sabato 24 settembre 2022

SERGIO. Racconti. La partenza

 



E' domenica,  la vigilia della partenza.
Lo zaino, che fisserò alla sella sul posto del passeggero, è pronto.
Con scarso entusiasmo Rosaria mi ha aiutato a riempirlo. Metto in una busta impermeabile un bel numero di pastiglie, che mi serviranno in questi sei giorni di viaggio.
D'altronde queste sono la mia salvezza e scandiranno la mia vita per il resto dei miei giorni.
Fino alla scoperta della malattia prendevo saltuariamente qualche pillola per il mal di denti oppure per l'influenza, sempre per malesseri passeggeri. Ora ne prendo sette al giorno e capisco anche le statistiche che leggevo, dove si diceva che l'italiano medio over 65 ne prendeva in  media quindici.
Questa settimana i rapporti con Rosaria non sono stati idilliaci. La capisco, ma non la giustifico.
A novembre festeggeremo il 50° di matrimonio e siamo sempre riusciti a conciliare il suo bicchiere sempre mezzo vuoto con il mio sempre mezzo pieno.
Controllo per l'ultima volta Bettina e per precauzione metto nel sottosella anche un barattolino con olio motore.
Ho visto anche le previsioni del tempo del Trentino-Alto Adige: buone per tutta la settimana.
Ormai è notte e vado a letto sapendo che dormirò poco come tutta la settimana appena trascorsa.
Un sacco di paure mi assalgono, soprattutto  quella che Bettina mi lasci a piedi, ma devo vincerle.
Un proverbio maori dice: "Volgi il viso verso il sole e le ombre cadranno dietro di te."
Oltre ai miei timori, ho dovuto sopportare anche quelli di Rosaria, che per tutta la settimana ha parlato poco.
Fortunatamente siamo solo noi della famiglia a sapere della mia avventura, anzi ho confidato anche all'amico don Camillo questo mio desiderio.
Mi sveglio alle 6 per prendere la solita pastiglia, poi perdo un po' di tempo con i miei giochini per allenare la mente. Quindi alle 7  facciamo colazione: la faccia di Rosaria è desolata.
Faccio le solite cose di ogni mattina e poi sistemo lo zaino sullo scooter e mi accorgo che un po' di olio è sul pavimento sotto il motore. Panico. Cosa faccio? Forse Rosaria spera che io desista. Mi riprendo e decido di andare dal mio meccanico dell'auto Simone. In base a quello che mi dirà, proseguirò il viaggio o ritornerò a casa.
Simone è perplesso. Alla fine mi consiglia di proseguire: l'importante è ci siano solo piccolissime perdite come quella di stamattina. Invece se l'olio gocciola, bisogna fermarsi.
Mi congedo  e, scherzando, gli dico che nel caso verrà a recuperarmi con il carro attrezzi.
Percorro la Valcavallina diretto verso il passo del Tonale con il pensiero fisso all'olio.
Cerco tuttavia di concentrarmi sulla guida: la moto non ammette un minimo errore ed è facile ritrovarsi a terra.
Dopo Edolo il traffico si dirada e la mente può anche soffermarsi sul paesaggio. Ogni tanto mi fermo per controllare e non vedo nessuna perdita di olio. Decido di fare una sosta al forte Strino, appena dopo aver superato il passo del Tonale. 
Ho visto per la prima volta questa fortificazione militare quando con il campeggio di don  Camillo abbiamo piantato le tende nella valle di rio Strino.
Dopo aver percorso più di 100 chilometri arrivo al forte e mi fermo. Mentre sto mangiando  un panino, sopraggiunge un'altra moto, ben più potente della mia Bettina, con una coppia in sella. Si fermano, si tolgono i caschi e si scambiano alcune parole: capisco che sono o bergamaschi o bresciani. Chiedo loro da dove vengono: mi rispondono da Brescia. Nel visitare il forte insieme fraternizziamo un po'  e scopro che sono dei motociclisti molto appassionati e che viaggiano parecchio, anche all'estero. Faccio a loro una foto, ci salutiamo e riprendo il viaggio, dopo aver constatato nessuna perdita di olio.
Mancano ancora una novantina di chilometri per arrivare a Bolzano, dove prevedo di alloggiare all'ostello della gioventù YOUTH hostel.
Ora sono più sereno e penso al mio angelo custode sempre al mio fianco.
La mia Bettina viaggia tranquilla, perché non supero mai i 60 chilometri all'ora.
Arrivo al passo della Mendola, che non ho mai visto e che dà il nome alla strada che sto percorrendo: SS42 del Tonale e della Mendola.
La discesa dal passo è magnifica: un tornante dietro l'altro e non c'è possibilità di errore. Bisogna disegnare le traiettorie come con un compasso. E' un esame preliminare per quello che mi aspetta sui passi dolomitici.
Appare la conca di Bolzano, distante una ventina di chilometri e scatto delle foto.
Ora sono alla fine della discesa, pochi chilometri ancora ed  entrerò in Bolzano.
Sono molto stanco: ho percorso più di 200 chilometri in più di 6 ore e sono anni che non guido la moto così a lungo e a quei tempi non avevo ancora il Parkinson.
Ecco apparire l'ostello della gioventù. Dovrebbe esserci un posto da dormire: non ho prenotato, non sapendo con esattezza quando sarei partito.
E qui inizia un'altra storia.


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