FONTE: "il messaggero di sant'Antonio" ottobre 2013.
ARTICOLO: "Educare con i "no" di LUCETTA SCARAFFIA.
Contro violenza e stupri, bisogna ripartire da un'educazione capillare, a scuola e a casa, che insegni ai ragazzi a controllare i propri impulsi.
In questo periodo siamo stati sottoposti a una pioggia di notizie su stupri, soprattutto di branco, nei confronti di donne giovanissime se non addirittura bambine.
In molti pensano che sia in corso un peggioramento di questi atti di violenza, e si domandano come fare per fermare questa che pare quasi una epidemia. Le violenze ci sono sempre state, purtroppo, feroci e frequenti come quelle di cui oggi veniamo a sapere. Ma un tempo, fino a pochi decenni fa - in alcuni luoghi fino a pochissimo tempo fa - , non venivano denunciate per non aggiungere sulle spalle della povera vittima anche una cattiva reputazione.
Oggi per fortuna le vittime hanno cominciato a denunciare: non hanno più paura di venire bollate dalla società, sanno di avere diritto alla giustizia. E, soprattutto, sanno di poter essere ascoltate, di non trovare un muro di riprovazione in inquirenti che le sospettavano sempre di avere esse stesse innescato la miccia del disastro.
Se tutto questo è cambiato lo si deve al femminismo, e anche al fatto che molti magistrati sono donne, e quindi più capaci di capire la situazione.
L'aggravante odierna non è tanto nel numero degli stupri, né nella ferocia, che ci sono sempre stati, ma nell'abitudine ormai invalsa di filmare questi atti violenti, e di farli girare tra amici o addirittura di venderli a qualche sito porno. Una doppia violenza per le vittime, ma anche un autogol per i colpevoli, che così vengono facilmente smascherati.
Se è vero che stupri ci sono sempre stati, è indubbio, però, che la facile e immensa diffusione di filmati porno, spesso violenti, in cui i giovani - soprattutto maschi - si immergono volentieri, costituisce un incitamento preciso.
Ma, come è noto, è impossibile fermare questa diffusione, ormai la Rete non è più controllabile. L'unica strada da percorrere è quella dell'educazione, un'educazione capillare, a scuola e a casa, che insegni ai ragazzi a controllare i propri impulsi, a capire che non possono imporre agli altri i loro desideri. Questo significa che non ci si può limitare a parlare loro di sesso, ma bisogna abituarli fin da piccoli a controllarsi. Troppe volte, per esempio al ristorante, si vedono bambini vivaci che disturbano il pasto dei parenti e che non vengono neutralizzati con parole apposite, o, nel peggiore dei casi, con qualche lieve pena corporale che li educhi a trattenere gli impulsi.
No: io vedo che sempre queste crisi vengono risolte offrendo ai bambini un telefonino con cui giocare, cioè semplicemente spostando la loro voglia su altro. Crescono cioè incapaci di rinunciare, di trattenere il desiderio, crescono incapaci di rispettare i bisogni degli altri, pronti a tutto per ottenere ciò che vogliono. E' il famoso e purtroppo diffuso metodo educativo che consiglia di non dire mai no a un bambino, ma semplicemente di spostare su altro la sua attenzione.
Ma che cosa succede quando, adolescente e quindi capace di nuocere, non c'è nessuno lì a proporgli un altro piacere al posto di quello che vorrebbero ottenere anche se a costo della violenza?
Non basta quindi proporre una cancellazione della pornografia, né un aggravamento delle pene. E' tutto un sistema di educazione da rifare, da ridiscutere, che presuppone un esame di coscienza di noi adulti.
E, nel frattempo, non possiamo che ripetere alle nostre figlie che devono stare attente, che corrono dei rischi perché sono donne, e purtroppo più fragili dei maschi, anche dei coetanei, perché possono essere violentate.
Questo, sia chiaro, non significa dire che le donne sono colpevoli: i colpevoli sono sempre i violenti.
Ma significa metterle al corrente della realtà, di che cosa può loro capitare in questo mondo, e metterle in guardia, come faremmo per qualsiasi altro genere di pericolo.
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