venerdì 3 novembre 2023

VIVERE INSIEME. L'Arcivescovo GianCarlo Bregantini va in pensione.

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" ottobre 2023.
Articolo: "La collana della vita" di GianCarlo Bregantini Arcivescovo di Campobasso-Bojano.

In passato ho postato articoli dell'Arcivescovo GianCarlo Bregantini, che ora, dopo quasi trent'anni di episcopato, è pronto a lasciare il suo incarico. Spero che questo articolo non sia l'ultimo, perché mi piace come e cosa scrive.


Mille  sono i ricordi che si affastellano nella mia mente, in questi giorni in cui sono invitato a lasciare il mio compito di vescovo, per limiti di età, avendo compiuto i 75 anni il 28 settembre scorso.
La nomina a vescovo  e la mia destinazione nelle colline dell'Aspromonte, nel lontano 1994, furono inattese  e sconvolsero la mia vita.
Allora ero il vescovo più giovane d'Italia, coi miei 45 anni. Ma l'età giovanile contribuì a farmi abbracciare d'impeto la missione e le origini trentine mi diedero una chiave di lettura  per il compito che mi attendeva: unire Nord a Sud, proprio mentre in Italia si dibatteva di secessione. 
Portavo  con me le esperienze che mi aveva donato  il Sud, sotto la guida di monsignor Giuseppe Agostino, come l'aver operato da cappellano nelle carceri per alcuni anni. Ma anche le lacrime e le gioie delle fabbriche di Porto Marghera e di Verona, dove ho faticato in catena di montaggio.
L'accoglienza in Calabria fu "singolare": una finta  bomba venne  piazzata sotto il palco in cui mi trovavo, a Gerace, quasi a ribadire - come accade oggi a Cairano -: "Qui, comandiamo sempre noi".
Ebbi paura, ma le parole di mamma Albina mi risollevarono: "E va bene, si muore una volta sola! Vai avanti!". E io andai avanti, con slancio e zelo.
In Calabria rimasi dal 1994 al 2008. Piansi tanto alla notizia del mio trasferimento da Locri a Campobasso. Ci vidi una sorta di complotto: venivo "cacciato"  dagli ambienti clericali, non mafiosi. Ma poi capii che stavo venendo "potato" affinché portassi maggior fioritura, come mi disse mio fratello Pierino, esperto coltivatore delle mele della Val di Non.
Ho sempre amato il mondo rurale. Vi sono nato. Sono cresciuto con l'odore delle pecore. Per questo, uno dei momenti più belli della mia vita di vescovo sono state le visite pastorali, sia nella Locride che nel Molise. Tra la gente, in mezzo ai loro problemi, dormendo dove era possibile, mangiando quello che mi mettevano davanti, visitando i malati e dialogando con gli studenti in classe, vicino agli operai delle aziende, a contatto con gli amministratori. Ma, soprattutto, pregando con i parroci, in canoniche dove la sofferenza si mescolava alla serenità.
Ho amato molto la Parola di Dio e ho sempre cercato di spargerla in abbondanza. Solo la Parola riesce a cambiare le persone, così come ha cambiato Maria di Magdala, che resta il mio modello pastorale. Lei correva. Correva per svegliare. Correva al sepolcro con Pietro e Giovanni. Correva per incontrare il Risorto.
La Parola cambia tutti anche oggi, quando viene spiegata, compresa, nelle celebrazioni festive o nei gruppi biblici di laici e parroci insieme. E si cambia anche vivendo l'esperienza del Sinodo diocesano, da noi celebrato solennemente per 4 anni e dal quale è uscito un testo magnifico, che raccoglie un metodo di  "fare pastorale" insieme, partendo dagli ultimi.
In questi anni ho seguito anche la Pastorale sociale e del lavoro della Cei, per tre mandarti quinquennali , facendo ispirare nella mia opera da un santo sempre più attuale: Charles de Foucauld, che si fece  "uno di loro" a somiglianza di Gesù a Nazareth, modello della vera Pastorale del lavoro.
Infine, sento di poter benedire il Signore anche per i miei ricoveri ospedalieri, prima a Trento e ora in Molise, che mi hanno insegnato la forza e la veridicità della frase di san Paolo: contra spem, in spem credidit  (Rom 4,18), perché la malattia è una scuola di vita altissima. Oggi mi rendo conto che veramente tutto è grazia e luce.
Allora, con il filo rosso della benedizione, posso dire che la collana della vita è meravigliosa, perché in essa anche le perline scheggiate o storte si fanno luminose e belle. Grazie! 

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