giovedì 18 marzo 2021

RES PUBLICA. Italia, paese per vecchi?

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" gennaio 2021.
Articolo: "Non è un Paese per vecchi" di RITANNA ARMENI.


Che cosa ha spinto la politica e i mass media in questi duri mesi di malattia e di morte a sottovalutare, se possibile ignorare, il numero esorbitante dei morti per covid? Se, nella prima ondata, la visione dei camion che portano via le bare è stata il simbolo terribile di un contagio indomabile, che cosa significa il silenzio di oggi? La risposta sta in un'altra domanda: chi sono i morti che si è cercato di far passare sotto silenzio? Sono soprattutto anziani, vecchi, uomini e donne, ormai fuori dalla vita attiva.  Molti abitavano nelle cosiddette case di riposo, molti erano già ricoverati negli ospedali. Il covid li ha colti fragili ed esposti e li ha colpiti senza pietà. Noi - lo stato, il governo, la politica - non siamo stati capaci di difenderli. Non solo. La pandemia ha fatto emergere la solitudine e la povertà, lo stato di abbandono in cui passa la vita la maggior parte di loro. Ce ne siamo vergognati - la politica se n'è vergognata - abbiamo rimosso e poi censurato.
Non è stato difficile. L'Italia, per dirla con il titolo di un celebre romanzo, "non è un Paese per vecchi". Sono anni che la politica ha uno sguardo assente, talvolta ostile verso una parte della popolazione che peraltro è sempre più numerosa. Basta pensare al recente passato: quando c'è stato da recuperare risorse ci si è rivolti sempre ai pensionati e ai loro redditi. Per altro già bassi. La politica della sanità, con l'indebolimento dell'assistenza  sul territorio, del medico che va a casa e conosce il paziente, è soprattutto loro che ha colpito. La carenza, in alcune regioni l'assenza, di un sistema di assistenza domiciliare li ha condannati alla solitudine.
Noncuranza, disattenzione, impreparazione a cui si è aggiunto qualcosa di più e di più grave. In tempi di emergenza, in cui può emergere la logica del "si salvi chi può", la disattenzione per i i più fragili è passata nei fatti. Non sono produttivi, non contribuiscono alla crescita della ricchezza, anzi, all'opposto, costano. Se muoiono liberano risorse che possono essere impiegate diversamente. Certo, nessuno ha fatto un discorso di questo tipo con chiarezza. Anzi, tutte le misure di lockdown sono state giustificate con l'affermazione di voler proteggere i più fragili, ma sono state contraddette dai fatti.  Sì, è proprio vero, e la pandemia l'ha confermato, l'Italia non è un Paese per vecchi. Ma questo non può rassicurare i giovani. E non solo per il banale motivo che alla vecchiaia tutti ci arriviamo (se siamo fortunati) ma perché la disattenzione per i più fragili indica un modello sociale, culturale e sentimentale che non colpisce solo gli anziani, ma chiunque si trovi in un momento di difficoltà. Allora la domanda diventa: una nazione che non è capace di pensare ai suoi nonni riuscirà a pensare adeguatamente ai suoi figli? Riuscirà a proteggere chi tra loro è più debole? Riuscirà a comprendere davvero come costruire il futuro di tanti? Un Paese che "non è per vecchi" può essere per i giovani? Il dubbio è forte.

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