martedì 8 febbraio 2022

SCUOLA. La classe senza cattedra

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" gennaio 2022.
Articolo: "La classe senza cattedra" di DANIELE NOVARA.

Fu quella di Mario Lodi. Un modello di scuola, la sua, basato sulla cooperazione, in cui i bambini costruiscono il loro apprendimento e lavorano insieme. Il contrario della scuola basata sulla triade lezione-studio-interrogazione.

Nasceva - cento anni fa - Mario Lodi. Il maestro che tutti gli alunni avrebbero voluto avere. Il maestro di quella scuola in cui i bambini non ascoltano lezioni, ma lavorano insieme per affrontare e risolvere problemi, per scrivere il giornalino, per fare ricerche, per vivere un vero laboratorio di apprendimento. Soprattutto, il maestro di quella scuola in cui i bambini si vogliono bene, comunicano, parlano, non sono obbligati a seguire passivamente le spiegazioni dell'insegnante.
"Un giorno, osservando dalla finestra della mia aula, giù in cortile, i ragazzi che vivevano liberi, felici, feci un confronto con loro stessi qui, nei banchi in cui erano obbedienti, rassegnati, senza idee, mentre laggiù erano vivi e ricchi di fantasia. Da quel giorno io dissi basta a un vecchio tipo di scuola, la scuola autoritaria dove io comandavo e loro obbedivano, per incominciare  un nuovo tipo di scuola in cui, liberando i ragazzi liberavo anche me, davo un senso alla mia vita... E poi la bellezza di non comandare, specialmente ai bambini ai quali comandano tutti. Ecco, mi pare che tutto sia nato in quel giorno che guardai dalla finestra quei bambini liberi di giocare". (Il paese sbagliato, Einaudi)
Nelle sue classi Mario rifiutò la cattedra e rifiutò la predella sotto alla cattedra, anzi - come raccontava lui stesso - la utilizzava per farne una biblioteca, la famosa biblioteca scolastica dove i bambini condividevano i libri e dove, a un certo punto, furono loro stessi a scriverli.
Mario Lodi può essere ricordato per tantissimi motivi, ma senz'altro è stato il primo a realizzare libri insieme con i bambini. Il suo Cipì, la storia di un uccellino e della sua vita, libro tradotto in tutto il mondo, dopo Pinocchio può considerarsi l'opera più preziosa della letteratura infantile italiana. Una preziosità legata al modo in cui venne realizzato: coinvolgendo i bambini, creando quella scrittura collettiva che fu il trait d'union con don Lorenzo Milani, di cui è nota la collaborazione e l'amicizia con Lodi.
Mario aveva l'età di mio padre, ma dagli anni Ottanta, quando ero ancora molto giovane, diventammo amici. Ci univa la passione per l'educazione alla pace contro la guerra, gli armamenti e le spese militari. Diceva: "Io non so perché  i libri di storia sono tutti una vicenda di guerra e di pace. E invece non si descrive la funzione che ha avuto il pensiero nonviolento da Gandhi a Luther King, a Tolstoj".
Il suo modello di scuola fu quello della cooperazione, dove i bambini costruiscono il loro apprendimento e lavorano insieme; il contrario della scuola basata sulla triade lezione-studio-interrogazione. Faceva parte di quell'incredibile momento creativo della pedagogia italiana degli anni Settanta, quando, primi al mondo, riuscimmo a chiudere le classi differenziali portando gli alunni disabili in  aula assieme ai loro compagni.  Quegli anni in cui finalmente i genitori poterono entrare nella scuola attraverso le leggi sulla partecipazione democratica. Gli anni di Gianni Rodari, Danilo Dolci, dell'eredità della scuola di Barbiana e di un fermento che attraversava le mura scolastiche rendendole un luogo di cultura condivisa e non semplicemente trasmessa dall'alto al basso.
Penso che la memoria di quei tempi possa diventare l'occasione per un nuovo rinascimento educativo che attraversi la scuola ma anche la società. Lavorare a favore  della crescita dei bambini e dei ragazzi rappresenta una straordinaria opportunità per migliorare le radici stesse della nostra vita civile e della nostra democrazia.


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