venerdì 13 dicembre 2019

SPORT. Impresa dell'Atalanta




FONTE: "LA GAZZETTA DELLO SPORT" del 12/12/19.
Articolo: "LA SQUADRA DEL GIORNO" di LUIGI GARLANDO.

AVANZA LA DEA DELLA BELLEZZA. UN'IMPRESA E UNA LEZIONE.

Luci di Champions a San Siro non ne accenderanno più? E invece sì. Solo che non le accenderanno i cinesi e neppure gli americani, ma un bravo imprenditore di Clusone (Bergamo), Antonio Percassi, che con il figlio Luca e una dirigenza capace ha costruito questa meraviglia di Atalanta, tenendo sani i bilanci.
A febbraio, per gli ottavi di finale, non le accenderà Antonio Conte, l'allenatore più pagato e celebrato d'Italia, ma Gian Piero Gasperini, quello cacciato dall'Inter dopo 5', perché osava impugnare la difesa a 3, che nella metropoli ancora inebriata dal Triplete veniva considerata un arnese da contadino.
Non si va in Europa con la difesa a 3. No, infatti... Zappando le sue idee, Gasp ha fatto crescere un gruppo di buoni giocatori, non di più, e li ha portati tra i primi 16 club del continente.
Ieri l'Atalanta poteva solo vincere in Ucraina. Ne ha fatti 3 prendendo il pallone al fischio d'inizio e consegnandolo all'arbitro alla fine. Il modo con cui ha vinto è stato più esaltante della vittoria stessa.
Un'impresa che non ci sta dentro le mura di Bergamo, un'impresa che finisce dritta nella storia dello sport italiano. Ma è anche  una lezione che non deve andare dispersa. 
Dopo 3 turni di Champions, la Dea aveva 0 punti e 11 gol al passivo. Si ironizzava, anche nelle redazioni, dei contadini rozzi e fuori luogo nel castello nobile. Ma quei contadini avevano in tasca un tesoro: il gioco. Che ti fa sentire un re, anche se sei vestito di stracci; che ti dà fiducia e sicurezza, anche se non hai il talento dei più bravi. L'Atalanta ha continuato a ripetere il suo gioco con fede ed è risalita fino al trionfo di ieri.
C'è ancora chi crede che conti solo il risultato e accusa filosofi e scienziati, perché il calcio è semplice e istintivo.
L'Atalanta è l'Atalanta perché ha studiato e lavorato molto, anche con tecnologia all'avanguardia; perché ha ripetuto le sue idee fino a farle diventare automatiche, perché ha coltivato una manovra collettiva che rende migliori individualità imperfette, perché è stata programmata per attaccare sempre, anche senza palla.
Perciò se poi si ritrova a dover battere lo Shakhtar a tutti i costi, non è angosciata come l'Inter, che ha alle spalle un'altra educazione, ma le sembra la cosa più naturale del mondo e dopo il primo gol cerca il secondo, il terzo... E' esattamente il nuovo spirito che Sarri sta faticosamente cercando di trapiantare alla Juve.
"La scintilla emotiva", "la spavalderia ovunque", "l'orgoglio di attaccare e di non godere per uno 1-0": l'Atalanta è ciò che cerca Chiellini. 
Moduli e numeri, quelli sì contano poco. Contano i principi, conta con quanti uomini riempi l'area degli altri. Ieri due gol su tre li hanno segnati i terzini, fondamentali per Gasp fin dalla prima ora con Conti e Spinazzola. Tutti avanti. In altri 3-5-2 i terzini difendono a basta.
L'Atalanta ha il furore moderno del Liverpool e l'arte della cantera del Barca. Solo che, avendo fatturati diversi, i suoi Ansu Fati deve vederli per alimentare il circuito virtuoso.
Ma - questa la lezione più preziosa - l'Atalanta dimostra che si possono fare buon calcio e risultati senza svenarsi, con idee valide, lavorando come bergamaschi.
E se ti vengono a mancare Ilicic e Zapata, invece di strillare, provi a farne a meno. Buttando dentro magari il debuttante Ibanez, 21 anni, prima presenza stagionale, nel  momento più caldo del match. Perché la fede nei giovani si dimostra con i fatti.
Era da 7 anni che non portavamo 3 squadre agli ottavi. Con Napoli e Juve, più attrezzate, qualifichiamo la nostra squadra più bella e più europea. 
Non importa se la Dea incapperà in un top-club e subirà un'altra dolorosa lezione, tipo City. Questa Champions l'ha già vinta, dimostrandosi degna del palcoscenico. E riaccendendo San Siro, spento dal Barca.

Nessun commento: