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GIOVANI E RAGAZZI. Adolescenti e social media
FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" dicembre 2022.
Articolo: "Adolescenti e social media" di ROBERTA VILLA.
Quando pensiamo all'uso che molti adolescenti fanno dei social media tendiamo spesso a dimenticare che siamo noi adulti ad aver ideato questi strumenti, ad averglieli messi a disposizione, ma anche ad aver creato intorno a loro un mondo che ne favorisce l'uso, e l'abuso. Occorre quindi cercare di capire quali sono i fattori esterni che comportano un "uso problematico dei social media", cioè una relazione con la realtà virtuale su Tik Tok, Instagram o Whatsapp che ha conseguenze negative sulla vita quotidiana in termini di rendimento scolastico o rapporti sociali.
Il fenomeno può manifestarsi in diversi modi: si possono osservare i segni di una dipendenza psicologica dal contatto con la Rete, alterazioni dell'umore e della percezione corporea, fino allo sviluppo di disturbi alimentari o di altro genere. Ma che cosa lo favorisce? E come si può contrastare?
Per rispondere a queste domande, un gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell'Università di Padova, guidato da Michela Lenzi, ha preso in considerazione le risposte di circa 180 mila adolescenti dell'età di 11, 13, 15 iscritti a oltre 6.200 scuole di 43 Paesi o regioni territoriali.
I dati provengono dall'indagine Health Behaviours in School-aged Children dell'Organizzazione mondiale della sanità, che monitora periodicamente i comportamenti relativi alla salute in questa fascia di età, in Europa e Nord America.
Gli studiosi hanno osservato che, mentre sono state spesso considerate le caratteristiche personali o familiari dei ragazzi più esposti al rischio di un uso problematico dei social media, minor attenzione è stata finora dedicata all'impatto delle diseguaglianze socioeconomiche a livello individuale, di istituto scolastico e di Paese.
IL CONFRONTO CON GLI ALTRI
Col loro lavoro, gli studiosi hanno quindi cercato di colmare la lacuna sottolineata, dimostrando che gli adolescenti più svantaggiati rispetto ai loro compagni e che frequentano scuole con maggiori differenze di estrazione socioeconomica al loro interno hanno una maggiore probabilità di sviluppare un utilizzo problematico dei social media.
Data la facilità con cui sui social media si creano confronti con i coetanei in termini di disponibilità di acquisto, di viaggi e vacanze, è comprensibile che i contesti in cui ci sono maggiori disparità siano anche quelli in cui più facilmente l'uso di questi strumenti può provocare maggior malessere.
In totale, comportamenti di questo tipo sono stati individuati nel 7% dei ragazzi intervistati, con un rischio maggiore tra le femmine e nei quindicenni rispetto agli undicenni.
Dall'indagine emerge tuttavia anche una possibile strategia di intervento: anche nei casi in cui si rileva una minore disponibilità di mezzi rispetto agli altri, infatti, la presenza di una rete di amici su cui sapere di poter contare riduce il rischio di incappare in un uso problematico dei social media. Lo stesso accade quando a essere svantaggiato è il Paese in cui si abita, ma in questi casi, a moderare la spinta verso un uso inappropriato dei social media è soprattutto il ruolo della famiglia, in termini di disponibilità a dare supporto in senso pratico ed emotivo, a offrire occasioni di dialogo, a sostenere i ragazzi nel momento in cui devono prendere decisioni.