Premetto che la mia memoria è labile e quindi le mie affermazioni sono da prendere con i dovuti dubbi.
Ho iniziato a giocare al calcio nei campionati CSI verso i 14 anni all'oratorio di Trescore B..
Ho iniziato a giocare al calcio nei campionati CSI verso i 14 anni all'oratorio di Trescore B..
A quei tempi non c'erano i vivai (anche a livello professionistico) con l'ampia suddivisione attuale nelle tante categorie giovanili. Giocavano nei campionati chi aveva l'attitudine e ci si trovava al momento della partita: l'allenamento si faceva tutti i pomeriggi sul sagrato della chiesa del proprio paese.
Quindi l'allenatore era di solito un giovane che ci accompagnava alla partita e sedeva in panchina solitamente solitario, perché allora non c'erano i cambi.
Quindi l'allenatore era di solito un giovane che ci accompagnava alla partita e sedeva in panchina solitamente solitario, perché allora non c'erano i cambi.
Il mio primo allenatore fu Emilio Suardi, brava persona e tanto appassionato.
In questi ultimi anni, andando a messa a Trescore B., qualche volta lo incontravo: mi raccontava di avere tante patologie, ma al ricordo di quegli anni sorrideva come un bambino. Ora riposa in pace.
Di quella mia prima squadra a 11 giocatori ho solo la seguente foto, scattata al torneo di calcio a 7 di Trescore B., che si svolgeva la domenica pomeriggio, alla presenza di tanti tifosi, con alcuni compagni.
In piedi da sinistra: Emilio Suardi, Censo (doveva essere di Telgate), Flavio Noris, Tiziano Mutti, Sergio Finazzi.
Accosciati da sinistra: Ronchis, Bertuletti (?), Mangili.
Chi è il ragazzino con la bandierina in mano?
E' Lino (Bortolo) Mutti!!!! Da allora ne ha fatta di strada in campo professionistico: giocatore, allenatore, commentatore televisivo.
Anche il fratello Tiziano ha giocato con i professionisti, addirittura nell'Inter.
Ho ricordi molto vaghi di quella squadra, ma rammento che la squadra più forte a livello giovanile CSI era quella dell'oratorio di Lovere, la Virtus Lovere. Quante battaglie con loro!
Poi a 16 anni ho iniziato a giocare con i grandi dello Zandobbio.
La seguente foto della Zandobbiese è del 1967.
La squadra è composta da 5 zandobbiesi e da 6 trescoresi.
In piedi da sinistra: Nava (acc.), Gualini Alessandro, Finazzi Sergio, Mologni Emilio (acc.), Plebani Giovanni, Bena, Bellini Walter, Belotti Gino (acc.).
Accosciati da sinistra: Fratus, Martinelli Franco, Cantamessa, Tiraboschi, Martinelli Giuseppe, Nicoli.
Accosciati da sinistra: Fratus, Martinelli Franco, Cantamessa, Tiraboschi, Martinelli Giuseppe, Nicoli.
Poi dalla Zandobbiese sono stato ceduto alla Castellese di Tagliuno, la quale mi ha ceduto all' Adrense. I passaggi successivi sono stati Trescore B., Capriolo e Zandobbiese dove ho terminato di giocare a 29 anni. Allora erano rari i giocatori che terminavano dopo i 30 anni.
Questa è la mia modesta carriera di calciatore dilettantistico.
Dimenticavo: ero un centravanti molto veloce (correvo i 100 m in 11" 7 senza un allenamento specifico) e dal tiro con il piede destro al fulmicotone. Ero abile anche in acrobazia: non erano rari i gol che facevo in sforbiciata o in tuffo a pelo d'erba. Insomma ero un bel attaccante, al quale si era presentata l'occasione della vita e non aveva colto l'attimo.
Ve la racconto anche se c'è stato molto rimpianto dentro di me.
Avevo 20 anni e giocavo nell'Adrense, squadra bresciana di Adro.
In quel periodo frequentavo l'università Bocconi di Milano.
Le squadre professionistiche di calcio non avevano i vivai, ma solo la squadra di riserva della squadra titolare.
Prima di un allenamento il presidente dell'Adrense mi dice che devo andare a fare un provino al Brescia. Gli rispondo che sono impegnato con gli studi e che la proposta non mi interessa. La cosa cade prima di nascere.
Morale della favola: il provino al Brescia non l'ho fatto, ma negli anni seguenti non ho terminato neanché l'università, abbandonata a 22 anni dopo aver superato 14 esami. Facciamo una piccola digressione.
Ho deciso di troncare gli studi, con enorme dispiacere di mio padre, perché ero saturo; con questo intendo dire che mi veniva la nausea a prendere in mano i libri.
Non frequentavo molto l'università preferendo studiare a casa anche 7-8 ore giornaliere. Ma la facoltà di Economia e Commercio non era adatta alla mia personalità, scelta anche per accontentare mio padre. Poi non capivo quei luminari di professori che nelle loro dispense per spiegare dei concetti molto semplici impiegavano decine di pagine con i vocaboli più astrusi. Ma non dilunghiamoci troppo: ho abbandonato l'università, ma avevo il diploma di ragioniere nel cassetto. Non ho mai rimpianto questa decisione, anche se mio padre me l'ha fatta pagare cara dal lato affettivo.
Qui termina la narrazione del mio primo periodo di frequentazione del calcio, che coincide con la fine della mia modesta carriera (parola grossa) dilettantistica di giocatore.
Ho deciso di troncare gli studi, con enorme dispiacere di mio padre, perché ero saturo; con questo intendo dire che mi veniva la nausea a prendere in mano i libri.
Non frequentavo molto l'università preferendo studiare a casa anche 7-8 ore giornaliere. Ma la facoltà di Economia e Commercio non era adatta alla mia personalità, scelta anche per accontentare mio padre. Poi non capivo quei luminari di professori che nelle loro dispense per spiegare dei concetti molto semplici impiegavano decine di pagine con i vocaboli più astrusi. Ma non dilunghiamoci troppo: ho abbandonato l'università, ma avevo il diploma di ragioniere nel cassetto. Non ho mai rimpianto questa decisione, anche se mio padre me l'ha fatta pagare cara dal lato affettivo.
Qui termina la narrazione del mio primo periodo di frequentazione del calcio, che coincide con la fine della mia modesta carriera (parola grossa) dilettantistica di giocatore.
continua
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.