martedì 11 luglio 2023

SALUTE. Commozione cerebrale

 



FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" giugno 2023.
Articolo: "Commozione cerebrale? Nel dubbio, esci dal gioco" di ROBERTA VILLA.

In inglese lo slogan è più efficace che in italiano: if in doubt, sit  them out suona come "nel dubbio, falli sedere fuori". Ma  quel  che conta, più della rima nel titolo, è il contenuto delle nuove linee guida del Servizio sanitario britannico, che raccomandano di far uscire subito dal campo chiunque abbia subito una commozione cerebrale, dai bambini che giocano a basket nella palestra di una scuola elementare agli adulti che improvvisano una partitella al parco.
Ma che cos'è una commozione cerebrale?
"E' un danno al cervello provocato da un trauma che porta a un disturbo della funzione cerebrale" spiega il documento, che non è rivolto a chi pratica  sport professionali o semi-professionali - contesti in cui si è sviluppata negli anni una maggiore sensibilità al tema e sono spesso presenti operatori sanitari pronti a bordo campo - ma al pubblico generale e a chi è coinvolto in attività ludiche meno strutturate, per esempio negli oratori. Non è raro, infatti, negli sport di contatto, che qualcuno picchi la testa o, per scontro con altre parti del corpo, subisca un "colpo di frusta".
Per parlare di commozione cerebrale non occorre che l'incidente provochi una perdita di coscienza (evenienza che si verifica in meno del 10% dei casi). Altri sintomi, immediati o nelle ore successive, possono essere,  tra gli altri, un rallentamento dei movimenti e delle risposte, uno stato di confusione, difficoltà di equilibrio o alterazioni della vista, vertigini, amnesia, mal di testa, nausea o vomito, ma anche una generica sensazione di malessere o alterazioni dell'umore o dell'emotività.
Queste possono manifestarsi anche nei giorni successivi, insieme a disturbi del sonno e problemi di concentrazione.
Nel dubbio, in questi casi, meglio far uscire subito dal campo l'infortunato e non farlo riprendere a giocare o ad allenarsi - ma nemmeno a svolgere attività impegnative  di studio o di lavoro -, fino  a quando non è stato visitato da un operatore sanitario competente o dal personale  di un pronto soccorso, cosa che deve avvenire entro 24 ore.
Se si sospetta una lesione al collo, il trasporto deve avvenire da parte  di soccorritori formati. Ma  anche in caso di uno scontro in apparenza banale, continuare l'attività può peggiorare i sintomi, rallentare la ripresa e, nel caso di un secondo trauma prima della completa guarigione del primo, determinare una situazione che nella metà circa dei casi può essere addirittura letale, soprattutto in bambini e adolescenti.
Nelle prime 24 ore non bisogna inoltre assolutamente  bere alcol, guidare veicoli, andare in bicicletta o condurre altri macchinari e non si deve mai restare soli, nel caso subentrasse un improvviso peggioramento.
Per un paio di giorni si raccomanda di stare a riposo: sono consentite le normali attività quotidiane, la lettura  o una passeggiata, ma per accelerare la ripresa è meglio ridurre al minimo il tempo passato davanti allo schermo di smartphone, tablet e computer.
Poi pian piano si può tornare alla normalità, anche qualora persistesse qualche sintomo lieve, purché in questo caso sotto controllo medico.
Anche il ritorno in campo deve avvenire in maniera graduale, con uno sforzo che non esacerbi i sintomi, tagliato su misura caso per caso.
Prima di riprendere a giocare in una competizione, però, sottolineano le autorità sanitarie britanniche, devono passare almeno 21 giorni dall'incidente. 

Nessun commento: