lunedì 19 dicembre 2022

STORIE DI VITA DI ZANDOBBIO. La Patirana. 1

 




FONTE: libro "Sul filo dei ricordi...2" edito e stampato dal GRUPPO PARROCCHIALE PER LA TERZA ETA' di Zandobbio.

La Patirana: così era chiamata dagli abitanti di Zandobbio mia nonna Carolina Patirani, nata a Bergamo nel 1876, educata nel collegio delle suore orsoline, dove studiava con diligenza e passione, ai tempi in cui la scuola era un privilegio riservato a pochi.
Dopo cinque generazioni, per la fortuna dei giovani, che abitano ora a Zandobbio, la scuola è diventata un bene grande e godibile dagli scolari diligenti fino ai 18 anni. Così molti possono affacciarsi al mondo del lavoro preparati al confronto con i coetanei del resto d'Europa.
Ai tempi di mia nonna Carolina l'unica possibilità di lavoro per i giovani era coltivare i campi dei proprietari terrieri e sperare di ottenerne la fiducia per diventare mezzadri. Il proprietario affidava ad una famiglia di contadini una cascina da abitare e il terreno da coltivare disponendo così di una casa, dell'orto, degli animali da allevare, il contadino poteva campare abbastanza bene e specialmente  negli anni di guerra, quando il cibo scarseggiava per tutti, riusciva a sfamare la famiglia.
Il prodotto dei campi come il frumento, il granoturco, l'uva e i bachi da seta veniva raccolto, pesato, misurato e diviso equamente tra proprietario e mezzadro.
Mia nonna Carolina a vent'anni ha sposato mio nonno Mosè Paolo Riva, ragioniere, iscritto per primo all'albo dell'ordine dei ragionieri della provincia di Bergamo, redatto nell'anno 1912 (Mosè Riva fu Francesco, presidente del consiglio del collegio dei ragionieri, domiciliato a Bergamo: ragioniere capo della provincia iscritto il 12 dicembre del 1882). Dalla loro unione sono nati cinque figli, il primogenito è mio padre Francesco.
Purtroppo il nonno Mosè è morto ancora giovane lasciando Carolina nella necessità di organizzare il lavoro di mezzadria dei molti terreni ereditati dal padre  avvocato Giuseppe Patirani Colombo.
Mia nonna era ben conosciuta in tutto il paese per la sua capacità di guidare con mano ferma ben sei mezzadri: il Bortolo Bolis alla cascina di via Trento, il Giovanni Masseroli e il Piero Ravasio alla cascina di via C. Battisti, il Silvio Bena alla cascina di via Gramsci, Gaverini alla cascina del Mirabile e il Belotti alla cascina del Mirabilino, dove ha allevato undici figli e che, per aver sempre abitato lontano dal paese, a metà Monte Misma, era stato soprannoninato ol selvadec.
Io ricordo quando la nonna convocava tutti i mezzadri, qui nella cucina di Zandobbio, e li redarguiva con tono molto burbero se non seguivano alla lettera le direttive circa il modo di concimare, il periodo per piantare e i metodi per allevare il baco da seta. Io ero un fanciullo di sei, sette anni e mi meravigliavo nel vedere quegli omoni grandi e grossi assistere in silenzio e a testa bassa, col cappello in mano, alle sfuriate di quella donna piccola e grassoccia.
Del resto anche con noi nipoti la nonna è sempre stata molto severa, non ci dava confidenza e mascherava bene il grande affetto che aveva per noi (quattordici tra maschi e femmine) usando sempre un tono burbero e inquisitorio.
Vedova a 37 anni con cinque figli da far studiare, ha attraversato la prima e la seconda guerra mondiale, ha perso un figlio all'età di 17 anni, ha superato gli acciacchi della vecchiaia sempre con l'atteggiamento fermo e risoluto di chi non si lascia andare alla debolezza del piangersi addosso.
Era molto amica della Marianì, moglie del Piero Noris  (chiamato anche Piero del sac), e con lei si concedeva qualche momento di relax davanti ad una tazza di tè. Era amica anche della Santina che gestiva l'osteria in via Regina Margherita (ora F.lli Calvi), di fronte alla sua casa. L'osteria fu dotata in seguito dell'unico telefono pubblico del paese.
Il telefono pubblico precedente era gestito dal Pasqualì Vescovi, all'epoca messo comunale, ed era situato dove ora c'è il Bar Sport nella piazza del monumento.
All'osteria della Santina si trovavano ogni sera i giocatori di mùra, gioco molto rumoroso che si protraeva fino a mezzanotte, dopo di che il silenzio tornava a regnare nella via. In seguito tale gioco venne proibito dalle autorità per proteggere il sonno degli abitanti e per evitare litigi furiosi tra i giocatori.

                                          Dott. Gabriele Riva
                                               Classe 1933

                                  - continua -

                                                 

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