FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 25/11/2016.
ARTICOLO: "Dopo il referendum comunque vada sarà un declino" di CURZIO MALTESE.
Dal 5 dicembre chiunque vinca, sarebbe bello se le due Italie che si sono volute dividere col voto tornassero a unirsi per affrontare il problema più importante: il declino italiano.
Ho dedicato al tema del declino uno dei primi Contromano del Venerdì, oltre vent'anni fa, e molti altri da allora. Senza mai vedere un governo di qualsiasi colore capace di metterlo al centro della propria azione o almeno della discussione pubblica.
La campagna elettorale che ci saremo lasciati alle spalle a dicembre è stata pessima, come del resto lo sono sempre di più le campagne elettorali in tutte le democrazie.
Basti pensare al referendum inglese e alle presidenziali americane, che hanno prodotto la Brexit e la vittoria di Donald Trump.
Del resto, perché l'imbarbarimento progressivo della politica non dovrebbe alla fine portare all'arrivo dei barbari?
Il 5 dicembre la smetteremo dunque tutti di pensare che la vittoria del No spalanchi le porte alla presa del Palazzo d'Inverno o che la vittoria del Sì arresti di colpo la deindustrializzazione.
Il declino italiano in Europa non c'entra con la Costituzione, che per trent'anni dal Dopoguerra ha accompagnato la straordinaria parabola dalle macerie belliche al ruolo di quarta o quinta potenza industriale, ma piuttosto deriva da anomalie degli ultimi decenni che ci si ostina a non affrontare:
Ho dedicato al tema del declino uno dei primi Contromano del Venerdì, oltre vent'anni fa, e molti altri da allora. Senza mai vedere un governo di qualsiasi colore capace di metterlo al centro della propria azione o almeno della discussione pubblica.
La campagna elettorale che ci saremo lasciati alle spalle a dicembre è stata pessima, come del resto lo sono sempre di più le campagne elettorali in tutte le democrazie.
Basti pensare al referendum inglese e alle presidenziali americane, che hanno prodotto la Brexit e la vittoria di Donald Trump.
Del resto, perché l'imbarbarimento progressivo della politica non dovrebbe alla fine portare all'arrivo dei barbari?
Il 5 dicembre la smetteremo dunque tutti di pensare che la vittoria del No spalanchi le porte alla presa del Palazzo d'Inverno o che la vittoria del Sì arresti di colpo la deindustrializzazione.
Il declino italiano in Europa non c'entra con la Costituzione, che per trent'anni dal Dopoguerra ha accompagnato la straordinaria parabola dalle macerie belliche al ruolo di quarta o quinta potenza industriale, ma piuttosto deriva da anomalie degli ultimi decenni che ci si ostina a non affrontare:
- una colossale evasione fiscale, quasi la metà di tutta l'Unione, che ci costringe a una pressione fiscale intollerabile su lavoratori e imprese, con gravissimo danno competitivo;
- Una corruzione da 60 miliardi all'anno;
- Investimento pubblico insufficiente e mal indirizzato, quasi tutto assorbito da spesa corrente. L'Italia è diventata il paese europeo che spende meno e peggio il denaro pubblico, ultima per investimenti strategici e prima per opere pubbliche incompiute;
- Un totale e drammatico disinvestimento in formazione, istruzione e cultura, tre settori nei quali siamo diventati ultimi o penultimi sui 28 paesi Ue;
- Siamo un paese per vecchi, che continua a spendere troppo per le pensioni e non fa nulla per arginare un fenomeno crescente di emigrazione giovanile unico fra le nazioni ricche del pianeta.
Con il Sì o con il No, con o senza bicameralismo, dentro o fuori l'euro, fin tanto che non si affronteranno sul serio questi problemi l'Italia, come mai si è fatto negli ultimi vent'anni, l'Italia non potrà che continuare sulla strada del declino, della deindustrializzazione, della progressiva deriva verso la marginalità in Europa e nel mondo.
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.