C'è un grande business che ruota attorno a questo pianeta meraviglioso che è lo sport. Come riuscire a salvare la bellezza della pratica sportiva senza farle perdere l'anima?
"L'atleta è un mistero affascinante, un capolavoro di grazia, di passione. E' facilissimo però trasformarlo in un oggetto, una mercanzia che genera il profitto.
Nell'ultima enciclica, Fratelli Tutti, ho voluto precisare che il mercato, da solo, non risolve tutto anche se la cultura di oggi sembra volerci far credere a tutti i costi a questo dogma di fede neoliberale. Questo accade quando il valore economico detta legge, nello sport come in tanti altri settori della nostra vita.
La ricchezza, il guadagno facile, rischiano di far addormentare la passione che ha trasformato un ragazzo qualunque in un fiore all'occhiello. Personalmente credo che un po' di "fame" in tasca sia il segreto per non sentirsi mai appagati, per tenere accesa quella passione che, da bambini, li ha affascinati.
E' triste vedere campioni ricchissimi ma svogliati, quasi dei burocrati del loro sport: facciamo di tutto perché sia salva la dimensione amatoriale dello sport. Abbiamo visto nei mesi scorsi come la pandemia abbia evidenziato che non tutto si risolva con la libertà di mercato.
Ha mai pensato di scrivere un'enciclica sullo sport?
"Apertamente no ma , per esempio, tanti elementi si possono ritrovare nell'enciclica Fratelli Tutti. Per esempio il capitolo quinto offre spunti per riflettere attorno all'imponente mondo economico che gira attorno allo sport ma suggerisce, anche, come lo sport possa aiutare o almeno possa dare il proprio contributo alla globalizzazione dei diritti.
Ma forse anche questa nostra conversazione può definirsi l'avvio di una enciclica sullo sport. Vedremo cosa il buon Dio suggerirà nel proseguo del pontificato!
Una cosa, però, possiamo già condividerla. Ogni quattro anni ci sono le Olimpiadi, con la loro Carta Olimpica. Proprio le Olimpiadi possono fungere da faro per i naviganti: la persona al centro, l'uomo teso al suo sviluppo, la difesa della dignità di qualunque persona. E la parte più bella: "Contribuire alla costruzione di un mondo migliore, senza guerre e tensioni, educando i giovani attraverso lo sport praticato senza discriminazioni di alcun genere, in uno spirito di amicizia e di lealtà". E' già stato scritto tutto: viviamolo!"
Il santo è il campione della fede. Santi, come campioni, non si nasce: lo si diventa. Qual è il suo segreto per competere nel campionato della santità?
"Restando nel linguaggio sportivo che lei continua a suggerirmi in questa conversazione, per me il segreto per desiderare e per vivere la santità è quello di mettersi in gioco.
Infatti che cosa fa un giocatore quando è convocato per una partita o un atleta prima di partecipare ad una gara? Si deve allenare, allenare e ancora allenare. Ad ognuno Dio ha dato un campo, un pezzo di terra nel quale giocarsi la vita: senza allenamento, però, anche il più talentuoso rimane una schiappa (si dice così?). Ecco per me allenarsi - e anche un Papa si deve sempre tenere in allenamento! - è chiedere ogni giorno a Dio "Che cosa vuoi che faccia, che cosa vuoi della mia vita?" Domandare a Gesù, confrontarsi con Lui come con un allenatore. E se si fa uno scivolone, nessuna paura: a bordo campo c'è Lui che è pronto a rimetterci in piedi. Basta non aver paura di rialzarsi".
Michael Jordan, uno dei più grandi cestisti di tutti i tempi, disse che "se ci si arrende una volta, diventa un'abitudine. Mai arrendersi". Mi perdoni, Santità: come fa lei a non arrendersi mai?
"Prego. Ho bisogno di sapere che gioco in una squadra dove il Capitano ha il diritto di avere l'ultima parola: prego per sapere intercettare al meglio le parole che Lui mi suggerisce, per offrirle al popolo, che non è mai una semplice parola o una categoria sociologica. Popolo è anzi tutto una chiamata, un invito a uscire dall'isolamento e dall'interesse proprio per rovesciarsi nell'ampio letto di un fiume che, avanzando, dà vita al territorio che attraversa. E poi mi tengo i poveri vicino: quando viene la sera, penso a tutti i poveri che dormono attorno al Colonnato di Piazza San Pietro: la loro resistenza è la mia ispirazione, la loro presenza è la mia protezione. Penso a loro e non mi sento mai solo: dentro quella carne fragile e ferita, Dio si nasconde, anzi si manifesta, per suggerirmi lo schema di gioco vincente. E mi fido di Lui: Lui non si arrenderà mai, nemmeno di fronte alla mia fragilità".
Questo è il primo numero de La Gazzetta del 2021. Quale è l'augurio di Papa Francesco per l'umanità in questo inizio d'anno?
"Il mio augurio è molto semplice, lo dico con le parole che hanno scritto su una maglietta che mi è stata regalata: "Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca". Lo auguro a tutto il mondo, non solo a quello dello sport. E' la maniera più bella per giocarsi la vita a testa alta. Che Dio ci doni giorni santi. Pregate per me, per favore: perché non smetta di allenarmi con Dio!"