FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" febbraio 2016.
Articolo "L'importanza della politica" di Giulio Albanese.
L'IMPORTANZA DELLA POLITICA
E' del tutto normale che uomini e donne, afflitti nei rispettivi Paesi da guerre e povertà, si affannino alla ricerca di una vita migliore. Si tratta di persone disposte a tutto, pronte anche ad affrontare pericoli d'ogni genere pur di riscattare la propria dignità in quelle che in modo pertinente papa Francesco definisce le periferie del mondo. D'altronde, è sempre stato così. Basta leggere il resoconto fornito da Ammiano Marcellino, per rendersi conto di che cosa stiamo parlando. Storico tardo imperiale di origine ellenica, Ammiano, nel suo Rerum gestarum libri ci racconta di un passato a noi lontano che se confrontato con il presente può rivelare molte interessanti analogie. Verso la fine del IV secolo d.C. l'Impero romano fu costretto a misurarsi con una crisi umanitaria senza precedenti, quella dei profughi Goti: correva l'anno 376. Essi appartenevano a quelle popolazioni che duemila anni fa i romani definivano barbari. A scanso di equivoci, è bene chiarire che, dal punto di vista etimologico, la parola barbaro deriva dal greco, passato in latino come barbarus. Un'espressione onomatopeica con cui gli antichi greci indicavano gli stranieri (letteralmente i "balbuzienti"), cioè coloro che non parlavano greco, e quindi non erano di cultura greca.
In condizioni di estrema emergenza, questo popolo in fuga dagli Unni venne fatto entrare nell'Impero. Purtroppo una serie di eventi mandò in blocco il sistema di accoglienza. L'operazione umanitaria venne, infatti, gestita malamente dai generali romani che intravidero la possibilità di intascare grossi profitti in nero, costringendo i Goti a pagare le razioni che avrebbero dovuto essere distribuite gratuitamente e per cui il governo imperiale aveva peraltro stanziato i fondi. A ciò si aggiunge un mix di incompetenza e mancata percezione dell'inizio di un nuovo fenomeno migratorio di massa che avviò, inesorabilmente, la civiltà romana al suo tramonto. E dire che i Goti già vivevano in simbiosi con Roma da parecchio tempo. Molti di loro avevano acquisito la cittadinanza romana, alcuni erano diventati legionari. I barbari erano una risorsa alla quale l'Impero non voleva rinunciare, poiché costituivano forza lavoro a basso costo, erano contribuenti zelanti e soldati affidabili. Improvvisamente, però, la disastrosa gestione dell'ingresso dei Goti (noi diremmo oggi di "nuovi immigrati") provenienti da Oriente segnò l'inizio della fine. Dopo essere entrati in gran numero nell'impero e aver subito abusi eccessivi da parte delle autorità, i Goti si ribellarono. La conseguenza fu la sanguinosa battaglia di Adrianopoli (378 d.C.) con cui sconfissero l'imperatore Valente. Il pensiero corre alle terribili inefficienze del nostro sistema, all'interno del quale losche cooperative hanno intascato ingenti somme di denaro, troncando sul nascere qualsiasi seria politica di integrazione. Mafia capitale docet!
Per chi volesse saperne di più raccomando vivamente un saggio del professor Alessandro Barbero, storico e divulgatore di grande spessore, autore di Barbari. Immigrati, profughi, deportati nell'impero romano (Laterza). "L'immigrazione - secondo Barbero - è una risorsa indispensabile, quando è gestita bene, con regole chiare e diritti e doveri chiaramente stabiliti; mentre una società può collassare sotto il suo peso se manca una salda direzione politica. E' anche molto importante che la piena assimilazione sia percepita dagli immigrati come possibile e concretamente molto vantaggiosa: i barbari sono stati una risorsa per Roma finché non hanno desiderato altro che diventare Romani, il disastro è cominciato quando i Goti hanno sentito che era più vantaggioso rimanere Goti anziché diventare Romani". Saggia conclusione perché nessuna civiltà è eterna. La Storia, d'altronde è sempre e comunque magistra vitae.
In condizioni di estrema emergenza, questo popolo in fuga dagli Unni venne fatto entrare nell'Impero. Purtroppo una serie di eventi mandò in blocco il sistema di accoglienza. L'operazione umanitaria venne, infatti, gestita malamente dai generali romani che intravidero la possibilità di intascare grossi profitti in nero, costringendo i Goti a pagare le razioni che avrebbero dovuto essere distribuite gratuitamente e per cui il governo imperiale aveva peraltro stanziato i fondi. A ciò si aggiunge un mix di incompetenza e mancata percezione dell'inizio di un nuovo fenomeno migratorio di massa che avviò, inesorabilmente, la civiltà romana al suo tramonto. E dire che i Goti già vivevano in simbiosi con Roma da parecchio tempo. Molti di loro avevano acquisito la cittadinanza romana, alcuni erano diventati legionari. I barbari erano una risorsa alla quale l'Impero non voleva rinunciare, poiché costituivano forza lavoro a basso costo, erano contribuenti zelanti e soldati affidabili. Improvvisamente, però, la disastrosa gestione dell'ingresso dei Goti (noi diremmo oggi di "nuovi immigrati") provenienti da Oriente segnò l'inizio della fine. Dopo essere entrati in gran numero nell'impero e aver subito abusi eccessivi da parte delle autorità, i Goti si ribellarono. La conseguenza fu la sanguinosa battaglia di Adrianopoli (378 d.C.) con cui sconfissero l'imperatore Valente. Il pensiero corre alle terribili inefficienze del nostro sistema, all'interno del quale losche cooperative hanno intascato ingenti somme di denaro, troncando sul nascere qualsiasi seria politica di integrazione. Mafia capitale docet!
Per chi volesse saperne di più raccomando vivamente un saggio del professor Alessandro Barbero, storico e divulgatore di grande spessore, autore di Barbari. Immigrati, profughi, deportati nell'impero romano (Laterza). "L'immigrazione - secondo Barbero - è una risorsa indispensabile, quando è gestita bene, con regole chiare e diritti e doveri chiaramente stabiliti; mentre una società può collassare sotto il suo peso se manca una salda direzione politica. E' anche molto importante che la piena assimilazione sia percepita dagli immigrati come possibile e concretamente molto vantaggiosa: i barbari sono stati una risorsa per Roma finché non hanno desiderato altro che diventare Romani, il disastro è cominciato quando i Goti hanno sentito che era più vantaggioso rimanere Goti anziché diventare Romani". Saggia conclusione perché nessuna civiltà è eterna. La Storia, d'altronde è sempre e comunque magistra vitae.
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