FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 29/12/17.
Articolo: "Una prof da premio Nobel" di CURZIO MALTESE.
Nella vita di ciascuno ci sono insegnanti che non dimenticheremo mai.
A volte basta un maestro delle elementari, come nel mio caso, per aiutarti a trovare un posto nel mondo.
Gli studenti del liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano si ricorderanno sempre della loro professoressa di matematica, Lorella Carimali.
L'ho conosciuta in una delle tappe del giro nelle scuole che faccio da un anno per parlare del'attualità di don Milani, un modo per riconciliarsi col Paese dove viviamo.
S'incontra quel pezzo d'Italia gentile, intelligente, moderna e solidale che non va mai in televisione e sui giornali o nei commenti dei blog, ormai tutti appaltati agli sfoghi isterici di celebrità semianalfabete.
Lorella Carimali sui giornali è finita per un giorno perché unica italiana finalista al Global Teacher Prize 2018, una sorta di Nobel al miglior insegnante del mondo, insieme alla sua storia di genio felice e sconosciuto.
Nata in una casa di ringhiera milanese, la laurea come riscatto sociale, il rifiuto di una ricca carriera nell'industria informatica per dedicarsi da trent'anni ai ragazzi del liceo, la prof Lorella ha trasformato l'incubo dell'ora di matematica in una lezione di vita, dove i numeri conducono gli studenti alla scoperta del mondo, da Google al teatro.
Mentre il ministero s'interroga, con ampio dibattito mediatico, se sia meglio tenere spenti o accesi i tablet e telefonini - vedi che dilemma - la buona insegnante cerca di far conquistare ai suoi allievi gli strumenti per rimanere liberi in un futuro dominato da algoritmi che regoleranno ogni aspetto di vita quotidiana: lavoro, economia, accesso al sapere, dati personali, trasporti, comunicazione.
Storie come questa servono a misurare l'abisso fra il nulla in cui è precipitato il discorso pubblico e quanto dovremmo sapere sulla scuola italiana. Dove sopravvivono talenti, passioni, intelligenze che nessun taglio all'istruzione è riuscito a estinguere.
L'ultimo dibattito sulla scuola è stato il caso del liceo Virgilio di Roma, centinaia di articoli e ore di tv intorno a fake news su bande criminali, video hard, eroina, inchieste segrete che sono state smentite una a una da questura, carabinieri e ministero.
E naturalmente nessuno che chieda scusa alle giovani vittime di un furibondo bullismo da parte di adulti irresponsabili e impuniti.
Ho incontrato centinaia d'insegnanti della scuola pubblica, dalle periferie di Milano a Scampia, da San Salvario allo Zen di Palermo, che non fanno pettegolezzi sui propri studenti e da una cattedra scrostata o anche per strada lottano contro le mafie vere, la povertà e l'ignoranza, la violenza sulle donne e il razzismo, ma perché questi non fanno mai notizia?
S'incontra quel pezzo d'Italia gentile, intelligente, moderna e solidale che non va mai in televisione e sui giornali o nei commenti dei blog, ormai tutti appaltati agli sfoghi isterici di celebrità semianalfabete.
Lorella Carimali sui giornali è finita per un giorno perché unica italiana finalista al Global Teacher Prize 2018, una sorta di Nobel al miglior insegnante del mondo, insieme alla sua storia di genio felice e sconosciuto.
Nata in una casa di ringhiera milanese, la laurea come riscatto sociale, il rifiuto di una ricca carriera nell'industria informatica per dedicarsi da trent'anni ai ragazzi del liceo, la prof Lorella ha trasformato l'incubo dell'ora di matematica in una lezione di vita, dove i numeri conducono gli studenti alla scoperta del mondo, da Google al teatro.
Mentre il ministero s'interroga, con ampio dibattito mediatico, se sia meglio tenere spenti o accesi i tablet e telefonini - vedi che dilemma - la buona insegnante cerca di far conquistare ai suoi allievi gli strumenti per rimanere liberi in un futuro dominato da algoritmi che regoleranno ogni aspetto di vita quotidiana: lavoro, economia, accesso al sapere, dati personali, trasporti, comunicazione.
Storie come questa servono a misurare l'abisso fra il nulla in cui è precipitato il discorso pubblico e quanto dovremmo sapere sulla scuola italiana. Dove sopravvivono talenti, passioni, intelligenze che nessun taglio all'istruzione è riuscito a estinguere.
L'ultimo dibattito sulla scuola è stato il caso del liceo Virgilio di Roma, centinaia di articoli e ore di tv intorno a fake news su bande criminali, video hard, eroina, inchieste segrete che sono state smentite una a una da questura, carabinieri e ministero.
E naturalmente nessuno che chieda scusa alle giovani vittime di un furibondo bullismo da parte di adulti irresponsabili e impuniti.
Ho incontrato centinaia d'insegnanti della scuola pubblica, dalle periferie di Milano a Scampia, da San Salvario allo Zen di Palermo, che non fanno pettegolezzi sui propri studenti e da una cattedra scrostata o anche per strada lottano contro le mafie vere, la povertà e l'ignoranza, la violenza sulle donne e il razzismo, ma perché questi non fanno mai notizia?
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