Al ragazzo piace giocare al pallone e ha discrete doti per questo sport.
Cerco quindi di contagiarlo con il "virus calcio" per tenerlo lontano dalle cattive compagnie e interessarlo ad un'attività salutare per lo spirito e il corpo. Il busillis è l'accettazione da parte sua della disciplina e della costante frequentazione agli allenamenti.
Alan inizia bene e nel primo mese si fa trovare puntuale sulla porta di casa quando passo a prenderlo per recarci all'allenamento la sera o alla partita di campionato la domenica mattina.
Poi inizia a saltare qualche appuntamento e la madre, al suono del campanello, appare sulla porta dicendo che Alan non è ancora rientrato oppure, se è la domenica mattina, è rincasato tardi la notte e sta ancora dormendo. Infine il ragazzo non si fa più vedere, senza aver mai manifestato a parole le sue intenzioni.
E' un'altra mia scommessa persa, che tuttavia non mi sono mai illuso di essere di aiuto al ragazzo.
La squadra va male e le sconfitte si sommano: la quinta consecutiva arriva a metà dicembre e causa un altro alterco negli spogliatoi con Marco.
La sera del giorno dopo sono ripreso da Guglielmo, il corpulento segretario, il quale capisce tuttavia le difficoltà in cui mi dibatto. Per riportare l'armonia nel gruppo decidiamo che il prossimo giovedì, dopo l'allenamento, andremo tutti in pizzeria.
E' una serata tranquilla ed i ragazzi, sereni, scherzano sulle disavventure della squadra, promettendo un pronto riscatto nella partita di domenica contro il Paladina.
Vinciamo la partita per 6-0 e gli avversari sono allibiti: erano convinti di affrontare una squadra in disarmo. Poveretti. Non sanno che siamo andati a mangiare una pizza.
La vittoria non risolve tutti i problemi come un colpo di bacchetta magica, ma in seguito otteniamo altri risultati positivi, che ci consentono di terminare il campionato senza altri momenti drammatici.
Dall'inizio di novembre chiedo ogni settimana a don Camillo il numero di adesioni al costituendo GSO e faccio propaganda tra gli adulti per invogliarli a dare la loro disponibilità, mentre Gabriele e Loris cercano di convincere i ragazzi e i giovani, che militano in squadre esterne, al ritorno. Rosaria continua a essere scettica, ma è nella sua natura affrontare i cambiamenti con un pizzico di paura del fallimento.
La scheda di adesione prevede la costituzione di squadre di calcio e anche di altri sport: fondamentale è il numero degli iscritti al progetto.
Ma non ho dubbi: nel prossimo campionato calcistico almeno una formazione zandobbiese calcherà i terreni di gioco della provincia.
Arriva Natale e un buon numero di adesioni è stato raccolto. Ancora alcuni giorni e darò inizio alla seconda fase del piano, che prevede una serie di riunioni. Tuttavia don Camillo decide di prolungare ancora di un mese il periodo entro il quale bisogna consegnare la scheda, avendo avuto altre adesioni verbali.
A gennaio, mese di pausa del campionato giovanile, riprende il trofeo Cassera, nel quale abbiamo superato le eliminatorie nel mese di settembre. Ora bisogna disputare il quarto di finale in una partita secca con il Ponte S. Pietro, una delle formazioni più forti della provincia.
La gara è quasi proibitiva, ma nutro qualche speranza, pur lamentandomi con Pierangelo: "Nella seconda fase del trofeo il sorteggio ci condanna ancora ad affrontare il Ponte S. Pietro, come lo scorso anno. Ho il sospetto che il sorteggio sia pilotato, sfavorendo le piccole squadre come la nostra".
La partita si disputa allo stadio Matteo Legler, il più antico e prestigioso della provincia, dopo lo stadio comunale di Bergamo "Atleti Azzurri d'Italia".
Malgrado la palese inferiorità negli spogliatoi incoraggio i ragazzi ricordando come anche il piccolo Davide abbia sconfitto il gigante Golia.
Inizia la partita e i trescoresi partono a spron battuto, cercando di sorprendere gli avversari e ........ci riusciamo. Luca, il centravanti, segna un bel gol con un tiro improvviso dal limite dell'area avversaria. Incito i ragazzi a continuare ad attaccare per infliggere agli avversari il colpo del k.o. ed infatti Andrea, la mezzala, colpisce l'incrocio dei pali con un fortissimo tiro scoccato da trenta metri.
Il pericolo corso scuote il Ponte, che incomincia a giocare da par suo. La loro ala sinistra riporta in equilibrio la partita con un tiro al fulmicotone scagliato da quaranta metri. Loris non si aspetta un tiro da quella distanza e rimane fermo come un palo dell'illuminazione senza accennare neppure la parata. Faccio una smorfia di delusione e incito mio figlio ad essere più attento.
Cinque minuti dopo il bomber avversario scende di nuovo velocemente sulla fascia sinistra e, giunto al limite della nostra area, scarica un altro tiro fortissimo, che si insacca all'incrocio dei pali alla sinistra di Loris, che, impietrito, abbassa la testa in segno di resa. Io, ingiustamente, lo rimprovero ancora una volta.
La partita termina 5-1 a favore del Ponte S. Pietro, che avrebbe poi vinto il trofeo, ma i primi due gol incassati sono rimasti per molto tempo nella memoria di padre e figlio, il quale sosterrà sempre che i tiri sarebbero stati imparabili anche per un portiere professionista.
Negli spogliatoi riconosco la superiorità del Ponte S. Pietro ed elogio i miei ragazzi per essersi impegnati strenuamente.
"Chissà come sarebbe andata a finire se il pallone scagliato da Andrea, anziché colpire l'incrocio dei pali, fosse entrato in rete" commenta Pierangelo.
continua