giovedì 24 giugno 2021

CORONAVIRUS. Bottiglia e sigaretta in tempo di pandemia

 

FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" maggio 2021.
Articolo: "Bottiglia e sigaretta ai tempi di covid-19" di ROBERTA VILLA.

Che a prevalere sia la paura della malattia o la sua sottovalutazione, il risultato non cambia: troppi cercano conforto aumentando il consumo di tabacco o alcol.
Lo si ripete spesso: il bilancio della pandemia in termini di salute non comprende solo chi subisce le conseguenze dirette dell'infezione da SARS-CoV-2.
Il sovraccarico dei servizi sanitari dovuto al dilagare di covid-19 comporta purtroppo un  minor ricorso agli ospedali per altre condizioni e, soprattutto, per esami, controlli, screening deputati alla diagnosi precoce dei tumori e di altre malattie. Tutto questo potrà comportare nei prossimi anni un aumento dei casi e dei decessi attribuibili alla situazione corrente, sebbene non provocato direttamente dal virus.

DUE SINDROMI A CONFRONTO
Un altro impatto negativo a lungo termine potrebbe derivare anche dal cambiamento degli stili di vita imposti dal confinamento e da un più frequente ricorso al telelavoro: per qualcuno ciò implica una maggiore sedentarietà, per altri qualche eccesso alimentare in più. Ma a destare preoccupazione è anche un incremento nel ricorso a sostanze da abuso, da alcol e tabacco a droghe illecite, in risposta al disagio psicologico determinato dalla condizione difficile in cui si trova, per un verso o per l'altro, gran parte della popolazione.
Negli Stati Uniti, per esempio, il consumo al dettaglio di bevande alcoliche nella prima fase della pandemia è cresciuto di oltre un terzo rispetto allo stesso pariodo dell'anno scorso, il doppio rispetto all'aumento delle vendite di bevande non  alcoliche, molto più di quanto si poteva prevedere in relazione alla chiusura di bar  e locali.
Secondo lo studio della University of Southern California che ha calcolato questi dati, pubblicato sugli "Annals of Internal Medicine", l'incremento nelle vendite di tabacco è stata inferiore, ma comunque significativo, intorno al 10 per cento. 
Entrambi i fenomeni si sono verificato in maniera abbastanza omogenea sul territorio nazionale  e tra le diverse fasce di età.
Dati simili rispetto al consumo di alcol sono emersi da un'altra ricerca condotta in Canada, secondo cui invece la frequenza di accessi in pronto soccorso dovuti in qualche modo all'abuso di alcol sarebbe crollata di quasi un quarto durante il lockdown, sempre rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, forse solo perché, bevendo a casa, le persone smaltivano da sole la sbornia e comunque non potevano mettersi in auto, riducendo l'impatto degli incidenti stradali.  I danni, però, si potranno vedere a lungo termine, soprattutto se la cattiva abitudine di bere troppo è proseguita dopo la riapertura.
Questi dati si riferiscono alla prima ondata di covid-19 della primavera 2020, ma i disturbi di ansia che hanno spinto le persone a cercare conforto nella bottiglia o nella sigaretta non sono nel tempo calati. Sono anzi state identificate due diverse sindromi: la prima, caratterizzata da  un'esasperata paura per la malattia e per le sue conseguenze socio-economiche, tale da produrre incubi notturni o altri fenomeni tipici di una sindrome post traumatica da stress; la seconda, speculare, in cui prevale la sottovalutazione di covid-19, nella convinzione che una buona salute sia sufficiente a proteggere l'individuo da un'emergenza sopravvalutata, per cui sono richieste misure eccessive.
Un gruppo di psichiatri canadesi ha dimoestrato sulla rivista "Addictive behaviors" come questi due approcci opposti si associno a un maggior consumo di alcol e droghe, col risultato comune di  ridurre l'attenzione nei confronti delle misure  di distanziamento richieste dalla pandemia. Se non si tratta di disagio psicologico, quindi, oltre ai danni che si possono provocare nel tempo all'organismo, ci si può trovare a dover fronteggiare già da oggi un maggior rischio di covid-19.

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