sabato 30 marzo 2024
SERGIO. Auguri di una serena Pasqua. aggiornamento
mercoledì 27 marzo 2024
SERGIO. In ricordo di p. Simone Vavassori
Questa bellissima poesia è stata scritta, alla morte di p. Simone, da p. Luigi Lo Stocco, suo confratello, che ha operato con lui in Congo dal 1973 al 2004.
ZANDOBBIESI. P. SIMONE VAVASSORI
martedì 26 marzo 2024
RIFLESSIONI. Chiunque fa il male...
Vangelo (Gv 3,14-21) V domenica di quaresima.
"Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate.
Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio".
lunedì 25 marzo 2024
DON CAMILLO. SETTIMANA SANTA: IL CUORE DEL MISTERO CRISTIANO
venerdì 22 marzo 2024
DON CAMILLO. Senso civico
giovedì 21 marzo 2024
LIBRI. "L'estate fredda" di Gianrico Carofiglio
Nella lunga confessione davanti al magistrato, l'uomo ripercorre la propria avventura criminale in un racconto ipnotico animato da una forza viva e diabolica; da quella potenza letteraria che Gadda attribuiva alla lingua dei verbali. Ma le dichiarazioni del pentito non basteranno a far luce sulla scomparsa del bambino.
mercoledì 20 marzo 2024
martedì 19 marzo 2024
ALIMENTI. Quanta plastica nell'acqua in bottiglia
FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 01/03/24.
Articolo: "Quanta plastica nell'acqua in bottiglia" di ALEX SARAGOSA.
UN TEAM DELLA COLUMBIA UNIVERSITY HA CONTATO 116 MILA NANOPARTICELLE DI PET DISPERSE IN UN LITRO. CON QUALI CONSEGUENZE SULLA SALUTE? LE PRIME IPOTESI (PREOCCUPANTI) IN UNO STUDIO DEL CNR.
"Chiare, fresche, plasticate acque", forse oggi Petrarca riscriverebbe così il sonetto a Laura, dopo aver letto della ricerca del fisico Beizhan Yan, della Columbia University, che è riuscito a stimare il numero di particelle di plastica presenti nelle acque minerali.
"Un conto finora difficile da fare, perché se è possibile filtrare dall'acqua le microplastiche, che hanno dimensioni intorno al milionesimo di metro, e pesarle, era impossibile farlo con le nanoplastiche, mille volte più piccole, che sfuggono ai filtri" spiega Yan su Pnas.
"Noi ci siamo riusciti usando un raggio laser, che quando incontra una particella solida vibra in modo tale da rivelarne dimensioni e composizione".
Comprate sei bottiglie di acqua minerale al supermercato e analizzate con i laser, i fisici sono andati incontro ad una sorpresa scioccante.
"E' risultato che ogni litro di acqua minerale contiene in media 24 mila microparticelle e 116 mila nanoparticelle, quasi tutte di Pet. il polimero delle bottiglie stesse, che evidentemente tende a sfaldarsi nel liquido".
Ma quali conseguenze sulla salute può avere questa "zuppa di plastica?"
A questo i fisici non rispondono, non è il loro settore, ma altre ricerche hanno evidenziato che l'esposizione a microplastiche ha effetti negativi sullo sviluppo di piccoli animali marini.
"Particelle del genere sono state rilevate anche in organi umani, come sangue, cuore o placenta" avverte Danilo Porro, direttore dell'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr.
"Non è chiaro ancora che effetto abbiano, ma ci sono indizi preoccupanti: una nostra ricerca, per esempio, ha rivelato che micro e nanoparticelle di polistirene penetrano nelle cellule del colon, inducendo un aumento dello stress ossidativo e alterazioni del metabolismo simili a quelli provocati dall'azossimetano, un noto cancerogeno".
Ma l'acqua contiene anche nanoparticelle di origine naturale, non provocano questi effetti?
"No, il nostro organismo si è adattato ad esse, ma non ai polimeri sintetici e agli additivi che contengono, capaci di interferire con i delicati meccanismi biologici e quindi, in potenza, di danneggiare la nostra salute".
Se è così, siamo in un mare di guai, perché dei 7 miliardi di tonnellate di plastica prodotte in 70 anni, solo una piccola parte è stata adeguatamente smaltita: il resto è finito nell'ambiente , e lì si sta disgregando, aggiungendo sempre più micro e nano particelle ad aria, acqua, terreno e cibo.
lunedì 18 marzo 2024
SERGIO E IL CALCIO. Fine della storia
Solo il presidente non è ancora stato eletto.
Telefono all'allenatore di Angelo, che mi conferma la notizia. Gli dico che sarà contattato da Roberto e Fabio, i due futuri allenatori degli allievi a 7, per valutare la possibilità del trasferimento dei ragazzi rimasti liberi e desiderosi di continuare a giocare.
In futuro non devo più raggiungere simili picchi di stress, poiché i giocatori adulti non lo sopporteranno per molto tempo.
Nei tre anni della mia permanenza a Trescore i ragazzi mi si sono affezionati e penso abbiamo apprezzato la mia grande passione per il calcio.
Ora l'avventura è finita e le nostre strade si dividono. Anche Pierangelo è molto dispiaciuto della mia partenza, ma comprende il mio obbligo morale verso Zandobbio.
Per alcune settimane abbiamo affisso dei manifesti nei bar e nei negozi, con i quali ricerchiamo una persona volonterosa che guidi il GSO.
E' stata l'esperienza calcistica più appagante e mi spiego.
venerdì 15 marzo 2024
SPORT. Luis Muriel, il calcio col sorriso
FONTE: Sportweek #08.
Articolo: "Muriel, il calcio col sorriso" di LUIGI GARLANDO.
Caro Luis Muriel,
con questa mia voglio augurarle buon vento per la sua nuova avventura americana, all'Orlando City, e ringraziarla per tutto quello che ci ha regalato in questi anni.
Domani, l'Atalanta giocherà a San Siro contro il Milan e la memoria di tanti tornerà al geniale colpo di tacco con cui lei infilzò il Diavolo nella partita d'andata a Bergamo, la mandrakata dell'anno.
I memorialisti più raffinati, associandola a San Siro, ricorderanno una delle sue primissime perle, pescata nell'anno del suo arrivo in Italia, 2011: Inter-Lecce. Lei , allora attaccante della squadra pugliese, prese il volo sulla fascia sinistra, dribblò a rientrare Lucio, poi Maicon e calciò alle spalle di Julio Cesar, anticipando Samuel e Zanetti. Tutta la gloriosa difesa del Triplete abbattuta in un colpo solo.
Quel gol e il taconazo di Bergamo incorniciano i suoi 13 anni italiani, interrotti solo dalla parentesi sivigliana (2017-19).
Il lungo soggiorno nel nostro Paese è stato uno scrigno di bellezza che lei, con democratica generosità, ha voluto dispensare ovunque, da Nord a Sud da Udine a Lecce, dal mare (Samp) all'entroterra (Fiorentina Atalanta).
Voltandoci di scatto, rivediamo una meraviglia segnata alla Roma, dribblando lungo la linea di fondo in una piovosa serata udinese (2013); una cannonata sampdoriana, splendida, al volo, nella porta di un'altra Roma (2016); una punizione dalla luna all'incrocio di Handanovic che incantò Firenze (2019); una danza in dribbling, con conversione e scaldabagno orobico sul palo lungo del Lipsia (2022).
Ma non è solo questione di gol e di bellezza. La gratitudine riguarda soprattutto i sorrisi che lei mostrava in campo. Non tanto quelli dopo un gol. Lì sono capaci tutti. Ma quando li sbagliava. Le scappava quel mezzo sorriso, tipo "Per un pelo... Quasi mi riusciva..." che sdrammatizzava l'errore e, anche nel contesto più esasperato, restituiva al calcio la leggerezza di un gioco, cioè il suo valore autentico.
Campioni che segnino bei gol non ci mancheranno, trovarne che sappiano sorridere come lei, caro Luis, sarà più difficile.
Chi ci ricorderà che, in fondo, stiamo solo giocando? Chi ci rimane? Rafa Leao e poi? E poi Jannick Sinner che, non a caso, piace ai bambini come piace lei, per la sua simpatia da cartone animato.
Che l'abbiano voluta a Orlando, cioè Disney World, sembra logico. Lo è anche un colombiano che scopre l'America, in fondo...
Buon vento!
giovedì 14 marzo 2024
RES PUBLICA. Morire sul lavoro
FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" febbraio 2024.
Articolo: "Morire sul lavoro" di RITANNA ARMENI.
Quattro italiani escono ogni giorno da casa per recarsi al lavoro e non vi fanno ricorso.
"La nostra guerra persa" titolava qualche settimana fa l'"Avvenire", riferendo i dati dei morti sul lavoro nell'anno appena trascorso.
"Morire sul lavoro è uno scandalo inaccettabile per un Paese civile" aveva affermato il presidente della Repubblica.
Complessivamente, secondo i dati Inail, le vittime di "incidenti sul lavoro" sono circa mille all'anno. Ma, se si tiene conto anche dei lavoratori irregolari, di coloro, cioè, che non sono assicurati - come stimano altri istituti di ricerca, tra cui l'Osservatorio di Bologna e l'Osservatorio Vega di Mestre - nel 2023 diventano ben 1.467.
Tra questi c'è una percentuale altissima di stranieri . Più del doppio rispetto al lavoratori italiani. Non è un caso. Sono gli immigrati, infatti, a essere impiegati in settori più a rischio di infortuni mortali. E sono loro i meno formati e informati sulle misure di sicurezza. Tante morti. Troppe. Che inducono gli osservatori a usare il termine di "guerra", una parola nuova sulla quale vale la pena di riflettere.
In epoche diverse per lo stesso fenomeno si usavano altre parole. Nel dopoguerra, le morti sul lavoro erano definite "bianche" quasi a indicare una loro ineluttabilità nel contesto dello sviluppo economico.
Le tragedie sui luoghi di produzione, nella cultura dell'Italia del boom, erano ritenute quasi una fatalità da accettare.
Dagli anni Settanta, quelli delle grandi lotte operaie e del controllo sindacale, le morti sul lavoro sono state definite spesso "omicidi". Un termine volutamente forte. Per alcuni "eccessivo". Che una legge, ancora oggi in discussione, vuole formalizzare. Ma il cui senso è chiaro.
E' l'organizzazione del lavoro, l'interesse delle imprese, la gerarchia aziendale a uccidere.
I morti dell'edilizia, dei grandi stabilimenti siderurgici, delle linee di montaggio delle industrie meccaniche non sono che una conseguenza di uno sfruttamento che non tiene conto né della salute né della incolumità di chi lavora.
Ora si parla di guerra. Guerra sul lavoro. E ancora una volta le parole sono indicative.
La guerra evoca ostilità, violenza. Mostra un conflitto esplicito in cui è inevitabile la presenza di vincitori e vinti. In cui le leggi della convivenza vengono soppresse e la necessità di lavoro per alcuni diventa sfruttamento illimitato, rischio e, troppo spesso, morte. Proprio come avviene in guerra, sono i più deboli - gli immigrati in questo caso - a soccombere.
Ma è davvero, come molti sembrano pensare, una guerra già persa? Forse no, se sapremo ancora indignarci. Se la società civile saprà fare la sua parte. Se le organizzazioni dei lavoratori riusciranno a imporre l'obiettivo della " prevenzione". Se il legislatore saprà varare una legge che indichi con più chiarezza responsabilità e colpe. Dobbiamo sperarlo.
martedì 12 marzo 2024
SCUOLA. Ritorno alle classi differenziali?
FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" di marzo 2024.
Articolo: "Ritorno alle classi differenziali" di DANIELE NOVARA.
La Legge 517 del 1977 ha portato l'Italia, primo Paese al mondo, ad abolire le classi differenziali e a sancire il valore di una scuola che lavora per l'integrazione delle differenze, piuttosto che sulla sua negazione.
Mi scrive la signora Marella, madre di tre figli, uno con certificazione neuropsichiatrica 104: " Sono preoccupata. Su un quotidiano importante ho letto l'articolo di un noto giornalista che sostiene la necessità di mettere gli alunni con disabilità, o particolarmente problematici come mio figlio, tutti insieme per consentire agli altri di avere una scuola "normale" e a loro di essere seguiti in maniera più adeguata e specifica da professionisti superpreparati. Ho studiato un po' di pedagogia e subito mi sono balzate alla mente le classi differenziali di cui mi parlava mia madre con ricordi non proprio simpatici.
Dottore, ma davvero qualcuno vuole tornare così indietro, isolando ed escludendo i bambini con difficoltà dalla vita degli altri? Non si era cambiato indirizzo?".
La riflessione di Marella è corretta. Se davvero si dovesse prendere questa strada, con un colpo di spugna verrebbe cancellato quell'atto di civiltà straordinario compiuto nel 1977 quando l'Italia, primo Paese al mondo, attraverso la Legge 517, e grazie a un movimento pedagogico fortissimo, aveva abolito le classi differenziali.
La legge prevede l'inserimento nelle classi "normali" di alunni con disabilità di vario tipo (motoria, intellettiva o, tanto più oggi, psicoemotiva), partendo dal presupposto che la compresenza e l'attività comune con i compagni ne favorisca la crescita, l'apprendimento e lo sviluppo, mentre isolarli in un ambiente formato solo da figure con patologie e disabilità più o meno analoghe peggiora le loro sorti.
Riconosco che questa legge così importante è stata ampiamente svilita e applicata male. Qual è quindi la soluzione? Tornare al punto di partenza rimettendo gli studenti con disabilità in un contesto esclusivamente per loro e quindi di profonda discriminazione rispetto ai loro coetanei? Va ricordato che la legge in questione riguarda l'integrazione, non semplicemente la "gestione" dei più fragili.
Parte dalla formazione pedagogica dell'insegnante, dalla sua capacità di lavorare con alunni con livelli diversificati, evitando di rifarsi al programma da seguire "costi quel che costi" e puntando sull'apprendimento degli studenti, sui loro progressi più che sui loro errori.
Presuppone, quindi, un'idea di scuola benevola verso le inevitabili differenze dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze.
La normativa, pertanto, viene di fatto disattesa per un deficit di metodo pedagogico. Perché è più comodo e facile "usare" l'insegnante di sostegno per un'assistenza scolastica esclusiva e riservata al disabile, portandolo fuori dal gruppo, piuttosto che sviluppare una classe che sappia lavorare assieme e condividere i compiti di crescita.
Ma pensare che una legge gestita male sia sbagliata e ipotizzare il ritorno a uno stato precedente è come chiedere il ripristino della pena di morte solo perché ci sono troppo delinquenti in giro.
sabato 9 marzo 2024
SERGIO E IL CALCIO. La prima riunione del GSO ZANDOBBIO
"Bene. Ventitré atleti e otto collaboratori sono interessati al calcio, mentre tre giocatori e un collaboratore sono interessati alla pallavolo" rifletto "Per il calcio la base di partenza è buona. La pallavolo invece non ha radici a Zandobbio. Indirò la prima riunione per l'ultimo lunedì di questo mese, invitando anche chi non ha aderito all'iniziativa: ci sono sempre i titubanti".
Mi alzo e vado in cucina a comunicare la lieta novella a Rosaria, che sta stirando.
"Non essere troppo ottimista" mi ammonisce " Lo sai che Zandobbio è un paese difficile".
Nei giorni che seguono il mio pensiero è costantemente rivolto al GSO: penso all'organigramma, alle squadre e a mille altri dettagli.
In famiglia non si parla d'altro e Gabriele e Loris sono strafelici di poter giocare con i colori del proprio paese. Insomma il nostro quartetto ha la testa nel pallone.
"Cerchiamo di vivere con responsabilità e gioia il nostro servizio all'interno dell'oratorio, con la certezza che serviamo la Verità, dando il meglio di noi stessi con onestà e caparbietà. Ora la parola a Sergio, che esporrà altri concetti basilari sui quali deve basarsi il gruppo sportivo che stiamo costituendo" conclude il suo discorso don Camillo.