FONTE: "La gazzetta dello sport" del 29/11/15.
Articolo "Uomini di ogni età lo sport vi rende più sani e più felici" di Umberto Veronesi.
Il professor Umberto Veronesi, fondatore e presidente dell'omonima Fondazione, oggi compie 90 anni. In quest'articolo scritto per la Gazzetta, racconta il suo rapporto con lo sport.
"Ho sempre amato lo sport. Ho vogato, pedalato, arrampicato, sciato e nuotato il più possibile nella mia vita, ritagliandomi spesso con sacrificio il tempo per praticarlo. Il canottaggio era la passione di famiglia, l'ho praticato a livello agonistico e ho trasmesso questo amore anche al mio secondogenito. La canoa è stata a lungo una mia compagna di vita, quando ero uno studente universitario mi immergevo con un entusiasmo fino ad allora sconosciuto nello studio: la medicina e la biologia mi riempivano di meraviglia e risvegliavano curiosità sempre nuove. Trascorrevo gran parte della giornata sui libri, ma alle cinque prendevo la bicicletta, attraversavo la città e raggiungevo la Canottieri Olona. Lì remavamo per un'ora e mezza, cronometrando percorsi da un chilometro. Ricordo i movimenti all'unisono, il rumore dei remi nell'acqua e gli scafi sottili che scivolavano leggeri sull'acqua fredda.
Erano ore felici, e pazienza se poi, una volta tornato in bici a casa, stramazzavo dalla stanchezza. Il gusto non era tanto la fatica di chi va in palestra per tonificare i muscoli, no, il mio piacere era sapere che si doveva raggiungere un obiettivo e impegnarsi a farlo. Era così quando scalavamo la roccia con un equipaggiamento che farebbe inorridire un climber odierno: calzoni corti, camicia, scarponcini e una corda legata in vita. Eravamo forse un po' incoscienti, ma quella roccia era la metafora della vita che ci stavamo accingendo ad affrontare.
Era un mondo prettamente maschile, allora le ragazze non facevano sport. Imparavamo, senza esserne del tutto consapevoli, i valori dell'amicizia, dell'abnegazione e del sacrificio, imparavamo a sudare per superare un limite. Emozioni che ho ritrovato nel mio lavoro di ricercatore e di medico.
Ho cercato di dedicarmi allo sport anche quando, negli anni successivi, gli impegni lavorativi diventavano soverchianti. E' questione di organizzazione e ne vale la pena, anche perché è ormai universalmente riconosciuto il valore dello sport per la salute. L'attività fisica, anche moderata, anche mezz'ora al giorno, è una delle armi migliori di cui disponiamo contro i grandi flagelli della società occidentale, l'obesità, le malattie cardiovascolari il diabete, molte forme di tumore, la depressione. Insieme a un'alimentazione parca e equilibrata e alla giusta consapevolezza sui fattori di rischio, dovrebbe essere patrimonio di tutti. E penso in particolar modo agli uomini, forse oggi più informati e più giudiziosi di quanto non fosse la mia generazione, ma ancora stranamente sprovveduti rispetto alle donne quando si parla di prevenzione e di salute, ancora così restii ad andare da un medico o a farsi carico delle proprie condizioni di salute presenti e future. Per questo con la mia Fondazione ho voluto lanciare il progetto SAM - Salute al Maschile, che per una volta si occupa di questioni come infertilità, malattie sessualmente trasmesse, ipertrofia prostatica, prevenzione oncologica, temi su cui troppo spesso noi uomini chiudiamo gli occhi. Il mio augurio a tutti i giovani uomini è questo: ritrovare quel coraggio di quando correvamo dietro a un pallone, nuotavamo fino alla boa, pedalavamo su per una salita e niente ci poteva fermare."
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