sabato 30 marzo 2024

SERGIO. Auguri di una serena Pasqua. aggiornamento

 



RICEVO GLI AUGURI DI BUONA PASQUA DA ANNALISA, CHE ESTENDO A TUTTI.

                                       
 ANNALISA  BELOTTI


E' molto triste però leggere sulle prime pagine dei quotidiani dei venti di guerra che spirano sull'Europa.

ANCHE L'AMICO MARIO ME LI MANDA





mercoledì 27 marzo 2024

SERGIO. In ricordo di p. Simone Vavassori

 




QUESTO POST L'HO GIA' PUBBLICATO IL 13 LUGLIO 2021. LO REPLICO PER ACCOMPAGNARE L'ALTRO POST ODIERNO.

Questa bellissima poesia è stata scritta, alla morte di p. Simone, da p. Luigi Lo Stocco, suo confratello, che ha operato con lui in Congo dal 1973 al 2004.

L'infinita forza della speranza

L'alba tinge di rosso le cime delle montagne,
la piccola canoa riattacca i suoi ormeggi alla riva,
l'inno mattutino delle campane riempie di vita la città
ed un silenzio profondo pieno di pensieri e di domande
riempie il mio cuor incredulo e stordito
di sorprendente tristezza
e di un pianto senza fine..

Il silenzio dei tuoi occhi socchiusi sul letto di morte,
il silenzio del tuo ultimo sorriso appena abbozzato,
il silenzio del tuo viso d'amico e fratello,
il silenzio di quell'ultima carezza di padre amoroso.

E tutto nel silenzio della notte.

Oggi, in piena giornata, con un sole rovente
nel silenzio del cimitero di Panzi,
quasi cullato dal dolce canto delle cime degli alberi,
ritmate dal vento della stagione delle piogge,
trovi riposo e pace ora, e per sempre,
dopo quella lunghissima giornata di lavoro
all'ascolto del povero Lazzaro
cui hai teso la tua mano di buon samaritano
sulla sua strada d'inferno.

Su quella tomba ho deposto un fiore,
profumato da Colui che veste i gigli dei campi,
seme che farà fiorire
e riempirà questa terra  del Congo di mille colori diversi;
un arcobaleno di speranze sempre vive
e di grazie infinite;
Tu, uomo di tutti e uomo del quotidiano
resti per sempre nei nostri poveri cuori.

In quel silenzio penoso di morte,
tra singhiozzi e lacrime di amicizie perdute,
si rinnova in me l'infinita forza della speranza.

ZANDOBBIESI. P. SIMONE VAVASSORI

 



FONTE: "MISSIONARI SAVERIANI" marzo 2024.
Articolo: "P. Simone Vavassori, 20 anni dopo" di p. FIORENZO RAFFAINI, sx.

Dagli archivi di "MISSIONARI SAVERIANI", ho trovato un articolo di p. Rino Benzoni, allora Superiore Generale dei Saveriani, che annunciava la morte di p. Simone Vavassori.
Sono passati  vent'anni (10 febbraio 2004) e ho pensato che la scoperta non fosse per niente una casualità. Sono contento di essere arrivato in tempo a ricordare quest'uomo di Dio.
Ricordo anche  la tristezza provata alla notizia e soprattutto il dispiacere di aver perso una persona come lui. Un amico certamente, ma anche un grande maestro.
Fu lui che mi accompagnò  a Kitutu al mio arrivo ufficiale in  Congo nel 1986. Era superiore Regionale. Un bel viaggio, un poco saltellante per via della "strada" terribile, ma che mi ha dato subito l'opportunità, in due giorni di viaggio, di accostarmi ad una persona speciale.
E' sempre stato per me un punto cordiale e amichevole di riferimento anche per decisioni non semplici. Mi sembra bello riproporre le belle e importanti parole che scrisse allora p. Rino.
"Oggi 10 febbraio, è morto p. Simone Vavassori, superiore dei missionari Saveriani del Congo RD. Aveva 67 anni ed era nato a Trescore Balneario (BG) il 9 ottobre 1936. Per espresso suo desiderio, accolto dalla famiglia, il suo corpo resterà in Congo. Dal 1972, p. Simone è stato missionario in Congo, formatore di Saveriani congolesi, maestro dei novizi e superiore dei Saveriani per quindici anni, fino alla morte.
Padre Vavassori era una figura di primo piano nella chiesa di Bukavu, soprattutto in questi anni di guerra e di sofferenza. E' stato un protagonista - umile e discreto ma fondamentale - delle vicende ecclesiali di questi ultimi anni.
Con grande coraggio, unito ad altrettanto grande umiltà, semplicità, equilibrio e saggezza ha saputo tenere unite le comunità saveriane, aiutare le comunità religiose maschili e femminili, consigliare i sacerdoti che si rivolgevano a lui. Sensibile ai bisogni della gente, moltissimi sono stati aiutati da lui. Mentre era maestro dei novizi, aveva accolto e assistito migliaia di rifugiati ruandesi.
Da tutti era considerato "l'uomo che ci voleva"  in un periodo così turbolento. La sua affabilità e pazienza gli permettevano di correre ovunque ce ne fosse bisogno per sostenere i missionari e le missionarie, nonostante le fatiche dei viaggi, i pericoli, i piccoli aiuti necessari per passare i posti di blocco  e le barriere.
Visitava anche la missione di Bunyakiri, a 60 chilometri da Bukavu, zona controllata  dai miliziani mai-mai, dove nessuno altro si arrischiava ad andare.
Sapeva vedere  le cose anche con una vena di umorismo, coprendo con esso  il magone per l'impotenza di fronte a quello che stanno vivendo queste popolazioni.
Spesso, tornando dai suoi viaggi rischiosi, scriveva  al Superiore Generale raccontando le sofferenze viste e aggiungeva: "Anche questa volta  l'angelo custode ci ha protetto!"

P. Simone, oltre che parente (era cugino di mio padre), era un amico, che mi gratificava con la sua presenza ad una cena a casa mia tutte le volte che ritornava in Italia.
Questo piatto è un suo dono da un suo viaggio in Messico



Mentre questa foto ritrae l'edificio contadino in cui viveva la sua famiglia insieme ad altre famiglie.












martedì 26 marzo 2024

RIFLESSIONI. Chiunque fa il male...

 

Vangelo (Gv 3,14-21)  V domenica di quaresima.


"Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate.
Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio".

lunedì 25 marzo 2024

DON CAMILLO. SETTIMANA SANTA: IL CUORE DEL MISTERO CRISTIANO

 



FONTE: Notiziario parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.

SETTIMANA SANTA: IL CUORE DEL MISTERO CRISTIANO

La settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme che celebra l'ingresso di Gesù a Gerusalemme accolto in modo festoso dalla folla.
Fu un ingresso trionfale in groppa ad un asino come erano soliti fare nell'antichità i re d'Israele nel giorno in cui prendevano possesso del regno.
Niente faceva pensare a quello che sarebbe successo di lì a pochi giorni. Tutto sembrava bello e pacifico!
Solo Gesù in quel momento sapeva bene quale corona regale qualcuno gli avrebbe  messo in testa e su quale trono sarebbe salito.
Dopo la Domenica delle Palme, i giorni più significativi e importanti sono quelli del triduo Pasquale: Giovedì - Venerdì - Sabato Santo.
Giovedì celebriamo l'Istituzione dell'Eucarestia nel contesto della Cena Pasquale ebraica.
Nella celebrazione della S. Messa detta "in Coena Domini" viene inserito il rito della Lavanda dei Piedi che è il modo originale  in cui l'evangelista Giovanni racconta l'Ultima Cena di Gesù: è il gesto che Gesù compie di lavare i piedi ai suoi Apostoli per insegnare a loro che la S. Messa impegna coloro che vi partecipano , a un servizio umile, vero e totale al prossimo , chiunque sia, fosse anche in  procinto di tradire come Giuda in quella sera.
Il Venerdì Santo celebriamo la morte del Signore. Il momento culminante della Liturgia di questa sera è quella dell'adorazione della Croce.
Infine il Sabato Santo che è il giorno del Silenzio dove si contempla il mistero della morte del Signore; un silenzio che esplode  nell'inno  del Gloria nel contesto della liturgia Pasquale che celebra la RISURREZIONE DI GESU'  e il nostro inserimento in  Lui grazie al Battesimo.
Vivere la liturgia del triduo pasquale significa tuffarsi dentro la sorgente della Vita cristiana per rinnovare e rilanciare la nostra Fede personale  e comunitaria.
Sono liturgie più lunghe rispetto a quelle che siamo soliti celebrare durante l'anno, ma la preoccupazione di coloro che vogliono riagganciarsi alle proprie origini per rinvigorire la propria Fede  non è quella della durata, ma piuttosto quella  della modalità di partecipazione.
L'invito, perciò che rivolgo a tutti, è quello di non perdere questa opportunità e di prepararsi a viverla con una bella confessione sacramentale che sarà  celebrata nella nostra Parrocchia con preparazione comunitaria Lunedì 25 Marzo in 2 orari diversi: ore 15:00 e ore 20:30.
A tutti auguro una Settimana Santa vissuta con intensità.

                               don Camillo



VIAGGI. Gita annuale biblioteca di Zandobbio nella Sicilia occidentale

 





venerdì 22 marzo 2024

DON CAMILLO. Senso civico

 



FONTE: Bollettino parrocchiale settimanale di Albegno e dintorni.

SENSO CIVICO

Domenica scorsa verso mezzogiorno, sto rientrando a casa con il pulmino. Prima di immettermi nel rondò  che da via Galletti porta in via Marconi, la macchina che mi precede si ferma e mette le 4 frecce.
L'autista scende e raccoglie qualcosa da terra davanti alla sua macchina.
Poi, come per scusarsi per avermi bloccato per strada, viene verso di me e mi mostra un grosso cubo di porfido, di quelli che lastricano l'attraversamento pedonale.
Io abbasso il finestrino per ringraziarlo e per dirgli in battuta: "mi hai salvato la vita".
Sono rimasto ammirato per questo gesto. 
Quell'autista avrebbe potuto evitare quel cubo divelto e tirare dritto per la sua strada, e anche io avrei potuto evitarlo con il mio pulmino; però quel cubo avrebbe potuto creare pericolo per un ciclista o un motociclista o per un pedone di passaggio su quell'attraversamento.
Quel "mi hai salvato la vita" non era al caso mio, ma poteva essere al caso di qualche malcapitato del futuro.
Chi mi dice che quel gesto di attenzione e di senso civico di quell'automobilista non abbia  davvero salvato la vita o almeno l'incolumità di qualcuno?
Noi non sapremo mai di quegli incidenti evitati dall'accortezza e dalla sensibilità  di qualcuno.
Possiamo purtroppo sapere  degli incidenti  che capitano; e allora si vanno a cercare le cause  e le responsabilità e a volte emerge che a monte ci sta l'incuria o la mancanza di sensibilità di chi, con poco sforzo, avrebbe potuto eliminare  l'ostacolo o almeno farlo notare a chi di dovere.
Dal punto di vista legale penso che nessuno può essere accusato e condannato per non essersi fermato a togliere  un ostacolo sulla carreggiata, ma dal punto di vista morale chi pensa "non sono affari miei" e tira dritto non può sentirsi a posto.
Educarci ed educare al "senso civico" fa parte di quel cammino di corresponsabilità che è tanto necessario per la vita di una comunità ed in contrapposizione al menefreghismo di chi non si sente mai chiamato in causa e pensa che non sono affari suoi, ma del Comune o della Provincia o dello Stato o della Parrocchia o della Chiesa...comunque sempre di qualcun altro.
Se nel linguaggio Laico si parla di "senso civico", nel linguaggio della Fede possiamo chiamarlo "Carità"; Virtù teologale, dono di Dio, che è inseparabile dalla Fede e dalla Speranza: Virtù che è fatta di gesti semplici, oserei dire quotidiani, vissuti per dare dignità e vita agli altri, conosciuti o anonimi che siano, in forza dell'amore di Dio.
A volte basta davvero poco per ravvivare la vita a uno o a tanti, ma anche basta veramente poco per salvarla e mantenerla nella serenità.
Grazie saggio automobilista per la tua bella lezione di senso civico.

                           don Camillo


giovedì 21 marzo 2024

LIBRI. "L'estate fredda" di Gianrico Carofiglio

 



   LIBRI  CONSIGLIATI  DA  LORIS  FINAZZI  
   GRANDE  DIVORATORE  DI  VOLUMI   

" L'estate fredda" di Gianrico Carofiglio edito da Einaudi

Siamo nel 1992, tra maggio e luglio. 
A Bari, come altrove, sono giorni di fuoco, fra agguati, uccisioni, casi di lupara bianca.
Quando arriva la notizia che un bambino, figlio di un capo clan, è stato rapito, il maresciallo Pietro Fenoglio capisce che il punto di non ritorno è stato raggiunto. Adesso potrebbe accadere qualsiasi cosa. Poi, inaspettatamente, il giovane boss che ha scatenato la guerra, e che tutti sospettano del sequestro, decide di collaborare con la giustizia.
Nella lunga confessione davanti al magistrato, l'uomo ripercorre la propria avventura criminale in un racconto ipnotico animato da una forza viva e diabolica; da quella potenza letteraria che Gadda attribuiva alla lingua dei verbali. Ma le dichiarazioni del pentito non basteranno a far luce sulla scomparsa del bambino.
Per scoprire la verità Fenoglio sarà costretto a inoltrarsi in quel territorio ambiguo dove è più difficile distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.
Ambientato al tempo delle stragi di Palermo, "L'estate fredda" offre  uno sguardo pauroso sulla natura umana, ma ci regala anche un protagonista di straordinaria, commovente dignità. E, alla fine, un inatteso bagliore di speranza.






martedì 19 marzo 2024

ALIMENTI. Quanta plastica nell'acqua in bottiglia

 




FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 01/03/24.
Articolo: "Quanta plastica nell'acqua in bottiglia" di ALEX SARAGOSA.

UN TEAM DELLA COLUMBIA UNIVERSITY HA CONTATO 116 MILA NANOPARTICELLE DI PET DISPERSE IN UN LITRO. CON QUALI CONSEGUENZE SULLA SALUTE? LE PRIME IPOTESI (PREOCCUPANTI) IN UNO STUDIO DEL CNR.


"Chiare, fresche, plasticate acque", forse oggi Petrarca riscriverebbe così  il sonetto a Laura, dopo aver letto della ricerca del fisico Beizhan Yan, della  Columbia University, che è riuscito a stimare il numero di particelle di plastica presenti nelle acque minerali.
"Un conto finora difficile da fare, perché se è possibile filtrare dall'acqua le microplastiche, che hanno dimensioni intorno al milionesimo di metro, e pesarle, era impossibile farlo con le nanoplastiche, mille volte più piccole, che sfuggono ai filtri" spiega Yan su Pnas.
"Noi ci siamo riusciti usando un raggio laser, che quando incontra una particella solida vibra in modo tale da rivelarne dimensioni e composizione".
Comprate sei bottiglie di acqua minerale al supermercato e analizzate con i laser, i fisici sono andati incontro ad una sorpresa scioccante.
"E' risultato che ogni litro di acqua minerale contiene in media 24 mila microparticelle e  116 mila nanoparticelle, quasi tutte di Pet. il polimero delle bottiglie stesse, che evidentemente tende a sfaldarsi nel liquido".
Ma quali conseguenze sulla salute può avere questa "zuppa di plastica?"
A questo i fisici non rispondono, non è il loro settore, ma altre ricerche  hanno evidenziato che l'esposizione a microplastiche ha effetti negativi sullo sviluppo di piccoli animali marini.
"Particelle del genere sono state rilevate anche in organi umani, come sangue, cuore o placenta" avverte Danilo Porro, direttore dell'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr.
"Non è chiaro ancora che effetto abbiano, ma ci sono indizi preoccupanti: una nostra ricerca, per esempio, ha rivelato che micro e nanoparticelle di polistirene penetrano nelle cellule del colon, inducendo un aumento dello stress ossidativo e alterazioni del metabolismo simili a quelli provocati dall'azossimetano, un noto cancerogeno".
Ma l'acqua contiene anche nanoparticelle di origine naturale, non provocano questi effetti?
"No, il nostro organismo si è adattato ad esse, ma non ai polimeri sintetici e agli additivi che contengono, capaci di interferire con i delicati meccanismi biologici e quindi, in potenza, di danneggiare la nostra salute".
Se è così, siamo in un mare di guai, perché dei 7 miliardi di tonnellate di plastica prodotte in   70 anni, solo una piccola parte è stata adeguatamente smaltita: il resto è finito nell'ambiente , e lì si sta disgregando, aggiungendo sempre più  micro e nano particelle ad aria, acqua, terreno e cibo. 




    

lunedì 18 marzo 2024

SERGIO E IL CALCIO. Fine della storia

 



Nelle riunioni successive si lavora con entusiasmo e si prendono importanti decisioni, come l'assegnazione delle cariche sociali, con soddisfazione di tutti.
Solo il presidente non è ancora stato eletto.
Si decide di apporre dei manifesti nei negozi e nei bar, attraverso i quali si invitano "persone di buona volontà" a presentare la propria candidatura a questa carica fondamentale.
Viene decisa anche la formazione  di una squadra di calcio di dilettanti a 11 CSI , della quale sarò l'allenatore e Pierangelo il mio secondo e di una squadra di calcio allievi a 7 CSI , poiché solo una decina di ragazzi hanno dato la loro adesione, con Roberto e Fabio nelle veci di allenatori.
Ma a maggio Loris mi riferisce che Angelo, suo compagno di scuola ed amico, gli ha confidato che la società calcistica di Borgo di Terzo, in cui militava, si è sciolta e quindi tutti i giocatori stanno cercando un'altra squadra per il prossimo campionato. E' il classico colpo di fortuna.
Telefono all'allenatore di Angelo, che mi conferma la notizia. Gli dico che sarà contattato da Roberto e Fabio, i due futuri allenatori degli allievi a 7, per valutare la possibilità del trasferimento dei ragazzi rimasti liberi e desiderosi di continuare a giocare.
Sono molto soddisfatto per questo fatto nuovo, che probabilmente permetterà la creazione di una squadra di allievi a 11. Il calcio a 7 non gode tanto della mia stima, ma è più adatto ai tornei estivi, dove il pubblico gradisce la caterva di gol, dovuti molte volte ad errori difensivi.
Finalmente i campionati giovanili sono terminati e per me è la fine di un incubo. Non ci sarà più la stretta allo stomaco della domenica mattina.
Ebbene sì, è stato duro questo campionato allievi a 11 eccellenza. Alcune volte i miei nervi hanno ceduto e mi sono lasciato andare a scene isteriche non proprio adatte per un educatore quale mi ritengo.
In futuro non devo più raggiungere simili picchi di stress, poiché i giocatori adulti non lo sopporteranno per molto tempo. 
Nei tre anni della mia permanenza a Trescore i ragazzi mi si sono affezionati e penso abbiamo apprezzato la mia grande passione per il calcio.
Ora l'avventura è finita e le nostre strade si dividono. Anche Pierangelo è molto dispiaciuto della mia partenza, ma comprende il mio obbligo morale verso Zandobbio.
Arriva giugno e si deve  tenere la riunione decisiva, nella quale si deve eleggere il presidente e firmare i documenti necessari per l'iscrizione al CSI.
Contrariamente alle mie abitudini, arrivo all'ultimo momento nella grande sala dove si tiene la riunione e vedo Gino, il presidente che aveva chiuso la precedente polisportiva, lasciando Zandobbio senza il calcio.
Gigio, il segretario, apre la seduta: "Signori, tutte le cariche sociali sono state assegnate, tranne quella più importante. Questa sera eleggeremo il presidente, che ci guiderà per la prossima annata calcistica.
Per alcune settimane abbiamo affisso dei manifesti nei bar e nei negozi, con i quali ricerchiamo una persona volonterosa che guidi il GSO.
Non è fondamentale che abbia delle grandi risorse economiche, anche se solitamente il presidente di una società sportiva è scelto soprattutto per la sua disponibilità ad offrire forti somme di denaro. Hanno dato la loro disponibilità Cesare e Gino.
A noi la scelta: c'è qualcuno che vuole intervenire?".
Chiedo subito la parola e esprimo la mia contrarietà nell'avere come presidente Gino. Il  mio discorso è breve, ma molto incisivo ed alla fine Gino ritira la sua candidatura.
Prende di nuovo la parola Gigio: "Mi sembra inutile procedere alla votazione, essendo Cesare l'unico candidato, automaticamente diventa il primo presidente del GSO ZANDOBBIO. Siete tutti d'accordo?",
Un mormorio di approvazione si leva dall'assemblea. Persino un "bravo Cesare" viene gridato da qualcuno.
Al bar dell'oratorio Cesare offre da bere a tutti. Molte sono le battute  rivolte a lui, alle quali risponde con frasi ilari, alcune grottesche.
Ormai tutto è deciso e l'organigramma è completo.
Seguendo il mio invito Pietro disegna lo stemma raffigurante S. Giorgio, patrono di Zandobbio, che uccide il drago. I colori sociali saranno il bianco e il  viola.
La narrazione termina qui. Ho descritto come è nato il GSO ZANDOBBIO e sono orgoglioso del coinvolgimento di Gigio, di cui conservo la fotocopia della sua domanda di adesione, che pubblico



Svolgerà per quasi  trent'anni molto bene il suo compito di segretario.
In seguito c'è stata la mia uscita dal GSO, traumatica per me e per la mia famiglia.
Negli anni successivi sono rimasto nel calcio allenando per un campionato gli esordienti a 11 CSI a Cenate Sopra e per un campionato la squadra juniores del Trescore. 
Poi a cinquant'anni, su invito di Walter (quello che quando avevo 16-17 anni mi portava a giocare nei tornei estivi nel Lecchese), completo la mia esperienza calcistica facendo l'arbitro del CSI per nove anni.
E' stata l'esperienza calcistica più appagante e mi spiego. 
Se fai il giocatore, per giustificare i tuoi errori, dici che l'allenatore non ti impiega bene  oppure che i tuoi compagni non ti passano il pallone. 
Se fai l'allenatore, e la tua squadra non vince, ti giustifichi dicendo che hai dei giocatori scarsi o che non seguono le tue direttive. Insomma hai sempre una scusa a cui attaccarti.
Se fai l'arbitro, se arbitri bene è merito tuo, ma se arbitri male sono cavoli tuoi e non puoi incolpare nessuno.
Nel mondo arbitrale CSI ho conosciuto una persona dall'egocentrismo smisurato, Vittorio Bosio, allora presidente provinciale CSI. Ma un formidabile organizzatore. Ora è, da qualche anno, presidente nazionale CSI. E' arrivato in vetta. Mi sarebbe piaciuto vederlo a Perugia alla premiazione del COLLETTIVO CONFUSIONE, diventato campione d'Italia CSI  2022/23.
Terminato l'arbitraggio CSI, ho arbitrato per due anni gli esordienti a 9 (?) FIGC del Trescore , allenati da Eligio Nicolini, nelle partite casalinghe.
Nel 2012 sono rientrato nel GSO come allenatore degli giovanissimi a 11 CSI  avendo come aiutante Nicola. Ho conosciuto così altri padri dei ragazzi dal comportamento non certo educativo.
Questa è la mia modesta esperienza calcistica dilettantistica durata circa quarant'anni.
Ora è il momento dei ripensamenti e devo dire che potevo dare di più. Ho sprecato dei talenti (non solo in campo calcistico) e di questo dovrò rendere conto a Lui.
Ho scoperto sulla mia pelle che nessuno è profeta in patria e che anche nel nostro paesello forse vige la Legge di JANTE.

venerdì 15 marzo 2024

SPORT. Luis Muriel, il calcio col sorriso

 


FONTE: Sportweek #08.
Articolo: "Muriel, il calcio col sorriso" di LUIGI GARLANDO.


Caro Luis Muriel,

con questa mia voglio augurarle buon vento per la sua nuova avventura americana, all'Orlando City, e ringraziarla per tutto quello che ci ha regalato in questi anni.
Domani, l'Atalanta giocherà a San Siro contro il Milan e la memoria di tanti tornerà al geniale colpo di tacco con cui lei infilzò il Diavolo nella partita d'andata a Bergamo, la mandrakata dell'anno.
I memorialisti  più raffinati, associandola a San Siro, ricorderanno una delle sue primissime perle, pescata nell'anno del suo arrivo in Italia, 2011: Inter-Lecce. Lei , allora attaccante della squadra pugliese, prese il volo sulla fascia sinistra, dribblò a rientrare Lucio, poi Maicon e calciò alle spalle di Julio Cesar, anticipando Samuel e Zanetti. Tutta la gloriosa difesa del Triplete abbattuta in un colpo solo.
Quel gol e il taconazo  di Bergamo incorniciano i suoi 13 anni italiani, interrotti solo dalla parentesi sivigliana (2017-19).
Il lungo soggiorno nel nostro Paese è stato uno scrigno di bellezza che lei, con democratica generosità, ha voluto dispensare ovunque, da Nord a Sud da Udine a Lecce, dal mare (Samp) all'entroterra (Fiorentina Atalanta).
Voltandoci di scatto, rivediamo una meraviglia segnata alla Roma, dribblando lungo la linea di fondo in una piovosa serata udinese (2013); una cannonata sampdoriana, splendida, al volo, nella porta di un'altra Roma (2016); una punizione dalla luna all'incrocio di Handanovic che incantò Firenze (2019); una danza in dribbling, con conversione e scaldabagno orobico sul palo lungo del Lipsia (2022).
Ma non è solo questione di gol e di bellezza. La gratitudine riguarda soprattutto i sorrisi che lei mostrava in campo. Non tanto quelli dopo un gol. Lì sono capaci tutti.  Ma quando li sbagliava. Le scappava quel mezzo sorriso, tipo "Per un pelo... Quasi mi riusciva..." che sdrammatizzava l'errore e, anche nel contesto più esasperato, restituiva al calcio la leggerezza  di un gioco, cioè il suo valore autentico.
Campioni che segnino bei gol non ci mancheranno, trovarne che sappiano sorridere come lei, caro Luis, sarà più difficile.
Chi ci ricorderà che, in fondo, stiamo solo giocando? Chi ci rimane? Rafa Leao e poi? E poi Jannick  Sinner che, non a caso, piace  ai bambini come piace lei, per la sua simpatia da cartone animato. 
Che l'abbiano voluta a Orlando, cioè Disney World, sembra logico. Lo è anche un colombiano che scopre l'America, in fondo...

                    Buon vento!







giovedì 14 marzo 2024

RES PUBLICA. Morire sul lavoro

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" febbraio 2024.
Articolo: "Morire sul lavoro" di RITANNA ARMENI.


Quattro italiani escono ogni giorno da casa  per recarsi al lavoro e non vi fanno ricorso.
"La nostra guerra persa" titolava qualche settimana fa l'"Avvenire", riferendo i dati dei morti sul lavoro  nell'anno appena trascorso.
"Morire sul lavoro è uno scandalo inaccettabile per un Paese civile" aveva affermato il presidente della Repubblica.
Complessivamente, secondo i dati Inail, le vittime di "incidenti sul lavoro" sono circa mille all'anno. Ma, se si tiene conto anche dei lavoratori irregolari, di coloro, cioè, che non sono assicurati - come stimano altri istituti di ricerca, tra cui l'Osservatorio di Bologna e l'Osservatorio Vega di Mestre - nel 2023 diventano ben 1.467.
Tra questi c'è una percentuale altissima di stranieri . Più del doppio rispetto al lavoratori italiani. Non è un caso. Sono gli immigrati, infatti, a essere impiegati in settori più a rischio di infortuni mortali. E sono loro i meno formati e informati sulle misure di sicurezza. Tante morti. Troppe. Che inducono gli osservatori a usare il termine di "guerra", una parola nuova sulla quale vale la pena di riflettere.
In epoche diverse per lo stesso fenomeno  si usavano altre parole. Nel dopoguerra, le morti sul lavoro erano definite "bianche" quasi a indicare una loro ineluttabilità  nel contesto dello sviluppo economico.
Le tragedie sui luoghi di produzione, nella cultura dell'Italia del boom, erano ritenute quasi una fatalità da accettare.
Dagli anni Settanta, quelli delle grandi lotte operaie e del controllo sindacale, le morti sul lavoro sono state definite spesso "omicidi". Un termine  volutamente forte. Per alcuni "eccessivo". Che una legge, ancora oggi in discussione, vuole formalizzare. Ma  il cui senso è chiaro.
E' l'organizzazione del lavoro, l'interesse delle imprese, la gerarchia aziendale a uccidere.
I morti dell'edilizia, dei grandi stabilimenti siderurgici, delle linee di montaggio delle industrie meccaniche non sono che una conseguenza di uno sfruttamento che non tiene conto né della salute né della incolumità di chi lavora.
Ora si parla di guerra.
Guerra sul lavoro. E ancora una volta le parole sono indicative.
La guerra evoca ostilità, violenza. Mostra un conflitto  esplicito in cui è inevitabile la presenza di vincitori e vinti. In cui le leggi della convivenza  vengono soppresse e la necessità di lavoro per alcuni diventa sfruttamento illimitato, rischio e, troppo spesso, morte. Proprio come avviene in guerra, sono i più deboli  - gli immigrati in questo caso - a soccombere.
Ma è davvero,
come molti sembrano pensare, una guerra già persa? Forse no, se sapremo ancora indignarci. Se la società civile saprà fare la sua parte. Se le organizzazioni dei lavoratori  riusciranno a imporre l'obiettivo della " prevenzione".  Se il legislatore saprà varare una legge che indichi con più chiarezza responsabilità e colpe. Dobbiamo sperarlo.


martedì 12 marzo 2024

SCUOLA. Ritorno alle classi differenziali?

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" di marzo 2024.
Articolo: "Ritorno alle classi differenziali" di DANIELE NOVARA.


La Legge 517 del 1977 ha portato l'Italia, primo Paese al mondo, ad abolire le classi differenziali e a sancire il valore  di una scuola che lavora per l'integrazione delle differenze, piuttosto che sulla sua negazione.


Mi scrive la signora Marella, madre di tre figli, uno con certificazione neuropsichiatrica 104: " Sono preoccupata. Su un quotidiano importante ho letto l'articolo di un noto giornalista che sostiene la necessità di mettere gli alunni  con disabilità, o particolarmente problematici come mio figlio, tutti insieme per consentire agli altri di avere una scuola "normale" e a loro di essere seguiti in maniera più adeguata e specifica da professionisti superpreparati. Ho studiato un po' di pedagogia e subito mi sono balzate alla mente le classi differenziali di cui mi parlava mia madre con ricordi non proprio simpatici.
Dottore, ma davvero qualcuno vuole tornare  così indietro, isolando ed escludendo i bambini con difficoltà dalla vita degli altri? Non si era cambiato indirizzo?".
La riflessione di Marella è corretta. Se davvero si dovesse prendere questa strada, con un colpo di spugna verrebbe cancellato  quell'atto di civiltà straordinario compiuto nel 1977 quando l'Italia, primo Paese al mondo, attraverso la Legge 517, e grazie a un movimento pedagogico fortissimo, aveva abolito le classi differenziali.
La legge prevede l'inserimento nelle classi "normali" di alunni con disabilità di vario tipo (motoria, intellettiva o, tanto più oggi, psicoemotiva), partendo dal presupposto che la compresenza  e l'attività comune con i compagni ne favorisca la crescita, l'apprendimento e lo sviluppo, mentre isolarli in un ambiente formato solo da figure con patologie e disabilità più o meno analoghe peggiora le loro sorti.
Riconosco che questa legge così importante è stata ampiamente svilita e applicata male. Qual è quindi la soluzione? Tornare al punto di partenza rimettendo gli studenti con disabilità in un contesto esclusivamente per loro e quindi di profonda discriminazione rispetto ai loro coetanei? Va ricordato che la legge in questione riguarda l'integrazione, non semplicemente la "gestione" dei più fragili.
Parte dalla formazione pedagogica dell'insegnante, dalla sua capacità di lavorare con alunni con livelli diversificati, evitando di rifarsi al programma da seguire "costi quel che costi" e puntando sull'apprendimento degli studenti,  sui loro progressi più che sui loro errori. 
Presuppone, quindi, un'idea di scuola benevola verso le inevitabili differenze dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze.
La normativa, pertanto, viene di fatto disattesa per un deficit di metodo pedagogico. Perché è più comodo  e facile "usare" l'insegnante di sostegno per un'assistenza scolastica esclusiva e riservata al disabile, portandolo fuori dal gruppo, piuttosto che sviluppare una classe che sappia lavorare assieme e condividere i compiti di crescita.
Ma pensare che una legge gestita male sia sbagliata e ipotizzare il ritorno a uno stato precedente è come chiedere il ripristino della pena di morte solo perché ci sono troppo delinquenti in giro.

sabato 9 marzo 2024

SERGIO E IL CALCIO. La prima riunione del GSO ZANDOBBIO

 



Una sera di inizio febbraio, sprofondato nella vecchia poltrona accanto alla calda stufa, esamino il pacchetto di schede avuto da don Camillo.
"Bene. Ventitré atleti e otto collaboratori sono interessati al calcio, mentre tre giocatori e un collaboratore sono interessati alla pallavolo" rifletto "Per il calcio la base di partenza è buona. La pallavolo invece non ha radici a Zandobbio. Indirò la prima riunione per l'ultimo lunedì di questo mese, invitando anche chi non ha aderito all'iniziativa: ci sono sempre i titubanti".
Mi alzo e vado in cucina a comunicare la lieta novella a Rosaria, che sta stirando.
"Non essere troppo ottimista" mi ammonisce " Lo sai che Zandobbio è un paese difficile".
Sorrido e faccio un'alzata di spalle: il nostro matrimonio dura ormai da vent'anni forse anche perché i nostri caratteri sono molto diversi.
Nei giorni che seguono il mio pensiero è costantemente rivolto al GSO: penso all'organigramma, alle squadre e a mille altri dettagli.
In famiglia non si parla d'altro e Gabriele e Loris sono strafelici di poter giocare con i colori del proprio paese. Insomma il nostro quartetto ha la testa nel pallone.
Sono felice anche per un altro fatto. Temevo che l'ex presidente della polisportiva naufragata volesse entrare nel nuovo gruppo sportivo, ma fortunatamente non c'è la sua scheda di adesione.
Pericolo scampato. Certamente mi sarei opposto alla sua richiesta di adesione, ma non avrei potuto far nulla con don Camillo, che non respinge mai nessuno.
Arriva la fatidica sera. L'appuntamento è presso il bar dell'oratorio e alle ventuno di quel lunedì una quarantina di persone affolla il piccolo locale.
Apre la seduta don Camillo. che si dice felice per la numerosa partecipazione alla riunione. Mentre il parroco espone i concetti morali sui quali deve basarsi il gruppo sportivo, io spazio la vista sui presenti, constatando anche la presenza di persone che non hanno consegnato la scheda.
Ecco Gianpiero, detto Gigio, che ha consegnato la scheda, chiedendo di essere un collaboratore. Spero che abbia superato i problemi dovuti alla morte del papà. Non è stupido e potrebbe dare molto come segretario.
Dopo l'abbandono della squadra dei mini-allievi aveva frequentato il corso di arbitro e aveva iniziato ad arbitrare le squadre giovanili della FIGC. Era bravo ed in breve tempo gli avevano affidato la direzione delle gare "under", l'ultimo gradino prima di affrontare le ben più impegnative partite di "3 cat." .
Ma alla fine del secondo anno inspiegabilmente, aveva dato le dimissioni, lasciando tutti a bocca aperta.
E' presente anche Cesare, uno dei due meccanici automobilistici del paese, che non si è mai interessato alle attività parrocchiali.
Ebbene sì, don Camillo sa attirare anche le persone che raramente si sono viste in chiesa alle funzioni religiose.
Fa bella presenza anche Roberto, un mio cugino,  accompagnato da Pietro, suo cognato.
Vedo anche Giovanni, dipendente pubblico che ha usufruito di una pensione baby. Ha legato subito con il nuovo parroco ed è diventato il suo factotum. Non è raro sentire don Camillo dire "vai da Giovanni" alle persone che collaborano alle attività parrocchiali, che hanno delle necessità.
Sono presenti anche persone che conosco solo di vista. 
Poi spazio lo sguardo sui giocatori e noto con gradita sorpresa la presenza di Benedetto, detto Cicio. E' il giocatore più anziano del paese e la sua presenza è un chiaro indizio del suo desiderio di terminare la sua brillante carriera dilettantistica nel GSO.
In paese sono corse voci di questo suo proposito, ma la scheda di adesione non è pervenuta.
E' senza dubbio una presenza importante per la futura squadra, perché Cicio è famoso per l'agonismo con cui trascina spesso la sua squadra alla vittoria. In verità alcune volte è costretto a lasciare anzitempo il terreno di gioco, perché espulso dall'arbitro. Il suo carattere di guerriero  lo porta alcune volte ad eccessi agonistici.
Pierangelo, vicino ai quarant'anni, siede tra i giocatori ed ha accettato  di farmi da secondo.
Non è nativo di Zandobbio, ma ha sposato la zia di Gigio e quando si disputano partite tra veterani partecipa al gioco con entusiasmo. Contattato da me ha accettato immediatamente la mia proposta di collaborazione.
"Siamo in carrozza e stiamo per partire" penso con gli occhi che mi brillano per la soddisfazione. Tanti miei sforzi fatti per creare il gruppo sportivo hanno ora la loro ricompensa.
Don Camillo parla con fervore, convinto della validità dell'iniziativa, ed anche questo è una mia piccola vittoria ricordando le iniziali perplessità del parroco. Non mi illudo che tutta vada liscio. Rosaria, la Cassandra della famiglia, contribuisce ad arginare il mio eccessivo entusiasmo. Ma sono fatto così: mi piace volare. 
"Cerchiamo di vivere con responsabilità e gioia il nostro servizio all'interno dell'oratorio, con la certezza che serviamo la Verità, dando il meglio di noi stessi con onestà e caparbietà. Ora la parola a Sergio, che esporrà altri concetti basilari sui quali deve basarsi il gruppo sportivo che stiamo costituendo" conclude il suo discorso don Camillo.
"Sono molto contento di vedervi numerosi e interessati a questa prima riunione" comincio "e questo significa che vi sta a cuore la rinascita dell'attività sportiva nel nostro paese. L'intenzione di don Camillo e mia è la creazione di un gruppo di amici all'interno del quale  si possa praticare lo sport in modo sano, sereno, disinteressato. Come ha detto il parroco, il gruppo sportivo non acquisterà né venderà giocatori e non elargirà alcun rimborso spese o premi partita. Le attrezzature e le divise saranno acquistate dall'oratorio, se non saranno offerte da sponsor. I giocatori stessi dovranno acquistare le proprie scarpe da gioco. Don Camillo ed io abbiamo così espresso i concetti basilari sui quale deve reggersi il gruppo sportivo. Avete qualche domanda da fare o possiamo terminare la riunione, fissando il prossimo appuntamento tra tre settimane per discutere le iniziative da prendere?".
Si leva un brusio di approvazione e la seduta è chiusa.
Molti si avvicinano al bancone delle consumazioni ordinando caffè e birra. Hanno ascoltato in silenzio le parole di don Camillo e mie ed ora si sentono liberi di esprimere le proprie opinioni.
Il parroco se ne va augurando a tutti la buona notte.
Io, invece, me ne sto in disparte ad ascoltare i commenti e a studiare le persone. E' il mio atteggiamento abituale starmene fuori dalla calca per osservare e cercare di capire.
Un impercettibile sorriso è dipinto sul mio volto, con il cuore colmo di serenità e di soddisfazione per essere riuscito a mettere in moto il progetto, a cui tanto ho pensato negli ultimi anni.
Ogni tanto qualcuno mi coinvolge nella discussione ed io rispondo con brevi frasi per ritornare di nuovo nel mio isolamento.
Eh, sì! Sono carente nelle pubbliche relazioni e la mia sincerità mi porta alcune volte ad inimicarmi le persone e innumerevoli volte Rosaria mi ha rimproverato bonariamente per questo. Io le rispondo che la sincerità è profondamente radicata nel mio carattere e quindi non riesco a non reagire di fronte ad un'ingiustizia.
"Almeno sta' zitto, se non la pensi nello stesso modo"  replica di solito Rosaria.
I rimproveri della mia donna non hanno mai approdato a nulla, poiché i moti del mio animo sono troppo violenti ed io non so controllarli.
Nel bar le discussioni si stanno protraendo oltre il dovuto ed io, allo scoccare della mezzanotte del campanile, saluto la compagnia e mi incammino verso casa.
Non mi affretto nel ritorno: voglio gustare appieno la gioia per la riuscita della riunione, sapendo anche che non mi sarei addormentato facilmente. Troppa adrenalina ho in corpo.
Il cielo è terso e milioni di stelle brillano lassù, dove Dio dimora. Distinguo perfettamente  l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore, le due costellazioni che mi affascinano in modo particolare.
Il silenzio è assoluto, rotto saltuariamente dall'abbaiare lontano di un cane. Le strette vie e i muri in pietra delle antiche case mi ricordano una poesia, che ho scritto tanti anni fa. Negli ultimi tempi ho trascurato questa musa, preso come sono dal calcio. Eppure mi sento, prima di ogni altra cosa, un poeta.
Arrivo a casa e, entrando in camera da letto, odo subito la voce di Rosaria, che sta aspettando trepidante il mio ritorno: "Come è andata?".
"Bene. C'era tanta gente entusiasta e pronta a collaborare. Nelle prossime riunioni stabiliremo come deve essere organizzato il gruppo ed assegneremo i diversi incarichi. La partenza è stata buona" rispondo.
Rosaria, rassicurata, mi augura la buona notte e si addormenta in un attimo.
Quando partecipo ad una riunione è sempre in apprensione ed aspetta con ansia il mio ritorno.
Davanti alle ingiustizie e falsità  non riesco a tacere ed abbocco facilmente alle provocazioni, passando sempre dalla parte del torto per le mie reazioni verbali prive di equilibrio, seppure genuine.
Se mi monta l'ira, divento un fiume in piena e le mie parole diventano taglienti come un bisturi. Non uso parolacce o bestemmie, ma parole appropriate che lasciano annichiliti le persone a cui sono rivolte. Ma sono gli occhi fiammeggianti e il tono della voce che indispongono e mi rendono detestabile in quelle occasioni.
"Papà, tu hai quasi sempre ragione, ma ti comprometti con il tuo comportamento troppo aggressivo. Devi imparare a tacere o a cambiare il tono della voce, se non vuoi rovinare sempre tutto" mi consigliano in continuazione Gabriele e Loris.
"Non è il mio comportamento che può cambiare la sostanza delle cose" replico e i miei familiari, scuotendo la testa, lasciano cadere il discorso.
I giorni che seguono sono dolci come il miele e mi ripagano in parte delle amarezze che il campionato "allievi eccellenza" mi sta procurando. Aspetto con ansia la fine di questo calvario.

                                     continua