FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" novembre 2023.
Articolo: "Malati di scuola" di ROBERTA VILLA.
Il caso è scoppiato in seguito a una serie di video rubati in classe e condivisi sulla piattaforma on line più usata dagli studenti, Tik Tok: in tanto malessere psicologico che si registra tra i giovani, spesso attribuito a social media e videogame, non farà la sua parte anche un sistema scolastico antiquato e logorante? Tossico, come dicono loro?
Non avete sbagliato rubrica. L'argomento non riguarda solo i temi educativi e di formazione delle nuove generazioni, ma anche, e molto, la loro salute. E non è solo una questione italiana.
Una delle più importanti riviste di pediatria al mondo, "Lancet Child & Adolescent Health", gli ha dedicato in ottobre un editoriale intitolato "E' tempo di prendere sul serio la pressione accademica", dove con "accademico" non ci si riferisce solo agli anni dell'università, ma a tutta la formazione, a partire dalla primaria, quando non addirittura - per fortuna in contesti molto ristretti - dai servizi educativi e dalla scuola dell'infanzia. Invece che un luogo di apprendimento, sviluppo e amicizia, la scuola è vissuta da troppi ragazzi come fonte di stress e infelicità.
La responsabilità non è solo dei programmi, delle strutture a volte fatiscenti, degli stessi insegnanti, talvolta frustrati da una perdita di autorevolezza e da uno scarso riconoscimento economico e sociale. E' tutto un sistema che parte dalle richieste delle famiglie e della società, di cui la scuola, però, si fa a volte complice.
Una recente revisione sistematica ha trovato una cinquantina di studi condotti in Paesi asiatici ed europei ad alto reddito che associano alla percezione di una maggiore pressione accademica sintomi misti di ansia e depressione.
D'altra parte si osserva che, tra gli adolescenti, i casi di suicidio o tentato suicidio, autolesionismo o accessi all'ospedale per problemi di salute mentale sono più frequenti durante l'anno scolastico che durante le vacanze.
Una recente revisione sistematica ha trovato una cinquantina di studi condotti in Paesi asiatici ed europei ad alto reddito che associano alla percezione di una maggiore pressione accademica sintomi misti di ansia e depressione.
D'altra parte si osserva che, tra gli adolescenti, i casi di suicidio o tentato suicidio, autolesionismo o accessi all'ospedale per problemi di salute mentale sono più frequenti durante l'anno scolastico che durante le vacanze.
Tutto questo non basta certo per dare colpa alla scuola del disagio giovanile.
Come definire poi la "pressione accademica?". Quanto contano, e come si quantificano, l'ampiezza dei programmi, la severità e frequenza delle valutazioni, la competitività del contesto, le modalità di insegnamento, i meccanismi di selezione?
E, d'altro lato, come tenere conto dei tanti fattori psicologici, familiari e sociali che potrebbero rendere i giovani di oggi più fragili di un tempo, così da percepire come insostenibili richieste considerate "normali" dai loro genitori, quando avevano la stessa età?
Qualunque ne sia la causa, un sistema scolastico troppo esigente non fa che approfondire disuguaglianze che oggi sappiamo avere un forte impatto sulla salute fisica, oltre che mentale: chi cresce in famiglie che, per privilegio socio-culturale o economico, sono in grado di offrire ai figli supporto allo studio, avrà maggiori opportunità di riuscire rispetto a chi, pur magari dotato e di buona volontà, nasce in un contesto meno favorevole. La scuola, così, invece di rappresentare un'ascensore sociale, rinforza le disparità.
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