FONTE: "Sul filo dei ricordi...2 " ideato e stampato dal Gruppo per la Terza Età di Zandobbio.
Ora che la vita è a un buon punto, i ricordi affiorano alla mente e ritornano con nostalgia al passato, quando si era bambini.
Vivevamo in una casa vicino alla Buca del Corno ad Entratico ed eravamo una famiglia numerosa composta da quattro figlie e da tre figli, oltre ai genitori.
Tra i tanti ricordi quello della scuola è il più vivo.
Il frequentare la scuola per noi che abitavamo in alta collina d'inverno, quando cadeva la neve, era un problema. Qualche volta non potevamo andarci. A noi bambini dispiaceva non frequentarla. Un inverno nostro padre tagliò un albero, utilizzò parte del tronco per creare uno spartineve: tirava il tronco e noi bambini dietro il tronco, in fila indiana, lo seguivamo. Noi avevamo ai piedi degli zoccoli, una volta arrivati in paese andavamo dalla nonna che ci aspettava per asciugarci e cambiarci i calzini che erano inzuppati, poi andavamo a scuola.
Il papà, nel frattempo, andava a vendere il tronco e con il ricavato faceva la spesa per la mamma. Questo, d'inverno, capitava spesso.
La famiglia è stata sempre mantenuta dal papà con il lavoro dei campi: era infatti a mezzadria con i conti Medolago Gonzaga.
Era un lavoro duro, non esistevano orari certi, al mattino, al canto del gallo, bisognava essere in piedi per accudire prima le nostre mucche poi andare nei campi.
Ho frequentato la scuola fino alla quarta elementare, sono poi rimasta in casa per aiutare la mamma nei lavori domestici e nei campi.
A dodici anni ho iniziato a fare la bambinaia in un paese a Borgounito al figlio di un insegnante, di nome Gaudenzio.
Ho anche un ricordo del 1942 in piena guerra. Stavo pascolando le mucche in compagnia di mia sorella. Vedemmo degli aerei che ci sorvolavano a bassa quota. Nostro padre ci corse incontro urlando a squarciagola: Entrate nella grotta, sono aerei da guerra! Ci rifugiammo nella Buca del Corno e sentimmo degli scopi e dei crepitii ma a noi non successe nulla.
Un ricordo caro è quando si spannocchiava il granoturco in una stanza adibita a granaio. Si ammucchiava il granoturco e nelle giornate di pioggia ci si riuniva tutti, genitori e figli oltre ai contadini delle cascine vivine. Le nonne nel frattempo recitavano il rosario. Qualche volta si cantava una vecchia canzone. Per finire io mi mettevo in un angolo e leggevo ad alta voce racconti del libro di scuola.
La passione per la lettura prima e per la poesia mi è rimasta e ogni tanto compongo qualche poesia per parenti e amici.
Allora la radio e la televisione non erano diffuse: durante qualche racconto si vedevano scendere delle lacrimucce.
Queste cose oggi non si fanno più, ma allora ci si aiutava di più, benché poveri.
Nel 1951 ci siamo trasferiti a Zandobbio, abbandonando il lavoro dei campi.
Nostro padre è stato assunto da una cava di granulati di proprietà del signor Bombardieri. Qui si aveva un reddito fisso e certo e potevamo fare dei conti su come arrivare a fine mese.
Tutti i miei fratelli hanno trovato un posto di lavoro; io, volendo lavorare alla Clinica Mangiagalli di Milano, ho dovuto frequentare, a diciassette anni, la scuola per ottenere l'attestato di quinta elementare.
Ho conosciuto mio marito Luigi Gino Facchinetti all'età di ventisei anni e dopo qualche mese di fidanzamento ci siamo sposati.
Durante i pochi mesi del fidanzamento ci siamo visti tre volte ad esclusione dei quindici giorni precedenti il matrimonio, in quanto lui lavorava in Svizzera come operaio ed io come infermiera alla Clinica Mangiagalli.
Ci siamo sposati il 16 gennaio 1960 nella chiesa parrocchiale di Zandobbio officiante il parroco don Angelo Bosis. Dal nostro matrimonio sono nati due figli.
Ora viviamo sereni anche in compagnia dei figli e dei nipoti.
Rosa Alborghetti
Classe 1932





























































































































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