mercoledì 24 marzo 2021

DON CAMILLO. Canto solitario

 



FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

CANTO SOLITARIO

Ognuno di noi custodisce  dentro di sé un vero e proprio tesoro fatto di pezzi unici e pregiati che sono: la sensibilità, i sentimenti, le emozioni, gli ideali, i progetti, i punti di vista....
Tutti pezzi unici perché ognuno di noi è unico e irripetibile; e tutti pezzi pregiati perché sono espressione di quella vita personale che è il bene più prezioso di ognuno.
Non sempre, però, siamo consapevoli di questo tesoro. Ci può capitare di considerarlo un insieme di banalità, di cose di poco conto che non interessano a nessuno. E così lasciamo perdere. Può capitare che consideriamo banalità il tesoro di chi sta vicino, ma non  ha titoli o fama che lo possano rendere interessante.  E così lasciamo perdere pure questo.
Quanto patrimonio sprecato! Anch'io, come tutti, ho il mio patrimonio. Non è certamente pari a quello della BCE, ma nel mio piccolo ho l'ambizione di metterlo a disposizione. Mi piacerebbe tanto ascoltare chi mi parla; parlare con chi mi ascolta sugli argomenti della vita e della Fede. Però sono rari i casi che mi capitano, e meno male che ce ne sono alcuni.
Il più delle volte ho la sensazione di essere considerato come uno che parla per il ruolo che occupa, in modo scontato, perché è il suo compito.
Essendo io prete, quello che dico è classificato come predica, come un tentativo di convertire chi mi si confida. "E' comprensibile - si dice - Fa il suo mestiere. E' giusto che sia così..." Per di più viene giudicato in base alla durata più che in base al contenuto.
Classificato in questo modo, mi sento svuotato; capisco che quello che dico fa poca presa sull'animo di chi mi interpella; o addirittura non fa presa affatto. 
E' bello quando una persona viene  a parlarmi, semplicemente per essere ascoltata e con la voglia di ascoltare a sua volta senza limiti di tempo......Ma è raro che succeda. Al sabato mi metto disponibile per le confessioni in chiesa, ma spesso resto disoccupato....
E così il mio scrigno, per quanto povero, resta chiuso. A me piacerebbe condividere quello che sono; quello che sento; quello che provo. Non parlo da prete perché è il mio ruolo, ma parlo da uomo che ha trovato nella missione da prete il modo per arricchirsi ulteriormente di Grazia di Dio e per sentirsi utile a chi vuol riflettere, capire e gioire.
Per superare la delusione di non sentirmi "sfruttato" penso che, se quello che ho dentro non viene condiviso, resta comunque dentro, e me lo posso godere io. Se una buona torta viene mangiata in compagnia, si crea un clima di festa coinvolgente. Se resto solo a mangiarla, rimane comunque sempre buona, anche se la festa si riduce ad un canto solitario.

CANTO SOLITARIO

Ho dentro di me ben nascosto
in uno scrigno di oro zecchino
un tesoro nel quale ho riposto
la gioia di svegliarmi al mattino.

Non temo che mi venga rubato;
non ha un valore commerciale;
per questo se lo porto al mercato
i più lo vedon banale.

Vorrei tanto poterlo donare
per rendere qualcuno contento;
sentirlo ogni giorno cantare
e affidare le sue note al vento.

Nessuno, però, mi ha chiesto
di aprire il mio scrigno dorato;
e allora solitario io resto
pensando che son fortunato.

E' strano veder trascurare
un patrimonio così prestigioso
sapendo che son molti a cercare
e a comprare pattume costoso.

Rimango a guardare perplesso
cercando di capire e spiegarmi
il perché di tanto insuccesso
e di questo rifiuto a parlarmi.

Sarà forse perché sono un prete
e si pensa  che sol per mestiere
io cerchi di attirar nella rete
più gente con canti  e preghiere.

Mi adatto così a gioire
da solo e senza complessi,
disponibile sempre ad offrire
il mio tesoro a chiunque interessi.

Certo, meglio sarebbe
condivider  la gioia tra tanti;
a tutti in cuor crescerebbe
la voglia di esplodere in canti.

                                      don Camillo




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