giovedì 17 novembre 2016

MISSIONI. Un viaggio sulle orme di Madre Teresa


FONTE:"MISSIONARI SAVERIANI" ottobre 2016.
ARTICOLO: "Santa missionaria della carità" di p. VITO SCAGLIUSO, sx.

Il 4 settembre è stata canonizzata Madre Teresa di Calcutta, la santa degli ultimi, "una matita" del Signore per scrivere la sua lettera d'amore ai malati e ai poveri di tutto il mondo. E' stata una festa anche per la chiesa missionaria, madre delle periferie del mondo.

Due file ordinate di brandine
Il luogo che Madre Teresa ha amato di più si trova  a Kalighat, il quartiere più antico di Calcutta, nei pressi del tempio dedicato alla dea Kali, dove vengono raccolti i moribondi e i malati terminali.
Qui ti senti subito accolto con un cordiale sorriso dalle missionarie della Carità e dai tanti volontari provenienti da tutto il mondo. I malati sono adagiati su due file di brandine, sistemate con ordine sulle piatteforme di cemento. Un centinaio di persone prive di forza, ma incredibilmente serene e rassegnate, ti ricevono come se ti avessero sempre conosciuto. Ti salutano con le mani giunte e ti ringraziano per qualsiasi attenzione verso di loro.
Prima di darti un grembiule, la suora di Madre Teresa ti fa pregare presso la statua della Vergine dalle cui spalle scende una corona di fiori freschi e profumati.

Il Gesù da trattare bene
Messo il grembiule, aspettavamo gli ordini da un infermiere che ha fatto del servizio ai malati la ragione della sua vita. Di religione induista, porta avanti quest'opera a lui affidata da Madre Teresa. Comprende, con un colpo d'occhio, in che cosa puoi essere utile. Ti ritrovi subito con altri compagni a trasportare i malati alle docce, a lavarli, ad asciugarli e a riportarli alle brandine.
Alle 11 viene servito il pranzo. Il profumo delle spezie ci avvolge deliziosamente. I pasti sono buoni e i malati sembrano quasi golosi. Sono loro il Gesù da trattare bene. E sorridono soddisfatti mentre passiamo a riempire i bicchieri di acqua, ad aggiungere nel vassoio un altro po' di riso, a distribuire le medicine assegnate, a curare delicatamente le loro piaghe...

Oseremo mai convertirci?
Nessuna pensa di essere aggredito da qualche germe pericoloso o di portarsi a casa un'infezione. Al break i volontari si incontrano al piano superiore per prendere un tè insieme e fare una chiacchierata. Arrivano da quasi tutto il mondo.
Nel pomeriggio altri gruppi di volontari, altro viavai di infermi da assistere  o da preparare all'ultimo viaggio. Le brandine dei malati sono sotto la nicchia della Vergine. Il loro sguardo è offuscato, quasi perso. Un moribondo ha le braccia incrociate sul petto. Forse nella statua della madre di Gesù vede la versione dolce e materna di Durga, venerata sposa di Sciva. Ma anche l'avventura di questo povero Lazzaro dei fuori casta avrà termine nelle braccia di Dio. Noi, "ricchi epuloni", osserviamo e meditiamo. Oseremo mai convertirci?
Il gruppo deve purtroppo interrompere questa indimenticabile esperienza. Questi fratelli missionari della Carità e le suore di Madre Teresa, "matita del Buon Dio", mi ha colpito al cuore.





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