sabato 9 marzo 2024

SERGIO E IL CALCIO. La prima riunione del GSO ZANDOBBIO

 



Una sera di inizio febbraio, sprofondato nella vecchia poltrona accanto alla calda stufa, esamino il pacchetto di schede avuto da don Camillo.
"Bene. Ventitré atleti e otto collaboratori sono interessati al calcio, mentre tre giocatori e un collaboratore sono interessati alla pallavolo" rifletto "Per il calcio la base di partenza è buona. La pallavolo invece non ha radici a Zandobbio. Indirò la prima riunione per l'ultimo lunedì di questo mese, invitando anche chi non ha aderito all'iniziativa: ci sono sempre i titubanti".
Mi alzo e vado in cucina a comunicare la lieta novella a Rosaria, che sta stirando.
"Non essere troppo ottimista" mi ammonisce " Lo sai che Zandobbio è un paese difficile".
Sorrido e faccio un'alzata di spalle: il nostro matrimonio dura ormai da vent'anni forse anche perché i nostri caratteri sono molto diversi.
Nei giorni che seguono il mio pensiero è costantemente rivolto al GSO: penso all'organigramma, alle squadre e a mille altri dettagli.
In famiglia non si parla d'altro e Gabriele e Loris sono strafelici di poter giocare con i colori del proprio paese. Insomma il nostro quartetto ha la testa nel pallone.
Sono felice anche per un altro fatto. Temevo che l'ex presidente della polisportiva naufragata volesse entrare nel nuovo gruppo sportivo, ma fortunatamente non c'è la sua scheda di adesione.
Pericolo scampato. Certamente mi sarei opposto alla sua richiesta di adesione, ma non avrei potuto far nulla con don Camillo, che non respinge mai nessuno.
Arriva la fatidica sera. L'appuntamento è presso il bar dell'oratorio e alle ventuno di quel lunedì una quarantina di persone affolla il piccolo locale.
Apre la seduta don Camillo. che si dice felice per la numerosa partecipazione alla riunione. Mentre il parroco espone i concetti morali sui quali deve basarsi il gruppo sportivo, io spazio la vista sui presenti, constatando anche la presenza di persone che non hanno consegnato la scheda.
Ecco Gianpiero, detto Gigio, che ha consegnato la scheda, chiedendo di essere un collaboratore. Spero che abbia superato i problemi dovuti alla morte del papà. Non è stupido e potrebbe dare molto come segretario.
Dopo l'abbandono della squadra dei mini-allievi aveva frequentato il corso di arbitro e aveva iniziato ad arbitrare le squadre giovanili della FIGC. Era bravo ed in breve tempo gli avevano affidato la direzione delle gare "under", l'ultimo gradino prima di affrontare le ben più impegnative partite di "3 cat." .
Ma alla fine del secondo anno inspiegabilmente, aveva dato le dimissioni, lasciando tutti a bocca aperta.
E' presente anche Cesare, uno dei due meccanici automobilistici del paese, che non si è mai interessato alle attività parrocchiali.
Ebbene sì, don Camillo sa attirare anche le persone che raramente si sono viste in chiesa alle funzioni religiose.
Fa bella presenza anche Roberto, un mio cugino,  accompagnato da Pietro, suo cognato.
Vedo anche Giovanni, dipendente pubblico che ha usufruito di una pensione baby. Ha legato subito con il nuovo parroco ed è diventato il suo factotum. Non è raro sentire don Camillo dire "vai da Giovanni" alle persone che collaborano alle attività parrocchiali, che hanno delle necessità.
Sono presenti anche persone che conosco solo di vista. 
Poi spazio lo sguardo sui giocatori e noto con gradita sorpresa la presenza di Benedetto, detto Cicio. E' il giocatore più anziano del paese e la sua presenza è un chiaro indizio del suo desiderio di terminare la sua brillante carriera dilettantistica nel GSO.
In paese sono corse voci di questo suo proposito, ma la scheda di adesione non è pervenuta.
E' senza dubbio una presenza importante per la futura squadra, perché Cicio è famoso per l'agonismo con cui trascina spesso la sua squadra alla vittoria. In verità alcune volte è costretto a lasciare anzitempo il terreno di gioco, perché espulso dall'arbitro. Il suo carattere di guerriero  lo porta alcune volte ad eccessi agonistici.
Pierangelo, vicino ai quarant'anni, siede tra i giocatori ed ha accettato  di farmi da secondo.
Non è nativo di Zandobbio, ma ha sposato la zia di Gigio e quando si disputano partite tra veterani partecipa al gioco con entusiasmo. Contattato da me ha accettato immediatamente la mia proposta di collaborazione.
"Siamo in carrozza e stiamo per partire" penso con gli occhi che mi brillano per la soddisfazione. Tanti miei sforzi fatti per creare il gruppo sportivo hanno ora la loro ricompensa.
Don Camillo parla con fervore, convinto della validità dell'iniziativa, ed anche questo è una mia piccola vittoria ricordando le iniziali perplessità del parroco. Non mi illudo che tutta vada liscio. Rosaria, la Cassandra della famiglia, contribuisce ad arginare il mio eccessivo entusiasmo. Ma sono fatto così: mi piace volare. 
"Cerchiamo di vivere con responsabilità e gioia il nostro servizio all'interno dell'oratorio, con la certezza che serviamo la Verità, dando il meglio di noi stessi con onestà e caparbietà. Ora la parola a Sergio, che esporrà altri concetti basilari sui quali deve basarsi il gruppo sportivo che stiamo costituendo" conclude il suo discorso don Camillo.
"Sono molto contento di vedervi numerosi e interessati a questa prima riunione" comincio "e questo significa che vi sta a cuore la rinascita dell'attività sportiva nel nostro paese. L'intenzione di don Camillo e mia è la creazione di un gruppo di amici all'interno del quale  si possa praticare lo sport in modo sano, sereno, disinteressato. Come ha detto il parroco, il gruppo sportivo non acquisterà né venderà giocatori e non elargirà alcun rimborso spese o premi partita. Le attrezzature e le divise saranno acquistate dall'oratorio, se non saranno offerte da sponsor. I giocatori stessi dovranno acquistare le proprie scarpe da gioco. Don Camillo ed io abbiamo così espresso i concetti basilari sui quale deve reggersi il gruppo sportivo. Avete qualche domanda da fare o possiamo terminare la riunione, fissando il prossimo appuntamento tra tre settimane per discutere le iniziative da prendere?".
Si leva un brusio di approvazione e la seduta è chiusa.
Molti si avvicinano al bancone delle consumazioni ordinando caffè e birra. Hanno ascoltato in silenzio le parole di don Camillo e mie ed ora si sentono liberi di esprimere le proprie opinioni.
Il parroco se ne va augurando a tutti la buona notte.
Io, invece, me ne sto in disparte ad ascoltare i commenti e a studiare le persone. E' il mio atteggiamento abituale starmene fuori dalla calca per osservare e cercare di capire.
Un impercettibile sorriso è dipinto sul mio volto, con il cuore colmo di serenità e di soddisfazione per essere riuscito a mettere in moto il progetto, a cui tanto ho pensato negli ultimi anni.
Ogni tanto qualcuno mi coinvolge nella discussione ed io rispondo con brevi frasi per ritornare di nuovo nel mio isolamento.
Eh, sì! Sono carente nelle pubbliche relazioni e la mia sincerità mi porta alcune volte ad inimicarmi le persone e innumerevoli volte Rosaria mi ha rimproverato bonariamente per questo. Io le rispondo che la sincerità è profondamente radicata nel mio carattere e quindi non riesco a non reagire di fronte ad un'ingiustizia.
"Almeno sta' zitto, se non la pensi nello stesso modo"  replica di solito Rosaria.
I rimproveri della mia donna non hanno mai approdato a nulla, poiché i moti del mio animo sono troppo violenti ed io non so controllarli.
Nel bar le discussioni si stanno protraendo oltre il dovuto ed io, allo scoccare della mezzanotte del campanile, saluto la compagnia e mi incammino verso casa.
Non mi affretto nel ritorno: voglio gustare appieno la gioia per la riuscita della riunione, sapendo anche che non mi sarei addormentato facilmente. Troppa adrenalina ho in corpo.
Il cielo è terso e milioni di stelle brillano lassù, dove Dio dimora. Distinguo perfettamente  l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore, le due costellazioni che mi affascinano in modo particolare.
Il silenzio è assoluto, rotto saltuariamente dall'abbaiare lontano di un cane. Le strette vie e i muri in pietra delle antiche case mi ricordano una poesia, che ho scritto tanti anni fa. Negli ultimi tempi ho trascurato questa musa, preso come sono dal calcio. Eppure mi sento, prima di ogni altra cosa, un poeta.
Arrivo a casa e, entrando in camera da letto, odo subito la voce di Rosaria, che sta aspettando trepidante il mio ritorno: "Come è andata?".
"Bene. C'era tanta gente entusiasta e pronta a collaborare. Nelle prossime riunioni stabiliremo come deve essere organizzato il gruppo ed assegneremo i diversi incarichi. La partenza è stata buona" rispondo.
Rosaria, rassicurata, mi augura la buona notte e si addormenta in un attimo.
Quando partecipo ad una riunione è sempre in apprensione ed aspetta con ansia il mio ritorno.
Davanti alle ingiustizie e falsità  non riesco a tacere ed abbocco facilmente alle provocazioni, passando sempre dalla parte del torto per le mie reazioni verbali prive di equilibrio, seppure genuine.
Se mi monta l'ira, divento un fiume in piena e le mie parole diventano taglienti come un bisturi. Non uso parolacce o bestemmie, ma parole appropriate che lasciano annichiliti le persone a cui sono rivolte. Ma sono gli occhi fiammeggianti e il tono della voce che indispongono e mi rendono detestabile in quelle occasioni.
"Papà, tu hai quasi sempre ragione, ma ti comprometti con il tuo comportamento troppo aggressivo. Devi imparare a tacere o a cambiare il tono della voce, se non vuoi rovinare sempre tutto" mi consigliano in continuazione Gabriele e Loris.
"Non è il mio comportamento che può cambiare la sostanza delle cose" replico e i miei familiari, scuotendo la testa, lasciano cadere il discorso.
I giorni che seguono sono dolci come il miele e mi ripagano in parte delle amarezze che il campionato "allievi eccellenza" mi sta procurando. Aspetto con ansia la fine di questo calvario.

                                     continua

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