FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" maggio 2022.
Articolo: "Cellulari e cancro: ancora rassicurazioni" di ROBERTA VILLA.
Il presunto legame tra l'uso dei telefoni mobili e rari tumori del cervello è di nuovo smentito da uno studio condotto su quasi un milione di persone.
Quasi tutti abbiamo in tasca un telefonino, anche chi fino a oggi non era del tutto convinto che il dispositivo fosse proprio sicuro. Il dubbio era lecito, dal momento che l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), nell'ultima valutazione condotta una decina di anni fa, aveva lasciato aperta la possibilità che, seppure con un meccanismo poco chiaro, le radiofrequenze emesse dagli apparecchi potessero in qualche modo determinare un leggero aumento del rischio di rari tumori al cervello, detti gliomi, e invitava quindi gli scienziati ad approfondire la questione.
Ai molti altri studi che negli anni hanno smentito questo ipotetico legame si aggiungono oggi i dati raccolti in Gran Bretagna da una larga indagine epidemiologica che segue nel tempo più di un milione di donne, con questionari periodici e raccolta dei loro fascicoli sanitari online.
Quasi 800 mila partecipanti, in particolare, avevano risposto nel 2011 a domande legate alle modalità con cui facevano uso del cellulare; tra queste, nei quattordici anni successivi, sono stati diagnosticati oltre 3.200 tumori. Tra chi faceva largo uso del cellulare e chi non lo utilizzava mai non si sono osservate differenze significative nel rischio di tumori cerebrali nel loro insieme, né esaminaldolo uno a uno: dai gliomi ai benigni meningiomi, dai tumori dell'ipofisi a quelli che possono colpire il nervo acustico, più vicino alla fonte quando si accosta il dispositivo all'orecchio.
Allo stesso modo, non sono state confermate osservazioni precedenti che alimentavano il sospetto di una maggiore frequenza di queste malattie a livello delle aree temporali e parietali, né dal lato in cui più spesso si regge il telefono.
L'importanza di questo lavoro non deriva solo dalla sua ampiezza e dal rigore della sua metodologia, ma anche dal fatto che diversamente da altri che lo hanno preceduto, si tratta di uno studio indipendente, condotto da ricercatori dell'Università di Oxford e firmato per primo da un esperto affiliato all'agenzia IARC.
TANTI I PROFITTI E GLI INTERESSI IN GIOCO
Le ricerche finanziate dalle stesse aziende di telefonia che traevano enormi profitti dalla vendita dei cellulari lasciavano, infatti, in campo qualche dubbio sull'affidabilità dei loro risultati. Gli interessi in gioco sono enormi.
Le ricerche finanziate dalle stesse aziende di telefonia che traevano enormi profitti dalla vendita dei cellulari lasciavano, infatti, in campo qualche dubbio sull'affidabilità dei loro risultati. Gli interessi in gioco sono enormi.
Secondo "Statista", il fatturato globale per la vendita di smartphone nel 2020 è stato di oltre 400 miliardi di dollari statunitensi. I dati più recenti del Digital 2022 Global Overview Report stimano che oltre 5 miliardi di persone nel mondo ne facciano uso, con una crescita, l'anno passato, di ben 95 milioni.
Anche se il distanziamento imposto dalla pandemia ha determinato negli ultimi mesi un'accelerazione del fenomeno, sono comunque ormai più di vent'anni che questa tecnologia, progressivamente migliorata, è stata introdotta sul mercato. Questo dato storico è forse la prova più convincente che, almeno dal punto di vista del rischio di cancro, possiamo stare tranquilli: tra il 2008 e il 2017, negli Stati Uniti, mentre cresceva la diffusione e l'uso dei cellulari, il tasso di nuovi casi di tumore al cervello diagnosticati negli adulti è andato diminuendo in maniera costante, calando dello 0,8 per cento l'anno. Se anche la tecnologia favorisse di poco l'insorgenza della malattia, una esposizione così ampia non sarebbe passata inosservata.
Rassicurati su questo fronte, ne resta aperto un altro, cioè quanto sfruttiamo questa tecnologia a nostro vantaggio e quanto al contrario, ne siamo dipendenti. Ma questo è tutto un altro discorso
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