giovedì 10 marzo 2016

FILM. Il labirinto del silenzio


Diretto da GIULIO RICCIARELLI, il film ha per protagonisti ANDRE' SZYMANSKI, ALEXANDER FEHLING, FRIEDERIKE BECHT.


"Di film sull'olocausto ne sono stati girati parecchi, e parecchi nomi autorevoli hanno dato il loro contributo alla commemorazione di uno dei capitoli più tristi della storia contemporanea mondiale. Si pensi a nomi come Spielberg, Polanki o Benigni, ad altrettanti capolavori  come Train de vie o il Bambino col pigiama a righe. Quando si è registi scegliere di confrontarsi con un tale momento non deve essere una decisione semplice, soprattutto se ci si presenta al grande pubblico per la prima volta, e ancor di più se lo si vuole raccontare da una prospettiva tedesca e si è figlio di immigrati italiani.
La scelta di Giulio Ricciarelli (classe 1965) va esattamente in questa direzione, ma come sottolinea in un'intervista a CineEurope, era più che mai una scelta necessaria, per raccontare un momento quasi ignorato - quello successivo alla caduta del Reich - quando la Germania iniziò a prendere coscienza della barbarie nazista e delle proprie responsabilità.

Cosa può significare per un individuo solo scoprire nei dettagli l'orrore di Auschwitz e rendersi conto che nulla era stato raccontato?
E per un giovane magistrato cosa può significare scoprire che per un  tale orrore quasi nessuno era stato giudicato?
Come una scoperta così forte e recente può cambiare la visione del proprio mondo da parte di un giovane convinto della sua vocazione?
Ricciarelli esplora questi interrogativi scegliendo di raccontare Auschwitz attraverso il dolore e l'indignazione di chi la scopre, mostrando il nazismo da una prospettiva nuova e incredibilmente coinvolgente, capace di suscitare nello spettatore una compassione che raramente mi è capitato di provare davanti a uno schermo, e lasciandoci con l'idea che grazie a uomini come il procuratore Radmann si può ridare un briciolo di dignità a chi l'ha persa nei momenti più bassi della storia.
Il film ci suggerisce però anche una riflessione sui nostri altri ieri, su quanto crediamo di essere informati e su quanto poco effettivamente lo siamo."

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