lunedì 28 agosto 2023

SERGIO E IL CALCIO. L'allenatore. La finale contro l'Atalanta

 



Prima di continuare il racconto, voglio pubblicare la foto della squadra e narrare un episodio. 
Nella foto c'è anche Matteo Zappella, il più giovane, che formava, lui destro, una coppia centrale fantastica di centrocampo con il mancino Paolino. Matteo è il 5° dei giocatori in piedi da sinistra.
Purtroppo Matteo, noi lo chiamavamo Matteino, è morto a soli 38 anni nel luglio del 2014 in un incidente stradale, mentre tornava dal lavoro. In quell'occasione ho scritto il post SPORT. Ti ricordo Matteo pubblicato il 18/08/14.


Invece l'episodio è questo. L'anno scorso nella rosa avevamo un solo portiere, Paolo di Vigano S. Martino. C'era la necessità di trovarne un altro. Un giorno Paolo mi dice che ha un amico molto forte come portiere, ma ha paura di indicarcelo, perché teme di perdere il posto da titolare. Tuttavia mi comunica che questo suo amico si chiama Roberto ed abita a Berzo S. Fermo. Nell'allenamento successivo Francesco porta anche Roberto, che viene subito tesserato. Paolo aveva ragione: l'amico si è dimostrato più bravo, ma sarà determinante nella finale contro l'Atalanta come vedremo.
L'intera rosa è composta dai seguenti 19 ragazzi: Roberto e Stefano di Berzo S. Fermo, Paolo e Giovanni di Vigano S. Martino, Pierluigi, Mosè, Mirco, Alex, Thomas, Giovanni, Giovanni di Cenate Sotto, Cristian di Carobbio, Andrea di Trescore, Paolino di Cenate Sopra, Mirchino di Entratico, Matteo, Fabio e Luigi di Gorlago, Andrea di Zandobbio.

Trascorro la domenica come se fossi in paradiso. La testa è leggera come una piuma e la fantasia galoppa come un cavallo selvaggio nelle praterie nordamericane.
"Ce l'abbiamo fatta'" continuo a ripetermi " e ci misureremo con l'Atalanta. E' un sogno fantastico. Quel furbacchione di Francesco mi ha dato una buona idea con i prestiti e probabilmente non pensava che il progetto andasse in porto. Oppure si è pentito di avermi messo i bastoni tra le ruote".
Tuttavia ho sottovalutato la furbizia del potente factotum, che a questo punto può aver desiderato ardentemente che la squadra  incontri la formidabile Atalanta. Infatti ha ricevuto  richieste per molti ragazzi e la stessa Atalanta ha messo gli occhi su Stefano e Mirchino.
La partita finale è una mostra, dove è importante esporre i propri gioielli e Cenate Sotto ne possiede alcuni  di preziosi.
Durante la settimana svolgiamo i  due consueti allenamenti e non ho bisogno di richiamare all'ordine i ragazzi, poiché, consci dell'importanza della partita, si allenano con entusiasmo.
Anche Fabio, Mirco e Pierluigi sono rientrati dalla gita scolastica e i ranghi sono al completo.
Tuttavia voglio sfruttare ancora i prestiti, che mi hanno garantito una difesa impenetrabile e quindi ho detto ai tre ragazzi di essere presenti al campo Kennedy sabato per le ore 14:00.
Arriva il sabato e il viaggio è sul solito pulmino di Francesco. Durante il tragitto i ragazzi se ne stanno tranquilli, pensando all'impegnativa partita che li attende.
Giunti ad Albino, lasciamo il pulmino nel parcheggio poco distante dallo stadio Kennedy. Nel breve tragitto da compiere a piedi mi rivolgo a Francesco: "Questa settimana Roberto mi è sembrato con la testa nelle nuvole. Non è stato  il solito portiere vigile e scattante. Che ne direbbe se mettessi in porta Paolo?".
"Faccia partire titolare Roberto. Sarà stato un momentaneo calo di concentrazione: è facile nei ragazzi"  mi risponde  il direttore tecnico, che aveva avuto una richiesta per il ragazzo.
Entro negli spogliatoi e vedo con soddisfazione che i tre giocatori in prestito sono già arrivati.
In cuor mio ho deciso di utilizzarli di nuovo, facendo giocare Fabio di stopper al posto di Andrea. Comunico questa decisione alla squadra e Fabio, il libero abituale, mugugna, come fa solitamente quando qualcosa non gli va bene.
"Ritieniti fortunato di entrare in campo, anche se nel ruolo di stopper: preferisci andare in panchina?" .
Il ragazzo abbassa la testa, ma non ho dubbi che in campo darà tutto.
Le campane del vicino campanile battono le 15:00 quando le squadre entrano in campo.
Mi siedo in panchina insieme agli altri ragazzi e provo una forte emozione nel vedere che l'allenatore avversario è Pierluigi Savoldi, detto Titti,  famoso giocatore di alcuni anni fa. Lanciato dal vivaio dell'Atalanta, ha giocato ad alto livello nella Juventus e in altre squadre professionistiche e a fine carriera è entrato nello staff tecnico del settore giovanile dell'Atalanta stessa. 
Un perfetto sconosciuto come me ora prova molta soddisfazione a sedere su quella panchina: un carneade in cerca di gloria.
Il fischio d'inizio della partita mi riporta tra i comuni mortali, desiderando che i miei ragazzi non sfigurino davanti agli undici campioncini avversari. Mi basta una sconfitta onorevole dopo aver profuso ogni energia sul campo.
I giocatori cenatesi non sono dello stesso avviso e, per nulla intimoriti dai più quotati avversari, incominciano a gran carriera e per i primi dieci minuti il gioco è equilibrato.
Stranamente sto seduto in panchina, contrariamente al solito, forse non volendo mostrare il mio vulcanico carattere all'altro mister.
La partita continua in equilibrio, quando un atalantino scocca un tiro da una trentina di metri che Roberto non trattiene e lascia cadere a terra l'innocuo  pallone, che l'ala sinistra avversaria, un biondino dall'aria sveglia, mette in rete con un morbido tocco (NDR. E' Tomas Locatelli, futuro giocatore di Atalanta, Mlan, Udinese ecc.). "Porca miseria!" sibilo a denti stretti. "Avevo ragione di non mettere Roberto tra i pali. Questa settimana è svampito, ma non tutto è perduto e la squadra si sta comportando bene".
E finalmente mi alzo ad incitare i ragazzi.
In svantaggio, i cenatesi raddoppiano gli sforzi per raddrizzare il risultato, ma non c'è nulla da fare  e l'arbitro fischia due volte per decretare la fine del 1° tempo.
Negli spogliatoi incoraggio i giocatori: "Ragazzi, possiamo rimontare il gol. La cosa importante è continuare a giocare con concentrazione e grinta e non abbiate paura nell'uno contro uno. Il centrocampo è in mano nostra e, poiché loro cercano solo di difendersi, bisogna cercare il gol anche con tiri da fuori area. Coraggio, rientriamo in campo e fate vedere la vostra bravura".
Le squadre ritornano sul terreno di gioco e subito i cenatesi incominciano a pressare gli atalantini nella loro area. Cercano in tutti i modi di segnare la rete del pareggio.
Tiri da fuori area, punizioni, calci d'angolo, azioni di sfondamento. Il pallone incoccia sempre qualche gamba avversaria o sfreccia a pochi centimetri dai pali o dalla traversa, perdendosi sul fondo del campo. Tutto inutile e la fortuna arride agli atalantini.
Al triplice fischio di chiusura i ventidue giocatori in campo depongono le armi: i cenatesi con aria mesta, gli avversari euforici per lo scampato pericolo.
Negli spogliatoi rincuoro la squadra: "Ragazzi, sono contento per l'ottima partita disputata. Abbiamo dimostrato di essere superiori all'Atalanta e gli applausi degli spettatori sono stati per voi.  Con questo incontro abbiamo terminato la stagione agonistica. Non so se sarò il vostro mister anche nel prossimo campionato, ma sappiate che mi rimarrete sempre nel cuore, se le nostre strade si dovessero dividere".
Con la voce incrinata dall'emozione proseguo: "Mi avete regalato delle forti emozioni ed alcune volte  anche delle terribili incazzature. Non è stato facile guidarvi, ma ho sempre cercato di educarvi, come se foste figli miei. Grazie di tutto".
Ed esco  per non mostrare le lacrime che mi rigano il volto.
Nel viaggio di ritorno i ragazzi si scatenano in canti e urla e, transitando nei paesi, la gente forse si sarà chiesta se quel pulmino è fuggito dal manicomio.
Io sto seduto nell'ultimo posto e, con il mento in mano, ricordo con tenerezza l'incredibile avventura vissuta  con questa pazza squadra. Non ho il coraggio di confessare ai ragazzi che non allenerò più a Cenate Sotto.  La penso troppo in modo diverso da Francesco sull'educazione dei ragazzi.

                                       continua












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