martedì 20 febbraio 2024

VIVERE INSIEME. I penultimi

 



FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" dicembre 2023.
Articolo: "I penultimi" di RITANNA ARMENI.

Parliamo dei "penultimi". 
Chi sono? Quelle persone che un lavoro ce l'hanno, ma il cui salario è così basso da rendere la vita difficile, spesso infelice, comunque irta di difficoltà.
Chi, pur lavorando quaranta ore a settimana e, magari, facendo gli straordinari, fatica a pagare l'affitto, a far studiare i figli, ad arrivare alla fine del mese. Coloro ai quali l'inflazione ha cancellato un mese di stipendio.
Sono tanti. Quanti? Fanno parte dei "penultimi" quelli che guadagnano con regolare contratto (mettiamo da parte il vastissimo mondo del lavoro nero) meno di 1.200 € al mese, meno di 9 euro all'ora. Sono circa 3 milioni di persone.
Non si può far niente per loro?
Qualcuno ci ha provato, proponendo una legge che garantisse una retribuzione minima: 1.200 euro mensili, appunto 9 euro l'ora. Una soglia al di sotto della quale non si può scendere. Un minimo di garanzia.
Non si tratta di una novità assoluta. Né di particolare audacia. Ventidue dei ventisette Stati europei già la prevedono. Per fare qualche esempio, in Francia la retribuzione minima è di 1.750 euro, in Germania di 2.080, in Spagna 1.250. Eppure la proposta è stata respinta. Con quali motivazioni? Che un salario minimo  per legge potrebbe - viene detto - incentivare il lavoro nero, oppure - si dice ancora - chi ne applica uno al di sopra dei 1.200  potrebbe abbassarlo. Meglio affidarsi, dunque, al rapporto diretto tra sindacati e imprenditori, alla contrattazione, che - dicono sempre - nel nostro Paese copre il 95 per cento della forza lavoro.
Il punto è che viviamo  un periodo della storia italiana in cui la contrattazione è molto debole, per alcune categorie  di lavoratori puramente virtuale. E, in questi contesti, i sindacati riescono ad ottenere ben poco.  Tanto che una remunerazione di meno di 9 euro l'ora è quasi sempre firmata proprio da loro. Segnale che nel rapporto diretto col datore di lavoro, in condizioni di debolezza non si riesce a fare di più.
Eppure la legge, se fosse approvata, non risolverebbe i tanti problemi di chi, pur lavorando,  rimane povero. 1.200 euro sono pochi, prevedono sicuramente una vita di sacrifici e ristrettezze. Non solleverebbero di molto la vita dei "penultimi" (che tali rimarrebbero) e neppure di chi supera di poco tale livello salariale.
L'approvazione della legge avrebbe tracciato un livello di dignità del lavoro al di sotto del quale non si può andare. Avrebbe mostrato l'attenzione di chi governa a un problema, quello dei salari, che in Italia è sempre più preoccupante.
Invece si è preferito fare diversamente. Ancora una volta si è scelto di ignorare le numerose statistiche che indicano come l'Italia sia stata  e sia in questi anni il fanalino di coda negli aumenti degli stipendi non solo tra Paesi europei ma tra tutti quelli Ocse.
E' da un pezzo che chi ci governa - tutti i governi che si sono susseguiti - mostra di non voler sentire parlare di salari, del loro valore minimo. Fino a quando durerà questo silenzio? 
 


Nessun commento: