giovedì 6 aprile 2023

STORIE DI VITA DI ZANDOBBIO. I "castich" Barcella. 1

 



FONTE: "L'ECO DI BERGAMO" del 16/03/1999.

Tempi moderni, frenesia, affanno. Le vecchie cose si dimenticano, i ricordi si affievoliscono e si accavallano.
Nascosti in volumi polverosi si celano oscure vicende e antichi trattati, patti segreti e gesta eroiche, semplici episodi di vita comune, che più nessuno rammenta. Sacrificio e sudore quotidiano sono i protagonisti di una Storia popolare, che non ha mai conosciuto la carta stampata dei libri, e che nessuna enciclopedia è stata in grado di racchiudere. Né vinti, né vincitori, soltanto persone che hanno vissuto ed hanno sofferto, hanno gioito ed hanno pianto, senza che più nessuno sappia di loro.
Al tempo di Luigi e Angelo Barcella non c'erano la televisione e nemmeno Internet. In quegli anni per conoscere le condizioni atmosferiche del giorno seguente non si poteva aspettare le previsioni della sera. Si usciva di casa e, senza l'aiuto di satelliti e meteorologi, ci si affidava al proprio istinto e all'esperienza, sperando di non sbagliare.
Erano tempi in cui i viaggi erano ancora un problema. Nessun aereo, pochi treni, tempi lunghi e strade piene di polvere. Un carretto, un cavallo e tante buche. Il vento batteva sul viso, la pioggia lo rigava e il sole lo bruciava, ma gli uomini avevano la pelle molto dura.
La vita  del cavapietre era pesante: minatori o scalpellini si procuravano i sassi, la sabbia per le costruzioni e magari anche il marmo. A Zandobbio, piccolo paesino situato sulle sponde del Cherio lungo la strada per Lovere, il marmo si estraeva dai tempi dei Romani. Il racconto si ferma.
"Zio Luigi  e zio Angelo non erano soltanto cavapietre. Zio Angelo Barcella oltre a estrarre la ghiaia faceva il trasportatore, e zio Luigi era imprenditore edile. La ghiaia e la sabbia servivano per fare il calcestruzzo, mischiate con il cemento. Non era facile a quei tempi costruire case, bisognava essere svegli e sapersi arrangiare: non c'erano mica gli architetti e gli ingegneri che ci sono oggi. Qualche volta, quando ero ragazzo, scappavo di nascosto  da casa e correvo a spiarli senza farmi vedere. Zio Luigi aveva una piccola cava lungo via Rivi, e si procurava  la sabbia e la ghiaia usando questi arnesi". Il racconto continua.
A quei tempi , il problema maggiore per chi doveva estrarre ghiaia e sabbia era riuscire a separare i due materiali. Mancando la tecnologia necessaria ecco che s'aguzzava l'ingegno.
Contro una pila di sassi si sistemava una rete metallica, tenuta sollevata da sostegni improvvisati di legno. Si raccoglieva il materiale con il badile e con colpi vigorosi lo si scagliava contro la rete. La sabbia passava attraverso le maglie di ferro e finiva alle spalle dell'insolito setaccio, mentre i sassi si fermavano al di qua ammucchiandosi uno sull'altro. Era un lavoro estenuante  che poteva durare anche intere giornate, dall'alba al tramonto.
I due fratelli qualche volta lavoravano insieme, ma avevano attività  rigorosamente separate.
Luigi Barcella era famoso per i suoi manufatti in cemento, che ancora si possono scorgere a Trescore, Cenate e Zandobbio, realizzati con arte sopraffina, persa nel tempo. La sua specialità erano le scale, che rivestiva di eleganti piastrelle colore del marmo, piuttosto richieste all'epoca. Non era solo, lavorava con i suoi figli. Ne aveva avuti sette dall'affezionata moglie Elisa Carozzi, che aveva sposato all'inizio del secolo.
"Mio zio era una persona temuta in paese, riverita e rispettata. Essere capomastro a quei tempi, quando l'attività principale a Zandobbio era ancora  l'agricoltura, costuituiva un vanto e un  privilegio".
Personalità schiva e ruvida, Luigi Barcella ha trasformato l'economia del piccolo centro sul Cherio insieme ad altri artigiani, contribuendo a diffondere la fama del marmo locale, esportato oggi in ogni parte del mondo.
Le tracce si perdono, la memoria diventa debole.

                                             continua

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