Mi chiamo Gianni e, prima di raccontarti quando e come è nata in me la voglia di rendermi utile agli altri, ti voglio raccontare qualcosa di personale che ti può aiutare a capire il perché essere vicino a persone in difficoltà ti fa continuamente crescere ed evolvere come persona.
Ho portato in regalo ad un amico non vedente i frutti di una pianta di limone e di cedro, che viene volgarmente chiamato "mano di Budda". Un limone sanno tutti cosa sia, un "mano di Budda" forse no. Avevo parlato a questo mio amico di questa pianta e dei suoi strani frutti ornamentali e lui aveva ascoltato con interesse le mie descrizioni. Poi ho pensato, in considerazione della sua diversità forse se gli porto i frutti sia del limone che del "cedro mano di Budda" riuscirà a comprenderne somiglianze e differenze.
Quando sono arrivato da lui con i due frutti in regalo, gli ho dato nell'ordine prima il frutto del limone dicendogli: "Prendi, senti come profuma, senti la buccia come è compatta e porosa, quale sensazione ti suscita?"
Poi gli ho dato l'altro frutto. La "mano di Budda" è sempre un agrume, però è grande come un grosso pugno e da questo fuoriescono tante protuberanze somiglianti a dita, e sono veramente tante! Mentre lui palpava i due frutti, ho cercato di immaginare ciò che poteva percepire con le dita e "vedere" con la sua immaginazione. Una grande sensazione di gioia si è manifestata sul suo volto che ho ancora viva nel ricordo. Il mio amico era così incuriosito dalla stranezza e dalla differenza tra i due frutti che ha voluto che gli procurassi una pianta per sé. Io posso vedere i frutti di questa strana pianta, ma se chiudo gli occhi e provo a "guardarla" con le dita, la mia immaginazione "vede" la stessa pianta come un cappello da saltimbanco, con tanti campanelli appesi. Questo saper vivere con l'immaginazione è qualcosa che ho molto apprezzato grazie al mio amico!
Il mio amico fa il volontario all'Unione Italiana Ciechi. E' un luogo dove, se decidi di entrare, resti talmente coinvolto da non voler più uscire. Un aspetto che apprezzo molto è il rapporto che hai con queste persone, ma soprattutto con il giovani. Trovi ragazzi laureati, capaci e pieni di vita, purtroppo non hanno grosse prospettive lavorative e la più comune è quella di centralinisti, ma, magra consolazione, con la difficile situazione lavorativa che c'è oggi tra i giovani, è pur sempre un inserimento nel mondo del lavoro!
Quando ti trovi in rapporto con i non vedenti, il rapporto deve essere spontaneo, è importante non considerarli mai disabili, perché loro non amano essere compatiti. Certe volte, se tu sei troppo gentile, fai quasi rimarcare su di loro la disabilità e questo non va bene. Le prime volte che cammini con loro, non sai come si comporta una persona cieca, invece loro ti dicono con molta naturalezza "Tu vai, che a camminarti dietro ci penso io" si appoggiano a te e si parte. Così ti leva dall'imbarazzo e ti mette in una situazione di tranquillità, all'inizio rimani perplesso, hai delle titubanze, però poi tutto diventa per te naturale.
Importante, se esci con loro, per sentire un concerto o un teatro o una passeggiata, devi dimenticare la disabilità del tuo compagno di strada, infatti avvertono sempre la spontaneità del tuo comportamento.
Questo mio interesse verso le persone "diverse" è nato quando ero ancora bambino. Nella mia famiglia c'è un cugino, di due anni più piccolo di me, con la sindrome down. Ricordo che i miei zii lo tenevano nascosto in casa, perché se ne vergognavano. Usciva solo con i genitori e sempre lontano dal paese dove vivevamo. Quando finalmente ho potuto conoscere meglio questo cugino, mi sono reso conto di quanto sapesse essere gioioso ed affettuoso con me.
Il rapporto un poco diverso con mio cugino, mi ha permesso di essere curioso e disponibile ad avere storie di amicizia e conoscenza con persone down. Ho anche frequentato, come volontario, un "gruppo famiglia" con ragazzi down. Sei ragazzi che vivono insieme con l'assistenza di un gruppo di giovani. Una piccola comunità presso la quale andavo una volta a settimana, mi affiancava un ragazzo e cercavamo di fare insieme a lui giardinaggio, raccogliere le erbe, le foglie, far le fascine, sistemare qualche pianta, innaffiare se era necessario, cose di questo genere, attività a contatto con la natura, che piacciono molto a persone con questo tipo di fragilità.
Nella mia esperienza di volontario, ho riscontrato che le persone down hanno una disponibilità di collaborazione con la persona a cui si affiancano, limitata. Puoi lavorare con lui una mezz'ora e poi lo devi lasciare andare per ricrearsi. Poi torna e riprende il suo lavoro. Se tu invece vuoi lavorare in maniera continuativa, diventa dopo un pò distratto, svogliato, dice che a mal di testa. Se hai l'accortezza di precedere quel momento con una frase del tipo "Guarda, mi pare di aver visto una zappa lì dietro, perché non vai a prenderla?" Prima dubita un pò, poi realizza.. e quando ritorna è bello carico di energia e di voglia di rimettersi all'opera.
Quando sono venuto al circolo, nella sezione culturale, ho visto che qui venivano prese molte iniziative e allora ho pensato ai ciechi, (alla mia conoscenza con alcuni di loro, avuta per lavoro e trasformata nel tempo in un rapporto più serio, più concreto), perché non uscire con loro? Ne ho parlato con Roberto e gli ho detto: "Perché non chiediamo al Presidente del circolo se ci dà un po' di biglietti e andiamo con i non vedenti a teatro?" E così è nato e si sviluppa il rapporto con loro.
Forse è una frase fatta, non saprei, ma andando con loro si vive una crescita interiore, come quella di vivere il mondo a più dimensioni e non solo alla dimensione che conosci di più. E questa cosa mi dà sempre molta gioia.
Il volontariato è una cosa che ti dà tanto. Si dice "lo faccio per loro", ma non è vero, perché quando tu riesci a vedere nel viso delle persone quella serenità e quella soddisfazione dovuta al rapporto umano che stai creando con loro, ti rendi conto di quanto stiano dando tantissimo a te e non il contrario.
Quando sono arrivato da lui con i due frutti in regalo, gli ho dato nell'ordine prima il frutto del limone dicendogli: "Prendi, senti come profuma, senti la buccia come è compatta e porosa, quale sensazione ti suscita?"
Poi gli ho dato l'altro frutto. La "mano di Budda" è sempre un agrume, però è grande come un grosso pugno e da questo fuoriescono tante protuberanze somiglianti a dita, e sono veramente tante! Mentre lui palpava i due frutti, ho cercato di immaginare ciò che poteva percepire con le dita e "vedere" con la sua immaginazione. Una grande sensazione di gioia si è manifestata sul suo volto che ho ancora viva nel ricordo. Il mio amico era così incuriosito dalla stranezza e dalla differenza tra i due frutti che ha voluto che gli procurassi una pianta per sé. Io posso vedere i frutti di questa strana pianta, ma se chiudo gli occhi e provo a "guardarla" con le dita, la mia immaginazione "vede" la stessa pianta come un cappello da saltimbanco, con tanti campanelli appesi. Questo saper vivere con l'immaginazione è qualcosa che ho molto apprezzato grazie al mio amico!
Il mio amico fa il volontario all'Unione Italiana Ciechi. E' un luogo dove, se decidi di entrare, resti talmente coinvolto da non voler più uscire. Un aspetto che apprezzo molto è il rapporto che hai con queste persone, ma soprattutto con il giovani. Trovi ragazzi laureati, capaci e pieni di vita, purtroppo non hanno grosse prospettive lavorative e la più comune è quella di centralinisti, ma, magra consolazione, con la difficile situazione lavorativa che c'è oggi tra i giovani, è pur sempre un inserimento nel mondo del lavoro!
Quando ti trovi in rapporto con i non vedenti, il rapporto deve essere spontaneo, è importante non considerarli mai disabili, perché loro non amano essere compatiti. Certe volte, se tu sei troppo gentile, fai quasi rimarcare su di loro la disabilità e questo non va bene. Le prime volte che cammini con loro, non sai come si comporta una persona cieca, invece loro ti dicono con molta naturalezza "Tu vai, che a camminarti dietro ci penso io" si appoggiano a te e si parte. Così ti leva dall'imbarazzo e ti mette in una situazione di tranquillità, all'inizio rimani perplesso, hai delle titubanze, però poi tutto diventa per te naturale.
Importante, se esci con loro, per sentire un concerto o un teatro o una passeggiata, devi dimenticare la disabilità del tuo compagno di strada, infatti avvertono sempre la spontaneità del tuo comportamento.
Questo mio interesse verso le persone "diverse" è nato quando ero ancora bambino. Nella mia famiglia c'è un cugino, di due anni più piccolo di me, con la sindrome down. Ricordo che i miei zii lo tenevano nascosto in casa, perché se ne vergognavano. Usciva solo con i genitori e sempre lontano dal paese dove vivevamo. Quando finalmente ho potuto conoscere meglio questo cugino, mi sono reso conto di quanto sapesse essere gioioso ed affettuoso con me.
Il rapporto un poco diverso con mio cugino, mi ha permesso di essere curioso e disponibile ad avere storie di amicizia e conoscenza con persone down. Ho anche frequentato, come volontario, un "gruppo famiglia" con ragazzi down. Sei ragazzi che vivono insieme con l'assistenza di un gruppo di giovani. Una piccola comunità presso la quale andavo una volta a settimana, mi affiancava un ragazzo e cercavamo di fare insieme a lui giardinaggio, raccogliere le erbe, le foglie, far le fascine, sistemare qualche pianta, innaffiare se era necessario, cose di questo genere, attività a contatto con la natura, che piacciono molto a persone con questo tipo di fragilità.
Nella mia esperienza di volontario, ho riscontrato che le persone down hanno una disponibilità di collaborazione con la persona a cui si affiancano, limitata. Puoi lavorare con lui una mezz'ora e poi lo devi lasciare andare per ricrearsi. Poi torna e riprende il suo lavoro. Se tu invece vuoi lavorare in maniera continuativa, diventa dopo un pò distratto, svogliato, dice che a mal di testa. Se hai l'accortezza di precedere quel momento con una frase del tipo "Guarda, mi pare di aver visto una zappa lì dietro, perché non vai a prenderla?" Prima dubita un pò, poi realizza.. e quando ritorna è bello carico di energia e di voglia di rimettersi all'opera.
Quando sono venuto al circolo, nella sezione culturale, ho visto che qui venivano prese molte iniziative e allora ho pensato ai ciechi, (alla mia conoscenza con alcuni di loro, avuta per lavoro e trasformata nel tempo in un rapporto più serio, più concreto), perché non uscire con loro? Ne ho parlato con Roberto e gli ho detto: "Perché non chiediamo al Presidente del circolo se ci dà un po' di biglietti e andiamo con i non vedenti a teatro?" E così è nato e si sviluppa il rapporto con loro.
Forse è una frase fatta, non saprei, ma andando con loro si vive una crescita interiore, come quella di vivere il mondo a più dimensioni e non solo alla dimensione che conosci di più. E questa cosa mi dà sempre molta gioia.
Il volontariato è una cosa che ti dà tanto. Si dice "lo faccio per loro", ma non è vero, perché quando tu riesci a vedere nel viso delle persone quella serenità e quella soddisfazione dovuta al rapporto umano che stai creando con loro, ti rendi conto di quanto stiano dando tantissimo a te e non il contrario.
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