lunedì 6 gennaio 2025

FAMIGLIA. Mamme al tempo dell'adolescenza

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" dicembre 2024.
Articolo: "Mamme al tempo dell'adolescenza" di DANIELE NOVARA.


Con i figli e le figlie adolescenti è meglio che le madri passino la palla al "paterno", ossia quella modalità educativa che crea argini e sponde, spinge alla libertà e suscita coraggio. Oltre che al "gruppo adolescente".


Mi scrive Sonia, mamma di un figlio di 12 anni: "Non lo riconosco più. Sembra un'altra persona. Che cosa gli è successo? Sono impreparata, non so che cosa fare. Mi sorride raramente. E' scostante, sgradevole, non vuole saperne di rispondere alle mie domande. Le poche volte che lo  fa, sono quasi mugugni senza significato, che somigliano più a un verso che a una comunicazione. Mi chiedo se ho sbagliato qualcosa".
Quando i figli e le figlie abbandonano la condizione  infantile, il cambiamento è profondo. Hanno il desiderio di allontanarsi dal nido materno, che per i primi anni li ha accuditi e protetti, di andarsene dal controllo genitoriale per trovare la propria libertà e conquistarsi uno spazio tutto loro.
La vita si affaccia a una nuova fase, nella quale essi sono decisi ad affrontare con le proprie forze le sfide che si presentano, provando a superare quei limiti che fino a ieri parevano insuperabili. Una ricerca di libertà per staccarsi dalle protezioni e dal controllo.
Ma come gestire l'adolescente che cerca questo allontanamento? La mamma, in particolare, rappresenta l'infanzia e questo nido da cui figli e figlie intendono schiodarsi e allontanarsi.
La pretesa di mantenere lo stesso ruolo di quando i figli erano bambini costituisce  un'inutile zavorra. Molte madri continuano imperterrite a comportarsi e ad agire come se i loro figli fossero ancora piccoli, ma non funziona.
Un approccio puramente materno, se non addirittura di maternage, (quello che caratterizza i primi anni di vita di un bambino, ndr), oltre che inutile, spesso è pericoloso e dannoso. Gli adolescenti non necessitano di accudimento.
Troppi ragazzi e ragazze a 12-13 anni sono ancora nel lettone, troppi ancora alla ricerca di una conferma  materna senza riuscire a staccarsi, a prendere la propria strada. Due, allora,  sono le operazioni urgentissime da attuare quando l'infanzia finisce. La prima: passare la palla al papà e al paterno, ossia a quella modalità educativa  che crea argini e sponde, spinge alla libertà e suscita coraggio.
Qualche madre si chiederà: "Ma se siamo separati? Se il papà è "fuori uso?".
Può succedere, allora si tratta di cambiare completamente approccio. I figli non sono più bambini, non hanno bisogno di coccole, semmai di essere ascoltati.
Conta la capacità di dare una spinta, di offrire uno sguardo positivo e non spaventato sulla loro crescita. E qui, tra gli atti di coraggio del genitore paterno in questa fase della vita, inizia il punto due: lasciare che il ragazzo e la ragazza creino un proprio gruppo, una propria vita sociale, non virtuale ma in carne e ossa, per costruire un nuovo mondo, una propria speranza.
Da sempre l'uscita  dall'infanzia coincide con la scoperta  del gruppo adolescente. Una forza viva  che mamme e papà possono e devono sostenere stabilendo regole di vigilanza educativa, ma senza mai bloccare la libertà che non è un capriccio, ma bisogno profondo di mettersi alla prova, spingere al massimo le proprie risorse, provarci per affrontare le sfide della vita con coraggio.


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