FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 21/10/16.
Articolo: "Dalla politica alla panchina: l'allenatore che cita Marx" di DONATELLA ALFONSO.
Prima professore, poi assessore. Ora è il numero due del Genoa. La storia di Alberto Corradi inizia a scuola e continua nel calcio. Per adesso
GENOVA. La scuola. La politica. Lo sport. Tre vite, quelle di Alberto Corradi, vice di Ivan Juric sulla panchina del Genoa, che si intrecciano senza che una cancelli la precedente perché, chissà, potrebbe anche essere la prossima.
"L'ho pensato tante volte: in Italia erano rimasti due spazi di comunismo vissuto, l'ultima canzone cantata in coro ai concerti di Francesco Guccini e gli spogliatoi di una partita di calcio. Posti dove trovi un senso di comunità, una comunione d'intenti.
Ora Guccini non canta più la Locomotiva, ma gli spogliatoi restano" sorride Corradi, 42 anni, di Arenzano, località del ponente genovese, che, nel 2007, da insegnante diventò assessore all'Ambiente alla Provincia di Genova ("eletto nel Partito dei Comunisti italiani, fu un piccolo boom con un 9 per cento, poi sono passato a Sel").
A fine mandato, con il decreto Monti arriva lo scioglimento e l'ente provinciale diventa Città metropolitana. Corradi, allora, torna a scuola: "Insegno italiano e storia, mi sono laureato con una tesi in storia dei Paesi slavi su come i giornali raccontavano la guerra nei Balcani. E' un mestiere che amo profondamente. Mi candidano sindaco alle primarie per il comune di Arenzano, forse avrei vinto, ma scelgo di dire no".
La scuola, tanti libri - per un periodo ha fatto anche il libraio - e comunque sempre politica.
"Sono cresciuto alle feste dell'Unità. I miei genitori sono sempre stati militanti e io ho seguito il loro esempio. La notte che mi sono sentito adulto è stata quando, con un compagno più grande di me, ho montato la guardia agli stand. Continuava a darmi caffè...Immaginate le mie condizioni il mattino dopo. Avevo dieci anni".
E ovviamente lo sport: "Giocavo da centravanti. Ad un certo punto mi chiedono "Vuoi fare anche l'allenatore?". Certo. E mi trovo in seconda categoria con il Libraccio di Arenzano. Promossi. Smetto di giocare e passo a Varazze in Promozione".
E poi quella telefonata.
"Partecipavo ad un collegio docenti quando mi chiama Ivan. "Mi fanno allenare il Mantova, vieni a farmi da vice?". Il tempo di un respiro e rispondo sì".
Ivan è Ivan Juric, che da giocatore abitava ad Arenzano prima di allenare la Primavera del Genoa: un'amicizia collaudata, parlando di tutto e non solo di sport.
"A Mantova conquistiamo la salvezza. Poi l'esperienza con il Crotone in B e la promozione: una cosa miracolosa che ti regala emozioni uniche, vissuta come una sorta di emancipazione sociale".
E quindi il Genoa, la panchina da "secondo" e l'esordio da titolare a Bologna per l'espulsione di Juric: "E abbiamo vinto...".
Che rapporto c'è, oggi, tra una squadra eletta alle urne e uno spogliatoio?
"Diciamo che c'è unità d'intenti e poi, come diceva Marx, le diversità fanno l'unione. Ognuno dà secondo le proprie capacità e prende in base ai bisogni. D'altronde i calciatori, a loro volta, sono uno spaccato della società di oggi: la politica ha perso appeal su di loro. Come in classe o tra la gente. Quando però parli dei problemi concreti, un dialogo lo trovi. Nel Genoa ci sono anche calciatori come Burdisso, colti e intelligenti. E anche ragazzi come Izzo, che arriva da Scampia. Solo il calcio poteva regalargli il percorso che ha fatto e la sua evidente coscienza di classe".
Politica praticata, quindi, tra uno schema di gioco e l'altro: " Penso che anche Ivan mi abbia scelto oltre per le questioni tecniche, per come sono. Se è vera la frase che ha detto Mourinho che chi sa solo di calcio non sa niente di calcio..."
A fine mandato, con il decreto Monti arriva lo scioglimento e l'ente provinciale diventa Città metropolitana. Corradi, allora, torna a scuola: "Insegno italiano e storia, mi sono laureato con una tesi in storia dei Paesi slavi su come i giornali raccontavano la guerra nei Balcani. E' un mestiere che amo profondamente. Mi candidano sindaco alle primarie per il comune di Arenzano, forse avrei vinto, ma scelgo di dire no".
La scuola, tanti libri - per un periodo ha fatto anche il libraio - e comunque sempre politica.
"Sono cresciuto alle feste dell'Unità. I miei genitori sono sempre stati militanti e io ho seguito il loro esempio. La notte che mi sono sentito adulto è stata quando, con un compagno più grande di me, ho montato la guardia agli stand. Continuava a darmi caffè...Immaginate le mie condizioni il mattino dopo. Avevo dieci anni".
E ovviamente lo sport: "Giocavo da centravanti. Ad un certo punto mi chiedono "Vuoi fare anche l'allenatore?". Certo. E mi trovo in seconda categoria con il Libraccio di Arenzano. Promossi. Smetto di giocare e passo a Varazze in Promozione".
E poi quella telefonata.
"Partecipavo ad un collegio docenti quando mi chiama Ivan. "Mi fanno allenare il Mantova, vieni a farmi da vice?". Il tempo di un respiro e rispondo sì".
Ivan è Ivan Juric, che da giocatore abitava ad Arenzano prima di allenare la Primavera del Genoa: un'amicizia collaudata, parlando di tutto e non solo di sport.
"A Mantova conquistiamo la salvezza. Poi l'esperienza con il Crotone in B e la promozione: una cosa miracolosa che ti regala emozioni uniche, vissuta come una sorta di emancipazione sociale".
E quindi il Genoa, la panchina da "secondo" e l'esordio da titolare a Bologna per l'espulsione di Juric: "E abbiamo vinto...".
Che rapporto c'è, oggi, tra una squadra eletta alle urne e uno spogliatoio?
"Diciamo che c'è unità d'intenti e poi, come diceva Marx, le diversità fanno l'unione. Ognuno dà secondo le proprie capacità e prende in base ai bisogni. D'altronde i calciatori, a loro volta, sono uno spaccato della società di oggi: la politica ha perso appeal su di loro. Come in classe o tra la gente. Quando però parli dei problemi concreti, un dialogo lo trovi. Nel Genoa ci sono anche calciatori come Burdisso, colti e intelligenti. E anche ragazzi come Izzo, che arriva da Scampia. Solo il calcio poteva regalargli il percorso che ha fatto e la sua evidente coscienza di classe".
Politica praticata, quindi, tra uno schema di gioco e l'altro: " Penso che anche Ivan mi abbia scelto oltre per le questioni tecniche, per come sono. Se è vera la frase che ha detto Mourinho che chi sa solo di calcio non sa niente di calcio..."
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