FONTE: libro "La vita secondo me" di REINHOLD MESSNER edito da CORBACCIO.
Era il 1972 sul Manaslu, stagione premonsonica.
Subito dopo aver raggiunto la vetta, mi ritrovai in una di quelle tempeste di neve che rendono la discesa una gara con la morte. Da questo fatto sono conseguiti due incidenti.
Io e Franz Jager eravamo partiti diretti alla vetta da una tenda al margine inferiore del grande plateau con buone condizioni climatiche. Senza difficoltà eravamo saliti lungo dolci dorsali innevate, progredendo bene. Ciononostante Franz decise di tornare alla tenda. Poiché il terreno era facile e senza crepacci, ci separammo.
Il mio compagno scomparve subito dietro una dorsale ghiacciata, mentre io - superando pendii più inclinati - raggiunsi la vetta al termine di una cresta di ghiaccio.
Credevo di avere tutti i pericoli sotto controllo. Ma appena dopo aver imboccato la via della discesa, la nebbia, che proveniva da sud sotto forma di nuvole nere, avvolse la regione della vetta. E poi cominciò la tempesta.
Man mano che scendevo divenne sempre più difficile orientarsi. Prima cercai di farlo seguendo la cresta alla mia sinistra, ma sul grande plateau mi persi subito. Non mi accorgevo che giravo in tondo e quindi non riuscivo a ritrovare la tenda.
D'un tratto sentii la voce di Franz Jager. Stava cercando di aiutarmi a orientarmi? Pensai che venisse dalla nostra tenda.
Quando alla fine al calare della notte trovai il nostro ultimo campo - completamente sfinito e ben consapevole che non sarei sopravvissuto a una notte di tempesta all'aperto - mi sentii sollevato, ma allo stesso tempo subii uno shock. Franz non c'era. Ero finito nel campo di Andi Schlick e Horst Fankhauser, che quel giorno erano saliti da molto più giù.
Subito si misero alla ricerca di Franz Jager. Anche loro sentivano la sua voce. Volevano guidarlo alla tenda, aiutarlo. Ma a loro volta, anche loro persero l'orientamento, la tragedia nella tragedia.
Non riuscirono a trovare Franz Jager. Nella ricerca Andi Schlick perse prima la testa e poi la vita. Solo Horst Fankhauser sopravvisse alla tempesta. Si accovacciò in una buca nella neve, superò quella terribile notte, tornò alla tenda e mi aiutò a scendere dalla montagna, a ritornare alla vita.
Credevo di avere tutti i pericoli sotto controllo. Ma appena dopo aver imboccato la via della discesa, la nebbia, che proveniva da sud sotto forma di nuvole nere, avvolse la regione della vetta. E poi cominciò la tempesta.
Man mano che scendevo divenne sempre più difficile orientarsi. Prima cercai di farlo seguendo la cresta alla mia sinistra, ma sul grande plateau mi persi subito. Non mi accorgevo che giravo in tondo e quindi non riuscivo a ritrovare la tenda.
D'un tratto sentii la voce di Franz Jager. Stava cercando di aiutarmi a orientarmi? Pensai che venisse dalla nostra tenda.
Quando alla fine al calare della notte trovai il nostro ultimo campo - completamente sfinito e ben consapevole che non sarei sopravvissuto a una notte di tempesta all'aperto - mi sentii sollevato, ma allo stesso tempo subii uno shock. Franz non c'era. Ero finito nel campo di Andi Schlick e Horst Fankhauser, che quel giorno erano saliti da molto più giù.
Subito si misero alla ricerca di Franz Jager. Anche loro sentivano la sua voce. Volevano guidarlo alla tenda, aiutarlo. Ma a loro volta, anche loro persero l'orientamento, la tragedia nella tragedia.
Non riuscirono a trovare Franz Jager. Nella ricerca Andi Schlick perse prima la testa e poi la vita. Solo Horst Fankhauser sopravvisse alla tempesta. Si accovacciò in una buca nella neve, superò quella terribile notte, tornò alla tenda e mi aiutò a scendere dalla montagna, a ritornare alla vita.
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