mercoledì 10 agosto 2022

SERGIO E IL CALCIO. L'allenatore. 1

 




Nel post precedente ho dimenticato di parlare dei tornei estivi a 7 giocatori, ai quali partecipavo. Si svolgevano alla sera nei mesi di giugno e luglio ed erano numerosi attirando molti tifosi. Oggi invece sono quasi totalmente scomparsi.
Fin quando non ho avuto la patente di guida mi portava quasi sempre mio zio Mario (qualche volta anche zio Guido e Chico), il mio primo tifoso, ma  anche il mio primo  critico.
Questo zio era il mio preferito e, visitandolo in ospedale qualche giorno prima della sua morte, capendo che sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei visto da vivo, in lacrime glielo confessai.
Un altro che mi portava in giro nei  tornei, soprattutto nella provincia di Lecco (Olginate, Olginate Molgora, Calco) era Bellini Walter, compaesano e roccioso difensore di qualche anno più grande. Il giovanotto era molto sveglio e, lavorando in fabbrica a Milano, conosceva molte persone e riusciva a ottenere ingaggi per i tornei estivi. Non gli ho mai chiesto se, oltre al suo compenso, riscuotesse anche il mio. Ero contento di giocare ed inoltre mi ritenevo fortunato di essere uno studente, mentre la quasi totalità dei miei coetanei zandobbiesi erano già al lavoro da qualche anno.  Comunque nei tornei per i giocatori più bravi il compenso era di solito 50 mila lire, ma qualche volta, per le partite più importanti, ci scappava anche un centone.
Chiudo la parentesi, lasciando la narrazione di un episodio accaduto al torneo di Trescore B. nel post SERGIO. Racconti. Quella volta che Gigi Valenti....
Come  ho detto nel precedente post ho appeso le scarpette al fatidico chiodo a 29 anni e inizio quella di allenatore delle giovanili zandobbiesi.
Il presidente mi affida la squadra dei giovanissimi a 11, composta da tre classi di età per raggiungere un numero di giocatori sufficiente.
Arriva ottobre. Inizia il campionato e arrivano anche le prime sconfitte. Alle iniziali disfatte seguono alcune vittorie, seppur rare, ma è cresciuta anche la spavalderia di alcuni ragazzi  nel rifiuto della disciplina.
Mi rivolgo al presidente per avere dei consigli e lui mi risponde che sono problemi miei.
Il sabato pomeriggio la partita vissuta in panchina è per me una continua sofferenza, data la manifesta inferiorità fisica della squadra nei confronti degli avversari.
La più  grande difficoltà è però sul campo di allenamento, dove i pochi ragazzi indisciplinati mettono a dura prova l'affiatamento della squadra stessa, vanificando il mio impegno.
Ma una sera, come il solito, mi trovo in mezzo al campo, in attesa che i ragazzi escano dagli spogliatoi, con il vento gelido di febbraio che mi sferza la faccia: ecco finalmente i ragazzi uscire dagli spogliatoi. E' un coro di risate e in mezzo Giovanni, il più turbolento, vestito solo di un pigiama.
Acclamato da tutti avanza impettito con uno sguardo di sfida. Sono preso da un'ira tremenda, ma riesco  a dominare quella tempesta che ho nel cuore.
Lascio avvicinare Giovanni, che si ferma a pochi passi di distanza e con la mano destra gli indico la strada degli spogliatoi.
Il ragazzo, tutto fiero, gira sui tacchi e ritorna da dove era venuto, accompagnato dall'ovazione dei compagni. 
Quella sera stessa ho dato le dimissioni.
Questa è la mia prima esperienza di allenatore delle giovanili.
In seguito, come vedremo, ce ne saranno tante altre, alcune gioiose, altre sgradevoli, ma in ogni caso significative.

                                      continua






Nessun commento: