FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" dicembre 2016.
ARTICOLO: "Infarto, l'uomo rischia di più" di ROBERTA VILLA.
Gli uomini rischiano un infarto più delle donne.
In passato il fenomeno era attribuito alle cattive abitudini più comuni nel sesso maschile: il fumo, che fino a qualche decennio fa era quasi esclusivo appannaggio maschile; l'alcol, di cui gli uomini facevano più spesso abuso; lo stress lavorativo, da cui si pensava fossero al riparo le signore, considerate in qualche modo protette nel loro tradizionale ruolo di "angelo del focolare" oppure, secondo certi stereotipi, caratterizzate da un minor spirito di competizione sociale.
Un altro fattore sicuramente importante poteva essere un'azione protettiva da parte degli ormoni sessuali, che sembrava spiegare anche perché, dopo la menopausa, il vantaggio delle donne sugli uomini, per quanto riguarda la salute del cuore, andasse calando.
Tutte spiegazioni perfettamente logiche, che tuttavia non rendono conto fino in fondo alla realtà.
"I dati che abbiamo raccolto mostrano che queste teorie, per quanto convincenti, non bastano a giustificare del tutto la grande differenza che resta tra i due sessi" sostiene Grethe Albrektsen, del Dipartimento di salute pubblica e medicina generale presso la Facoltà di medicina dell'Università di scienza e tecnologia a Trondheim, in Norvegia, dopo aver esaminato le informazioni raccolte su una popolazione di quasi 34 mila persone, equamente divise tra i due sessi e seguite nella loro età adulta per un periodo medio superiore ai diciassette anni.
"Durante la nostra osservazione, gli uomini hanno subito molti più infarti delle donne" racconta la ricercatrice sulle pagine di "JAMA Internal Medicine", un'importante rivista dell'American Medical Association.
Gran parte di questa discrepanza deriva dalla maggior frequenza di fumo e dai più alti valori di colesterolo e pressione arteriosa diastolica, la cosiddetta "minima", registrati nel sesso maschile rispetto a quello femminile.
Irrilevanti, invece, nel definire le differenze tra i due sessi, sono risultati la pressione arteriosa sistolica, cioè la "massima", il peso corporeo, la presenza di diabete o il basso livello di attività fisica.
"Comunque, a parità di tutti questi elementi, la nostra analisi mostra che il rischio di infarto tra gli uomini resta circa il doppio che tra le donne" conclude la ricercatrice.
"Anche il ruolo protettivo attribuito in passato agli ormoni femminili non deve essere così decisivo - aggiunge Albrektsen - se il rischio per le donne aumenta solo leggermente dopo la menopausa, mentre è soprattutto il suo calo tra gli uomini di età più avanzata a ridurre la distanza tra i due sessi".
Ma le differenze di cuore tra uomini e donne non finiscono qui.
Anche quando arriva, l'infarto è diverso per i due sessi. Mentre di solito nell'uomo compare con sintomi molto evidenti, come una "pugnalata" o "un macigno sul petto", con un dolore insopportabile irradiato al braccio, nella donna può dare avvisaglie più sfumate. Qualche esempio? Un dolore meno forte, diffuso fino alla mandibola o alla spalla, accompagnato da debolezza, nausea, fiato corto o sudorazione. Saperlo e riconoscere queste differenze è importante per non perdere tempo prezioso prima di chiamare aiuto.
Gli uomini rischiano un infarto più delle donne.
In passato il fenomeno era attribuito alle cattive abitudini più comuni nel sesso maschile: il fumo, che fino a qualche decennio fa era quasi esclusivo appannaggio maschile; l'alcol, di cui gli uomini facevano più spesso abuso; lo stress lavorativo, da cui si pensava fossero al riparo le signore, considerate in qualche modo protette nel loro tradizionale ruolo di "angelo del focolare" oppure, secondo certi stereotipi, caratterizzate da un minor spirito di competizione sociale.
Un altro fattore sicuramente importante poteva essere un'azione protettiva da parte degli ormoni sessuali, che sembrava spiegare anche perché, dopo la menopausa, il vantaggio delle donne sugli uomini, per quanto riguarda la salute del cuore, andasse calando.
Tutte spiegazioni perfettamente logiche, che tuttavia non rendono conto fino in fondo alla realtà.
"I dati che abbiamo raccolto mostrano che queste teorie, per quanto convincenti, non bastano a giustificare del tutto la grande differenza che resta tra i due sessi" sostiene Grethe Albrektsen, del Dipartimento di salute pubblica e medicina generale presso la Facoltà di medicina dell'Università di scienza e tecnologia a Trondheim, in Norvegia, dopo aver esaminato le informazioni raccolte su una popolazione di quasi 34 mila persone, equamente divise tra i due sessi e seguite nella loro età adulta per un periodo medio superiore ai diciassette anni.
"Durante la nostra osservazione, gli uomini hanno subito molti più infarti delle donne" racconta la ricercatrice sulle pagine di "JAMA Internal Medicine", un'importante rivista dell'American Medical Association.
Gran parte di questa discrepanza deriva dalla maggior frequenza di fumo e dai più alti valori di colesterolo e pressione arteriosa diastolica, la cosiddetta "minima", registrati nel sesso maschile rispetto a quello femminile.
Irrilevanti, invece, nel definire le differenze tra i due sessi, sono risultati la pressione arteriosa sistolica, cioè la "massima", il peso corporeo, la presenza di diabete o il basso livello di attività fisica.
"Comunque, a parità di tutti questi elementi, la nostra analisi mostra che il rischio di infarto tra gli uomini resta circa il doppio che tra le donne" conclude la ricercatrice.
"Anche il ruolo protettivo attribuito in passato agli ormoni femminili non deve essere così decisivo - aggiunge Albrektsen - se il rischio per le donne aumenta solo leggermente dopo la menopausa, mentre è soprattutto il suo calo tra gli uomini di età più avanzata a ridurre la distanza tra i due sessi".
Ma le differenze di cuore tra uomini e donne non finiscono qui.
Anche quando arriva, l'infarto è diverso per i due sessi. Mentre di solito nell'uomo compare con sintomi molto evidenti, come una "pugnalata" o "un macigno sul petto", con un dolore insopportabile irradiato al braccio, nella donna può dare avvisaglie più sfumate. Qualche esempio? Un dolore meno forte, diffuso fino alla mandibola o alla spalla, accompagnato da debolezza, nausea, fiato corto o sudorazione. Saperlo e riconoscere queste differenze è importante per non perdere tempo prezioso prima di chiamare aiuto.
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