mercoledì 3 marzo 2021

DON CAMILLO. C'era una volta la raggera



FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

C'ERA UNA VOLTA LA RAGGERA

C'era una volta sul vecchio solaio della chiesa una raggera da tempo in disuso.
Era ormai ridotta a pezzi coperta a malapena da vecchi stracci tanto laceri da non essere più in grado di svolgere il loro compito di protezione. La polvere era tanta e tale d'aver nascosto ogni traccia di interesse in quel sfasciume di legni che sembravano più adatti alla stufa che al salvataggio.
Smosso dalla curiosità presi in mano uno di quei pezzi e, con la manica della tuta, lo ripulii alla bell'e meglio dalla polvere: era un pezzo di legno scolpito, una foglia d'accanto dorata. La sua eleganza e la lucentezza del suo colore che fino a quel momento era stata nascosta dalla polvere, mi affascinò.
Così decisi di recuperare tutti quei pezzi. Ce n'erano di tante dimensioni. Sia pure malmessa, quella raggera era completa. Si trattava di un'opera antica, forse del '700, che rappresentava una storia ricca di significato e di Fede. Decisi così che dovevo recuperarla e riportarla al suo antico splendore.
In paese c'erano persone appassionate di cose antiche. Le contattai e parlai a loro del progetto. Mi risposero con entusiamo: avrebbero preso in  carico il restauro gratuitamente.
Fu così che in pochi mesi, grazie al lavoro esperto e appassionato di quei volontari, avvenne il miracolo: la raggera recuperò tutta la sua bellezza ed eleganza originaria, pronta ad essere montata sull'altare maggiore per fare da corona al tabernacolo con le sue cento candele per rappresentare tutti i santi e i defunti che fanno parte dell'assemblea liturgica ogni volta che si celebra l'Eucarestia.
Quella raggera veniva montata 2 volte l'anno: in occasione delle quarant'ore e in occasione del Triduo dei Defunti. E fu così per vari anni. Ogni volta che si celebrava con la raggera esposta, c'erano volontari che accendevano una ad una le cento candele che ardevano con fiamma viva come è viva la presenza dei Santi e dei morti nell'assemblea quando si celebra la Messa.
Un lavoro impegnativo, che richiedeva tempo, ma rendeva bene il messaggio che voleva trasmettere. Poi ad un tratto è prevalsa la comodità. Ci vuole troppo tempo per accendere tutte le candele; siamo sempre quelli a prenderci l'impegno... Perché non mettiamo le lampadine? In un attimo è tutta accesa, e chi guarda da lontano neanche si accorge che sono la padine....
Certo, sembra tutto come prima, ma è cambiato lo spirito. Anzi è scomparso. E questo cambia tutto: si salva il guscio, ma è scomparsa l'anima, tutto ciò che dava senso, valore e perfino bellezza a quel guscio. E' scomparsa la vita che alimentava fantasie e sogni; è rimasto il cadavere che resta un corpo da "smaltire".

ARTE VIOLATA

C'era una volta un'opera d'arte
creata dal cuore e da mani operose;
nelle feste solenni la sua era parte
di grande risalto, tra le più decorose.

Con cura e passione era allestita
per dare risalto alla sua eleganza;
con mille candele veniva vestita,
ognuna era accesa con tenace costanza.

Si trattava di una vera nobile impresa
accessibile solo a gente vogliosa:
ogni candela doveva essere accesa
per arder di fiamma viva e gioiosa.

Ogni fiammella fungeva da segno
di un caro defunto che attorno all'altare
insieme con noi realizzava quel Regno
che grazie allo Spirito c'invoglia a cantare.

Poi ad un tratto è mancata la voglia;
ha prevalso la Sirena che invita a dormire.
Come si stacca dal ramo la foglia
il banale ha costretto l'incanto a finire.

Ora tutto si accende in un battito d'ali.
Un'arida luce al posto del fuoco.
Lampade fredde fisse e uguali.
Del fascino antico è rimasto assai poco.

                                              don Camillo



 

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