giovedì 3 dicembre 2015

ORAT.S.GIOVANNI B. DI TRESCORE B. Esperienza a Scampia





SCAMPIA 7-8-9 APRILE 2015

Chi prende la via del male ruba un pezzo di speranza!

A Scampia papa Francesco ha detto: "Chi guadagna qualcosina ma ruba la speranza, ruba a sé stesso e a tutti, a tanta gente onesta e laboriosa, e anche alla buona fama della città, alla sua economia". Ha poi ricordato che "la speranza è un grande patrimonio, una leva dell'anima, tanto preziosa".

Ed è proprio così, la speranza l'abbiamo vista anche noi.

Noi giovani di Trescore, San Paolo e Cenate abbiamo vissuto un'intensa esperienza di tre giorni a Scampia (7-8-9 Aprile), in conclusione del percorso giovani intrapreso quest'anno tra i diversi oratori.

Solamente tre giorni ma ricchi di incontri che ci hanno fatto aprire gli occhi su una realtà diversa da quella che i mille stereotipi ci fanno immaginare. Durante questo viaggio abbiamo incontrato diverse realtà che tentano di risollevare Scampia dal degrado attuale: dapprima siamo stati accolti nel Centro di ascolto delle sorelle Poverelle che sono impegnate in attività educative con i giovani del territorio. Suor Debora ci ha introdotto la triste situazione in cui circa 90 mila abitanti si trovano a vivere ogni giorno. Nel loro piccolo tentano di istruire i ragazzi rendendoli consapevoli di ciò che gli sta intorno, affinché prendano in mano la loro vita abbandonando falsi idoli che porterebbero al facile ma illusorio guadagno.

Subito abbiamo potuto notare una netta differenza che separa il quartiere di Scampia dal centro di Napoli: bastano poche fermate di metropolitana infatti per passare dall'imponente e desolato grigiore delle Vele al vivace e movimentato centro della città.

Significativo è stato inoltre farci accompagnare per le vie di Scampia da Davide Cerullo, un uomo che, in gioventù, ha toccato con mano la malavita facendo parte del sistema camorristico e che oggi, con coraggio e forza di volontà, ha saputo dire il suo "NO" riprendendosi la sua vita e la sua libertà. Oggi è impegnato in un progetto che ha come obiettivo quello di realizzare una ludoteca in cui le famiglie possano coltivare la loro fantasia mediante la lettura. Una piccola grande "isola felice" all'interno di una delle imponenti ma indecorose strutture, che rappresentano l'emblema del quartiere. Entrando nelle Vele si percepisce immediatamente un'atmosfera di angoscia e di timore: dominano immensi spazi distrutti, tubature ormai rotte da tempo con un flusso di acqua che scorre incessantemente, siringhe lasciate a terra insieme a rifiuti di ogni genere...ma Scampia non è solo questo!

La preziosa speranza che mantiene viva Scampia la si trova anche in un'altra associazione che opera sul territorio: "Mammut" che si impegna nel voler restituire i sogni ai ragazzi mediante attività creative che stimolano le loro anime facendo emergere le qualità di ciascuno.

Scampia dunque non può essere solo il simbolo del male, come i media ci fanno credere da tempo. I giovani non devono vergognarsi delle proprie origini solo perché fa più voce la parte più ingrata di quella realtà. Scampia può risollevarsi, proprio grazie alle gocce di fiducia racchiuse in ogni persona, che rappresentano l'essenza fondamentale che può riportare splendore in questo quartiere.

Torniamo da questa esperienza pieni di speranza anche noi; perché alla fine  quelli che fanno più "rumore", quelli che si lasciano trasportare da un sistema deplorevole, sono coloro i quali hanno il più grande vuoto dentro di sé... che non sanno cosa sia la speranza. Quindi impariamo dalla gente che vuole smettere di vergognarsi del luogo in cui vive, loro sono i veri eroi!

                                     Rosaria e Letizia


"Gli irrecuperabili non esistono, sono solo il frutto della nostra cattiva volontà".
E' con questa frase di Don Ciotti che voglio iniziare a raccontare la  mia esperienza a Scampia semplicemente  perché è questo il motivo che mi ha mosso a partire, contro il parere di chi temeva per la mia incolumità, per addentrarmi in quell'esperienza che, ero sicura, mi avrebbe dato tanto e che, ad oggi posso dire con piacere, non ha deluso le mie aspettative.
Quando mi chiedono com'è stata quest'avventura la mia risposta è sempre la stessa: distruttiva moralmente e costruttiva sotto il punto di vista dell'esperienza. Grazie a queste poche righe ho la possibilità di spiegare il perché di questa risposta.
Parlo di distruzione morale collegandola al senso di fallimento che mi ha riempito il cuore quando, addentrandomi tra i muri grigi delle Vele, in mezzo a quelle piscine di fango, cercando di evitare siringhe, pezzi di vetro e letame, mi sono resa conto che anche quello è un pezzo d'Italia, una realtà che ci rappresenta  ma che è troppo lontana per poter essere percepita come responsabilità un po' nostra. Una realtà che ci fa comodo ignorare, una realtà che abbiamo la presunzione di conoscere rifacendoci solo all'occhio corrotto dei media. Già, perché parlare con bocca d'altri, in questo caso, ci aiuta a deresponsabilizzarci privandoci, senza nemmeno avere il tempo di rendercene conto, del potere più grande che sia stato mai donato all'essere umano: quello di interrogarci.
Parlo di esperienza costruttiva collegandola al senso di ricchezza che porterò con me sempre nel corso della mia vita!
Parlo della ricchezza che ho provato quando mi sono tolta gli occhiali da sole dalle lenti stereotipate e ho guardato a quella realtà con occhio critico; mi sento ricca perché questo mi ha permesso di vedere il volto pulito di Scampia, quello stesso volto sporcato dalle generalizzazioni di una società superficiale.
Guardare con i miei occhi mi ha permesso di realizzare che a Scampia la gente vive e che le uniche pallottole che rischiano di colpirti sono la solarità e la speranza.
Già, Scampia spera; proprio lì, dove le opportunità sono difficili da intravedere, molti ragazzi hanno la forza di volontà di lottare per costruirsi una dignità.
Ho avuto il grande onore di scambiare qualche parola con dei ragazzi speciali; sono ragazzi che tengono alto l'onore di Scampia non perché siano l'emblema della perfezione quanto perché hanno commesso errori, dallo spaccio alla rapina, ma stanno avendo la forza di riscattarsi grazie alle opportunità che alcune associazioni stanno mettendo in piedi per loro.
Opportunità; anche questi ragazzi meritano un'opportunità, anche loro hanno il diritto di poter avere quella del bene come alternativa da poter abbracciare.
E' per questo che mi sto impegnando a raccontare l'altra parte di Scampia; non tanto per far cambiare idea a chi non vive la realtà quanto per dimostrare e trasmettere a questi ragazzi che il luogo in cui sono nati non per forza deve essere la loro condanna, che anche loro hanno delle qualità nelle quali dovranno credere sempre.
Concludo questo breve racconto con una frase detta a me da un educatore: "Questi ragazzi meritano il premio nobel alla resistenza!" e termino rivolgendomi a chi giudica a prescindere: Quanti di voi avrebbero avuto la forza di trovare il buono là dove si esalta solo il negativo?
I ragazzi che ho avuto il piacere di incontrare lo fanno e , solo per questo, meritano la nostra stima e il nostro rispetto!

                                      Imma Fornario

Ecco alcune foto:




















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