giovedì 12 gennaio 2017

VIVERE INSIEME. Le donne-mulo


FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 18/12/16.
ARTICOLO: "Vite da porteadoras le donne-mulo al confine tra Spagna e Marocco" di ALESSANDRO OPPES.

"Sono come i topi, capiscono solo le randellate".
Parole di un tutore dell'ordine, uno di quegli agenti dei reparti antisommossa della polizia spagnola che vigilano con zelo tutto speciale la frontiera sud d'Europa, in territorio africano.
I "topi" in questione sono in realtà esseri umani che fanno una vita d'inferno: 7-8 mila marocchine che ogni giorno all'alba lasciano le loro case nella provincia di Tetuàn, attraversano a piedi il confine di Tarajal che dà accesso all'enclave spagnola di Ceuta, e poi tornano indietro tra mille difficoltà, cariche come mule.
Le chiamano "porteadoras", le portatrici, lavoratrici frontaliere che per un guadagno esiguo - 8 euro al giorno di norma, si può arrivare a 25 in casi eccezionali - si mettono in spalla enormi pacchi di merci in genere già confezionate e imballate e li portano ai committenti marocchini, dai quali ricevono un piccolo compenso.
La paga è proporzionale al peso del fagotto (che di solito contiene capi d'abbigliamento, scarpe, coperte, prodotti tecnologici o articoli di ferramenta), perciò è difficile che si scenda al di sotto dei 50 chili, a volte si raggiungono gli 80 o 90.
Tutto ciò che si porta addosso, per la legge marocchina, è bagaglio a mano, esente da eventuali tariffe doganali.
Da qui l'esigenza dello sforzo bestiale, anche perché è molto difficile che le porteadoras possano compiere più di un viaggio al giorno. Le lunghe file, la ressa, gli spintoni per arrivare in Spagna, poi la corsa verso il mercato locale dove raccolgono i pacchi. E infine - spesso dopo lunghe attese sotto il sole cocente della spiaggia del Tarajal, senza acqua potabile, senza servizi igienici - il cammino di ritorno verso il Marocco attraverso il passaggio da incubo di Biutz.
Ed è soprattutto qui, in questa terra di nessuno che, per la Apdha, associazione andalusa per i diritti umani, avviene la maggior parte degli abusi tanto della polizia spagnola come di quella marocchina: insulti, vessazioni, aggressioni, molestie sessuali.
"Ci picchiano, a volte requisiscono le merci" dice Zhora. "E quando vedono una ragazza giovane e carina, allora sì che sono problemi, grossi problemi".


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