure una figona da sballo, ma io in questi dodici mesi non ho intenzione di fare il cretino con le altre" risponde serio il capellone, facendo cadere sotto i tacchi il morale di Ezio.
"E allora fallo per me. Da solo non ho il coraggio di andare là!"
Corrado risponde di sì, ma la mulatta da sogno e la sua amica si stanno alzando.
No porco schifo se ne stanno andando.
Il rosso la guarda con i suoi occhi decisi. Molte volte aveva funzionato.
Stavolta no.
La ragazza, prima di essere inghiottita dalle scale, si gira verso di loro. Ma i suoi occhi scuri non si perdono nei suoi, ma in quelli del bresciano.
Quella non mi ha cagato neanche di striscio.
"Ehi capellone, guarda che quella ti ha squadrato da capo a piedi! Tutte le fortune capitano a quelli già fidanzati, non è giusto. Io ero come se fossi invisibile".
"Dai Ezio, se domani la gnocca sarà ancora qua, ti aiuterò a conoscerla. Una così non puoi lasciartela scappare".
Con una così non penserei più a Gloriana. E finalmente tornerei a vivere.
La pausa era finita. Erano le due e mezzo. Il Centro Terre di Mezzo li aspettava e i due, a malincuore, si lasciarono alle spalle tutta quella beata gioventù.
LUGLIO 2003, VENERDI' ORE 22:30
Erano passate tre settimane da quel pranzo domenicale nella bassa bergamasca.
Al Rosso veniva ancora il nervoso pensando alle parole del baffo borioso riguardo al suo povero padre.
Ma come al solito Ezio non si era lasciato intimidire ed era sicuro che Gloriana era stata contenta del modo in cui aveva reagito il suo ragazzo.
Adesso il ragazzo vedeva la gente arrivare a frotte. Erano le ventidue e trenta di un afoso venerdì di inizio luglio e lui indossava una polo rossa con la scritta "Grena Rock Festival-Securety".
Era iniziata la festa di Grena. Tre serate di musica rock in cui avrebbero suonato molti gruppi emergenti della zona.
Unica prerogativa per essere accettati era avere canzoni proprie. Alla festa di Grena non si accettavano gruppi di cover. Il paese di Ezio voleva solo musica originale.
In quel primo giorno di festa esordivano tre gruppi di casa. Il Rosso li conosceva tutti ed era fiero di loro.
Tre sere a settimana si trovavano nella saletta prove dell'oratorio e ci mettevano l'anima. Lui li aveva visti con i propri occhi, dato che era uno dei responsabili della sala, e si fermava volentieri ad ascoltarli per tutta la serata. Nessuno di loro avrebbe sfondato, perché il mondo della musica è un mondo difficile, pieno di raccomandati. Ma non importava niente a nessuno, perché loro mettevano il cuore in quello che facevano. Loro ci credevano e questo bastava.
Ora settiva le schitarrate del primo gruppo, "I folli di Grena", e avrebbe voluto essere sotto il palco a pogare. Facevano musica punk niente male. Ezio, però, non si poteva muovere dalla sua postazione. Lui doveva stare attento che nessuno scavalcasse la ringhiera delle scuole elementari. Un lavoro non difficile, per la verità, ma c'erano sempre due o tre personaggi un po' sbronzi che tentavano di andare a sdraiarsi sul prato delle scuole.
Erano quattro anni che il Rosso faceva parte della Sicurity, cioè da quando era diventato maggiorenne. Succedeva sempre la stessa cosa: l'ubriaco era già con mezzo corpo oltre la ringhiera, arrivava lui che gli diceva di tornare indietro. Quello protestava, allora Ezio lo prendeva per le braccia e lo riportava dalla parte giusta. Ancora proteste, lui lo zittiva in tono brusco e gli ordinava di sedersi sul muretto. Poi però si sedeva lui stesso sul muretto e si fermava a parlare con il personaggio alticcio. Quello gli raccontava di tutto e di più e lui lo ascoltava con molta pazienza.
Spesso le serate erano finite con i soliti tre o quattro sbronzi seduti tutti insieme a conversare tra loro, sotto la supervisione di Ezio. Quando tutta la gente se ne era andata a dormire, loro si alzavano, salutavano calorosamente quel ragazzo dai modi bruschi, ma buono, e tornavano a casa.
Stare seduti sul quel muretto gli aveva fatto bene e la mente era meno annebbiata dagli effluvi dell'alcool.
Il Rosso si era ormai affezionato a quelle persone e sperava che prima o poi riuscissero a venire alla festa senza ubriacarsi.
Solo con uno non riusciva ad andare d'accordo. Era di Grena, di nome faceva Enrico e di soprannome il Burino. Quarant'anni, un figlio di dodici, una ex moglie e una vita fra galera e casa dei suoi anziani genitori.
Poveri vecchietti, terrorizzati all'idea che il loro unico figlio combinasse qualcosa di grosso e definitivo.
Il Burino era famoso non solo a Grena, ma in tutti i paesi limitrofi. Spesso lo trovavi ai semafori, ti si piazzava davanti al cofano della macchina e non se ne andava fino a che non gli davi qualche euro.
Nelle precedenti feste Rock Ezio aveva fermato più volte i tentativi di Enrico di scavalcare la ringhiera. Imprecava ad alta voce, insultava il Rosso, lo spintonava. Poi però incrociava lo sguardo del ragazzo, vedeva la ferrea decisione nei suoi occhi e immediatamente la smetteva. Si sedeva sul muretto per un po' e poi ripartiva alla ricerca di una birra da scroccare.
Ma quella sera Enrico si era presentato, alle otto e mezza di sera, già completamente fatto di alcool.
Il ragazzo era preoccupato.
Stasera questo mi combinerà casini. E alle dieci e mezza arriva Gloriana, cazzarola!
Le sue previsioni si erano rivelate esatte. Ezio aveva passato due ore d'inferno. Enrico aveva tentato di scavalcare una decina di volte e verso le dieci e un quarto si era sdraiato sul prato delle elementari e si era appisolato.
Adesso lo lasciò lì a dormire, sono stufo di richiamarlo.
Era stata una buona idea. Senza il Burino la situazione si era tranquillizzata.
Ezio era stato accerchiato dai ragazzini del CRE. Lui faceva l'animatore e gli piaceva un sacco stare a parlare con gli adolescenti.
Erano le dieci e trentadue e Beppe, un ragazzino di molto sovrappeso, gli aveva appena chiesto dove fosse la sua ragazza.
"Dovrebbe arrivare proprio adesso" disse Ezio guardandosi intorno. La vide. Era nel campo di calcio e si stava dirigendo verso di lui.
Gloriana, ma quanto sei bella!
Era uno schianto. Gli occhi dei maschi predatori la trafiggevano da ogni parte e sicuramente a lei non dispiaceva.
Ti piace essere ammirata, eh, ragazza mia?
Una punta di inquietudine si insinuò nel cuore del ragazzo, ma fu subito ricacciata indietro. Lei era lì e i pensieri cattivi perdevano importanza davanti alla sua prorompente bellezza.
La bionda arrivò e, dopo aver abbracciato il suo ragazzo, lo baciò sulla guancia.
Persino i ragazzini del CRE non sapevano più cosa dire.
Indossava una minigonna di jeans e una canottiera rosa elettrico, che lasciava scoperto il ventre abbronzato. Ai piedi un paio di infradito. I capelli le cadevano sciolti sulle spalle, arrivando quasi in fondo alla schiena.
Il Rosso avrebbe voluto salire sul muretto e urlare tutta la sua gioia. Invece le accarezzò la guancia e la presentò ai ragazzini.
Il Burino intanto si era svegliato dal suo torpore. Ezio, con la coda dell'occhio, lo vide alzarsi e puntare verso di loro.
Porco schifo, adesso arriva e si appiccicherà a Gloriana.
Previsione azzeccata. Appena la vide, Enrico iniziò a essere volgare:
"Ehi Rossino, non mi avevi detto che avevi una morosa così figa! E sì che sei brutto. Non dirmi che sotto i pantaloni nascondi un bel serpentone che fa impazzire le ragazze!"
Il Rosso iniziava a sentire il tanto familiare formicolio alle mani. Leggeva la paura negli occhi di Gloriana. Il suo sorriso ammaliante era scomparso e ora gli stringeva la mano con ansia.
Con tutta la sua forza di volontà Ezio tentava di restare calmo. Era accerchiato dai suoi ragazzini e non voleva fare la figura del violento.
Con tono calmo si rivolse al Burino:
"Dai Enrico, adesso calmati e piantala di sparare cavolate. Gloriana, ti presento Enrico, un mio vecchio amico. Io e lui ci punzecchiamo sempre a questa festa, ma in fondo ci vogliamo bene. Vero Enrico?"
"Certo che ci vogliamo bene. Però caro il mio rossino, se sei veramente mio amico, dovresti farmi fare una scopatina con la tua ragazza!"
Al ragazzo iniziò ad annebbiarsi la vista.
Come fa a parlare così davanti a lei? Deve essere proprio ubriaco fradicio. Mantieni la calma, mantieni la calma, mantieni la calma, mantieni la calma, mantieni la calma, mantieni la calma, mantieni la calma.
Ezio tentava di autoconvincersi e ce la stava quasi facendo. Poi successe l'irreparabile e la situazione degenerò.
Gloriana stava implorando a bassa voce il suo ragazzo di rimanere calmo, quando con una mossa velocissima il Burino le si mise dietro e le alzò la minigonna, mostrando ai presenti il perizoma della ragazza. Non pago, Enrico appoggiò una mano sul sedere tornito della bionda e diede una bella strizzata.
Dopo questo gesto tutti i buoni propositi di Ezio si polverizzarono. Il formicolio alle mani si trasformò in scossa elettrica. La scossa elettrica divenne pugno, che si stampò sullo zigomo destro dell'ubriacone.
Un pugno di una potenza devastante.
Il Burino cadde a terra come un sacco di patate e per tre o quattro secondi interminabili nessuno andò a soccorrerlo.
Il Rosso, alla vista di quel pover'uomo a terra, iniziò a pentirsi di ciò che aveva fatto.
Questa volta ho esagerato. Porca vacca, guarda che cosa ho combinato. Ho steso un misero ubriacone distrutto dall'alcool.
"Papà, papà, che cosa ti hanno fatto?"
Un ragazzino stava correndo verso suo padre a terra e le lacrime scorrevano copiose sulle sue guance. Adesso stava tentando di rialzarlo, ma aveva dodici anni e un fisico esile e da solo non ce l'avrebbe mai fatta.
"Papà ti fa male? Chi è stato? Chi è stato? Chi è stato?". La sua voce tremava. Era quasi isterica.
"Andrea, sono stato io". Ezio stava male. Alla vista del ragazzino, che conosceva benissimo, il respiro gli si era mozzato.
Il ragazzino lo guardò con i suoi occhi grandi e scuri. Velati da una voragine di tristezza.
"Perché lo hai picchiato? Lo sai che beve troppo e non farebbe del male a una mosca. Perché lo hai colpito?"
Ha ragione. Avrei potuto spingerlo via. Minacciarlo e basta. Ma cazzo quando ho visto quelle sue luride mani toccare Gloriana non ho capito più niente.
Ezio diede una mano al Burino a rialzarsi. L'ubriacone aveva al posto dello zigomo una massa deforme e bluastra. Intorno a loro si era formato un capannello di persone.
Il Rosso avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna. In più temeva che Enrico si mettesse a urlare insulti contro di lui.
Non lo fece. Anzi, quell'uomo contuso non aveva ancora parlato da quando si era beccato quel cartone. Anche lui si sentiva una merda, proprio come Ezio. Non era riuscito, per l'ennesima volta, a stare lontano dall'alcool.
Aveva deludo Andrea che ormai aveva perso ogni speranza nei suoi riguardi.
Aveva fatto arrabbiare il ragazzo rosso, che segretamente aveva sempre ammirato. Perché nonostante fosse così giovane si vedeva che aveva le palle.
Ora Ezio lo stava guardando e con un fil di voce gli disse:
"Vieni Enrico, ti porto al Pronto Soccorso".
A sinistra Ezio, al centro Enrico, a destra Andrea. E dietro la bella Gloriana, vistosamente confusa.
Lo strano gruppo si aprì un varco tra la folla e si lasciò alle spalle il "Grena Rock Festival".
Quei cinque insieme erano uno spasso. Gloriana si stava divertendo. Anche se era l'unica ragazza del gruppo, non si sentiva a disagio. Anzi, sembrava li conoscesse da tempo.
Questo Ezio le piaceva un sacco. Era un tipo deciso ed era pure simpatico. Finalmente aveva trovato un tipo che sapeva cosa fare della vita. Ne aveva piene le scatole di ragazzi zerbino che si sottomettevano a lei, disorientati dalla sua bellezza. Sentiva che con il Rosso avrebbe potuto costruire una storia importante.
Ormai era mezzanotte passata. Si erano alzati e stavano uscendo dal locale. Appena fuori dalla porta i ragazzi salutarono un tipo di Grena, che non vedevano da molto tempo. Si fermarono a chiacchierare e Gloriana sfruttò quella pausa per andare in bagno.
"Vai mia bella biondina" le disse Ezio. La seguì con lo sguardo. Quanto era bella. Stentava ancora a credere che fosse sua.
Erano passati cinque minuti e lei non era ancora tornata. Il Rosso iniziava a preoccuparsi.
"Ragazzi vado a vedere dove è finita Gloriana".
Appena rientrò la vide attorniata da quattro, cinque ragazzi. Subito sentì una fitta lancinante nello stomaco.
Come una scheggia si catapultò vicino a lei. Uno le stava chiedendo il numero di cellulare.
Gloriana aveva lo sguardo molto seccato. Aveva già tentato di andarsene, ma quegli allupati le avevano sbarrato la strada.
Il Rosso si incazzò come una bestia.
"Il numero di cellulare chiedilo a tua sorella!" rispose al ragazzo. E lo trafisse con uno dei suoi sguardi decisi.
Quello non replicò, perché ebbe paura di quel tipo con i capelli rosso fuoco. Aveva uno sguardo che inceneriva.
Ezio prese la mano di Gloriana e se la portò fuori. I marpioni arretrarono.
La serata tornò nei binari giusti. Il Rosso salutò gli amici e lei lo invitò a salire in casa.
"I miei non li svegli neanche con le cannonate!" gli disse con uno sguardo pieno di desiderio.
Fecero l'amore sul divano del salotto. Lui si perse nel suo corpo. Ma una cosa gli rodeva dentro.
Ci pensò continuamente. Mentre la baciava per salutarla. Mentre si lavava i denti. Mentre si infilava nel letto.
Continuava a pensare ai mille marpioni che ci avrebbero tentato con Gloriana quando lui non sarebbe stato al suo fianco.
Essere insieme a una ragazza così bella aveva anche un rovescio della medaglia.
21 GIUGNO 2006, LUNEDI' 13:15
La musica è ad alto volume e i ragazzi si stanno divertendo.
Pino e Pierangelo sembrano due persone rinate. La loro usuale tristezza è lontana.
Ezio e Corrado sono felici. Si conoscono da poco, ma sembra che siano amici da una vita.
All'improvviso entra Patrick.
Gli obiettori sono tesi, hanno paura del suo giudizio. Il coordinatore si apre in un grande sorriso: è così che vorrebbe sempre vedere i suoi ragazzi. Urlando per sovrastare il rumore della musica punk, dice:
"Mi dispiace interrompere questo momento, ma è l'ora dei cambi!"
Il Rosso e lo Smilzo si guardano. Che cosa vuol dire l'ora dei cambi?
Patrick li chiama di fuori. Si accorge che i due ragazzi hanno l'aria preoccupata. Assume un tono di voce che vuol essere confortante.
"Ehi, che cosa sono queste facce angosciate? Lo so benissimo che è la prima volta che cambiate un disabile, ma non c'è niente di preoccuparsi. I ragazzi da cambiare sono solo tre, quelli in carrozzina: Aristide, che vedo avete già eletto a vostro idolo, e poi Rubens e Alan. Oggi vi farò vedere io come si fa, mentre Pino e Pierangelo staranno qua con gli altri ragazzi e li accompagneranno in bagno. Dai, prendiamo i nostri tre baldi giovani e andiamo al secondo piano. Coraggio ragazzi, niente paura!"
Ognuno accompagna un ragazzo in carrozzina con l'ascensore. Arrivano davanti a una porta gialla.
Patrick la apre e appare un lettino verde. Di fianco un water e uno spruzzino dell'acqua. Sopra una mensola piena di pannoloni. In un'altra parete sono appese tre salviette molto grandi e sull'appendino c'è scritto il nome del ragazzo da cambiare.
Ezio guarda la stanza e la prima impressione non è buona. Il tutto gli puzza di ospedale. Lui ha sempre odiato gli ospedali.
Corrado sta pensando proprio la stessa cosa.
Ma il cappellone come al solito riesce a mantenere la calma. Vede negli occhi del suo nuovo amico panico e voglia di fuggire. Gli tocca il braccio e gli dice:
"Coraggio bergamino, se superiamo anche questa passeremo dodici mesi fantastici!"
La leggera pressione delle sue dita sul gomito hanno un effetto calmante sul Rosso, come era accaduto in mattinata.
Corrado ha una forza incredibile. Riesce a trasmettere calma e tranquillità. E' una fortuna essere capitato con lui.
Patrick stende la salvietta di Rubens sul lettino. Si gira e guarda il bergamasco. Con la sua voce profonda lo incita:
"Dai Ezio, adesso solleviamo Rubens e lo mettiamo sul lettino. Prendigli il braccio e la gamba destra e, al mio via, lo tiriamo su. Pronto? Viaaaaa!"
Rubens è sul lettino. Il Rosso segue alla perfezione quello che fa Patrick. Nel giro di due minuti impara quello che dovrà fare per un anno.
Togliere il pannolone. Mettere sotto il sedere la padella. Usare lo spruzzino per bagnare le parti intime dell'utente. Insaponarlo. Risciacquarlo. Togliere la padella ormai piena d'acqua. Asciugare il ragazzo. Rimettergli un pannolone nuovo. Rivestirlo. Sollevarlo e rimetterlo in carrozzina.
Il cambio di Rubens è già finito, ma il Rosso non si sente affatto bene.
Corrado gli dà il cambio e lui va a prendersi una boccata d'aria sul terrazzo. Porco schifo non sta bene per niente. Che brutta sensazione violare le parti più delicate di Rubens. E toccarle anche! Durante il cambio il ragazzo rideva, divertito dalle battute di Patrick, ma Ezio fingeva di ridere, ma dentro di sé era un ribollire di panico e angoscia. Dal terrazzo del secondo piano riesce a vedere l'ingresso dell'università. C'è un via vai continuo di giovani.
Chissà quante belle ragazze là dentro. Spero di riuscire a trovarne una che mi faccia dimenticare lei. Gloriana, puttana che non sei altro; tu non sai quanto male mi hai fatto!
D'istinto dà un pugno alla ringhiera. Il dolore lo fa ritornare alla realtà. Si gira e i suoi occhi acquistano la solita grinta. C'è il cambio di Aristide da affrontare. Deve concentrarsi su quello.
Non devo più pensare a Gloriana. Non devo lasciarmi rovinare la vita dal suo ricordo!
Patrick lo vede arrivare e gli sorride. Gli mette una mano sulla spalla e gli dice:
"Vedrai che già da domani ti sentirai molto meglio durante il cambio. E' solo una dannata questione di abitudine. Fidati di me!"
Aristide non è da stendere sul lettino. Mano male, perché sollevare novanta chili avrebbe spezzato la schiena a chiunque.
Ezio e Corrado lo fanno alzare, sorreggendolo per le braccia. Patrick abbassa il lettino in modo da far sedere Aristide. Poi il coordinatore lascia fare ai due obiettori.
I due ragazzi se la cavano alla grande. Le paure del bergamasco sono scomparse, le brutte sensazioni sono allontanate.
Sono le quindici. I cambi sono finiti!
Il coordinatore è soddisfatto dei suoi due nuovi obiettori e non fa nulla per nasconderlo. Stringe la mano ad entrambi e dice:
"Bravi ragazzi! Vi siete meritati una pausa. Le attività riprendono tra mezz'ora. Andate pure a bervi un caffè. Io vi consiglio di andare alla mensa dell'università. Vedrete, c'è da lustrarsi gli occhi!"
Entusiasti, i due venticinquenni si incamminano verso l'ateneo. L'esame dei cambi è stato superato.
Ora vogliono soltanto pensare a qualche bella ragazza con cui parlare.
GIUGNO 2003, DOMENICA ORE 11:30
Era passato un mese da quando avevano fatto la loro prima camminata sui colli di Grena. Quando Boz si era lanciato all'inseguimento del gatto e loro due per caso avevano trovato quel piccolo prato tra gli alberi. E avevano fatto l'amore.
Era una domenica mattina ed Ezio stava lanciando la sua macchina scassata per le strade della bassa bergamasca. Al suo fianco c'era Gloriana e lui era il ragazzo più felice del mondo.
Stavano raggiungendo una vecchia cascina, dove vivevano i nonni di lei. Ma ad aspettarli non c'erano solo loro, bensì tutto il parentado di Gloriana. Ogni domenica d'estate si riunivano in quella vecchia casa, pranzando e cenando insieme.
Erano le undici e mezza e il sole scottava già. Ezio sudava, ma non per il calore. Era in panico perché non aveva voglia di affrontare una massa urlante di parenti.
Gli avrebbero fatto il terzo grado, se lo sentiva.
Non aveva potuto rifiutare, perché Gloriana ci teneva un sacco a presentarlo ai suoi.
"Siamo quasi arrivati, ora gira a destra in quella stradina sterrata" disse il suo angelo biondo.
Quella zona della provincia bergamasca il Rosso non l'aveva mai vista. Campi di granoturco dappertutto. Nessuna collina all'orizzonte. Nessun punto di riferimento. Lui che era abituato a Grena , dove bastava alzare lo sguardo per vedere i verdi colli. Anche qua comunque c'era un sacco di verde e questo bastava per fargli apprezzare questi luoghi a lui sconosciuti.
La strada sterrata non sembrava finire mai. A destra e a sinistra non c'era l'ombra di una casa. Solo granoturco. Il silenzio era totale. La rumorosa civiltà lontana.
Poi lo vide. Un fantastico cascinale disperso nel verde. Con un favoloso terrazzo di legno. E una veranda spaziosa, dove campeggiava un tavolo già apparecchiato.
Davanti alla casa un prato enorme, ben curato. Al centro un platano molto alto.
Sembrava la casa nella prateria ed Ezio rimase folgorato dalla bellezza di quel posto.
Il buon umore di Ezio sparì subito: non fecero in tempo a scendere dalla macchina che una massa vociante di parenti si precipitò fuori dal casolare e li assalì.
Donne, uomini, bambini e in testa una coppia molto anziana.
Il Rosso sentì il sudore scendergli lungo la schiena. Porco schifo avrebbe voluto correre per quelle enormi distese di campi e mimetizzarsi nel verde. Ma non poteva. I suoi occhi assunsero il consueto sguardo deciso ed il ragazzo si sentì pronto ad affrontare quella marmaglia.
"Ciao, noi siamo i nonni di Gloriana. Che bel giovanotto che sei!"
La nonna dimostrava più di ottant'anni, ma si vedeva lontano un miglio che aveva ancora molte energie da spendere. Lo prese per mano e lo guidò fino alla tavola imbandita.
Quella mano lo stringeva in una stretta ferrea e non dava segni di cedimento. Arrivati in veranda, con la mano ancora congiunta a quella del ragazzo, l'anziana signora fece la presentazione ufficiale al pubblico:
"Silenzio per favore! Questo è Ezio, il ragazzo di Gloriana. Viene da Grena e presto diventerà un professore di ginnastica".
Momento di silenzio, interminabile. Poi partirono gli applausi.
Il Rosso Avrebbe voluto sprofondare. Non si era mai sentito così imbarazzato. Tre secondi di panico, fino a quando tutto il parentado si concentrò sul posto a tavola e gli sguardi deviarono da lui.
Gloriana stava ridendo come una pazza. Il ragazzo avrebbe voluto arrabbiarsi con lei e farle capire il grande imbarazzo che aveva provato. Non c'era proprio niente da ridere.
Ma non si incazzò. Era troppo bella, persino quando lo prendeva in giro. Pensò che non sarebbe mai riuscito ad arrabbiarsi veramente con lei. Pensò che sarebbe stato prigioniero del suo fascino. Per sempre.
Il pranzo era iniziato. La tavolata strapiena. Erano almeno una ventina.
Il Rosso si rese conto che non gli dispiaceva trovarsi immerso in tutta quella umanità. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, quando la domenica tutte le famiglie italiane si riunivano.
Lui era seduto tra Gloriana e la nonna, che l'aveva preso in simpatia. Di fronte a lui c'era un uomo coi baffi, completamente calvo tranne per un ridicolo codino che gli spuntava dalla nuca. Ezio lo osservava divertito.
Ma guarda un po' che tamarro.
Lui si presentò:
"Ciao. Io sono il padre di Gloriana".
Il suo sguardo non era per niente benevolo. Il ragazzo si sentì trafitto da due occhi pieni di rancore. Quasi di disprezzo. Il Rosso credette che il tutto fosse solo frutto delle sue paranoie. Ma le parole del baffo lo colpirono come un a pugnalata.
"E' un miracolo che con quella macchina siete arrivato fin qua. Non è ora di cambiarla?"
Ma che cazzo vuole questo?
Ezio aveva sentito il familiare formicolio salirgli dalle mani fino alla spalla. Il viso cominciava ad arrossarsi. Provò un desiderio irrefrenabile di insultarlo pesantemente. Di urlargli nelle orecchie di farsi i cazzi suoi. E di tagliarsi quella ridicola coda da tamarro.
Ma Gloriana gli toccò la mano e gliela strinse. Il contatto con quella mano calda e accogliente fece dissolvere tutto il veleno che era pronto a sputare.
"La cambierò quando avrò preso la laurea. Comunque, anche se ha tanti anni, non mi ha mai dato particolari problemi".
Gloriana gli teneva ancora la mano e lui riuscì a pronunciare queste parole con un tono calmo e distaccato.
Le parole dell'uomo, invece, lo ferirono al cuore.
Guardando con occhi sprezzanti il ragazzo disse:
"Voi universitari iniziate a lavorare troppo tardi. E' ridicolo entrare nel mondo del lavoro a quasi trent'anni. Siete dei lazzaroni. Vi manderei tutti a zappare la terra!"
Io adesso mi alzo e gli tiro un cartone a quest'uomo di merda! Mi ha già rovinato il pranzo. Ma perché mi odia? Non mi ha mai visto e spara a raffica i suoi giudizi taglienti.
Occhi imploranti di Gloriana. Il calore della sua mano. Il Rosso sente svanire la rabbia. Subito.
"Guardi che io d'estate ho sempre lavorato. E l'università me la sono sempre mantenuta da solo, senza chiedere i soldi a mia mamma. Da quando sono iscritto prendo i soldi della borsa di studio e non devo chiedere aiuti economici a nessuno."
Ezio guardò l'uomo dritto negli occhi, con il suo sguardo deciso.
Quello non riuscì a sostenere lo sguardo e lo abbassò sul piatto.
Uno a zero per il Rosso.
Il pranzo andò avanti tranquillo per un po'. Al ragazzo piaceva sempre più trovarsi in mezzo a quella ciurma vociante e allegra. Riusciva quasi a sentirsi parte di loro.
E poi la nonna era fantastica. Aveva preso Ezio sotto la sua ala protettiva e lo metteva completamente a suo agio. Era lei che comandava tutta quella gente. Si vedeva lontano un chilometro che tutti i componenti di quell'enorme tavolata le volevano un gran bene. Nessuno di loro era venuto costretto a quel pranzo.
Alla cascina di nonna Felicina ci andavano tutti volentieri.
L'unica cosa che non capisco è come abbia fatto a uscire da una donna così dolce un uomo rozzo come il papà di Gloriana.
Il baffo era quello che rideva di meno. Sembrava quasi un corpo estraneo alla tavolata. Mangiava come un maiale e ogni tanto lanciava un'occhiataccia a Ezio. E mentre il giovane stava spiegando alla nonna che sin da piccolo lui correva nei boschi, che la corsa per lui era troppo importante, che suo papà lo aveva instancabilmente accompagnato ad allenarsi per anni, il baffo aveva voluto dire la sua.
"Io odio lo sport. Per voi giovani è una scusa per non lavorare. Io faccio il caporeparto in fabbrica e lì è pieno di ragazzini che non fanno gli straordinari perché devono allenarsi. Voi ragazzi siete dei lazzaroni! Io alla tua età lavoravo dodici ore al giorno! Tuo padre avrebbe dovuto insegnartelo sin da piccolo. Evidentemente non è un gran lavoratore neanche lui."
Formicolio alle mani. Calore in faccia.
Questo imbecille ha insultato mio padre. Il mio povero padre. Io adesso gli tiro un cartone!
Gloriana sapeva che Ezio era orfano e sapeva pure quanto il ricordo del padre fosse doloroso per il suo ragazzo. Guardò schifata il padre, che ancora una volta non aveva saputo tenere a bada la sua lingua sputa sentenze. Poi guardò allarmata il Rosso e capì che sarebbe successo qualcosa di grave.
Ezio si alzò. Si sporse sul tavolo per avvicinarsi al panzone. Piantò i suoi due occhi neri in quelli porcini dell'adulto. Vi lesse arroganza, ma anche paura.
Il Rosso avrebbe voluto spappolargli quel suo grosso naso a patata pieno di venuzze rosse.
A questo imbecille piace bere il vino. Spero solo che quello che dice sia per colpa dei vapori dell'alcool.
Riuscì a darsi una calmata. Lo prese per il colletto della camicia bianca e lo tirò ancora più vicino al suo viso.
Tra lo stupore di tutti i parenti, il papà di Gloriana non fiatò.
Con voce resa rauca dalla rabbia Ezio disse:
"Tu mio padre non lo devi neanche nominare. Era un grande uomo e tu neanche a vivere duecento anni riusciresti a farti amare così dai tuoi familiari. Tu sei solo un pover'uomo che vive per compiacere il proprio datore di lavoro."
Detto questo. il giovane si rimise a sedere al suo posto. Il pranzo durò ancora un'ora e in tutto quel tempo il baffo non pronunciò parola.
Tutti i parenti di Gloriana guardavano ammirarti quel rosso dall'aria decisa. Al primo colpo era riuscito a zittire quell'odioso di Aldo. Cosa che non era mai riuscita a nessuno di loro.
21 GIUGNO 2006, LUNEDI' ORE 14:05
I due obiettori sono felici. Stanno bene, la mensa universitaria è una favola. Aveva ragione Patrick, c'è veramente da lustrarsi gli occhi.
Pieno di gnocche. A destra, a sinistra, davanti, dietro, è un unico pullulare di belle ragazze.
Ezio ripensa ai suoi tempi da universitario e un'ondata di nostalgia lo sommerge. Prova quasi un dolore fisico. Quanto ci stava bene in quel mondo.
Cercherò di tornarci spesso qua. Respirare ancora un po' di atmosfera universitaria mi farà bene.
Il capellone si gira verso di lui e fa:
"Ehi bergamino, non sai quanto mi manca la vita da studente".
Il rosso lo guarda stupito. Porca vacca lo conosce da appena una giornata e gli sembra di conoscerlo da una vita.
"Pensavo anch'io la stessa cosa! Farei carte false per poter tornare indietro nel tempo. Ero super squattrinato, con un futuro incerto, ma essere studente ti fa sentire fiero. La condizione di studente ti rende più forte, ti insegna a non mollare mai".
E non mollerò neanche adesso che quella puttana mi ha lasciato e mi ha devastato la vita.
Improvvisamente Ezio vede una ragazza di una bellezza devastante. E' seduta ad un tavolino a pochi metri da loro. Sta parlando con un'amica.
Capelli corti, nero carbone. Una carnagione mulatta, esotica. Due occhi dolci che ti leggono dentro. Un nasino alla francese.
E questa da dove spunta?
"Corrado. Non guardare là subito, altrimenti si accorge che la stiamo fissando. A quel tavolino vicino ai videogiochi. Non ho mai visto una ragazza così bella!"
Corrado non resiste e gira subito lo sguardo. E appena la inquadra dà una gomitata al suo compare. Poi si rigira e spara tutto d'un fiato:
"Ma che è una modella?"
Ezio non capisce più niente. Si sente intontito, come quando aveva visto per la prima volta Gloriana.
Tutto rosso in faccia propone al bresciano:
"Dai che andiamo là a conoscerla. Basta una qualsiasi scusa ed il ghiaccio è rotto!"
"Ehi bello, guarda che io sono fidanzato da sette anni. Quella sarà pure una figona da sballo, ma io in questi dodici mesi non ho intenzione di fare il cretino con le altre" risponde serio il capellone, facendo cadere sotto i tacchi il morale di Ezio.
"E allora fallo per me. Da solo non ho il coraggio di andare là!"
Corrado risponde di sì, ma la mulatta da sogno e la sua amica si stanno alzando.
No porco schifo se ne stanno andando.
Il rosso la guarda con i suoi occhi decisi. Molte volte aveva funzionato.
Stavolta no.
La ragazza, prima di essere inghiottita dalle scale, si gira verso di loro. Ma i suoi occhi scuri non si perdono nei suoi, ma in quelli del bresciano.
Quella non mi ha cagato neanche di striscio.
"Ehi capellone, guarda che quella ti ha squadrato da capo a piedi! Tutte le fortune capitano a quelli già fidanzati, non è giusto. Io ero come se fossi invisibile".
"Dai Ezio, se domani la gnocca sarà ancora qua, ti aiuterò a conoscerla. Una così non puoi lasciartela scappare".
Con una così non penserei più a Gloriana. E finalmente tornerei a vivere.
La pausa era finita. Erano le due e mezzo. Il Centro Terre di Mezzo li aspettava e i due, a malincuore, si lasciarono alle spalle tutta quella beata gioventù.
LUGLIO 2003, VENERDI' ORE 22:30
Erano passate tre settimane da quel pranzo domenicale nella bassa bergamasca.
Al Rosso veniva ancora il nervoso pensando alle parole del baffo borioso riguardo al suo povero padre.
Ma come al solito Ezio non si era lasciato intimidire ed era sicuro che Gloriana era stata contenta del modo in cui aveva reagito il suo ragazzo.
Adesso il ragazzo vedeva la gente arrivare a frotte. Erano le ventidue e trenta di un afoso venerdì di inizio luglio e lui indossava una polo rossa con la scritta "Grena Rock Festival-Securety".
Era iniziata la festa di Grena. Tre serate di musica rock in cui avrebbero suonato molti gruppi emergenti della zona.
Unica prerogativa per essere accettati era avere canzoni proprie. Alla festa di Grena non si accettavano gruppi di cover. Il paese di Ezio voleva solo musica originale.
In quel primo giorno di festa esordivano tre gruppi di casa. Il Rosso li conosceva tutti ed era fiero di loro.
Tre sere a settimana si trovavano nella saletta prove dell'oratorio e ci mettevano l'anima. Lui li aveva visti con i propri occhi, dato che era uno dei responsabili della sala, e si fermava volentieri ad ascoltarli per tutta la serata. Nessuno di loro avrebbe sfondato, perché il mondo della musica è un mondo difficile, pieno di raccomandati. Ma non importava niente a nessuno, perché loro mettevano il cuore in quello che facevano. Loro ci credevano e questo bastava.
Ora settiva le schitarrate del primo gruppo, "I folli di Grena", e avrebbe voluto essere sotto il palco a pogare. Facevano musica punk niente male. Ezio, però, non si poteva muovere dalla sua postazione. Lui doveva stare attento che nessuno scavalcasse la ringhiera delle scuole elementari. Un lavoro non difficile, per la verità, ma c'erano sempre due o tre personaggi un po' sbronzi che tentavano di andare a sdraiarsi sul prato delle scuole.
Erano quattro anni che il Rosso faceva parte della Sicurity, cioè da quando era diventato maggiorenne. Succedeva sempre la stessa cosa: l'ubriaco era già con mezzo corpo oltre la ringhiera, arrivava lui che gli diceva di tornare indietro. Quello protestava, allora Ezio lo prendeva per le braccia e lo riportava dalla parte giusta. Ancora proteste, lui lo zittiva in tono brusco e gli ordinava di sedersi sul muretto. Poi però si sedeva lui stesso sul muretto e si fermava a parlare con il personaggio alticcio. Quello gli raccontava di tutto e di più e lui lo ascoltava con molta pazienza.
Spesso le serate erano finite con i soliti tre o quattro sbronzi seduti tutti insieme a conversare tra loro, sotto la supervisione di Ezio. Quando tutta la gente se ne era andata a dormire, loro si alzavano, salutavano calorosamente quel ragazzo dai modi bruschi, ma buono, e tornavano a casa.
Stare seduti sul quel muretto gli aveva fatto bene e la mente era meno annebbiata dagli effluvi dell'alcool.
Il Rosso si era ormai affezionato a quelle persone e sperava che prima o poi riuscissero a venire alla festa senza ubriacarsi.
Solo con uno non riusciva ad andare d'accordo. Era di Grena, di nome faceva Enrico e di soprannome il Burino. Quarant'anni, un figlio di dodici, una ex moglie e una vita fra galera e casa dei suoi anziani genitori.
Poveri vecchietti, terrorizzati all'idea che il loro unico figlio combinasse qualcosa di grosso e definitivo.
Il Burino era famoso non solo a Grena, ma in tutti i paesi limitrofi. Spesso lo trovavi ai semafori, ti si piazzava davanti al cofano della macchina e non se ne andava fino a che non gli davi qualche euro.
Nelle precedenti feste Rock Ezio aveva fermato più volte i tentativi di Enrico di scavalcare la ringhiera. Imprecava ad alta voce, insultava il Rosso, lo spintonava. Poi però incrociava lo sguardo del ragazzo, vedeva la ferrea decisione nei suoi occhi e immediatamente la smetteva. Si sedeva sul muretto per un po' e poi ripartiva alla ricerca di una birra da scroccare.
Ma quella sera Enrico si era presentato, alle otto e mezza di sera, già completamente fatto di alcool.
Il ragazzo era preoccupato.
Stasera questo mi combinerà casini. E alle dieci e mezza arriva Gloriana, cazzarola!
Le sue previsioni si erano rivelate esatte. Ezio aveva passato due ore d'inferno. Enrico aveva tentato di scavalcare una decina di volte e verso le dieci e un quarto si era sdraiato sul prato delle elementari e si era appisolato.
Adesso lo lasciò lì a dormire, sono stufo di richiamarlo.
Era stata una buona idea. Senza il Burino la situazione si era tranquillizzata.
Ezio era stato accerchiato dai ragazzini del CRE. Lui faceva l'animatore e gli piaceva un sacco stare a parlare con gli adolescenti.
Erano le dieci e trentadue e Beppe, un ragazzino di molto sovrappeso, gli aveva appena chiesto dove fosse la sua ragazza.
"Dovrebbe arrivare proprio adesso" disse Ezio guardandosi intorno. La vide. Era nel campo di calcio e si stava dirigendo verso di lui.
Gloriana, ma quanto sei bella!
Era uno schianto. Gli occhi dei maschi predatori la trafiggevano da ogni parte e sicuramente a lei non dispiaceva.
Ti piace essere ammirata, eh, ragazza mia?
Una punta di inquietudine si insinuò nel cuore del ragazzo, ma fu subito ricacciata indietro. Lei era lì e i pensieri cattivi perdevano importanza davanti alla sua prorompente bellezza.
La bionda arrivò e, dopo aver abbracciato il suo ragazzo, lo baciò sulla guancia.
Persino i ragazzini del CRE non sapevano più cosa dire.
Indossava una minigonna di jeans e una canottiera rosa elettrico, che lasciava scoperto il ventre abbronzato. Ai piedi un paio di infradito. I capelli le cadevano sciolti sulle spalle, arrivando quasi in fondo alla schiena.
Il Rosso avrebbe voluto salire sul muretto e urlare tutta la sua gioia. Invece le accarezzò la guancia e la presentò ai ragazzini.
Il Burino intanto si era svegliato dal suo torpore. Ezio, con la coda dell'occhio, lo vide alzarsi e puntare verso di loro.
Porco schifo, adesso arriva e si appiccicherà a Gloriana.
Previsione azzeccata. Appena la vide, Enrico iniziò a essere volgare:
"Ehi Rossino, non mi avevi detto che avevi una morosa così figa! E sì che sei brutto. Non dirmi che sotto i pantaloni nascondi un bel serpentone che fa impazzire le ragazze!"
Il Rosso iniziava a sentire il tanto familiare formicolio alle mani. Leggeva la paura negli occhi di Gloriana. Il suo sorriso ammaliante era scomparso e ora gli stringeva la mano con ansia.
Con tutta la sua forza di volontà Ezio tentava di restare calmo. Era accerchiato dai suoi ragazzini e non voleva fare la figura del violento.
Con tono calmo si rivolse al Burino:
"Dai Enrico, adesso calmati e piantala di sparare cavolate. Gloriana, ti presento Enrico, un mio vecchio amico. Io e lui ci punzecchiamo sempre a questa festa, ma in fondo ci vogliamo bene. Vero Enrico?"
"Certo che ci vogliamo bene. Però caro il mio rossino, se sei veramente mio amico, dovresti farmi fare una scopatina con la tua ragazza!"
Al ragazzo iniziò ad annebbiarsi la vista.
Come fa a parlare così davanti a lei? Deve essere proprio ubriaco fradicio. Mantieni la calma, mantieni la calma, mantieni la calma, mantieni la calma, mantieni la calma, mantieni la calma, mantieni la calma.
Ezio tentava di autoconvincersi e ce la stava quasi facendo. Poi successe l'irreparabile e la situazione degenerò.
Gloriana stava implorando a bassa voce il suo ragazzo di rimanere calmo, quando con una mossa velocissima il Burino le si mise dietro e le alzò la minigonna, mostrando ai presenti il perizoma della ragazza. Non pago, Enrico appoggiò una mano sul sedere tornito della bionda e diede una bella strizzata.
Dopo questo gesto tutti i buoni propositi di Ezio si polverizzarono. Il formicolio alle mani si trasformò in scossa elettrica. La scossa elettrica divenne pugno, che si stampò sullo zigomo destro dell'ubriacone.
Un pugno di una potenza devastante.
Il Burino cadde a terra come un sacco di patate e per tre o quattro secondi interminabili nessuno andò a soccorrerlo.
Il Rosso, alla vista di quel pover'uomo a terra, iniziò a pentirsi di ciò che aveva fatto.
Questa volta ho esagerato. Porca vacca, guarda che cosa ho combinato. Ho steso un misero ubriacone distrutto dall'alcool.
"Papà, papà, che cosa ti hanno fatto?"
Un ragazzino stava correndo verso suo padre a terra e le lacrime scorrevano copiose sulle sue guance. Adesso stava tentando di rialzarlo, ma aveva dodici anni e un fisico esile e da solo non ce l'avrebbe mai fatta.
"Papà ti fa male? Chi è stato? Chi è stato? Chi è stato?". La sua voce tremava. Era quasi isterica.
"Andrea, sono stato io". Ezio stava male. Alla vista del ragazzino, che conosceva benissimo, il respiro gli si era mozzato.
Il ragazzino lo guardò con i suoi occhi grandi e scuri. Velati da una voragine di tristezza.
"Perché lo hai picchiato? Lo sai che beve troppo e non farebbe del male a una mosca. Perché lo hai colpito?"
Ha ragione. Avrei potuto spingerlo via. Minacciarlo e basta. Ma cazzo quando ho visto quelle sue luride mani toccare Gloriana non ho capito più niente.
Ezio diede una mano al Burino a rialzarsi. L'ubriacone aveva al posto dello zigomo una massa deforme e bluastra. Intorno a loro si era formato un capannello di persone.
Il Rosso avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna. In più temeva che Enrico si mettesse a urlare insulti contro di lui.
Non lo fece. Anzi, quell'uomo contuso non aveva ancora parlato da quando si era beccato quel cartone. Anche lui si sentiva una merda, proprio come Ezio. Non era riuscito, per l'ennesima volta, a stare lontano dall'alcool.
Aveva deludo Andrea che ormai aveva perso ogni speranza nei suoi riguardi.
Aveva fatto arrabbiare il ragazzo rosso, che segretamente aveva sempre ammirato. Perché nonostante fosse così giovane si vedeva che aveva le palle.
Ora Ezio lo stava guardando e con un fil di voce gli disse:
"Vieni Enrico, ti porto al Pronto Soccorso".
A sinistra Ezio, al centro Enrico, a destra Andrea. E dietro la bella Gloriana, vistosamente confusa.
Lo strano gruppo si aprì un varco tra la folla e si lasciò alle spalle il "Grena Rock Festival".
MARTEDI' 22 GIUGNO 2006, ORE 14:07
Sono in piedi al bancone del bar. La mensa universitaria è il solito via vai di giovani vite.
Ezio e Corrado si stanno gustando un caffè, dopo la sessione di cambi al Centro Terre di Mezzo.
Per Ezio è stata dura, proprio come il giorno precedente, ma con la calma di Corrado e Patrick ce l'ha fatta.
Adesso i due obiettori danno le spalle al bancone, in modo da poter controllare tutto l'ambiente.
Lei, però, non c'è.
Il Rosso è sconsolato. Ci ha pensato spesso a quel viso e avrebbe voglia di rivederlo.
Ancora pochi minuti e poi ce ne dobbiamo già andare. Avrei dovuto conoscerla ieri la ragazza mulatta. Magari adesso non la rivedrò più.
Il capellone vede la Gazzetta su uno dei pochi tavoli liberi e propone di andare a sedersi là. Il suo compare accetta di buon grado. Tuffarsi nelle notizie sportive è sempre un buon modo per scacciare le ansie.
"Dai vediamo il calcio mercato di Atalanta e Brescia" fa Ezio.
Dopo averla consultata i due scoppiano a ridere. Ovviamente le due squadre non hanno ancora fatto acquisti. Ma i due ragazzi sono abituati così. Le squadre provinciali non hanno mai un soldo in più. Comprano gli avanzi degli altri.
Però non mollano mai. Hanno quello che le grosse squadre non avranno mai nel loro DNA: la voglia di sputar sangue, fino al novantesimo.
I pensieri calcistici vengono spazzati via in una frazione di secondo.
Dalle scale arriva lei. Gnocca come ieri. Gonnellino e maglietta bianca immacolata che crea un bellissimo effetto alla sua pelle scura. I capelli corti la rendono ancora più intrigante.
Ezio è fulminato.
E' spiaccicata a Halle Berry in 007!
Al suo fianco l'amica di ieri. Ma i due obiettori hanno occhi solo per la gatta nera.
Le due avanzano di fianco ai tavoli. Halle Berry guarda verso di loro. Il Rosso prepara il suo sguardo deciso.
Stavolta la fulmino.
Col cavolo! La gattona si perde negli occhi del bresciano! Lui diventa rosso e sostiene lo sguardo. Poi le due ragazze arrivano al bancone e ordinano un caffè.
Ezio è deluso, ma non lo vuol dare a vedere all'amico. Pensa che la partita non è ancora persa. Che magari è stata solo una coincidenza lo sguardo della mulatta a Corrado. Il capellone invece è entusiasta. Troppo entusiasta. Sembra aver dimenticato la sua fidanzata storica in un batter d'occhio.
"Adesso vado al bancone e te la porto qua!"
Non lo lascia neanche rispondere. Si alza e a grandi falcate le raggiunge.
La scena è velocissima. Ezio però la vede al rallentatore.
Labiale di Corrado: "Ehi, là da noi c'è posto, se volete".
Sorriso di Halle Berry, nessuna reazione della sua amica.
Labiale della gattona: "Volentieri!"
Mutismo da parte dell'amica, i tre che vanno verso il loro tavolo e in un nanosecondo sono lì.
E' qua seduta davanti a me! Non ci credo! Ora si presenterà, non ci sto più dentro, da vicino è ancora più bella. Porca vacca non ho mai visto dei lineamenti così fini, guarda che pelle morbida! Grazie Corrado che me l'hai portata qui, sei stato un grande davvero.
"Beh, che fai, hai smarrito la parola?" Il capellone guarda divertito il suo compare che è completamente perso nel viso della mulatta.
Il Rosso si rende conto che sta facendo una figura da deficiente e si decide a parlare.
"Piacere, io sono Ezio".
"Ciao, io sono Zoe". Lei sorride e le sorridono anche gli occhi. Al bergamino manca l'ossigeno.
Poi una voce. Bassissima.
"Ciao, io sono Mara".
Ezio finalmente riesce a staccarsi dalla figura di Zoe e si gira verso l'amica. Anche lei ha i capelli corti. Rosso fuoco. E' pallida, molto pallida. Ma ha un bel nasino e due occhi nocciola molto espressivi, da cerbiatta impaurita.
Il nostro punk la guarda e non sa dire se è carina. Anche perché in quel momento gliene frega solo ed esclusivamente di Zoe.
Finisce il giro di presentazioni il capellone metal:
"E io sono Corrado. Vi abbiamo visto anche ieri, ma non abbiamo fatto in tempo a presentarci".
Detto questo strizza l'occhio all'amico.
Corrado ti adoro. Devo imparare tutto da te ad abbordare le ragazze.
Iniziano a parlare. I più spigliati sono Zoe e Corrado. Il Rosso e Mara restano in seconda linea.
Le due ragazze sono studentesse di lettere. Mara è di Vicenza e vive in appartamento insieme alla mulatta, a due passi dall'università.
Mara ha vent'anni. Zoe due di più. La mulatta parla con un'inflessione strana e ha una erre moscia marcatissima.
Spiega ai due ragazzi che viene dalla Francia ed è qua in Italia con l'Erasmus. E' arrivata da poco e se ne andrà tra un anno.
Ezio è deluso.
Porco schifo mi sembrava tutto troppo bello! Invece questa qua tra un anno se ne va e non la vedrò più!
Il rammarico passa subito, però. Appena si perde nei suoi occhi il Rosso si sente mancare. Nella sua testa scorrono immagini di lui e Zoe.
Insieme. Lui e lei, mano nella mano, in riva all'Adige. Seduti su una panchina davanti all'Arena. Lui che la presenta a sua mamma Luciana. La sua mente corre veloce e senza limiti.
Anche se poi tornerà in Francia, io me la gioco. Fino all'ultimo minuto.
Ma la realtà è un'altra ed il nostro punk è costretto ad accorgersene.
Nella mezz'ora in cui se ne stanno lì a parlare, lui cerca continuamente con lo sguardo la mulatta, ma
lei non indugia mai negli occhi di Ezio. Lei sorride a Corrado. Lei si rivolge soprattutto a lui quando parla. I suoi grandi occhi scuri si perdono in quelli azzurro ghiaccio del capellone.
Mara parla pochissimo ed è imbarazzata. Si vede che è molto timida. Ogni tanto, però, fa un sorriso a Ezio. Il Rosso si accorge anche di questo, ma non gli importa. Lui ha occhi solo per Zoe e lei invece non è attratta da lui.
Fanculo! Con questa super mulatta non ci combinerò mai niente!
Sono le quattordici e trenta. E' ora di rientrare al Centro Terre di Mezzo.
Ezio ha il morale sotto i tacchi. Zoe propone ai due obiettori di vedersi ancora. Domani, stessa ora, lì alla mensa. I due ragazzi accettano.
Si salutano. Zoe guarda Corrado, che arrossisce.
Mara sorride fugacemente ad Ezio, ma lui non c'è con la testa.
I due gruppi si dividono, persi nei loro pensieri segreti.
Le due avanzano di fianco ai tavoli. Halle Berry guarda verso di loro. Il Rosso prepara il suo sguardo deciso.
Stavolta la fulmino.
Col cavolo! La gattona si perde negli occhi del bresciano! Lui diventa rosso e sostiene lo sguardo. Poi le due ragazze arrivano al bancone e ordinano un caffè.
Ezio è deluso, ma non lo vuol dare a vedere all'amico. Pensa che la partita non è ancora persa. Che magari è stata solo una coincidenza lo sguardo della mulatta a Corrado. Il capellone invece è entusiasta. Troppo entusiasta. Sembra aver dimenticato la sua fidanzata storica in un batter d'occhio.
"Adesso vado al bancone e te la porto qua!"
Non lo lascia neanche rispondere. Si alza e a grandi falcate le raggiunge.
La scena è velocissima. Ezio però la vede al rallentatore.
Labiale di Corrado: "Ehi, là da noi c'è posto, se volete".
Sorriso di Halle Berry, nessuna reazione della sua amica.
Labiale della gattona: "Volentieri!"
Mutismo da parte dell'amica, i tre che vanno verso il loro tavolo e in un nanosecondo sono lì.
E' qua seduta davanti a me! Non ci credo! Ora si presenterà, non ci sto più dentro, da vicino è ancora più bella. Porca vacca non ho mai visto dei lineamenti così fini, guarda che pelle morbida! Grazie Corrado che me l'hai portata qui, sei stato un grande davvero.
"Beh, che fai, hai smarrito la parola?" Il capellone guarda divertito il suo compare che è completamente perso nel viso della mulatta.
Il Rosso si rende conto che sta facendo una figura da deficiente e si decide a parlare.
"Piacere, io sono Ezio".
"Ciao, io sono Zoe". Lei sorride e le sorridono anche gli occhi. Al bergamino manca l'ossigeno.
Poi una voce. Bassissima.
"Ciao, io sono Mara".
Ezio finalmente riesce a staccarsi dalla figura di Zoe e si gira verso l'amica. Anche lei ha i capelli corti. Rosso fuoco. E' pallida, molto pallida. Ma ha un bel nasino e due occhi nocciola molto espressivi, da cerbiatta impaurita.
Il nostro punk la guarda e non sa dire se è carina. Anche perché in quel momento gliene frega solo ed esclusivamente di Zoe.
Finisce il giro di presentazioni il capellone metal:
"E io sono Corrado. Vi abbiamo visto anche ieri, ma non abbiamo fatto in tempo a presentarci".
Detto questo strizza l'occhio all'amico.
Corrado ti adoro. Devo imparare tutto da te ad abbordare le ragazze.
Iniziano a parlare. I più spigliati sono Zoe e Corrado. Il Rosso e Mara restano in seconda linea.
Le due ragazze sono studentesse di lettere. Mara è di Vicenza e vive in appartamento insieme alla mulatta, a due passi dall'università.
Mara ha vent'anni. Zoe due di più. La mulatta parla con un'inflessione strana e ha una erre moscia marcatissima.
Spiega ai due ragazzi che viene dalla Francia ed è qua in Italia con l'Erasmus. E' arrivata da poco e se ne andrà tra un anno.
Ezio è deluso.
Porco schifo mi sembrava tutto troppo bello! Invece questa qua tra un anno se ne va e non la vedrò più!
Il rammarico passa subito, però. Appena si perde nei suoi occhi il Rosso si sente mancare. Nella sua testa scorrono immagini di lui e Zoe.
Insieme. Lui e lei, mano nella mano, in riva all'Adige. Seduti su una panchina davanti all'Arena. Lui che la presenta a sua mamma Luciana. La sua mente corre veloce e senza limiti.
Anche se poi tornerà in Francia, io me la gioco. Fino all'ultimo minuto.
Ma la realtà è un'altra ed il nostro punk è costretto ad accorgersene.
Nella mezz'ora in cui se ne stanno lì a parlare, lui cerca continuamente con lo sguardo la mulatta, ma
lei non indugia mai negli occhi di Ezio. Lei sorride a Corrado. Lei si rivolge soprattutto a lui quando parla. I suoi grandi occhi scuri si perdono in quelli azzurro ghiaccio del capellone.
Mara parla pochissimo ed è imbarazzata. Si vede che è molto timida. Ogni tanto, però, fa un sorriso a Ezio. Il Rosso si accorge anche di questo, ma non gli importa. Lui ha occhi solo per Zoe e lei invece non è attratta da lui.
Fanculo! Con questa super mulatta non ci combinerò mai niente!
Sono le quattordici e trenta. E' ora di rientrare al Centro Terre di Mezzo.
Ezio ha il morale sotto i tacchi. Zoe propone ai due obiettori di vedersi ancora. Domani, stessa ora, lì alla mensa. I due ragazzi accettano.
Si salutano. Zoe guarda Corrado, che arrossisce.
Mara sorride fugacemente ad Ezio, ma lui non c'è con la testa.
I due gruppi si dividono, persi nei loro pensieri segreti.
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