mercoledì 29 aprile 2020

DON CAMILLO. A viso aperto



FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

Capita che a volte mi chiamano al cellulare e sullo schermo compare PRIVATO. 
Per principio non rispondo a questo tipo di chiamate perché non approvo che uno nasconda la sua identità. Liberissimo di farlo e certamente ha tutte le sue buone ragioni, però io desidero sapere prima di aprire il contatto con chi sto per parlare.
Io penso che sia una povertà questa scelta di stare nell'anonimato; una specie di sfiducia negli altri o di paura nei loro confronti, peggio ancora se fosse un atteggiamento sprezzante, come se non si volesse affidare la propria identità al "Volgo" per paura di essere contaminato, una specia di "Mosca al naso" che fa torcere il volto al solo sguardo.
Naturalmente queste sono mie supposizioni che però mi portano a non aprire la comunicazione. Magari si tratta di un benefattore che vuole lasciarmi un patrimonio in pieno anonimato... Pazienza! Accetto di perdere il patrimonio.
Ritengo infatti che il rapporto umano sia più prezioso di qualsiasi patrimonio economico.
La stessa sensazione negativa la provo quando, entrando nel cimitero, passo davanti al "Giardino delle memorie": un'aiuola di sassi dove vengono disperse le ceneri. Liberissimo ognuno di fare questa scelta. Quello spazio, però, per me ha ben poco del "Giardino" e meno ancora di "Memoria". 
Un giardino, infatti, è fatto di fiori, di erba, di cespugli, di piante che parlano di colori, di bellezza, di vita. Lì, invece, trovo solo un mucchio di sassi freddi e senza vita dai quali non può spuntare niente. Così pure la "memoria" è fatta di storie raccontate, di volti, di riferimenti personali.... Sotto i sassi del cinerario, viene invece cancellato ogni riferimento, ogni identità... Nemmeno una foto, un nome, un frase, una preghiera...
Può sembrare strano l'accostamento tra la dicitura PRIVATO  che compare su certe chiamate al cellulare e CINERARIO. Io vedo nell'uno e nell'altro la stessa determinazione: la volontà di togliersi dalla Storia, di non far parte di una comunità; una considerazione individualista della vita che finisce con la vita stessa dell'interessato. Magari anche la volontà di non offrire occasione di commenti a chi passa nel cimitero raccontando il più e il meno davanti alla sua tomba.
Riaffermando il rispetto per la scelta di ognuno, esprimo la mia preoccupazione per questa che io considero una deriva culturale che impoverisce oltre che la persona anche la comunità che rischia di trasformarsi da tavola comune dove ci si siede a mangiare insieme e a rafforzare le relazioni fraterne, ad alveare, dove ognuno si rifugia isolato e anonimo nella proria cella.
Di fronte al PRIVATO continuerò a non aprire il contatto anche al costo di perdere il possibile patrimonio.
Passando davanti al CINERARIO avrò sempre una preghiera per gli anonimi che vi sono dispersi, però ogni volta riaffermerò con determinazione la mia volontà di essere pubblico, dentro nella mischia, passibile di commenti e di critiche, ma sempre presente con la mia faccia e la mia storia anche dopo, quando sarò la foto o lo scritto a rendermi visibile, con la speranza che possa essere utile almeno a qualcuno, se non altro per evitare i miei errori fatti in buona fede.
                               
                                    don Camillo

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