lunedì 3 luglio 2023

SERGIO E IL CALCIO. L'allenatore. La squadra degli esordienti di Cenate Sotto

 



Questo campionato è stato per me e per la mia famiglia un'avventura entusiasmante, culminata con la conquista del titolo di campione provinciale FIGC.
Ho imparato molto affiancando Francesco in panchina dall'inizio del campionato e anche negli allenamenti durante l'intero girone di ritorno.
"La vita è imprevedibile" rifletto.
L'anno scorso ho subito solo sconfitte, mentre in questo campionato, pur essendo solo l'assistente di Francesco, i pulcini sono passati di vittoria in vittoria su tutti i campi della provincia.
In questi mesi ho partecipato da protagonista a fatti neppure sognati. 
Francesco, come osservatore dell'Atalanta, ha organizzato delle partite amichevoli tra la nostra squadra ed altre formate dai migliori pulcini della bergamasca, disputate allo stadio comunale di Bergamo, in anteprima agli incontri di campionato dell'Atalanta. La speranza  che il presidente della Zandobbiese, tifoso atalantino, fosse sulle gradinate e mi vedesse in panchina mi ha ripagato dei tanti torti subiti.
E come non ricordare quell'incredibile serata di aprile con lo stadio pieno come un uovo, con quarantamila spettatori in attesa di assistere alla semifinale della coppa europea tra Atalanta e Malines, mentre la nostra piccola squadra di Cenate Sotto disputava una partita contro il Grassobbio?
Per la prima volta nella mia vita, seduto sulla panchina di Mondonico, ho sognato di essere un allenatore professionista.
L'entusiasmante annata calcistica è terminata alla fine di giugno, dopo aver disputato il famoso torneo di Verbania, al quale erano iscritte le squadre di altre società professionistiche.
La nostra squadra, rinforzata dai migliori pulcini della bergamasca, ha vestito in questa occasione i colori dell'Atalanta. Abbiamo perso  in finale per 0 a 1 contro il Torino.
A luglio il presidente del Cenate Sotto mi invita al pranzo sociale, dove sono presenti giocatori, dirigenti, allenatori e collaboratori.
Durante il pranzo Francesco mi chiede se sono disposto ad allenare gli esordienti nel prossimo campionato. Accetto immediatamente, felice di poter ancora dirigere dalla panchina una squadra tutta mia.
Al ritorno a casa Rosaria e i ragazzi accolgono con entusiasmo la notizia.
La nostra famigliola trascorre luglio e agosto in uno stato d'animo ben diverso da quello dell'anno scorso.
La vita si è dimostrata ancora una volta simile alle montagne russe del luna park, ma è bene non esaltarsi troppo, poiché le difficoltà si possono ritrovare appena svoltato l'angolo della strada.
E la polisportiva zandobbiese? E' naufragata miseramente. 
Alla fine del campionato il presidente ha alzato bandiera bianca e sciolto la società.
Negli ultimi mesi si è trovato completamente solo e ha dovuto persino segnare il campo di gioco e pulire gli spogliatoi.
Alessio, il mio sostituto alla guida degli allievi zandobbiesi, si è dimostrato inesperto. Inoltre ha dovuto saltare alcuni allenamenti per impegni di lavoro, avendo un negozio di fiori gestito insieme alla moglie.
I suoi giocatori, incontrandomi per le vie del paese, si sono lamentati e mi hanno ripetuto: "Era bello quando ci allenavi tu".
Anche la squadra del giovanotto ha perso tutte le partite e nella classifica finale del CSI si è ritrovata con - 1, avendo disertato una partita.
Ho provato una stretta al cuore vedendo la delusione dei ragazzi, ma tutto questo non è successo per caso.
Mi conforta un fatto. Alla morte del nostro parroco don Emilio Pagani, è giunto in paese il nuovo sacerdote, don Camillo.  E' giovane e ha già dimostrato di tenere particolarmente ai ragazzi. La nostra gioventù avrà quindi una guida sicura.
Durante le ferie di agosto preparo il piano di allenamento da applicare  durante l'intera stagione agonistica, che inizierà ai primi di settembre. Molte cose ho imparato da Francesco, ma voglio sperimentare anche nuove metodologie.
Arriva il giorno del primo allenamento.
Francesco mi presenta ai ragazzi della squadra degli esordienti CSI. Sono 15 e 2 si distinguono per la notevole altezza: sono Paolo, il portiere, e Andrea, lo stopper.
Conosco già Mirchino, il mingherlino della compagnia, avendolo portato a casa  qualche volta nei mesi scorsi dopo la fine degli allenamenti della sua squadra.
Il ragazzino abita a Entratico ed è molto timido, ma in campo si trasforma in un folletto imprendibile per gli avversari.
Secondo l'opinione dei dirigenti la squadra è valida, ma nel passato campionato ha ottenuto risultati inferiori all'attesa, essendo guidata da un giovane allenatore mancante di polso e i ragazzi, molto svegli, ne hanno approfittato. Quindi il mio compito non si presenta facile, ma mi sento sicuro delle mie capacità e inoltre ho un'enorme voglia di ricominciare ad allenare.
"Buon lavoro" si congeda Francesco e si dirige con la nuova squadra di pulcini verso uno dei due campi di allenamento.
Capisco subito dai primi allenamenti di avere in mano una buona squadra, ma difficile da gestire. Il mio predecessore ha lasciato correre troppo e i ragazzini hanno preso cattive abitudini.
La rosa della squadra si è allargata a 16 giocatori, quando Paolo ha portato un amico del suo paese, Vigano.
Giovanni è un ragazzo magro come una acciuga, ma veloce come una lepre, quando scatta sulla fascia destra del campo. Inoltre è taciturno e questo non guasta in questa combriccola scatenata.
I ragazzi fanno malvolentieri la corsa intorno al campo sportivo e cercano a turno di imboscarsi nel gabinetto sotto la tribuna, che delimita un lato, ma io, da consumato capo indiano, li stano e li costringo a qualche giro supplementare come punizione.
Le partite amichevoli che disputiamo in preparazione del campionato confermano l'impressione dei dirigenti, ed ora anche mia, che la squadra è buona e la difficoltà sta solo nel non lasciarmi  prendere per i fondelli dai più furbi.

                            continua


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