FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" aprile 2020.
Articolo: "Info ai tempi del virus" di RITANNA ARMENI.
L'informazione ai tempi del coronavirus ha accentuato e aggravato difetti e limiti; è stata spesso inattendibile, inutile e, persino, dannosa.
Narrazioni confuse, commenti emotivi, interviste contraddittorie, informazioni sempre diverse. Un pendolo la cui oscillazione è andata dall'angoscia per un morbo simile alla peste di manzoniana memoria, alla rassicurazione, altrettando irrazionale, che quel che stava già cambiando le nostre vite e stava distruggendo un'economia già in difficoltà era solo un'influenza stagionale. Per tornare poi ai toni allarmati e apocalittici e quindi, con una nuova inspiegabile oscillazione, alle tranquilizzazioni.
I giornali e le televisioni hanno usato un atteggiamento che ha mutuato quello della politica di palazzo. Sono cambiati gli attori, ma ci sono state le stesse approssimazioni, gli stessi stucchevoli colpi di scena, le stesse esagerazioni. Soprattutto - e questo è il fatto più grave - molti giornalisti hanno rinunciato a ogni autonomia di giudizio e di ricerca, limitandosi a seguire e ad adeguarsi alle indicazioni governative oscillanti tra la paura del virus, i timori per l'economia e la necessità di rispondere alle opposizioni.
Ma, nel caso del virus che allarma il mondo, non si tratta di valorizzare o condannare le posizioni di questo o di quel politico, di chiacchiere inventate per rendere appetibile una politica spesso incomprensibile, di equilibrio tra le posizioni del governo e quelle dell'opposizione, ma della salute, della vita di milioni di persone.
Per fortuna, dirà qualcuno, ci sono i social, i cittadini hanno potuto usufruire di una rete informale a cui attingere e in cui confrontarsi. Non è stato propriamente così. Nella prima epidemia ai tempi dei social, questi, di ogni ordine e grado, a parte qualche piacevole battuta ironica, hanno diffuso notizie false e contraddittorie. Fake news hanno invaso il web. Così le paure si sono moltiplicate, l'angoscia e il senso d'impotenza sono aumentati anche per chi non aveva oggettivamente niente da temere.
Nelle scorse settimane non ci ha colpito solo il coronavirus, ci siamo trovati di fronte a una "infodemia", di fronte cioè - definizione Treccani - alla "circolazione di una quantità eccessiva d'informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili".
Davanti a fatti nuovi e gravi i nostri mezzi di comunicazione non sono stati quasi mai all'altezza del compito loro affidato, non hanno adempiuto i loro compiti proprio nel momento e nel periodo storico in cui essi sono indispensabili, onnipresenti, imprenscindibili.
Di comunicazione è fatta l'economia planetaria e poi la nostra vita, il nostro lavoro e i nostri rapporti personali, le nostre amicizie, i nostri affetti. Da essa dipendono scelte, decisioni. Ce n'è abbastanza per una riflessione seria e severa. E anche per una decisa condanna.
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