FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 05/01/18.
Articolo "Nel paese dei corrotti guai agli onesti" di CURZIO MALTESE.
In un Paese che tende a ripetersi, sovente la notizia di oggi si può capire meglio con un commento dell'altro ieri.
Per esempio, questa storia delle banche.
La più chiara e profonda analisi dello scandalo di oggi è stata già fatta nel 1980 da Italo Calvino nel famoso e sempre rimosso Apologo sull'onestà nel Paese dei corrotti.
"C'era un Paese che si reggeva sull'illecito" era l'incipit del racconto di una nazione dove gli scandali, il malcostume, le ruberie, l'abuso di potere non erano soltanto fenomeni diffusi - come altrove - ma a differenza che nel resto del mondo civile non comportavano alcuna sanzione sociale.
La corruzione era ed è da noi considerata funzionale alla società, ragionevole, lecita e quasi benemerita.
In ogni caso è giustificata dal diritto di non soccombere in un mondo di ladri. La difesa dei molti tifosi dei ladroni è la stessa: gli altri fanno peggio. A volte è vero.
La legge o la morale sono applicate in maniera tanto casuale, che quando accade, fra la sorpresa generale, gli occasionali imputati possono facilmente gridare al complotto.
Ma come, perché indagano ora? Perché mi devo dimettere proprio io?
In quell'Italia così simile alla nostra, Calvino non invitava alla rivolta, ma avanzava la modesta proposta di lasciar comunque campare in pace gli unici soggetti a disagio: gli onesti.
Senza la pretesa di ergersi a società o reclamare la propria superiorità - ci mancherebbe - almeno agli onesti fosse concesso di sopravvivere come controsocietà anomala.
Ed ecco la differenza, l'impossibilità oggi di essere onesti.
Il corpo della nazione è così malato che gli anticorpi attaccano le parti sane. Gli onesti sono emarginati, perseguitati, derisi come imbecilli.
A marzo tornerà al potere un ottuagenerio pluricondannato che, fra l'altro, ha fatto votare al Parlamento della Repubblica che Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak, con ministri tra quelli che avevano votato, i Gasparri, le Meloni, i leghisti.
Sono appena stati al governo quelli che, col padre o i sodali implicati, facevano il giro delle sette chiese per farne salvare la banca.
Ma non erano pressioni, certo. Pensate come sarebbe stata diversa la storia se Nixon se la fosse cavata dicendo di aver "fatto valutare" ma senza pressioni l'intercettazione dei democratici, se i tedeschi avessero finto di credere a un Helmut Kohl sbalordito di avere a sua insaputa conti in Svizzera.
Agli onesti rimane di fingersi fessi o pazzi, emigrare se giovani e se anziani, togliersi di mezzo.
Come quel Luigino pensionato che ha perso i risparmi di una vita nel crac di Etruria e si è impiccato dopo aver scritto una lettera di scuse alla famiglia.
Perché qui, dopo gli scandali, sono gli onesti a suicidarsi per la vergogna.
Ed ecco la differenza, l'impossibilità oggi di essere onesti.
Il corpo della nazione è così malato che gli anticorpi attaccano le parti sane. Gli onesti sono emarginati, perseguitati, derisi come imbecilli.
A marzo tornerà al potere un ottuagenerio pluricondannato che, fra l'altro, ha fatto votare al Parlamento della Repubblica che Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak, con ministri tra quelli che avevano votato, i Gasparri, le Meloni, i leghisti.
Sono appena stati al governo quelli che, col padre o i sodali implicati, facevano il giro delle sette chiese per farne salvare la banca.
Ma non erano pressioni, certo. Pensate come sarebbe stata diversa la storia se Nixon se la fosse cavata dicendo di aver "fatto valutare" ma senza pressioni l'intercettazione dei democratici, se i tedeschi avessero finto di credere a un Helmut Kohl sbalordito di avere a sua insaputa conti in Svizzera.
Agli onesti rimane di fingersi fessi o pazzi, emigrare se giovani e se anziani, togliersi di mezzo.
Come quel Luigino pensionato che ha perso i risparmi di una vita nel crac di Etruria e si è impiccato dopo aver scritto una lettera di scuse alla famiglia.
Perché qui, dopo gli scandali, sono gli onesti a suicidarsi per la vergogna.
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