lunedì 24 ottobre 2022

SERGIO. Racconti. Colfosco, Bolzano, Zandobbio

 



Parto da Colfosco, la tappa è corta e devo superare un solo passo, il passo delle erbe.
Alloggerò all'ostello YOUTH e poi domani il ritorno al paesello natio.
Dopo una decina di chilometri arrivo ad un bivio, dove ci sono varie segnalazioni, ma non quella del passo. 
Giro a sinistra o a destra? Di solito il mio innato senso dell'orientamento mi aiuta e così giro a destra.
Percorro un centinaio di metri e vedo un operaio con un piccolo escavatore che sta lavorando al bordo della strada.
Accosto e gli chiedo se quella strada porta al passo delle erbe. Sorridendo, mi fa cenno con il capo indicandomi la destra.
Non gli credo e gli dico, sorridendo a mia volta: "Con il tuo sorrisino mi stai prendendo per il culo. Sono in moto e per favore indicami la direzione giusta".
Lui allora con la mano mi indica la direzione opposta.
Giro la moto e ritorno al bivio dove prendo la direzione sinistra.
Pochi chilometri e le successive indicazioni stradali mi confermano che sono sulla giusta via.
Arrivo al passo dove c'è una compagnia di motociclisti tedeschi che stanno sostando.
Mi sgranchisco le gambe per  qualche minuto, ammirando il solito bellissimo panorama, che mi sta accompagnando in questi quattro giorni, in un susseguirsi di cime mai eguali.
Le dolomiti sono PATRIMONIO DELL'UMANITA' non a caso.
Riprendo il viaggio e la prossima fermata è Chiusa. Ma dopo pochi chilometri mi sorpassa un auto e si ferma: sono gli amici cenatesi.
Ci facciamo un selfie, dandoci appuntamento dalle nostre parti.
Arrivo a Chiusa, un bel borgo medioevale, verso mezzogiorno e posteggio Bettina all'entrata del centro storico. Mangio un panino e della frutta che ho nel  bauletto, mi  carico lo zaino sulle spalle ed entro a visitare il centro storico. Molto bello, colorato e ordinato (ci mancherebbe!). Scatto le mie solite foto. Poi riprendo il viaggio. Mancano ancora una trentina di chilometri a Bolzano, dove arrivo verso le 15. 
Entrando in città non è stato difficile arrivare all'ostello: è bastato seguire le indicazioni per il centro e in pochi minuti sono arrivato allo YOUTH. Avevo prenotato già lunedì scorso e mi viene assegnata una stanza quadrupla. Proviamo anche l'esperienza di dividere la stanza  con degli sconosciuti. 
Prendo possesso dell'alloggio, dove per ora è occupato un solo letto. Faccio la doccia e telefono a Rosaria. Domani saranno finiti tutti i suoi timori, mentre per me avrà termine un bel sogno diventato realtà.
Esco e mi reco in centro città, a poche centinaia di metri dall'ostello. Devo chiedere informazioni sulla direzione da prendere per il passo della Mendola.
Davanti alla stazione ferroviaria mi rivolgo ad un anziano, che si dimostra prodigo di consigli. Alla faccia del personaggio di ieri!
Ormai sono  le 19 e mi reco al self-service a due passi dall'ostello.
A Bolzano si mangia fino alle 20. Poi è tutto chiuso. Da noi è un proliferare di ristoranti e pizzerie aperte, si può dire, a tutte le ore. In questa città bisogna invece cercarli con il lanternino.
Ceno insieme a tanti operai e ritorno nella piazza del centro. Il cielo è minaccioso. Scatto altre foto e ritorno allo YOUTH.
Salgo in camera per dormire e nello stesso momento arrivano due giovani tedeschi in tenuta da trekking. Senza dubbio hanno camminato tutto il giorno. Lasciano gli enormi zaini (anche loro sono due marcantoni) ed escono probabilmente per andare a mangiare.
Sono circa le 9 e sono in partenza per il ritorno a Zandobbio. Una trentina di chilometri e dovrò affrontare i tornanti della Mendola. Così ho visto anche Bolzano, difficilmente ci tornerò.
Arrivo nei pressi della salita e c'è un cartello che dice che il passo è chiuso dalle 09 alle 16 per una gara ciclistica.
Cavolo, cosa faccio? Arriva anche un motociclista tedesco, anche lui è fregato. Consulta le sue mappe e se ne va.
Io non ho nessuna mappa al di fuori di quelle che ho stampato per il mio giro.
Decido di seguire le indicazioni per Trento e poi là deciderò il da farsi.
Tante volte un problema diventa un'opportunità ed è quello che mi capita.
Imbocco casualmente la via del vino ed è uno spettacolo vedere le viti ancora cariche di uva e un andirivieni di trattori con i cassoni per la raccolta del frutto.
E così per chilometri e chilometri. Bellissimo.
Arrivo a Mezzolombardo e vedo le indicazioni stradali per Cles e Male'. Riprenderò in questo modo la strada del Tonale.
Percorro una bella galleria molto lunga e sbuco in mezzo  a meleti ancora carichi di frutti. E' pieno sole e la giornata è stupenda. Meno male che il passo della Mendola è chiuso!
Arrivo a Cles e parcheggio vicino alla bella chiesa in pieno centro, il cui campanile sta battendo in quel momento le 12.
Ho urgente bisogno di fare pipì ed entro in un bar. Svuoto la vescica e bevo un caffè. Mi sento in paradiso e telefono a Rosaria. La tranquillizzo, dicendole che arriverò a Zandobbio verso le 17.
Ritorno  alla moto e vedo parcheggiate a fianco due moto Guzzi: una 850 abbastanza datata e una splendida 1.200.
Estraggo dal bauletto del cibo e, mentre mangio, gironzolo nella piazza della chiesa. Passano una ventina di minuti e vedo avvicinarsi a piedi a Bettina un motociclista sulla cinquantina e una donna, anche lei in tenuta da motociclista, sui 45 anni.
Penso che siano marito e moglie e mi aspetto che salgano entrambi su una delle due Guzzi.
Invece la donna mette il casco, sale sulla 850 e si appresta a partire. Guardo incredulo  e sorridente l'uomo, che capisce la mia sorpresa e mi dice che è sua moglie e sono svizzeri.
Esprimo i miei complimenti battendo le mani e anche lui mette il casco e sale sulla Guzzi 1.200 e partono.
E parto anch'io. Devo fare ancora più di 150 chilometri e la mia amata mi aspetta.
Arrivo a Male' e riprendo la strada che conosco. Mi godo ancora il bel paesaggio e transito al passo del Tonale, che è desolatamente deserto. Le cime delle montagne che lo circondano sono imbiancate, neve probabilmente caduta questa notte. Non mi fermo e proseguo speditamente fino a Edolo.
Il traffico è ancora lieve e mi consente di guidare ancora rilassato, seppur vigile.
Così giungo a Boario e qui la faccenda cambia.  Sulla superstrada il traffico è sempre molto intenso e, nonostante sia in giro da più di sette ore, devo concentrarmi e viaggiare non più a 30/40 chilometri orari, ma a 70/80.
Giungo velocemente alle gallerie di Lovere e ormai sento il profumo di casa. Mezz'ora ancora e sono sul ponte del Cherio. Casa dolce casa. Avevo promesso a Rosaria di arrivare verso le 17 ed ora sono le 17 e qualche minuto.
Ora sono davanti al cancello di casa e Rosaria, insieme a Braian, il nostro cane, è lì in trepida attesa.
Mi apre il cancello ed entro parcheggiando la fedele Bettina davanti al garage. Mi tolgo casco e guanti ed abbraccio e bacio la mia dolce metà.
Per me la fine di un bellissimo sogno, diventato realtà. Per lei la fine di un incubo.













Questa frase  di ALBERT CAMUS si adatta perfettamente a quello che ho fatto:

"Fu nel cuore dell'inverno che potei vedere dentro di me albeggiare un'invincibile estate".

Un incoraggiamento a chi  ha sogni nel cassetto viene da questa frase di LUCIO ANNEO SENECA:

"Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, ma è perché non osiamo che sono difficili".



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