Diretto da GIULIO RICCIARELLI, il film ha per protagonisti ANDRE' SZYMANSKI, ALEXANDER FEHLING, FRIEDERIKE BECHT.
"Di film sull'olocausto ne sono stati girati parecchi, e parecchi nomi autorevoli hanno dato il loro contributo alla commemorazione di uno dei capitoli più tristi della storia contemporanea mondiale. Si pensi a nomi come Spielberg, Polanki o Benigni, ad altrettanti capolavori come Train de vie o il Bambino col pigiama a righe. Quando si è registi scegliere di confrontarsi con un tale momento non deve essere una decisione semplice, soprattutto se ci si presenta al grande pubblico per la prima volta, e ancor di più se lo si vuole raccontare da una prospettiva tedesca e si è figlio di immigrati italiani.
La scelta di Giulio Ricciarelli (classe 1965) va esattamente in questa direzione, ma come sottolinea in un'intervista a CineEurope, era più che mai una scelta necessaria, per raccontare un momento quasi ignorato - quello successivo alla caduta del Reich - quando la Germania iniziò a prendere coscienza della barbarie nazista e delle proprie responsabilità.
Cosa può significare per un individuo solo scoprire nei dettagli l'orrore di Auschwitz e rendersi conto che nulla era stato raccontato?
E per un giovane magistrato cosa può significare scoprire che per un tale orrore quasi nessuno era stato giudicato?
Come una scoperta così forte e recente può cambiare la visione del proprio mondo da parte di un giovane convinto della sua vocazione?
Ricciarelli esplora questi interrogativi scegliendo di raccontare Auschwitz attraverso il dolore e l'indignazione di chi la scopre, mostrando il nazismo da una prospettiva nuova e incredibilmente coinvolgente, capace di suscitare nello spettatore una compassione che raramente mi è capitato di provare davanti a uno schermo, e lasciandoci con l'idea che grazie a uomini come il procuratore Radmann si può ridare un briciolo di dignità a chi l'ha persa nei momenti più bassi della storia.
Il film ci suggerisce però anche una riflessione sui nostri altri ieri, su quanto crediamo di essere informati e su quanto poco effettivamente lo siamo."
E per un giovane magistrato cosa può significare scoprire che per un tale orrore quasi nessuno era stato giudicato?
Come una scoperta così forte e recente può cambiare la visione del proprio mondo da parte di un giovane convinto della sua vocazione?
Ricciarelli esplora questi interrogativi scegliendo di raccontare Auschwitz attraverso il dolore e l'indignazione di chi la scopre, mostrando il nazismo da una prospettiva nuova e incredibilmente coinvolgente, capace di suscitare nello spettatore una compassione che raramente mi è capitato di provare davanti a uno schermo, e lasciandoci con l'idea che grazie a uomini come il procuratore Radmann si può ridare un briciolo di dignità a chi l'ha persa nei momenti più bassi della storia.
Il film ci suggerisce però anche una riflessione sui nostri altri ieri, su quanto crediamo di essere informati e su quanto poco effettivamente lo siamo."
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