lunedì 28 giugno 2021

VIAGGI. Il Cammino di Santiago de Compostela

 


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 04/06/21.
Articolo: "La cosa più difficile è partire" di PIETRO VERONESE.

Ci sono quelli che non hanno fatto il Cammino di Santiago, e ci sono quelli che l'hanno fatto. Questi ultimi sanno di far parte di una grande confraternita mondiale tra i cui membri ci sarà sempre un senso di sorridente condivisione, di passato comune da rievocare con rinnovato piacere. Quanto ai primi, salvo eccezioni, immaginano - fosse solo con un passeggero desiderio, o con un augurio fatto a se stessi, o con un progetto cui manca solo la data - di passare un giorno nell'altro gruppo e poter dire: l'ho fatto.
Camminare è di gran voga. E' un gesto liberatorio, una silenziosa rivolta contro l'obbligo di stare al chiuso  imposto dalla pandemia. Un ritorno alla semplicità, una dichiarazione di rispetto per il nostro pianeta, la manifestazione di una voglia di ricominciare in modo giusto. E' la cosa più sostenibile che c'è.
Mettersi in cammino oggi per Santiago è di sicuro tutto questo; ma è anche qualcos'altro, che nessun sentiero di campagna, o alta via alpina, o avventuroso trekking può pretendere di offrire. E' un viaggio dentro se stessi, un incamminarsi nel mondo sconosciuto della propria resistenza, motivazione, aspirazione vera. Un cammino che cambia chi lo fa: la persona che esce titubante dall'abitato di Saint-Jean-Pied-de-Port (nella regione francese della Nuova Aquitania) in un fresco mattino della buona stagione, e quella che un mese dopo, sotto il sole meridiano, arriva spavalda e commossa sulla vuota piazza del santo a Compostela, non sono la stessa.

SPIRITUALITA', ANCHE SENZA FEDE
La convinzione religiosa  non c'entra nulla: può esserci o non esserci; il pellegrino può credere o non credere che quella sia davvero la tomba dell'apostolo Giacomo. Il Cammino con la C maiuscola è per tutti, purché gli si riconosca una dimensione di ricerca e non si dimentichi di infilare nello zaino qualche punto interrogativo. La "credenziale", che quasi tutti coloro che lo affrontano si fanno dare prima di partire, non chiede di dichiarare una fede, bensì una motivazione "spirituale". E' questa che definisce il pellegrino. Certo è ammesso chiunque, anche chi veda nella distanza  di 780 chilometri che separa Saint-Jean da Santiago un'impresa semplicemente sportiva: ma prima o poi si sentirà fuori posto. O cambierà punto di vista.

LA VIA MIGLIORE
I Cammini che portano a Santiago sono molti  e diversi per sviluppo, orientamento, tracciato. Qui parliamo del Cammino Francese, il più battuto sia oggi che nei secoli lontani del grande fervore religioso medioevale. Il Cammino per eccellenza verrebbe da chiamarlo, consigliandolo a chi per la prima volta affronti il percorso di Santiago. Non solo perché è di sicuro il più ricco di punti di appoggio, ostelli, servizi al pellegrino, quello dove più sviluppata è la cultura e la piccola imprenditoria dell'accoglienza. Non solo perché è un fantastico tracciato nella storia, che attraversa città straordinarie come Pamplona, Burgos, Leòn e costeggia struggenti pieve romatiche e cupi castelli dei Templari, cui era affidata la sicurezza e la salute dei pellegrini. Non solo perché, camminando, ci si sente accodati a quell'interminabile fiumana di individui che, a partire da mille anni fa, fatto testamento, indossato il saio e gli zoccoli, si è riversata da ogni punto d'Europa verso Santiago in cerca d'espiazione, rinascita e promesse di vita eterna. Il fatto è che, essendo il più frequentato, il Cammino Francese è quello dove è più facile imbattersi in altri viandanti e scoprire così che la Via di San Giacomo è fatta - oltre che di ciottoli, saluti, salite, onnipresenti frecce gialle che rendono impossibile sbagliare direzione - anche di parole. Di incontri.

DIALOGHI IN "EUROPESE"
Non è una scelta, e nemmeno un caso: in quell'andare di giorni gli animi si aprono, la curiosità per gli altri si espande, le lingue si sciolgono, forse invogliate dalla consapevolezza di avere tutti una meta comune. Vi intratterrete, in una lingua che non sapevate di conoscere, uno strano "europese" fatto di inglese, spagnolo e il resto a piacere, con persone che non avreste mai immaginato: albergatori disoccupati, soldatesse Nato tra una missione e l'altra in zone di guerra, pensionati della West Coast americana, professoresse di matematica coreane, inventori di software in cerca di nuove motivazioni, ottantenni austriaci  che festeggiano in cammino il compleanno e affittacamere di Barcellona che vi chiederanno se secondo voi non sia il caso che cambino vita.
Tutti esempi reali. E magari giornalisti italiani alla vigilia del prepensionamento, che vorrebbero scoprire che cosa c'è dopo. Parlerete dei problemi ai piedi, di gran lunga il primo argomento, della felicità di trovarvi lì, delle bellezze che ancora vi aspettano e di quante volte lo avete già fatto, il Cammino. E verrà sempre il momento in cui uno chiederà all'altro: ma tu perché lo fai? E ognuno, chi con sicurezza, chi con tortuosi giri di parole, dirà la sua.
La cosa più difficile del Cammino di Santiago è partire. Lo si può fare per una settimana o per un mese, non è detto che lo si debba fare tutto, o tutto in una volta. Ma se per gli spagnoli che ce l'hanno dietro casa è più facile farlo "a puntate", chi viene da lontano cerca di percorrerlo il più a lungo possibile. E non è semplice staccare per tre, quattro settimane da tutto e da tutti, lavoro, impegni, famiglia. E ci vuole un minimo di forza d'animo anche per buttarsi nell'incognita della resistenza fisica, della promiscuità degli ostelli, del meteo che può essere inclemente e va comunque affrontato.

BUEN CAMINO!
Partendo da Saint-Jean, la prima tappa è tra le più impegnative: per arrivare alla mitica Roncisvalle c'è da varcare i Pirenei, se la stagione è agli inizi c'è la neve, magari anche tanta. L'indomani sarete provati, indolenziti, ma la tappa è più breve, più ridente, in discesa. Dopo tre giorni sarete pellegrini fatti e finiti e non vorrete più cambiare questa vita.
Al mattino non vedrete l'ora di buttarvi per via, di scoprire che cosa vi aspetta, di ascoltare il saluto lanciato dagli sconosciuti: Buen Camino! Di commuovervi quando arriva da un finestrino che s'abbassa mentre attraversate la strada a un semaforo, uscendo da una grande città. O dal clacson di un Tir che vi supera, nei rari tratti  in cui il tracciato costeggia la superstrada che porta in Galizia.
Buon cammino!

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